Le elezioni e i giovani
Avevo intenzione di rispondere punto per punto all'articolo del compagno Veruggio, ma non lo faccio avendo dovuto riconoscere che egli dice molte cose giuste ed è perfettamente logico nelle sue deduzioni.
Particolarmente ciò che egli dice sotto i numeri 2 e 3 è perfettamente giusto, ed io non mi sentirei di difendere il trafiletto di Signorini che vi è citato, pur sapendo che con una frase si può impiccare chiunque.
S'intende che tra le due vie prospettate da Veruggio: o la completa obbedienza al Partito, o la completa critica alle sue candidature, io scelgo la tesi contraria a quella da lui preferita. Risolvo la sua pregiudiziale nel senso che la nostra adesione al programma socialista non significa adesione agli uomini che il Partito crede di scegliere come espedienti, e che i giovani socialisti, pur non ostacolando il Partito se così si vuole, hanno il diritto di appoggiare soltanto quei candidati che, a loro giudizio, sono meritevoli di rappresentare quel programma.
Non solo secondo me i giovani socialisti possono avere ed esprimere una opinione propria in merito all'opportunità della scelta dei candidati, ma sostengo che questa opinione ha molti elementi di probabile esattezza più di quella espressa dagli adulti, per essere più libera da considerazioni di opportunismo tattico - da quelle considerazioni che ammazzano la politica socialista abbassandola al livello dell'intrigantismo borghese.
E se si potrà portare un soffio di sincerità in tutto il movimento elettorale, noi avremo reso al Partito un servizio assai più grande che facendone ciecamente i galoppini passivi. Ricordiamo che l'esito della prossima battaglia per il Partito non sarà misurato dal numero dei collegi conquistati, ma dall'aver saputo tener fede ai deliberati del Congresso e soprattutto alla nuova impronta rivoluzionaria presa dal movimento socialista contro le degenerazioni riformistiche.
Dunque la nostra diffidenza verso alcune - o verso molte - delle candidature del partito, non comprometterà l'esito della lotta, quale la devono intendere i socialisti coscienti.
Ciò premesso, bisogna accordare al Veruggio la sua osservazione: ammessa la pregiudiziale, perché servirsene solo contro i massoni accettando tutta l'altra zavorra di candidature equivoche? Sulla questione del militarismo bisogna battere, e come! Andremo a sostenere certi onorevoli che fanno sistematicamente alla Camera dichiarazioni patriottiche e poi ci sciorinano un internazionalismo castrato e stinto? Sosterremo i partigiani del pacifismo riformista che vuole che le folle proletarie vadano inermi al macello della mitraglia borghese?
I massoni, caro Veruggio, sono un caso tipico compreso nel caso generale. Per noi, dopo le ampie discussioni già fatte sul campo teorico e tattico, i massoni non possono pensare ed agire sempre da socialisti. Il tuo Giovanni Lerda non si è forse trovato nella dolorosa alternativa di dover rinnegare in pieno Congresso il suo Partito? Tu domandi ragioni sode e fatti. Ne abbiamo portate troppe volte ed è inutile ripeterci ora. Sono state anche pubblicate circolari e disposizioni segrete imperative della Massoneria che implicavano danno al Partito socialista, e mille e mille ragioni militano per la tesi della incompatibilità su cui potremo magari ritornare fra breve.
Quanto a ciò che il Veruggio dice sulla difficoltà di identificare i massoni, sul pericolo di "colpire i soli sinceri", su Andrea Costa, ecc., sono ormai armi spuntate e che non fanno effetto. Nassalle e Costa sono morti. I vivi li troveremo noi, senza gran difficoltà né terribili inquisizioni. Negli ambienti rivoluzionari non è dunque non solo lecita ma indispensabile la ricerca delle spie per metterle alla gogna?
E data la natura della patina massonica noi abbiamo tutto il diritto di applicare ai socialisti massoni la definizione: spie .
Tanto per la sincerità e la coerenza. Sincerità che non può avere chi fa parte di una consorteria tenebrosa, coerenza che manca affatto a chi vuol tenere un piede nella Massoneria e uno nel Socialismo.
Da "L'Avanguardia" del 18 maggio 1913.