Per la nostra candidatura
La proclamazione di Mario Bianchi
In adempimento dell'incarico ricevuto, la commissione nominata della "Sezione Socialista Stabiese", per la scelta del nostro candidato nelle prossime elezioni politiche, propose nell'ultima assemblea d'ingaggiare la lotta elettorale sul nome del compagno Mario Bianchi, sul quale tutti i soci si trovarono unanimemente d'accordo.
Il Bianchi - al quale fu telegrafata la deliberazione della nostra Sezione - ha or ora risposto, accettando il posto di battaglia offertogli, con una nobilissima lettera, che ci è caro di riprodurre qui appresso, essendo in essa compreso tutto il nostro programma di lotta, dal quale non ci dipartiremo in nessun caso.
Ecco la lettera:
Venezia 14 - 6 - 1913
Ai compagni della Sezione Socialista di Castellamare di Stabia
Mi è grata la Vostra comunicazione e vi sono tenutissimo pel riguardo: Mi rimetto alla decisione del Circolo "Carlo Marx" accettando la candidatura: per quanto io sia contrario a simili mandati.
Siamo d'accordo coi criteri espostomi nella Vostra del 10 corr.: Senza compromessi e senza equivoci con altre frazioni politiche cosiddette "affini". Pel proletariato e contro la borghesia: per una civiltà superiore e ispirata a un ideale di Giustizia e contro la civiltà capitalista odierna basata sullo sfruttamento e l'ingiustizia.
Pel pane e pel diritto all'esistenza; con l'animo a una umanità più evoluta: con l'aspirazione ad una società socialista! Teniamo vivo lo spirito di rivolta e alta la fiaccola dell'ideale nostro. La lotta di classi è il nostro mezzo, la proprietà collettiva la nostra meta.
Non vogliamo voti ma lottatori coscienti. Pochi, pochissimi, ma con noi pel socialismo.
Saluti, solidarietà.
Mario Bianchi
Il compagno Bianchi, che sarà nelle prossime elezioni generali candidato politico dei socialisti del collegio di Castellamare di Stabia, sarebbe il primo a dolersi se ci soffermassimo troppo a lungo a parlare della sua persona, anziché del programma e delle idee che egli dovrà rappresentare nella lotta.
Qualche rapidissimo cenno è tuttavia necessario sulla sua attività di socialista che non da ieri milita nelle file del Partito. Infatti pur essendo ancor giovane Mario Bianchi è da più di venti anni nel Partito Socialista, a cui ha dato la sua opera di propagandista ed organizzatore a Milano, a Torino, in molte altre città dell'Alta Italia, della Toscana e, negli ultimi anni, anche nel Mezzogiorno. Fu due volte candidato del Partito ad Ivrea contro il deputato Pinchia, quando ancora non aveva gli anni sufficienti per essere eleggibile, e raccolse lusinghiere votazioni. Nel 1898 fu al suo posto di battaglia, e processato a Sulmona per una conferenza tenuta ad Aquila venne condannato a tre mesi di reclusione. Suo difensore fu Enrico Ferri, allora socialista. Fu poi nelle Puglie ove svolse una azione notevolissima di propaganda a Bari, a Barletta ecc. Negli ultimi anni è stato a Napoli, e fa parte di quel piccolo gruppo di socialisti veri che lottano senza tregua contro le degenerazioni bloccarde e massoniche.
Per la sue qualità di rappresentante di Commercio, fa parte della Unione Nazionale dei Viaggiatori di Commercio, e a tutto il movimento di organizzazione degli impiegati privati ha dato molte attività, per ricondurlo sulla via diritta della lotta di classe, al fianco dei lavoratori del braccio.
Ha sempre militato nella frazione estrema, rivoluzionaria ed intransigente, ed ha preso parte a quasi tutti i congressi nazionali del Partito, compreso l'ultimo di Reggio Emilia. La sua intransigenza, che non è una maschera dell'ultima ora, come troppo spesso si vede fra noi in questo periodo di preparazione elettorale, lo ha indotto ad accettare il posto di battaglia offertogli dai compagni stabiesi, e la sua istintiva ripugnanza ha un dato, oltre che per le amichevoli insistenze, forse anche per la posizione netta e precisa che mantengono i compagni stabiesi e per l'estetica socialista della lotta che si apprestano a sostenere.
Si tratta infatti di battere in breccia un conservatore autentico sostenuto dalle forze tenebrose del prete, e nello stesso tempo un rappresentante di quella democrazia anfibia e ingannatrice che il socialismo rivoluzionario ha il dovere di attaccare senza posa. In questo senso sarà impostata la lotta ripudiando apertamente ogni transazione, e sarà, più amara che un caso raro, un esempio per il proletariato socialista di questi paesi, testimoni di troppi arrivismi e di troppe esitazioni personali.
All'opera dunque, per il socialismo, sul nome che ha voluto darci un compagno che al socialismo mai nulla ha domandato.
Da "La Voce" del 22 giugno 1913.