Anna De Meo
L'Avanguardia vorrà concedermi di ricordare dalle sue pagine, vibranti di vita giovanile, una giovinezza atrocemente stroncata dalla morte.
Anna De Meo non era conosciuta da tutti i compagni, ma quelli che l'hanno avvicinata sanno bene quante promesse racchiudeva la sua profonda convinzione, il suo ardente entusiasmo di socialista. Lo potrebbero dire i buoni lavoratori del paese dove è morta, una rocca sperduta tra le montagne del circondario di Gaeta, ove il medioevo ancora sopravvive, e dove solo col coraggio e la fede di un apostolo si poteva diffondere, senza mai offuscare gli aspetti più nuovi e più audaci, così come ella la sentiva nell'anima e la diffondeva tra il popolo con l'opera semplice, assidua, instancabile, della vera propagandista.
Sanno la sua opera i paeselli ed i casolari sparsi per le campagne, ove ella con la sua calda parola, col suo aspetto ridente di gioventù e di forza, di fraternità e di dolcezza portava il conforto e la speranza ai sofferenti e agli oppressi.
Ricordano la sua incrollabile fede quelli che l'hanno vista morire e i lavoratori che per l'ultima volta l'hanno seguita tra le loro rosse bandiere in una giornata di sole, esempio anche nella morte.
Chi l'amava come sorella e comprendeva il tesoro di energie che ci riserbava la sua modesta semplicità di compagna, vi assicura o compagni, nel chiedervi un pensiero di mesto ricordo, che la dura lotta comune ha perduto con lei uno di coloro che sono sempre tra i primi.
Da "L'Avanguardia" del 7 settembre 1913, firmato a.b. (Amadeo Bordiga)