L'atteggiamento del Partito di fronte alla guerra e alla pace
Mozione della Sezione Socialista di Napoli del 18 maggio 1917
La Sezione Socialista di Napoli, riunita in assemblea per esaminare la situazione politica e i deliberati del Convegno tenuto a Milano l'8 maggio tra la Direzione del partito, il Gruppo parlamentare, la Confederazione del Lavoro, concreta le sue vedute negli accapi seguenti:
1. Lo svolgimento della conflagrazione mondiale nei successivi avvenimenti va sempre più confermando la concezione socialista, che vede nella guerra una diretta conseguenza del regime capitalistico in tutti i paesi, e dimostrando la giustezza della tattica internazionalista che non ammette sospensione della lotta di classe del proletariato contro gli istituti della borghesia in qualsiasi stato belligerante. Tale punto di vista non ha ragione di essere modificato e viene anzi riconfermato dopo l'intervento degli Stati Uniti e la rivoluzione russa.
2. Come nessun'altra via di risoluzione del conflitto presente si delinea sull'orizzonte politico, cioè nessun affidamento sulla durata della pace possono offrire le modalità diplomatiche di essa, e l'utopistica applicazione di sistemi umanitari-democratici nell'ambito delle istituzioni borghesi. L'eventualità di guerre future potrà solo essere scongiurata dall'azione proletaria internazionale diretta a mutare le basi del presente assetto sociale.
3. I socialisti di ogni paese debbono consacrare i propri sforzi alla cessazione della guerra, incitando il proletariato a rendersi cosciente della sua forza e a provocare con la sua azione intransigente di classe l'immediata cessazione delle ostilità, tentando di volgere la crisi al conseguimento degli scopi rivoluzionari del socialismo.
4. Nel periodo successivo ad una eventuale pace dei governi borghesi, il Partito socialista dovrà continuare i suoi sforzi nella incessante propaganda fra le masse operaie per prepararle a spingerle alla realizzazione del suo programma massimo, abbandonando definitivamente ogni illusione circa i benefici delle riforme che si possono conseguire in regime borghese attraverso più o meno larvate collaborazioni con le classi che detengono il potere.
5. In tutta Italia, le masse danno segni manifesti del loro malcontento per le conseguenze della guerra e del loro intenso desiderio di pace, guardando al Partito socialista, unico oppositore alla guerra, come al naturale guidatore e coordinatore di queste aspirazioni. Nello stesso tempo, altri partiti e correnti politiche si preparano al tentativo di sfruttare questo stato di animo popolare per le loro particolari finalità; questi moti spontanei, quando fossero abbandonati a se stessi, degenererebbero in un'azione disordinata e caotica, nociva ai veri interessi del proletariato. Sarebbe d'altra parte un grave errore per il partito socialista adottare di fronte a questi moti una tattica di addormentamento, contraria alla sua essenza ed alle sue finalità politiche.
[La sezione] esprime l'aperto suo dissenso dai deliberati presi nel Convegno di Milano che ritiene insufficienti, incerti e inadeguati alle esigenze della situazione, mentre gli avvenimenti che incalzano richiedono la maggiore energia e fermezza di propositi.
Disapprova il fatto che la Direzione del partito, depositaria delle delibere degli ultimi congressi, deviando dalle direttive intransigenti, subordini i propri atteggiamenti programmatici e l'indirizzo del partito al consenso del Gruppo parlamentare e della Confederazione del Lavoro mentre al gruppo spetta il compito di eseguire con disciplina i deliberati del partito di cui è uno speciale organo di azione, e colle organizzazioni economiche occorre bensì mantenere un'intesa tattica, ma senza chiamarle per questo ad influenzare le direttive politiche del partito.
Fa voti che il partito in ogni circostanza, anziché perdersi in ambiguità e in incertezze, sappia compiere il suo dovere assumendo coi suoi organi, e coi suoi uomini, il compito di disciplinare e dirigere l'agitazione ed il movimento delle masse, ponendosi all'avanguardia del proletariato, sul terreno della lotta di classe, contro il capitalismo ed il militarismo borghese.
Dagli Atti del processo Barberis, 1916, per i fatti di Torino (III, 2), ora all'Archivio di Stato torinese.