Ricordiamoci!

Un insegnamento dovrà scaturire da questa guerra per la nuova gioventù socialista italiana: ed è questo. La guerra ci ha fatto conoscere tutti i nostri avversari, molti dei quali abbiamo accettati fino a ieri come collaboratori ed alleati. E bisogna che il Partito Socialista Italiano di domani sappia respingere da sé tutti coloro che verranno a chiedergli aiuto in nome di ideali che non sono i nostri, anzi rappresentano l'ostacolo più grave per lo sviluppo delle nostre idee; che attinga le sue nuove energie dal proletariato soltanto, e non da partiti borghesi più o meno affini tra loro, lontanissimi però dal nostro cammino rivoluzionario, che essi non potrebbero che inceppare e combattere.

Noi dobbiamo disinteressarci delle lotte che si svolgono in seno alla borghesia, perché non sono queste che determineranno la sua sparizione dalla storia.

Quanto siano superficiali queste schermaglie politiche, lo prova il fatto che i borghesi sono pronti a passarci sopra quando si tratta di far valere i propri interessi di classe.

Associandoci a quella parte della borghesia, che si dice più avanzata, noi non facciamo che deviare la nostra attività dal suo vero scopo, e permettere che gli avversari vengano in mezzo a noi ad esercitare abilmente un lavorio di disorganizzazione.

Io non voglio qui dire che tutti quelli che militano nei partiti massonici siano in mala fede nell'unirsi a noi; osservo solo che le leggi della storia li obbligano ad agire, anche come forze incoscienti, nell'interesse della classe capitalista che essi rappresentano, di cui sono il portato ultimo e più genuino.

Questi partiti, che seguono gli ideali a cui ispirò la grande rivoluzione francese, che fu la madre dell'attuale società capitalistica, costituiscono l'ossatura ferrea del regime attuale.

La Chiesa era la spina dorsale della società feudale del Medio Evo, come la Massoneria è quella della borghesia del nostro tempo. La prima non difende oramai che ideali vinti e oltrepassati, poiché le attuali forme economiche della vita sociale non ammetterebbero un ritorno allo stato chiesastico, e non ci deve preoccupare tanto, quanto la seconda, che si trova ora nel fiore del suo sviluppo, che stende il suo potere su tutte le manifestazioni della vita, che, infine, avendo quasi completata la sua azione di demolizione e di rivolta, rappresenta ora nella storia una forza conservatrice. Il pensiero borghese anticlericale - non sempre antireligioso - in quanto afferma la libertà del pensiero, sembra a prima vista d'accordo con le teorie del socialismo. Gli anticlericali pretendono che noi possiamo lavorare insieme con loro nel campo intellettuale, restando divisi nel campo economico.

Qui sta l'errore. La base di ogni nostra teoria è il concetto che lo sviluppo intellettuale non si possa scindere da quello economico, perché sta con questo in rapporto di effetto a causa. Noi non crediamo che gli uomini staranno meglio solo quando saranno meno ignoranti, ma crediamo che potranno essere meno ignoranti solo quando le loro condizioni economiche saranno diverse dalle attuali.

Dobbiamo rispondere a quei signori che noi non desideriamo che la cultura si diffonda a modo loro tra le classi lavoratrici, che non ammettiamo che si insegni che la rivoluzione religiosa è un dogma irrazionale, se non facendo vedere come siano dogmi altrettanto irrazionali le idee di patria, di proprietà, di sfruttamento sociale. Arrestare la rivolta mentale del popolo alle sole idee clericali, come essi vorrebbero fare, è una forma di tranello che non ci deve avere consenzienti.

Il loro argomento principe, che consiste nell'asserire che sulle masse è ancora completo il dominio del prete, non ci deve smuovere. Nel campo teorico, come abbiamo visto, le idee giacobine non rappresentano nulla di meglio di quelle clericali. Dopo tutto, queste ultime presentano una coerenza filosofica assai maggiore. Noi abbiamo che cosa rispondere a chi dice che il mondo è diviso in ricchi e poveri perché Dio così ha voluto. Ma a chi si professa ateo e non vuole arrivare alle nostre conclusioni rivoluzionarie, possiamo dire che c'è un punto del suo pensiero in cui egli sostituisce l'interesse alla logica, introducendo arbitrariamente, sotto mille altre forme, quel Dio che ha respinto sotto le spoglie di cui lo riveste il prete.

Del resto non tutti gli anticlericali sono atei, ed alcuni di loro, pur essendolo, arrivano a dire che una certa forma di religione è necessaria per tenere a freno le masse.

Nel campo pratico, lasciamo pure che ci accusino di non essere mangiapreti. Noi possiamo provare con mille esempi che la vera organizzazione socialista distrugge l'idea religiosa, mentre le chiassate anticlericali non fanno altro che rinfocolare il fanatismo del popolo.

Ricordatevi, giovani socialisti d'Italia, voi che siete le vergini forze dell'avvenire, che per fare delle coscienze socialiste non si deve cominciare dalla propaganda anticlericale. Ricordatevi che gli intellettuali borghesi che hanno urlato al vostro fianco [vi hanno] coperto poi di contumelie e di ingiurie quando protestaste contro la guerra.

Non abbiate più nulla di comune con loro. Preti, patriottardi, o massoni, sono tutti egualmente nemici nostri, e noi dobbiamo essere pronti ad affrontare domani la loro turpe coalizione senza il rimorso di antichi errori, senza la colpa di transazioni funeste.

Da "L'Avanguardia" del 24 marzo 1912. Firmato: Amadeo Bordiga.

Archivio storico 1911-1920