Che cosa c'è dopo il capitalismo?
Paul Mason, Postcapitalismo. Il Saggiatore, 2016, pagg. 382, 22 euro.
Dopo una introduzione in cui sembra che siano correttamente valutati alcuni di quelli che abbiamo chiamato "saggi di comunismo" all'interno del modo di produzione capitalistico, il libro si perde per strada, fino a un povero finale moral-riformista. Il suo interesse, però, consiste nel fatto che l'autore elenca una serie di elementi che sono effettivamente legati alla transizione, non ha importanza se egli non riesce a svilupparne le implicazioni. Noi stessi abbiamo più volte registrato questi fatti mettendoli in relazione alla necessità di una rottura rivoluzionaria. Inoltre è interessante far notare quanti libri si stiano scrivendo da parte di non-comunisti sulla fine del capitalismo (ad esempio tutti quelli di Jeremy Rifkin, da Entropia a La società a costo marginale zero).
Mason inizia con una descrizione della vita quotidiana in Moldavia: la tragedia di quel paese, dice, non è il frutto del comunismo ma del capitalismo. Bene, pensa il lettore; infatti quello sovietico era capitalismo, non comunismo. Sbagliato: c'era comunismo, dice l'autore, si stava male, ma non si moriva di fame, mentre il capitalismo neoliberista uccide. Il libro è dunque un attacco al neoliberismo condotto in un'ottica anticomunista. Per carità, continua l'autore, Marx aveva ragione per quanto riguarda l'analisi storica del capitalismo, ma si era sbagliato per quanto riguarda la capacità della classe operaia di passare all'attacco. In effetti essa non si è mai scostata dalle rivendicazioni che le permettessero un'esistenza migliore entro il sistema esistente, non in un altro sistema. Siamo alle solite accuse che furono rivolte anche alla Sinistra Comunista "italiana". Come se si dicesse che le leggi del moto di Newton sono buone ma in pratica i pianeti si muovono con tutt'altri criteri.
Tuttavia, secondo Mason, il cambiamento epocale dovuto alla tecnologia e alla eliminazione di lavoro rappresenta una vera e propria rivoluzione. Infatti il modo di produzione attuale è come un organismo vivente, nasce, si sviluppa e, come tale, dovrebbe morire; solo che, non avendo nemici ed essendo in grado di apprendere, sviluppa contraddizioni di grado superiore. È un "sistema adattativo complesso", adopera scienza e tecnologia per aumentare la propria potenza, ma così facendo elimina ulteriori possibilità di adattamento.
Se l'andamento continua, dice Mason, entro il 2050 il mondo finirà nel caos totale. Quale sarà l'alternativa? Con una classe operaia che non risponde più ai comportamenti canonici e con uno schieramento politico di sinistra che non ha più come orizzonte la vittoria, riformista o insurrezionale che sia, non ci sarebbe più speranza. Fortunatamente, mentre il comunismo ha sbagliato paradigma storico, il capitalismo sta per essere abolito da un qualcosa che non deve venire ma che c'è già. Noi pensiamo al comunismo come "movimento reale che abolisce lo stato di cose presente", e alla necessità di individuare anticipazioni di comunismo nella società attuale perché se così non fosse "l'idea di farla saltare sarebbe donchisciottesca". Ci sembra dunque che venga implicitamente riconosciuto che Marx aveva ragione su tutta la linea; perché la teoria di una classe operaia cosciente che prende il potere volendolo prendere per abbattere il capitalismo ed abolire le classi è propria non di Marx ma del marxismo-leninismo di stampo moscovita. Perciò Mason fa un po' di acrobazie: la rivoluzione, dice, è insita nel moderno modo di essere del capitalismo (informatica, robot, produzione collaborativa, costo marginale zero, ecc.); la politica e l'economia sono un freno allo sviluppo ulteriore della forza produttiva sociale, ma là dove Marx ne ricava, proprio per questo, la necessità di una rivoluzione (e il proletariato diventa il becchino del vecchio mondo), là, ribadisce Mason, Marx sbaglia, perché il proletariato non ha avuto né la possibilità né la volontà di farsi protagonista di quella prospettiva. Perciò il post-capitalismo vincerà; e tutti gli uomini, non quelli di una sola classe, ne prenderanno atto, varando delle politiche adeguate . L'organizzazione della classe in partito non è contemplata. Viene elencata una serie di fatti che a noi confermano l'avanzare del comunismo, mentre all'autore confermano un progresso verso un non descritto, misterioso post-capitalismo. Ormai anche i sassi sanno che Wikipedia, con il lavoro gratuito di migliaia di uomini che collaborano in rete ha eliminato il mondo delle enciclopedie cartacee; che milioni e milioni di ore di lavoro sono dedicate allo sviluppo di software libero; che l'informatica, le reti, l'automazione integrale, ecc. stanno cambiando l'uomo e non solo il modo di produrre. E dunque? Tutto ciò che è fabbricato viene modellato e simulato al computer, eliminando gli errori prima che si verifichino danni. Questo vuol dire che è modellabile anche la società. L'autore lo riconosce, ma poi nega che una società veramente libera dal capitalismo possa essere pianificata come il "comunismo" russo.
Il capitalismo è praticamente morto, conferma Mason, da quando è stato sconvolto il sistema monetario internazionale, cioè da quando gli Stati Uniti hanno dichiarato l'inconvertibilità del dollaro rispetto all'oro. Da allora la moneta è diventata completamente fiduciaria e ha potuto essere "creata" senza che si pensasse alle conseguenze. Di qui tutta una serie di crisi completamente diverse da quelle storiche, crisi modernissime, esplose in seguito a movimenti del capitale fittizio, anche quando avevano l'aspetto di crisi petrolifere, immobiliari o legate all'aumento vertiginoso della produttività. In effetti, la natura della sovrapproduzione e del suo risvolto finanziario (non c'è pletora di capitale senza pletora di merci, diciamo con Marx), cui si accompagna una disastrosa curva di distribuzione del reddito, porta a descrivere uno scenario apocalittico, una "stagnazione secolare" secondo la definizione dell'ex segretario al tesoro americano Larry Summers.
Dal 2008 ad oggi gli stati hanno creato moneta per 12.000 miliardi di dollari senza alcun effetto sulla agognata ripresa; il maggior paese imperialista chiede prestiti invece che concederne, interrompendo lo storico passaggio di consegne fra paesi dominanti; il mondo economico ha reagito alla crisi navigando a vista senza uno straccio di teoria; il keynesismo è morto e il neoliberismo è stato un disastro, per cui il capitalismo non ha escogitato altro che un violentissimo attacco alle condizioni di vita della classe operaia. Si potrebbero citare altre caratteristiche di questa crisi oltre a quelle elencate da Mason, ma ci soffermiamo sull'offensiva contro i lavoratori: tale attacco al valore-lavoro, scrive, nel contesto di una società che sviluppa enormemente non-lavoro o lavoro gratuito sarebbe in grado di far saltare il capitalismo, anche perché i salariati nel mondo aumentano (sono oggi 3 miliardi) mentre i loro salari diminuiscono. Compito di questi salariati sarebbe quello di formare consigli per un nuovo "controllo operaio", un wikistato con il fine di creare "parti" di post-capitalismo e quindi: 1) condurre l'azione in base a un modello; 2) allargare gli spazi collaborativi; 3) sopprimere i monopoli; 4) "far sparire" le forze di mercato; 5) socializzare il sistema finanziario; 6) introdurre il reddito di cittadinanza; 7) potenziare le reti; 8) "liberare" la classe dell'1% dal peso del capitale. Spiacenti, Paul, quello non è post-capitalismo, è ancora capitalismo tout-court.