Dopo il Congresso

I risultati del recente congresso di Bologna meritano l'attenzione dei socialisti italiani i quali non possono che essere soddisfatti del sempre crescente sviluppo del movimento giovanile.

Attraverso le tre giornate di discussione, talvolta un po' vivace, cosa assai naturale dato l'ardore giovanile dei congressisti, emerse una profonda sentimentalità socialista sempre unita a grande serietà d'intenti e alla preoccupazione costante di non fare dell'accademia e della retorica, ma studiare con coscienza le condizioni della gioventù proletaria e i mezzi per conquistarla al socialismo.

Diciamolo senza falsa modestia, anche nei momenti in cui era profondo il dissenso dei diversi punti di vista, sentimmo tutti che ci univa intimamente la fede comune nell'ideale socialista, il bisogno di fare opera non vana per esso.

Molte quistioni trovarono la unanimità completa e vibrante dei giovani, l'adesione indiscussa al Partito e al suo programma riaffermato dal congresso degli adulti, l'avversione profonda alla nefasta impresa coloniale che la stessa stampa borghese non ha potuto, suo malgrado, intaccare neanche in minima parte, infine la affermazione concorde di condanna, anzi di ostilità, verso i metodi ei sistemi della Massoneria.

E se talvolta la divisione in due correnti - non diremo tendenze - fu netta, sicura e senza equivoci, noi non possiamo che rallegrarcene e trovare in essa non già il sospetto di dissensi interni nel movimento ma una prova di chiarezza di visione e fermezza di intendimenti nei giovani socialisti, che è la garanzia migliore della loro unità e della loro concordia.

E vi fu infatti una divergenza che si rivelò nelle questioni tattiche e nella questione di principio. Per la disposizione dell'ordine del giorno la discussione tattica si svolse prima, ma non abbiamo a dolercene perchè questo ci permise di ritrovare nella serenità delle ultime discussioni specialmente quella sulla "coltura e l'educazione della gioventù socialista" la nostra concordia entusiasta di intenti, che possiamo oggi riaffermare di fronte agli avversari di ogni natura.

Le due correnti si manifestarono nella questione sull'indirizzo dell' Avanguardia e della Federazione Giovanile.

Mentre una parte dei congressisiti riconoscevano al nostro movimento un semplice scopo di preparazione e di coltura, e in conseguenza volevano che la Federazione fosse alla dipendenza diretta del Partito e il giornale federale avesse un indirizzo non polemico e politico ma di propaganda elementare e di coltura, la corrente che invece prevalse nettamente nelle ripetute votazioni pur essendo concorde nell'aderire al Partito incondizionatamente e nel riconoscere la necessità della educazione e tenere vivo il sentimento socialista, si dovesse conservare al movimento un indirizzo autonomo e al giornale un carattere di battaglia contro l'ambiente borghese.

Nella discussione teorica queste divergenze si manifestarono con maggiore serenità ma in modo da noin dare luogo ad equivoci, dimostrando come fossero stati seriamente studiati i problemi del nostro movimento.

Nessuna delle due correnti tentò di sopraffare con artifici polemici il pensiero dell'altra, ma la discussione venne chiusa riaffermando in una entusiastica acclamazione la fede nelle comuni finalità.

Sono note le importanti decisioni sugli altri problemi particolarmente sulla costituzione del "Soldo al soldato" e di cui tanto si sta preoccupando il governo ma che funzionerà fra poco a dispetto di tutti gli ostacoli e delle minacce della borghesia militarista.

Il socialismo italiano può dunque guardare con orgoglio alla giovane avanguardia. Nel suo sforzo presente di rinnovamento profondo, nel suo ritorno alle vecchie tradizioni il partito troverà sempre al suo fianco i giovani che senza pretesa di invaderne il campo di azione si sentono tuttavia degni di dare anch'essi la loro opera alla rinascita del sentimento socialista e di quella fede nell'ideale proletario che è necessaria alle lotte dell'avvenire.

Questo sentimmo in reverente silenzio dinanzi alla tomba di Andrea Costa e poi in mezzo all'entusiasmo dei forti proletari di Romagna, nell'accoglienza festosa di Imola socialista.

E abbiamo coscienza di aver provato a compagni sfiduciati e ad avversari malevoli che non è ancora spenta in Italia la fede nel grande ideale di emancipazione proletaria, che c'è una schiera non indegna e non esigua di giovani ben decisi a proseguire sulla via luminosa e diritta che hanno tracciato i vecchi, noncuranti delle irrisioni avversarie, sereni e forti in mezzo alla decadenza presente della vita italiana.

Da "L'Avanguardia" del 6 ottobre 1912, firmato Amade Bordiga

Archivio storico 1911-1920