Per l'azione anticlericale

L'argomento da me svolto sul precedente numero de L'Avanguardia può dare occasione ad alcune altre non inutili considerazioni.

È poi sempre necessario propinare forti dosi di antidoto quando si manifestano i sintomi del veleno bloccardo, ed in tale opera questo modesto foglio della gioventù socialista non deve mai essere secondo agli organi maggiori del Partito.

Assodato che l'opera di demolizione del nazionalismo deve essere da noi svolta indipendentemente dall'atteggiamento dei partiti della democrazia, e posta sul terreno antimilitarista ed internazionalista anziché su quello di un vuoto anticlericalismo, val la pena di osservare meglio i motivi che sollecitano la democrazia a spingersi ogni tanto verso di noi cercando di trovarsi al nostro fianco in qualche speciale questione. Perché dalla esperienza delle ultime elezioni possono trarsi molti insegnamenti che provano come quei motivi si riducano sempre ad un opportunismo politico e ad una ricerca di voti, ma non consistono mai nel sincero desiderio di rafforzamento reciproco nell'affrontare forze avversarie. Il programma di accordi che la democrazia seguita ad agitare per corrompere la nostra intransigenza è un vero continuo esercizio di malafede politica coltivata nell'equivoco ambiente massonico. Possiamo eccettuare qualche radicale sincero che riconosce come tra i radicali e i socialisti non possano aversi alleanze nemmeno sul terreno anticlericale per la grande diversità di principi e di programmi, perché noi amiamo, democratici sinceri, non quelli dalle pose socialistoidi, ma quelli che riconoscono lealmente di essere borghesi.

Nelle elezioni di ballottaggio di Roma la democrazia ha trovato comodo spingersi verso i socialisti per convenienza elettorale atteggiandosi ad anti-nazionalisti mentre ha comuni coi nazionalisti le colpe e le responsabilità dell'infatuazione libica. Per giustificare questo vergognoso equivoco si è lanciata la definizione di clericonazionalismo, espressione balorda e senza significato come sostenevo nel mio precedente articolo.

Intendo ora aggiungere che in molti altri posti dove si è condotta una lotta a carattere bloccardo e (parola incomprensibile) sulle linee dei classici blocchi anticlericali, si è trascurata in un modo indecente proprio la propaganda anticlericale e le lotte contro l'influenza del prete che pure è il motivo sul quale s'imperniano tutti i ragionamenti bloccardi, specie nel Mezzogiorno in cui più che altrove il prete impera. Perché lo scopo dei candidati "popolari" non è solo il desiderio di evitare la scissione delle forze democratiche, ma anche quello di pescare il maggior numero di voti possibile tra le forze ... clericali. Ecco come il blocco, che è una prova di poca coscienza politica, non rafforza in realtà nessuna forma di propaganda e di lotta ma vale solo ad accarezzare l'animo di qualche politicante confondendo ogni sana propaganda nelle masse.

Là dove si faceva una campagna diretta in realtà contro le amministrazioni comunali clericali invece di accentuare la nota anticlericale si badava a ripetere le argomentazioni di ordine locale o moralistico per evitare di urtarsi nel fanatismo religioso delle nuove masse elettrici.

Ciò avviene perché quando si comincia a transigere per mania di successo elettorale non si sa dove si può arrivare con le transazioni.

È notevole che la democrazia da qualche tempo cominciava a blaterare che il partito socialista si preoccupava poco dell'azione anticlericale sol perché noi rifiutavamo di svolgerla in combutta con essa, mentre alla prova dei fatti si è visto come i caporioni della democrazia massonica, che non hanno alle loro spalle serie organizzazioni di partito, abbandonati dai socialisti non hanno esitato ad appoggiarsi a ... Gentiloni per salvare la medaglietta. La democrazia meridionale, così preoccupata dell'intransigenza socialista che, a sentir lei, applicata nel Mezzogiorno avrebbe "fatto il gioco dei preti"; prima ancora che la vera intransigenza si attuasse da parte del proletariato è corsa ai ripari ... tra le braccia dei clericali.

Propaganda contro il prete da parte dei radicali meridionali: zero. Molti candidati massoni ripetevano a sazietà di essere amici e rispettosi della religione, pubblicavano manifesti a firma dei parroci e via di seguito.

Ma c'è qualcosa di molto più grave. In molte località anche i socialisti hanno commesso l'identico errore. Non solo non si è ingaggiata una seria lotta contro il radicalismo massonico e giolittiano e non si è voluta assaltare la flaccida democrazia meridionale, ma, pur dando alla lotta un carattere popolaristico più che di classe, e schierandosi, in certe zone, quasi esclusivamente contro il clerico-moderato, si è messa la sordina ad ogni propaganda seria contro il prete, non si è poi neanche osato parlare della religione.

Ciò perché i clericali si sono avvalsi - come è logico - del fanatismo cattolico diffusissimo nei lavoratori. Hanno minacciato che i socialisti avrebbero demolito le chiese, hanno perfino affisso manifesti di questo genere: Abbasso i preti, viva il socialismo! - Abbasso la religione, viva il socialismo!

Noi, mi diceva qualche compagno con aria di eroe non li abbiamo neanche sconfessati!!

Come hanno risposto i socialisti? Attaccando il prete, preoccupati che occorre smontare quel fanatismo più che raccogliere voti di incoscienti? Mai più! Si è scavata la solita pappa. La religione è un affare privato - Il socialismo non è contro la religione - Siete liberi di andare in chiesa. I preti sono falsi cristiani, Cristo invece era un vero socialista.

La religione è idealismo puro, i preti non si occupino di elezioni, che se restano in chiesa, noi non li disturberemo.

E via di seguito.

Questo significa far propaganda alla rovescia, semplicemente.

Bisogna porre riparo mettendo sul tappeto la questione antireligiosa che riguarda da vicino i giovani. Ne parleremo nei numeri successivi.

Bisogna dimostrare che noi siamo contrari ad ogni forma di alleanza con altri partiti sul terreno anticlericale, perché riteniamo che i socialisti veramente intransigenti e liberi da preoccupazioni elettorali di carattere opportunistico, acquistino tale forza da svolgere la vera azione anticlericale meglio di qualsiasi blocco. Così tapperemo la bocca agli anticlericali di mestiere, provando che il proletariato socialista sa svolgere da solo e senza aiuti interessati la lotta di classe nelle sue varie esplicazioni, tutte importanti ma nessuna tale che per essere affrettata giustifichi la trascuranza delle altre.

A proposito di quanto precede dirò fin da ora che mi sono spiaciute nello scorso numero del giornale due paginette di propaganda di Senofonte Entrata e della compagna Stefanini, esumate chi sa dove, che ribattono il solito falso concetto che Gesù Cristo sia stato rinnegato dai preti e che noi combattiamo il prete perché non ottempera ai precetti di Cristo.

Forse è in questo che consiste l'opera di cultura alla quale mi si è tanto rinfacciato di essere recisamente avverso? Io la chiamerei piuttosto opera di confusionismo, e mi auguro che si cessi dal rimettere in circolazione certi clichés troppo inadatti e contrastanti col carattere del nostro movimento di avanguardia che è anche movimento di propaganda ma non deve per questo far propaganda di insulsaggini.

Da "L'Avanguardia" del 30 novembre 1913.

Archivio storico 1911-1920