La farsa garibaldina
Quando si organizzava, all’inizio della guerra balcanica, la spedizione "garibaldina" avremmo dovuto gridare più forte a quei giovani che la loro camicia rossa era ormai una stonatura, e che non si può ridare vita agli ideali sorpassati dalla storia.
Benito Mussolini scrisse questo sull’ Avanti! eppure a molti compagni quelle parole dovettero sembrare di sacrilegio. Dire: restate! a giovani pronti a dare la vita per una causa che credevano santa, mentre assistiamo quotidianamente a tanto cinico indifferentismo della gioventù poteva sembrare un argomento offerto ai nazionalisti per sostenere che il socialismo incoraggia la viltà e l’egoismo "materialista".
Ma ora non rinunzieremo a servirci dei fatti che hanno travolto il gesto, che voleva essere epico, nell’ironia e nel ridicolo. Non rinunzieremo ai nuovi argomenti che la storia recentissima offre alla nostra convinzione profondamente antimilitarista : qualunque forma di guerra sotto ogni punto di vista non ridesta che sentimenti di esecrazione e di sdegno in noi che siamo decisi ad essere i militi della grande guerra di classe. Io invito quei giovani compagni che hanno avuto qualche fremito di entusiasmo per questa guerra di "libertà" a meditare queste parole recenti di Sylva Viviani: "Il militarismo non guarda nè all’irredentismo, nè al nazionalismo, al patriottismo, al papismo o ad altro "inno" e fa alleanza occorrendolo con tutti, quel sublime ucciditore".
E prima di seguitare diamo la parola ai fatti. La guerra fatta "per l’indipendenza delle popolazioni soggette al Turco" ha ora una tregua. I problemi storico-geografici di nazionalità delle genti balcaniche cominciano però a cedere il posto alle discussioni diplomatico-militari della conferenza di Londra. Salonicco sarà greca o bulgara? Ecco un problema che si può mascherare di nazionalismo, mentre in realtà il militarismo bulgaro guarda in cagnesco quello greco che sembra stia per raccogliere migliori frutti.. L’Albania sarà serba, montenegrina, greca? Ma l’Albania non è nè slava, nè greca, nè turca, ecco una buona occasione per cui l’Austria chiede che diventi austriaca, e il nazionalismo italiano, già tanto bellicoso, implora che sia subordinatamente austro-italiana. Proprio come Trento, Trieste e la Dalmazia?
Intanto il denaro austriaco ravviva un movimento per l’autonomia (!) albanese. Ed ecco la Serbia e la Grecia, partite in crociata per la libertà dei popoli, che soffocano nel sangue la nascente indipendenza dell’Albania. Rintracciare attraverso questo groviglio i moventi "patriottici" è cosa a cui sfidiamo ogni De Frenzi.
Rintracciare nelle discussioni dei plenipotenziari a Londra le tendenze delle finanze austro-tedesche e dell’espansionismo russo sarebbe assai più facile. La guerra-rivoluzione (dopo essere stata vittoriosa!) finirà con una pace capestro che le oligarchie borghesi sapranno imporre con la violenza ai popoli ingenui che sognavano una liberazione.
Ne risulta per il proletariato un insegnamento e un dovere: opporsi a tutte le guerre senza cadere nei tranelli che gli tende il militarismo borghese parlando in nome della libertà.
Noi non dimentichiamo la storia nè insultiamo i caduti di Goito, del Volturno, di Bazzecca dicendo e proclamando che la libertà non si conquista oggi colle punte delle baionette e sotto le bandiere nazionali ma può sbocciare solo nell’urto supremo della rivolta proletaria.
E ai giovani proletari ripetiamo: non andate alla guerra. Non immolate la vostra vita per una libertà falsata dalle menzogne del capitalismo militarista!
I poveri ultimi garibaldini insegnano. Partiti per diventare eroi e morire per la libertà dei popoli hanno dovuto fare da poliziotti e soffocare la libertà nazionale dell’Albania... Noi ci opponiamo al garibaldismo. Ci si può ricordare Domokos e dire che a Domokos c’era... (una o due parole incomprensibili) gli anarchici. Ebbene non è... (una o due parole incomprensibili) certe sgangherate inconseguenze anarchiche rappresentino il non plus ultra per il pensiero socialista!
Giovani operai, non vi arruolate volontari! Lasciate che ci vadano, se vogliono, gli studenti. I tempi sono cambiati.
L’epopea diventa sport. La tragedia cinematografo. E per i figli della borghesia l’eroismo scende dalle tradizioni di Villa Glori fino alla soddisfazione di fiaccarsi il collo per "...(parola incomprensibile) dei centoventi all’ora!"
Noi vi chiediamo, figli del proletariato, un ben diverso coraggio!
Da "L’Avanguardia" del 22 dicembre1912
I comunisti e la guerra balcanica
Quaderni di n+1.
Le determinanti geostoriche ci offrono un anticipo istruttivo di ciò che sarà la guerra di domani fra le vere forze concorrenti dell'imperialismo mondiale.