Il Congresso Internazionale socialista a Basilea
In più di mezzo secolo i lavoratori del mondo intiero hanno costituita una grandiosa associazione rivoluzionaria: la Internazionale socialista.
Nata come affermazione audace di pochi idealisti, essa è oramai divenuta una forza viva e operante nella storia. I governi della borghesia che dominano il mondo devono oramai fare i conti con essa. Questa vasta federazione dei partiti socialisti dei vari paesi, fra cui il nostro partito socialista italiano, si propone apertamente come ultimo scopo di mettere fine al regime attuale del capitalismo, che sfrutta a sangue le masse che lavorano. Essa si propone mediante la lotta di classe di stringere in un sol fascio i proletari del mondo per dare l'assalto finale ai capitalisti, allo scopo di espropriarli con la forza di tutto ciò che possiedono e hanno accumulato sfruttando i lavoratori. Si propone di togliere ai borghesi la proprietà delle officine, delle fabbriche, della terra, dei fabbricati per farne proprietà comune, e poter dare a tutti i lavoratori l'intiero prodotto del lavoro. Sono questi principii elementari che noi vogliamo qui ripetere senza tono declamatorio per commentare degnamente il congresso tenuto dall'Internazionale a Basilea.
Gli avversari sono soliti a sorridere di queste cose, che essi chiamano formolette stantie dei rivoluzionari. Essi ripetono a sazietà che la Rivoluzione Sociale, se anche avverrà, è lontana chissa quanto dall'epoca nostra. Chiamano un'utopia l'abolizione della proprietà privata che noi propugnamo.
I nostri cosiddetti affini della democrazia ci accusano di vagare nelle nuvole, e di non curare gli interessi veri e pratici del proletariato, e i suoi vantaggi immediati. Si rassicurano dicendo che gli operai ci seguono finchè si tratta di miglioramenti puramente egoistici, ma restano indifferenti alla nostra propaganda rivoluzionaria.
Ebbene, il nostro Congresso di Basilea ha schiaffeggiato in pieno viso la malafede e l'arroganza dei nostri avversari di ogni colore.
Si trattava di questo: la guerra balcanica minaccia di estendersi a tutta l'Europa. L'Austria e la Russia si contendono l'egemonia delle regioni balcaniche e vorrebbero piombare sul cadavere della Turchia uccisa dai quattro piccoli stati per spartirne gli avanzi. L'Austria è spalleggiata da Italia e Germania, la Russia da Inghilterra e Francia.
Si annunzia una guerra europea. I popoli stanno per essere scagliati gli uni contro gli altri per ammazzarsi, massacrarsi, dilaniarsi in terra, in mare, nell'aria. I governi approntano i mezzi spaventosi di distruzione, la vita civile sta per essere paralizzata, e l'Europa corre verso le tenebre sanguinose della barbarie.
Ma l'Internazionale Socialista ha gettato l'allarme. Da tutte le parti di Europa milioni di proletari organizzati nei sindacati, milioni di socialisti hanno risposto all'appello. Per bocca dei loro rappresentanti, da Basilea, i lavoratori gridano ai governi un ammonimento che è una sfida: osate di proclamare la guerra e noi reagiremo con tutti i mezzi. Se dobbiamo morire, non moriremo uccidendo i nostri fratelli, ma ci sacrificheremo per la causa della emancipazione operaia, cercando di rovesciare per sempre il dominio della borghesia.
Al momento che si annunzierà l'ordine di mobilitazione, noi proclameremo lo sciopero generale senza limite, alla proclamazione di guerra risponderemo con l'insurrezione armata. Sarà la rivoluzione sociale...
Le formule diventano realtà. La rivoluzione non è più il sogno di domani, ma la minaccia di oggi. Gli scettici della borghesia hanno impallidito, i governi hanno indietreggiato. Forse non oseranno. Se oseranno la parola d'ordine è data. I socialisti sono pronti.
I proletari d'Europa hanno affermato da Basilea che la loro non è solo lotta quotidiana per strappare a poco a poco i mezzi indispensabili alla vita dall'ingordigia dei padroni, ma che essi sono pronti anche al sacrificio della vita stessa per la loro completa liberazione dalla schiavitù del capitale.
La borghesia farà bene a non contare molto sul quietismo operaio. Anche le masse italiane risponderanno. Lo sciopero antitripolino non riuscì allora, riuscirebbe adesso. Il popolo ha avute troppe delusioni. Anche il nostro proletariato disorganizzato saprà sorprendere chi oggi lo calpesta impunemente. La storia delle insurrezioni è storia di sorprese. I borghesi se lo ricordino bene! E ricordiamoci noi compagni socialisti di essere domani - se occorrerà - ai nostri posti d'avanguardia!
Da "La Voce" dell'8 dicembre 1912