La "balda gioventù studentesca"
C'è una parte della nazione italiana che si è spontaneamente preso l'incarico della propaganda-reclame della grande gesta tripolina, portando la nota più istrionica nella gazzetta della solenne donchisciottata italica. Ed è la gioventù universitaria. Sono le "speranze della patria"; sono coloro che i borghesi ritengono l'avanguardia intellettuale della civiltà, l' oggetto di tanta retorica patriottica e... democratica.
Non si sono assunti l'incarico più difficile ma il più pericoloso. Gli altri versano il sangue, essi sprecano voce e fiato. Gli altri sono massacrati dal piombo dei turchi autentici, gli studenti si contentano di fare a cazzotti coi... turchi d' Italia. Ma è bene che la gioventù operaia sappia il valore del loro entusiasmo di parata. Occorre che si ridesti tra i giovani lavoratori la coscienza che la parte veramente attiva, socialmente e - oso dire - intellettualmente, della gioventù moderna, non sono i figli colti ed istruiti (?!) dei ricchi, che l'educazione di una società falsa e corruttrice conduce innanzi tempo al cinismo e al disprezzo di tutti gli ideali, ma è quella foltissima schiera di giovani operai che saprà veramente educare se stessa ad essere l'avanguardia della trasformazione sociale.
Quanto alla gioventù studentesca essa non fa che diventare sempre più reazionaria. Nazionalismo e reazione non sono forse sinonimi?
La società moderna, che non dà mai niente per niente, in cambio di tutte le agevolazioni e i privilegi che offre alla classe studentesca domanda una cosa: che questi giovani, uscendo dalla scuola, lavorino ad indirizzare tutto il movimento della coltura moderna nel senso della conservazione e della giustificazione dell'attuale regime. Quanti sanno ribellarsi a ciò? Dove è andata oramai la vecchia indipendenza goliardica, che fece delle università il campo della lotta per le grandi conquiste del pensiero? Oggi che le grandi conquiste si devono fare sul terreno economico e sociale, la gioventù borghese, più calcolatrice di una volta, ha cambiato tattica. Si è schierata per il passato contro l'avvenire. Ed è bene che noi ce ne ricordiamo.
Ma non dobbiamo neanche spaventarci della loro propaganda patriottica. E' una propaganda non sentita, che essi fanno per quel bisogno innato del chiasso, che - fenomeno strano - distingue quei giovani che si danno alle gravi speculazioni (!) degli studi superiori.
Volete una prova? Eccola: un brano di un manifesto latino affisso in una delle nostre grandi università, che traduciamo per qualche amico studente che mal digerisce il latino... di Cicerone.
Pulchrum est libros vendere, sartinas seculare, nationalismus facere, clamantes: Viva Italia e Viva Re! etc; ossia: è bello vendere i libri, perseguitare le sartine... fare del nazionalismo, gridando: Viva l'Italia e viva il Re!
E ometto il resto che allude sullo stesso tono a rotture di vetri, (ferbi ) alle guardie e altre nobili gesta.
Noi non difendiamo qui la pudicizia delle sartine, l'integrità delle austere invetriate degli edifici universitari nè tampoco i chepì delle guardie: constatiamo solo la confessata analogia tra tutte queste belle cose e....l'idea nazionalista. E sorridiamo di tali avversari. Non è su di essi che si regge la crollante società borghese. Non sono essi che fermeranno la rivoluzione sociale. Non sono neanche loro - purtroppo - che fanno la guerra. Sono i fratelli nostri, o lavoratori, che si fanno uccidere nell'interesse dei vostri veri nemici, i quali sbraitano: Viva la guerra! perchè la guerra è la prova che il proletariato non ha ancora aperto gli occhi alla luce delle verità nuove.
Ma quando li aprirà, allora romperà qualcosa di più alto dei vetri universitari.
Da "L'Avanguardia" del 26 maggio 1912. Firmato: Amadeo Bordiga