I delitti del nazionalismo
Le notizie che giungono in questi giorni dalla penisola balcanica dovrebbero far riflettere molto tutti quei cosiddetti antimilitaristi che sono ancora fautori della capziosa distinzione fra guerre di conquista e guerre di indipendenza . I rappresentanti di quel sovversivismo snervato che si accampa tra la democrazia affaristica e la democrazia ...sociale, dei quali molti ancora affliggono ed intralciano la nostra azione rivoluzionaria, attraverso le notizie dei conflitti tra gli alleati di ieri, vedono naufragare uno dei loro dogmi più testardamente sostenuti: quello delle autonomie nazionali.
Questo errato convincimento che consiste nel vedere che la borghesia possa ancora oggi difendere, col mezzo della guerra, una causa della libertà del popolo, e che il proletariato debba in tali casi seguirla, disarmando dalla lotta di classe per accorrere sui campi di battaglia attorno alle bandiere nazionali, questo convincimento, diciamo, aveva indotto non pochi socialisti ad inneggiare alla guerra dei quattro Stati balcanici contro la Turchia.
La tesi non mancava di argomenti e poteva sedurre tutti: cattolici convinti, patrioti sfegatati, garibaldini in ritardo di mezzo secolo e ... marxisti da strapazzo.
L'inno fu quasi generale, ed il can-can di retorica che salutò l'uscita del Turco dall'Europa, o quasi, fu addirittura assordante, e coprì anche le urla e i gemiti delle vittime massacrate in una guerra selvaggia, in cui le soldatesche cristiane e civili mostrarono che l'educazione della caserma europea le aveva portate ad un grado di ferocia maggiore di quelle barbare e musulmane.
Ma oggi, fatta la pace (questo sostantivo, da Losanna in poi, deve aver cambiato significato!) i vincitori, nel dividersi il bottino - scusate, nello studiare il problema delle autonomie e delle razze ... si stanno accapigliando sul serio, e sembra che i problemi storico-geografici saranno ancora risolti dando la parola al cannone - che del resto, in tanti altri casi simili, è stato il solo autorevole metodo di interpretazione del democratico, ma nebuloso, diritto delle genti .
Lasciando l'ironia, constatiamo che il momento attuale ci permette di asserire che i moventi della guerra nei Balcani furono l'ingordigia di dominio delle dinastie e delle classi ricche che le circondano, e che nulla ebbe a farci la sete di libertà dei popoli. Questa fu se mai delusa, sfruttata, annegata nel sangue. E noi vediamo che nell'epoca attuale non si possa difendere colla guerra una causa di libertà. Il sentimento nazionale è fondato su ben altro, sul bieco, tristo e reazionario odio di razza, che tutti quelli che hanno sensi di libertà dovrebbero avversare. Chi lo rinfocola e lo scatena nel popolo - ancora illuso che possa giovargli il cambiamento di padrone - è la borghesia che vuole respingerci nel buio del passato e distoglierci dall'attacco alle sue pratiche istituzioni.
Non si affacci una mal digerita teoria di evoluzione fatale della (parola incomprensibile) borghese, di necessità che la si aiuti a sopprimere i resti del regime economico e politico feudale. Ricordino i fautori delle guerre di indipendenza che lo stesso sofisma serve a difendere le infami guerre di conquista coloniale e le teorie assassine del nazionalismo imperialista. Il principio militarista è uno, e non si può scinderlo. Concedetegli Domokos e vi condurrà alle "epurazioni dell'oasi" a Tripoli. Noi dobbiamo batterlo su tutto il fronte e rinfacciargli i suoi delitti.
Così oggi rinfacciamo ai quattro Stati balcanici e alle quattro corone che li rappresentano la loro associazione a delinquere, nascosta in mala fede sotto il nome della libertà. E speriamo che il proletariato balcanico trovi ancora sotto la casacca militare serba o bulgara lo slancio di rivolta contro il nuovo massacro a cui lo si trascina, che esso trovi lo slancio di solidarietà e di fratellanza vera, che non sia quello che ha legato nell'aggressione le quattro dinastie, ma che faccia insorgere i popoli contro quel nemico comune, che non si schiera sotto le bandiere della mezzaluna, ma si annida nelle casette buie del lavoratore, sia esso turco e serbo, o bulgaro, o greco, nelle povere casette desolate e visitate dalla miseria e dalla morte: il militarismo sanguinario, dinastico e borghese.
Da "L'Avanguardia" n. 294 del 6 luglio 1913. Firmato: Amadeo Bordiga
I comunisti e la guerra balcanica
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