Proprietà violata
Su Internet il problema della proprietà intellettuale sta diventando rovente. Nel mondo l'80% del software utilizzato è di provenienza illegale, mentre in Russia, Cina e paesi asiatici emergenti è illegale praticamente il 100%. Tra i paesi industriali il primato della copiatura e anche del commercio illegale spetta agli Stati Uniti, che producono da soli l'83% del software mondiale. L'organismo di controllo dei maggiori produttori (Business Software Alliance) ha comunicato che, contrariamente a quanto normalmente si crede, sono le aziende che utilizzano programmi illegali più ancora dei privati. La Rete è il miglior mezzo per la diffusione della pirateria informatica, anche se per ora il limite è posto dalla velocità di trasmissione: per scaricare un programma a volte occorrono ore, e comunque è una questione di tempo e non di costo, dato che nella maggior parte dei paesi industrializzati la comunicazione telefonica costa poco.
Per ora la gran massa degli scambi di bit in rete è costituita da musica e filmati. Tenendo conto degli altissimi profitti che si possono ottenere con un disco, era impossibile che, nel mondo delle merci, lo scambio gratuito di una parte di esse continuasse come se niente fosse.
La Mp3.com, che produce software per la compressione dei file musicali, era stata denunciata dalla Emi, una delle più grandi industrie discografiche, per violazione delle leggi sulla proprietà intellettuale. Mentre era in corso la trattativa per far ritirare la denuncia, i giudici della Corte Federale americana avevano chiuso e messo sotto inchiesta, per gli stessi motivi, anche il sito Internet Napster, che metteva a disposizione il software necessario a scambiare musica tra 20 milioni di amatori. Non era la prima volta che la magistratura interveniva sulle caratteristiche specifiche della rete, ma più che in passato l'imposizione della Corte questa volta scatenava le ire non solo degli appassionati, ma di tutto quel variegato mondo insofferente verso la proprietà intellettuale e che si scambia in continuazione software, libri, foto, riproduzioni d'arte, video e tutto ciò che è traducibile in bit.
E’ indubbio che la Rete rappresenta il mezzo migliore per evitare il negozio di dischi; perciò il tam-tam mondiale ha raggiunto su Internet un tono assai violento, e soprattutto ha provocato una valanga di consigli tecnici per risolvere sempre meglio il lavoro di copiatura. Mentre il sito Napster era chiuso, altri siti (Gnutella, Napigator, Freenet, Zeropaid ecc., tutti dal nome altrettanto significativo) ne hanno ovviamente approfittato per richiamare gli utenti rimasti orfani. Specie dopo la pubblicità gratuita procurata dalla Corte Federale, questi siti concorrenti hanno visto aumentare a dismisura gli accessi. Gnutella, un sito americano, ha subìto, per esempio, un black-out per eccesso di carico delle linee. In Israele, un altro sito, Imesh.com è stato assaltato dall'America, tanto da essere costretto ad attrezzarsi tecnicamente per il passaggio dagli abituali 50.000 contatti simultanei a 200.000.
Questi siti si basano su un software, come quello messo a disposizione da Gnutella, che risponde perfettamente alle caratteristiche militari che fecero nascere Internet negli anni della guerra fredda, prima che fosse lasciata alle università e che diventasse in seguito lo strumento incontrollabile che è ora. Gnutella e simili non hanno la necessità di risiedere su di un server centrale, possono essere dovunque e dimostrano come la Rete abbia una buona capacità di auto-organizzazione per annullare gli effetti di provvedimenti tesi ad annullare le sue caratteristiche peculiari. Si tratta di programmi del tipo file sharing (distribuzione, spartizione di documenti) che, paradossalmente, hanno avuto una grande e improvvisa diffusione proprio a causa degli interventi delle case discografiche e della magistratura sulla libertà di circolazione su Internet, facendo fare un reale salto qualitativo allo scambio di software e quindi alla pirateria.
Mentre Napster metteva a disposizione un servizio gratuito, ma rimaneva comunque un sito commerciale dato che ricavava profitto vendendo spazi pubblicitari, Gnutella è un programma che ha una "struttura distribuita", cioè può essere utilizzato da chiunque abbia un computer collegato in rete e voglia mettersi direttamente in contatto con altri computer in una sequenza senza limiti. Siccome il funzionamento è simile a quello dei motori di ricerca, basta inserire un titolo per essere collegati a un milione di computer in circa 10 secondi, ed è difficile non trovare quello che si vuole. In questo modo è impossibile individuare una responsabilità giuridica tra i milioni di "trasgressori della legge". Siccome persino negli Stati Uniti la legge è carente a causa della velocità con cui si è sviluppata la rete, l'impossibilità di formulare sentenze contro qualcuno impedisce di stabilire precedenti giuridici che diventino "giurisprudenza", avvalorino cioè future sentenze in tal senso.
Le case discografiche si sono rese conto che la ritorsione del mondo Internet poteva essere grave e la loro lobby ha allentato la pressione, tanto che la Corte Federale d'Appello di San Francisco ha successivamente ritirato il provvedimento emesso in primo grado contro Napster. Oltretutto non vi erano le premesse legali per giustificare il provvedimento: non è proibito, tra amici, il prestito di dischi; se qualcuno poi li copia, affar suo.
Tutto ciò non riguarda soltanto il mondo della musica ma tutti i campi dove la merce è trasformabile in bit: libri, cinema, teatro e, naturalmente, software. Gli scrittori che stanno provando a vendere le loro opere in rete, rischiano più dei musicisti, in quanto un libro è copiabile in molto meno tempo di un brano musicale. Stephen King ha raccolto 100.000 lettori paganti per il primo capitolo di un romanzo, probabilmente meno di quanti ne raggiungeva finora con i canali tradizionali, ma senza dover nulla a editori e distributori e senza dover cedere i diritti d'autore. Ma i 100.000 lettori possono mettere a disposizione milioni di copie con un click.
Per il momento la guerra si svolge sul piano sperimentale perché le tecniche sono ancora poco sofisticate. Per quanto riguarda i file musicali, per esempio, la compressione avviene con programmi che tengono conto del rapporto orecchio-cervello ed eliminano le ridondanze armoniche normalmente non recepibili, ma non si ottiene l’alta fedeltà: quindi un ascoltatore mediamente esercitato riesce a rilevare la distorsione. La trasmissione dei libri richiede, per una comoda lettura, la stampa su fogli volanti che non sostituiscono certo il libro, neppure dal punto di vista dei costi (ma è già prodotta in laboratorio la carta elettronica, con le proprietà di uno schermo e del tutto simile a quella dei libri). I filmati sono per ora di qualità scadente, ma si incominciano a trasmettere gli stessi film proiettati nelle sale cinematografiche e venduti in cassetta o DVD.
La prospettiva è interessante quanto inevitabile: la Rete sta permettendo di giungere allo scambio di ogni merce digitalizzabile, quindi anche di farlo senza passare attraverso l'equivalente in valore, cioè il denaro. Saranno affinate le tecniche di controllo, ma ciò non farà altro che produrre più sofisticati sistemi di elusione del controllo stesso. Mica male come inizio.