Per l'agitazione contro i dazi a Napoli. Mettiamo le cose a posto
Replica di Bordiga a una lettera di E. Santoro
Un articolo di fondo del La Propaganda di Napoli risponde o tenta di rispondere alle mie osservazioni puramente obiettive sul modo col quale è stato diretto il movimento antifiscale napoletano.
Mi sarà quindi consentito insistere sui fatti, per dimostrare la esattezza delle mie vedute - comuni del resto a moltissimi compagni di Napoli - tralasciando di raccogliere le allusioni personali.
I socialisti napoletani sostengono che difendono la loro avversione alla guerra. Sia pure. E' da questo punto che noi partiamo per dimostrare la loro incoerenza politica. E torniamo a domandare se era possibile credere che i partiti che hanno approvato la guerra e che appoggiano il Ministero fossero disposti ad aiutare il proletariato a difendersi dalle conseguenze della guerra stessa. E sosteniamo che agire d'accordo con quei partiti significava svalutare tutta la posizione politica del partito socialista in quella circostanza.
Neghiamo poi, in base ai fatti che fosse una coincidenza fortuita il trovarsi a fianco dei democratici. L'iniziativa di costituire il comitato di agitazione fu presa molto prima del 3 febbraio dalle Associazioni di Commercio e dall'Unione Radicale che hanno diretto il movimento come hanno voluto, tra l'acquiescenza dei socialisti. Sono questi dunque che si sono accodati alla democrazia.
Nell'ultimo comizio - che fu in verità un funerale - presiedeva un rappresentante della Camera di Commercio e parlarono mezza dozzina di consiglieri radicali e democratico costituzionali, i quali attaccarono esclusivamente l'amministrazione comunale ripetendo in modo più o meno spudorato, la propria esibizione elettorale. La cronaca del comizio fu poi mentita da tutta la stampa. In realtà, dopo che uno dei rivoluzionari ebbe presa la parola attaccando il comitato di agitazione tra le approvazioni della folla, l'ordine del giorno letto dal Presidente fu clamorosamente urlato e respinto.
Dei socialisti napoletani parlarono due rappresentanti che non erano Ciccotti, Labriola ecc., concordando perfettamente con la direttiva dei democratici.
Dopo d'allora l'agitazione è morta perché Giolitti ha ordinato ai democratici massoni di smetterla subito. Se i socialisti avessero avuto la direzione del movimento, questo non avrebbe dovuto finire così.
Ecco la prova del fatto da me asserito, che i socialisti si sono lasciati trascinare dal blocco massonico, e hanno permesso che questo prima sfruttasse il movimento travisandone il significato politico e poi lo uccidesse per evitare grattacapi al Governo ed alla borghesia più o meno democratica sempre ... commerciale.
Resta solo l'atteggiamento quasi dinamitardo dei socialisti di Napoli ... sulle colonne dei giornali. Essi dicono di aver attaccato anche nelle corrispondenze all'Avanti! il Governo e i radicali. Ma non era allora logico uscire dal comitato di agitazione e magari dal blocco popolare?
Le parole restano parole, e lasciano la cattiva impressione che si voglia fare il doppio gioco di atteggiarsi ad ultra rivoluzionari di fronte al partito mentre poi si pratica la più riformista collaborazione di classe. Non io devo rispondere alle frecciate contro il rivoluzionarismo del partito, ma voglio tuttavia notare che l'essere rivoluzionari consiste anzitutto nel sapersi isolare dall'ambiente della società borghese e dal sistema dei suoi interessi politici ed economici. Ed è comodo fare dell'ironia intorno alla "burocrazia" della direzione del partito; quando in quella burocrazia si trova l'intoppo a fare dei compromessi coi principi socialisti, intoppo che invece dovrebbe trovarsi nella propria coscienza.
E la questione è tanto chiara che non credo necessario aggiungere altro e lascio ai compagni di tutta Italia gli ulteriori commenti.
Dall'"Avanti!" del 25 febbraio 1913.