Motivi di blocco (intorno alla campagna elettorale)
Bisogna dunque occuparsi della presente campagna elettorale. Non si può evitarlo. Questo periodo di "preparazione", con le sue frenesie di tutti i campi, con tutte le sue svariatissime manifestazioni recondite o clamorose, si impone anche all'attenzione di chi non vorrebbe dargli soverchia importanza e non vorrebbe trascurata e negletta per esso ogni altra forma di propaganda e di azione.
Si vada dunque alla deriva della torbida corrente...: anche la molteplice e petulante stampa sindacalista ed anarchica, che dà fiato alle trombe astensionistiche, pare che non sappia o voglia occuparsi di altro. Non è certo per scimmiottare gli altri che ci abbandoniamo - noi giovani socialisti - alla corrente; ma solo con la intenzione di afferrarvi per i capelli qualche naufrago che sta per scomparire nei vortici più pericolosi e trarlo possibilmente in salvo; se tuttavia non sembrerà questo un proposito troppo audace.
Noi ripeteremmo cose note se dicessimo che crediamo possibile affrontare una lotta elettorale mantenendoci sul terreno della lotta di classe, facendo opera di classe, lavorando a cementare la coscienza di classe. Neghiamo che andare all'urna significhi senz'altro collaborare con la classe dominante, ed accettarne implicitamente le istituzioni. In tal caso anche andando a lavorare e acquistando il pane per sfamarsi col prodotto del proprio lavoro, l'operaio compirebbe opera di collaborazione e farebbe atto di adesione al sistema sociale vigente. E le "istituzioni" politiche non sono che la conseguenza e l'effetto del sistema economico; né si può negare l'analogia evidente del paragone. Ma ora non scriviamo per polemizzare con gli astensionisti. Vogliamo ricordare che, come noi crediamo che alla lotta elettorale si possa dare un significato di classe, e la accettiamo soltanto per questo, siamo per logica conseguenza avversari decisi di ogni atteggiamento tattico che presti adito a far perdere o diminuire quel significato, derogando al concetto della intransigenza politica socialista.
E siccome la transigenza dei socialisti con altri partiti, se è stata debellata nella sua forma più mostruosa ed assurda del "bloccone" anticlericale, si affaccia oggi lo stesso in mille altre forme più o meno ipocritamente, così sarà bene parlarne per metterci in guardia contro queste degenerazioni. Passiamo dunque in rivista, ora che nessuno crede più agli appelli roboanti del gran tamburone radico-massonico, gli altri "motivi di blocco" che seguitano a suonarsi in sordina alle poco caute orecchie delle masse operaie dagli arrivisti di ogni risma e d'ogni colore...
E' un'ossessione? Forse. Ma preferiamo alla ossessione imbecille di quelli che si spellano le mani e le corde vocali dietro ad un qualsiasi uomo "politico", sia esso prete o massone, monarchico o... socialista. E tiriamo diritto.
La cachettica sollevazione anticlericale degli ultimi giorni con le sue ridicole chiassate e le sue evidenti contraddizioni non è riuscita a rigonfiare il pallone del pericolo clericale . E la democrazia, verso la quale fu tanto tenero sino a ieri il Partito socialista, si è talmente smascherata da se stessa negli ultimi tempi, che riesce oggi chiaro come il motivo vero di ogni accordo politico non sia mai stato il cosiddetto anticlericalismo, ma fosse quasi sempre la cupidigia di arrivare ad ogni costo, e l'opportunismo politico.
Esiste un opportunismo di partito come l'opportunismo personale. Non è solo il ricordo che intendiamo alludere.
Quei partiti per i quali il Parlamento è una meta, un punto di arrivo, possono adottare senza soffrirne una tattica di transazioni, se questa li conduce ad aumentare il numero dei voti in Parlamento. Ma il Partito socialista, per cui la lotta elettorale non è che una tappa, l'azione parlamentare un ... esercizio alquanto pericoloso, mentre lo scopo è - o dev'essere - una trasformazione sociale, preceduta se così si vuole, da una vasta e salda formazione di coscienze rivoluzionarie, il Partito Socialista non deve far calcoli opportunistici di quel genere. Quando si fanno vuol dire che l'interesse personale di un arrivista o - nella migliore ipotesi - una follia isterica collettiva risolventesi nel desiderio di vincere ad ogni costo - ha soffocato il concetto esatto della missione del Partito confondendo il mezzo col fine e più ancora, compromettendo il raggiungimento del fine stesso.
Ma questi veri motivi di blocco appaiono sempre esposti - anche in buona fede - sotto un'altra luce. Riassumiamo i casi più caratteristici, con brevità per non tirarla troppo in lungo.
La questione morale. Di fronte ad un avversario borghese che può essere attaccato sul terreno della probità personale - per esempio di fronte agli onorevoli del Palazzo di Giustizia - è facile che la nostra lotta che dev'essere lotta "politica" e di classe degeneri in una campagna morale, più o meno inquadrata negli articoli del codice borghese; in una caccia al "ladro" (mentre il proletariato si mostra così compiacente a lasciarsi quotidianamente rubare il frutto del suo lavoro dai ladri legali) e finalmente nel casto "blocco di tutte le coscienze oneste" nell'alleanza dei "galantuomini di ogni partito" e simili pappe.
Ad altro. Le questioni locali, cittadine, regionali. Occorre insistere su questo? disgraziatamente la transigenza amministrativa tollerata dal P.S. lascia adito ai blocchi politici là dove esiste una lotta accanita tra due gruppi di puntini nei consigli comunali o provinciali. E non potrebbe essere diversamente.
Ancora. La minaccia di non far riuscire i candidati "del Governo". Spieghiamoci con un esempio. L'Avanti! nega che il compagno candidato nel collegio di Ascoli Piceno si è ritirato per non compromettere la riuscita del candidato di opposizione. Il nostro è un partito di opposizione, questo è vero, bisognerebbe anzi ricordarlo sempre ai nostri deputati. E' forse l'unico partito di seria opposizione al Governo, nell'ora presente. Ma di qui a dire che facendo dell'opposizione si fa del socialismo, ci corre. Oppositore o meno, un borghese è sempre nemico.. Che importa se l'avversario è anche una nullità? (Ecco un altro di quei tali motivi: domani voteremo per il cattolico se si tratterà di un uomo illustre!).
L'opposizione - dato il nostro concetto dell'azione elettorale socialista - va fatta nella coscienza proletaria non nei corridoi di Montecitorio.
Gli elettori votando per il socialista anziché per l'oppositore borghese si sarebbero mostrati ben più e ben meglio anti-giolittiani.
Sorvolando ad altre questioni di minor importanza accenniamo solo ad un altro motivo tentato dal Labriola nel suo noto discorso di Napoli. La lotta di classe la farebbero i sindacati operai (toh, chi si vede!) mentre il Partito avrebbe solo la funzione di spianare ad essi la via adottando le istituzioni borghesi a permettere lo sviluppo dell'azione sindacale, e sarebbe così soltanto una "democrazia operaia". Tra le righe si legge che nel campo politico è lecito ogni pasticcio e collaborazione tanto la lotta di classe la fanno i sindacati! No, perdio, la lotta di classe si deve farla anche nelle elezioni come in ogni manifestazione dell'attività proletaria e socialista. Non dobbiamo permettere che le transazioni colla borghesia siano mascherate sotto certi eleganti sofismi intellettuali. Ne potremo riparlare. Ora concludiamo. E concludiamo praticamente. E' bene che i giovani socialisti intervengano nei comizi elettorali per le candidature del Partito e sostengano questi concetti.
La differenza profonda tra la politica dei borghesi e quella socialista, che non deve essere fatta di ammirazioni e feticismi per un uomo né di abdicazione della coscienza politica di ogni elettore nelle mani dell'eletto ma deve mirare alla conquista delle coscienze.
La limitata importanza da darsi ai benefici che può recare al proletariato l'azione dei deputati in parlamento contestando le eventuali esagerazioni nel promettere riforme e vantaggi immediati. Per contro il vantaggio che conseguirà il proletariato formandosi una propria coscienza politica che vada oltre il momentaneo episodio elettorale.
Lotta contro l'equivoco delle questioni morali e locali dove queste tendono a sopraffare la questione di classe e di sana propaganda socialista.
Infine dove è noto che per un motivo qualsiasi socialisti accettano tacitamente l'appoggio di partiti, gruppi, organismi non socialisti, pur non avendolo domandato, attaccare vivacemente questi gruppi od organismi, mostrando che sotto la pretesa loro affinità essi sono contrarissimi alla vera emancipazione del proletariato il quale deve respingere il loro appoggio nelle sue battaglie. Parlare contro i blocchi amministrativi, dove questi esistono, accentuando insomma sempre la nota intransigente.
Piacerà tutto questo ai compagni adulti? Forse non a tutti. Ma che importa? Noi siamo convinti di agire, così facendo, nell'interesse del socialismo, e, quindi, del Partito Socialista. E desideriamo ardentemente che venga un giorno in cui sulla perfetta identità di quelle due espressioni nemmeno i malevoli potranno equivocare.
Da "L'Avanguardia" del 5 ottobre 1913