L'inquisizione militare
Quello che si sta compiendo contro Antonio Moroni è la prova più evidente, il sintomo più caratteristico della feroce barbarie che si nasconde sotto la veste ingannevole della cosiddetta civiltà moderna. Fra tanto quotidiano sfoggio di frasi che parlano di libertà, di diritto, di giustizia, è ancora possibile - come ai tempi della Santa Inquisizione - torturare un individuo reo di pensare in modo diverso da quello voluto e imposto dalla classe dominante. Se noi non ritenessimo fermamente che gli uomini che capeggiano la "democrazia", quando non sono mestieranti in malafede, sono otri gonfi di orgoglio e ubriachi di frasario demagogico, vorremmo chiedere loro perché quello sdegno irrefrenabile che essi dicono di sentire per le torture inflitte - or sono tanti secoli! - dalla Chiesa cattolica ai Bruno, ai Savonarola non si ridesti dinanzi allo spettacolo vergognoso che ci offre oggi il Santo Uffizio militaresco, quando perseguita e martirizza dei giovani perché si rifiutano di abiurare (parola incomprensibile, forse: l'eresia) che offende il dogma moderno, il dogma militaresco e patriottico.
Oh, la democrazia è ormai venduta al militarismo, l'abbiamo detto molte volte, ma non siamo stanchi ancora di ripeterlo in faccia ai ...[parola incomprensibile], ai Ferri, ai Podrecca, in faccia a tutta la serie degli illustri rinnegati.
E lo sforzo che fa la democrazia per spostare la lotta politica nel senso bloccardo, pretendendo di allearsi al socialismo nella guerra al prete, non solo è uno sforzo vano, ma è anche uno sforzo tentato all'interesse anti-rivoluzionario e quindi conservatore della borghesia. Intendiamo dire che la grande questione che deve dividere d'ora innanzi i partiti politici con una linea netta di demarcazione non può essere più il problema anticlericale, ma deve essere il riflesso della divisione della società in classi avversarie e deve avere come caposaldo la lotta contro il nazionalismo.
Ma non ora ci addentreremo in questo argomento. Vogliamo piuttosto richiamare l'attenzione dei giovani compagni sulla necessità di fare ogni sforzo per intensificare l'azione antimilitarista del socialismo, per polemizzare quasi intorno alla questione antimilitarista la posizione politica presente del Partito Socialista e colorire la sua tattica elettorale intransigente, motivandola colla guerra dichiarata al nazionalismo imperialista che ha invasi tutti i partiti borghesi. E' una questione di indirizzo di partito, e qualche nemico della nostra autonomia - del resto trionfalmente affermata a Reggio e a Bologna - potrebbe dire che esorbitiamo dagli argomenti che sono di nostra competenza. Ma noi crediamo che non sia così.
Il movimento giovanile è il rappresentante delle migliaia e migliaia di giovani proletari sacrificati nelle caserme e nei reclusori militari. E noi abbiamo bene il diritto di parlare a nome di tutte queste vittime della borghesia, anche a nome di quelle cadute vittime sulle sabbie africane. E abbiamo il dovere di ricordare al proletariato e al Partito Socialista la necessità di lottare contro il militarismo strumento poderoso dell'oppressione di classe. E perciò noi possiamo chiedere ai compagni del gruppo parlamentare che cosa aspettino per presentare una interpellanza sul caso Moroni e su altri simili, per rivendicare clamorosamente in faccia al governo di Giolitti il diritto alla libertà del pensiero, assai diversa da quella inalberata come bandierone della democrazia ...[parola incomprensibile], vecchia sfondatrice di porte aperte e banditrice dei principii rivoluzionari delle rivoluzioni... già avvenute.
E nelle prossime elezioni i giovani socialisti stiano al loro posto. Non per fare soltanto i galoppini elettorali, ma per dare la fisionomia antimilitarista alla campagna elettorale che svolgerà il Partito. Provochiamo dai nostri candidati le più recise dichiarazioni antimilitariste.
Facciamo che la lotta sia impostata su questo terreno. Sarà la riprova, e la ...[due parole incomprensibili], della tattica intransigente. Attaccheremo la democrazia sull'argomento del suo contegno ...[due parole incomprensibili] parte all'impresa benedetta dal Vaticano e voluta dall'alta banca cattolica. Le ricacceremo in gola l'anticlericalismo parolaio, trascinandola dinnanzi al problema del fanatismo guerrafondaio e patriottardo a cui essa ha fatto da mezzana.
Chiediamo ai compagni candidati il loro pensiero sull'antimilitarismo. E chiediamo che il Partito faccia dell'antimilitarismo sul serio.
Non vogliamo del pacifismo midollato e cristianizzato, infarcito di frasi sulla "santità della vita umana " la "bene intesa grandezza delle nazioni civili " e simile roba. E neanche l'antimilitarismo patriottardo, a fare garibaldino (che ha ormai celebrata la sua bancarotta nella carneficina balcanica) con relativo progettino per la nazione armata.
Chiediamo ai deputati socialisti un programma di antimilitarismo di classe, che sia l'espressione della ferma volontà del proletariato di non dare più le armi e la forza ai suoi sfruttatori, di non essere più l'assassino di se stesso e il fabbro delle proprie catene. Un antimilitarismo civile, non lacrimoso, che sia una dichiarazione di guerra , la dichiarazione della guerra di classe alla borghesia che spinse i lavoratori contro i propri fratelli, come a Roccagorga o in Tripolitania; l'espressione della volontà operaia di non lasciarsi più massacrare nell'interesse dei capitalisti. Questa volontà dovranno portare in faccia ai rappresentanti della borghesia i nuovi eletti socialisti.
La nostra Avanguardia non deve essere seconda all' Avanti! in questa preparazione rivoluzionaria del proletariato.
E i giovani socialisti siano al loro posto e sappiano bene il proprio dovere al momento delle elezioni.
E ne riparleremo a tempo!
Da "L'Avanguardia" del 2 marzo 1913.