Fabbriche portatili
Leggiamo su The Financial News dell'agosto 2002 (Production Mini-plants in mobile containers. Co-investment Program) che un fornitore di sistemi "chiavi in mano" offrirà ai paesi in via di sviluppo le tecnologie e l'assistenza tecnica per la produzione in serie di fabbriche in miniatura, montate in containers mobili standardizzati da 12 metri. Le mini-fabbriche sono progettate in modo che tutti gli elementi utili alla produzione, cioè il macchinario, gli impianti elettrici, idraulici e di sicurezza siano fissati alla piattaforma di supporto. Anche le connessioni tra i containers sono standardizzate, affinché molti moduli possano essere assemblati per fabbriche multiple o complesse e quindi essere semplicemente trasportati sul posto e immediatamente utilizzati.
Il progetto modulare prevede ben 700 tipologie di mini-fabbriche. Ci sono moduli per mulini, panetterie, trafilerie di filo metallico, fonderie a elettrodi, processi di rigenerazione di pneumatici, impianti di plastificazione di fili tubi e lamiere, produzione di laterizi e piastrelle, impianti per trattamenti chimici termici ed elettrolitici, pressofusione di alluminio, iniezione e stampaggio di materie plastiche, lavorazione del vetro, saldatura elettrica, produzione di imballaggi e loro utilizzo, produzione di materiali sanitari, centri sanitari con diverse specializzazioni, e così via. Allora è vero che si possono portare i mezzi di produzione verso gli uomini invece che gli uomini verso i mezzi di produzione (cfr. Rottura dei limiti d'azienda sul n. 4 di questa rivista).
Naturalmente la produzione sarà il frutto di joint-venture (al 50%) tra i fornitori e le autorità o i capitalisti locali, per cui si tratta chiaramente di profitti dovuti a lucrosi co-investimenti nell'ambito di un programma vastissimo e internazionale. Gli affari sono garantiti per tutti: per i venditori del sistema, che incassano con la vendita del progetto; per i produttori locali, che dal nulla possono incominciare a produrre; per la rete internazionale di fornitori, che potrà, appunto, fornire ciò che serve alla produzione. Nel progetto è infatti sottolineata l'importanza che nelle catene di produzione così realizzate assume il Worl Trade System, una rete mondiale via Internet che collega produttori di impianti, fabbricanti di merci e fornitori di materie prime in un sistema integrato, una macchina mondiale unica anche se suddivisa fra proprietari. Una macchina che mette a disposizione sulla Rete 50 milioni di voci riguardanti materie prime, semilavorati e componenti per ogni tipo di produzione e permette agli operatori transazioni automatiche immediate.
Questa è una bella dimostrazione di una delle leggi che governano il capitalismo rilevate da Marx: siccome il fondamento del capitalismo è la produzione per la produzione e non il soddisfacimento di bisogni umani, ecco che la produzione dei mezzi di produzione sopravanza quella dei prodotti di consumo. Non è un caso, infatti, che il famigerato e-commerce, il commercio su Internet, copra una quota insignificante per quanto riguarda questi ultimi e sia invece floridissimo nel campo dei rapporti fra aziende (B2B, Business to Business).
Ma è anche una bella dimostrazione di come in una fase rivoluzionaria di transizione si possa affrontare il problema della diffusione della produzione di beni utili presso le popolazioni che non ne dispongono ancora.