Manifestazioni del cervello sociale
Abbiamo sempre prestato particolare attenzione allo sviluppo delle basi tecnico-scientifiche della forza produttiva sociale. Abbiamo seguito perciò il rapido sviluppo della rete mondiale di comunicazione, intesa come movimento di uomini, di cose e soprattutto di informazione, vero cervello collettivo. Le nostre corrispondenze in "doppia direzione" ci mostrano che alcuni trovano stimolante il nostro lavoro pur dichiarandosi perplessi sulla nostra fiducia nel ruolo della scienza rispetto alla rivoluzione; altri lavorano entusiasti su questo tema ritenendolo d'importanza non inferiore alla rivoluzione operata dall'evoluzionismo darwiniano nei confronti della precedente concezione immanentista delle forme e dell'organizzazione del vivente; altri ancora giudicano sprezzantemente questa nostra attenzione verso la "scienza borghese", incapace di risolvere i problemi dell'umanità.
A parte questa inevitabile semplificazione di posizioni molto più sfumate, il problema non è evidentemente quello del "giudizio" di individui. E' un dato di fatto che l'umanità trascorre più tempo nella produzione materiale che non nella produzione di idee: tra queste ultime, lungo interi archi storici, prende quelle già confezionate dalla rivoluzione precedente e per il resto si applica alla produzione e riproduzione reale della società. A noi interessa la parte materiale della vita, sappiamo che il pensiero è l'ultimo a mettersi in moto. Proprio per questo diciamo che è una stupidaggine partire in quarta e stabilire in modo ideale quale debba essere la strada da seguire, se quella della perplessità, dell'entusiasmo o del disprezzo. Quando si parla di processi rivoluzionari, l'alternativa non sta mai all'interno del campo osservato ma da tutta un'altra parte. Ed è qui che vogliamo arrivare. L'individuo può al massimo dare un giudizio personale, ma è la specie che pensa. La specie e il suo ambiente possono essere considerati un insieme unico, fatto di cellule che si muovono e interagiscono originando prodotti di scarto ma anche nuove configurazioni.
Una cellula, considerata il primo gradino del vivente, è fatta di cento miliardi di molecole che nessuno può considerare viventi. Quindi il fenomeno della vita sorge dal numero significativo e soprattutto dalla qualità organizzativa che questo insieme raggiunge. Le cellule non sono tutte uguali, come non lo sono le molecole che la compongono. A loro volta le cellule differenziate sono parte di organi complessi che fanno parte a loro volta di un organismo più complesso ancora. Minime parti differenziate e non-viventi partecipano a un tutto che consideriamo non solo vivente ma intelligente, in grado di metabolizzare materia, energia, concetti, conoscenza; in grado di produrre cambiamenti coscienti, progettati. Questi insiemi non sono dunque fatti di granelli singoli accatastati in mucchio, ma di elementi che interagiscono e, così facendo, sono in grado di aumentare l'informazione contenuta nell'insieme stesso. Sono – utilizzando un termine da noi ben conosciuto – organici.
Quando l'individuo deve affrontare un problema e risolverlo, si avvale di conoscenza accumulata, ma anche in questo caso la sua limitatezza lo obbliga a concentrarsi su un aspetto, a diventare un esperto sui particolari o sugli insiemi. Un paio di note battute sull'esperto, prese dall'ambiente di fabbrica, ci aiutano a fissare l'argomento senza ricorrere a lunghe spiegazioni. La prima è dedicata ai pedanti che sciorinano la loro conoscenza indipendentemente dal fenomeno che hanno sotto gli occhi: "Prima di mettere in moto la lingua, attivare la connessione col cervello". La seconda è dedicata specificamente agli esperti: "Lo specialista sa tutto su niente, il sistemista sa niente su tutto". Nel primo caso abbiamo la necessità di mettere in relazione l'apparato meccanico che ripete informazione esistente con la rete di neuroni che ne produce di nuova; nel secondo abbiamo la dialettica del passaggio qualitativo ottenuto con la somma di due zeri: lo specialista e il sistemista risolvono effettivamente l'intero ventaglio dei problemi della produzione, ma solo insieme. L'insieme è completezza, non la somma di due ignoranti. Il super-insieme lingua-cervello-specialista-sistemista, è un complesso con alta potenzialità organica.
I borghesi, speculando filosoficamente sul futuro dell'umanità, propongono il modello del superorganismo planetario fatto di reti produttive e di comunicazione più che altro per fare quattrini con la ricerca sulle analogie tra mercato e cervello. Ma abbandonare la concezione marxista del cervello sociale, solo perché essa è basata sugli stessi presupposti materiali intravisti finalmente anche dai borghesi, ci sembra una sciocchezza. Ognuno è libero di fare il marxista come vuole, ma sappiamo che è vitale seguire lo sviluppo materiale del lavoro socializzato. I testi della nostra scuola rivoluzionaria, a partire dai Grundrisse di Marx, fino a quelli della Sinistra Comunista "italiana", hanno trattato del cervello sociale ben prima che si manifestasse con tutta l'evidenza di oggi, e ci hanno lasciato buone armi teoriche per estrapolare e connettere tutte le tracce che portano a definire il divenire della specie. La quale è in fondo un organismo di alto livello, fatto di relazioni complesse, di interazioni fra settori specializzati, di cooperazione tra individui e gruppi in insiemi più vasti, di auto-organizzazione, perciò di emergenza di strutture completamente nuove, adatte allo sviluppo futuro. Non è un mistero che la nostra scuola chiami partito storico sia questa potenzialità materiale sia il patrimonio rivoluzionario conseguente, e che si aspetti, su questa base, l'emergere del partito formale: proletario, comunista, classista, totalitario, per coloro che badano agli aggettivi.
Non ci aspettiamo affatto che la borghesia utilizzi tali conoscenze, e la realtà che vi soggiace, in modo coerente con lo sviluppo sociale futuro, ci mancherebbe. Sappiamo però che fra l'attuale base produttiva, la classe borghese e la società futura c'è lo stesso rapporto che c'è fra una macchina, la produzione di una merce utile al consumatore e la produzione di un oggetto utile all'uomo. Oggi il cervello sociale è ancora ad uno stadio molto primitivo, ha reazioni caotiche, contraddittorie, autodistruttive. Ma le sue capacità potenziali, una volta che fosse liberato da questo modo di produzione, sono già ben visibili.
All'interno dello sviluppo del cervello sociale complessivo, il suo specifico strumento Internet è nato trent'anni fa, ma è esploso, come oggi lo conosciamo, soltanto da cinque anni. Prima esisteva in tutte le sue caratteristiche tecniche, ma non aveva ancora a disposizione una massa critica di cellule umane che lo utilizzasse, anzi, che ne facesse parte. Il cervello è cresciuto, aumentando in cellule (neuroni), connessioni (sinapsi), massa, informazione, memoria, velocità e intelligenza. E' un prodotto del Capitale, grazie tante. Ma ogni prodotto avanzato del Capitale, ci ha insegnato Marx, è anche la sua negazione.
Il mondo come organismo unico ha fatto molto in fretta a passare da metafora a modello, ed ora a realtà vivente che sta cercando il suo sbocco a un livello di ordine più alto, obbligando gli uomini a correre dietro al fenomeno come marionette. Lo chiamano globalizzazione e già si sono schierati, fautori da una parte, negatori dall'altra, come in una guerra di religione. Mentre il processo va avanti, inarrestabile, preparando le condizioni per la comparsa di cellule mutagene, nuove, diverse da tutto, anticipatrici della nuova società.