Reset

Così come ci ha insegnato la Sinistra, le nostre ricerche procedono per "argomenti concatenati" affinché le considerazioni finali di una sessione terminino nelle iniziali considerazioni della successiva. Sembrerebbe un lavoro complicato, ma in realtà, una volta avviato uno schema soddisfacente, esso si fa da sé in base alla "trama" che a grandi linee abbiamo prestabilito. Si può fare con gli argomenti di attualità che assorbono l'attenzione del lettore per la durata dell'evento; oppure, si può fare con meditate ricerche il cui interesse va al di là della contingenza (gli evergreen).

Mentre cerchiamo di mettere insieme questo materiale, lo accumuliamo, lo elettrizziamo, lo dinamizziamo, lo incaselliamo negli apposti spazi come si fa con le tessere di un puzzle (si veda l'elenco parziale rintracciabile nel sito QuinternaLab, pieno di spunti, e con allegata una guida rigorosa sullo stile).

L'articolo che pubblichiamo sulla "Rivoluzione anti-entropica" è una importante verifica dell'attinenza del nostro lavoro attuale con quello pregresso della corrente sulla quale fondiamo il lavoro adesso… è come uno stesso testo tradotto in due lingue diverse. Si potrebbe tracciare una tabella in cui le colonne affiancate mettono a confronto parole diverse con lo stesso significato: entropia per sciupio, cibernetica per doppia direzione, singolarità per cuspide e così via, accentuando differenze e affinità.

Le lettere che compongono la parola "sette" vanno a formare anche la cifra "7". E via dicendo. Già Galileo aveva fatto notare che tipo di mondo si sarebbe potuto realizzare e spiegare attraverso i miliardi di combinazioni della trentina di lettere e della decina di cifre a disposizione. L'evoluzione umana ha comportato uno scatto incredibile dell'evoluzione del pianeta come unità geo-biologica, ma la complessità raggiunta non giustifica l'abdicazione di fronte alla dimostrazione che gli assiomi del determinismo "funzionano".

È da quando siamo nati come vettori di istanze a rischio di estinzione che cerchiamo di rimanere sintonizzati con una corrente storica che aveva rotto con chi aveva volgarizzato gli originali. "Materialismo dialettico" era diventata una formula vuota, completamente estranea al complesso interagire di cause ed effetti, e viceversa. Dire che il materialismo unito alla storia non va inteso come proposizione filosofica ma come dinamica assunta dalla materia è l'unico modo per "dare una mano" al capitalismo a distruggere sé stesso (e non nel senso di picconare le sue basi con la volontà dei rivoluzionari).

Non stupisca il fatto che il funzionamento del partito rivoluzionario possa benissimo essere descritto con la terminologia della teoria delle reti: hub - nodi, link - collegamenti, cluster - grappolo, community - comunità. Per la Sinistra, il partito avrebbe sviluppato e fornito il programma che il futuro gli dettava, la lotta fra le classi avrebbe dotato quest'ultimo di forza motrice. La critica più blanda che venne mossa fu l'accusa di idealismo attendista, la più stupida e ottusa fu quella di tradimento degli "ideali" terzinternazionalisti.

Entrando in gioco la dissipazione di energia nel tempo (Club di Roma sui limiti dello sviluppo), siamo quindi stati tirati in ballo e costretti a trattare l'argomento "storia" come dinamica materiale dei fatti, come lunga concatenazione di cause ed effetti che modificano radicalmente e in modo irreversibile oggetti, soggetti, relatori, relazioni, osservatori, attori, agenti, spettatori, ecc.

L'ultimo stadio raggiunto dal capitalismo riflette le teorie circolanti e si riflette in esse ideologizzando persino il proprio schema deterministico (vedi le numerose pubblicazioni sul "post-capitalismo"); ma da quest'ultimo, odierno, passaggio la borghesia sembra non riuscire a liberarsi. Ciò mentre la società nel suo insieme, invece, preme per il passaggio successivo.

La contraddizione è anticipata da Marx nella Prefazione a Per la critica dell'economia politica (1859), e sta a fondamento di tutta la sua opera. Se vogliamo capire in che fase siamo attraverso un modello, bisogna risolvere il "comunismo come enigma della storia", e questo non vuol dire limitarsi a ripresentare le battaglie storiche della Sinistra contro l'opportunismo dell'Internazionale, ma continuare la ricerca su aspetti epistemologici di portata enorme quali il superamento dei dualismi (pensiero e materia, discreto e continuo, ecc.).

La struttura spinge, la sovrastruttura frena. Nelle aree di maggiore frizione geostorica scoppiano le guerre, come quelle in corso in Ucraina e in Medioriente, di cui ci siamo occupati in un articolo apposito su questo numero. La generalizzazione del conflitto fa parte di un disordine crescente che sta inghiottendo l'intero mondo capitalistico, e da cui è possibile uscire solo collegandosi al futuro, che non è un qualcosa che si crea ma una realtà già operante nel presente. La rivoluzione non si fa, si dirige, diceva la Sinistra; si impone fisicamente quando un modo di produzione ha esaurito tutte le sue possibilità di sviluppo e deve lasciare il posto ad una forma sociale superiore. Individuare la linea di confine fra le due condizioni è uno dei compiti che ci siamo posti e a cui abbiamo dedicato la rubrica Terra di confine.

Dal 2000 stiamo pubblicando una rivista che abbiamo intitolato n+1, modello/assioma ultra-compresso che vuol dire: "zero è un numero"; prima e dopo zero c'è un altro numero; la serie di n può essere valutata come tendente a infinito.

Il problema è che compaiono ancora due grandezze, ognuna passibile di cancellazione, "infinito meno 1" e "infinito più 1". Essendo comunisti a noi interessa eliminare ogni traccia di dualismo (siamo parte del "movimento reale che abolisce lo stato di cose presente"). Se usiamo il metodo Marx/Bordiga, dobbiamo individuare il punto di svolta e distruggere tutto ciò che lo evoca ideologicamente nella nostra teoria della conoscenza, nel linguaggio per diffonderla, nel produrre effetti (realtà effettuale), applicando regole universali che la rendano utile alla rivoluzione.

Serve, e non lo diciamo da oggi, un gigantesco reset nel computer della rivoluzione, ovvero una ripolarizzazione su nuovi parametri. La comunicazione non è un oggetto ma una relazione. Integra in un solo fenomeno due aspetti: contenuto e rapporto.

Rivista n. 54