La coltura proletaria e il commissariato dell'istruzione pubblica

Un articolo di Anatolij Lunaciarskij

L'articolo che segue e che è stato più volte riprodotto nella stampa russa, inizia i nostri lettori ad una polemica che ha avuto luogo all'inizio del 1919 fra la Sezione d'Istruzione pubblica di Mosca e il Comitato Centrale del Proletcult di Russia. Il progresso rivoluzionario aveva inevitabilmente fatto nascere in tutti i domini delle istituzioni multiple, che sembravano rispondere a bisogni diversi, e furono poi riconosciute in pratica come facenti doppio lavoro. Da ciò la campagna giustificata e feconda intrapresa contro il parallelismo. Da ciò la semplificazione crescente dell'organismo amministrativo ed il cammino verso, un sistema razionale corrispondente alle grandi divisioni della vita sociale. L'articolo scritto da Lunaciarskij, diretto a dimostrare che l'assorbimento degli istituti di coltura proletaria da parte delle sezioni d'istruzione pubblica dei Soviet, non è ancora indicato, definisce mirabilmente le funzioni dei due organi: l'uno laboratorio di studio e di creazione, rigorosamente riservato al proletariato industriale; l'altro, apparecchio d'insegnamento, che trasmette a tutte le classi le parti positive della coltura tradizionale. Le sezioni d'istruzione pubblica hanno a loro disposizione una rete, incessantemente allargata a tutta la Russia, di scuole di lavoro dei tre gradi con le scuole speciali e professionali, le forme diverse e multiple dell'insegnamento extra-scolastico (corsi, conferenze, teatri, cinematografi, circoli, concerti, pubblicazioni...). I Proletari non esistono che nei centri industriali; essi non si rivolgono che ai giovani operai e danno loro la possibilità, ogni giorno dopo il lavoro, nello "studio", cioè nel laboratorio o nel seminario da essi scelto, di coltivare liberamente fra compagni, con maestri chiamati da essi, se lo desiderano, il loro talento originale. Ci sono degli "sludi" di pittura, di scultura, di musica, di canto corale, di danza, di letteratura, di poesia, d'arte teatrale...

Un decreto del Comitato Centrale esecutivo ha mesto fine alla polemica, adottando il punto di vista di Lunaciarskij e facendo del Proletcult un organo autonomo che dispone d'un bilancio a parte nel bilancio generale dell'Istruzione pubblica. Da ciò si vede quanto sia lontano il Governo dei Soviet dal vandalismo dei nostri borghesi, sempre disposti a far datare ogni coltura dalla loro rivoluzione, e nello stesso tempo assolutamente incapaci ad ammettere che un'altra coltura possa essere edificata da un'altra classe. Il proletariato, con il potere dei Soviet, abbraccia i tempi; egli si nutrisce del passato per trionfare del presente e creare l'avvenire.

 

Quando in compagnia d'alcuni compagni, convocai a Mosca, pochi giorni prima della Rivoluzione d'Ottobre, una conferenza per lo studio delle questioni di coltura proletaria, è certo che io mi raffiguravo la funzione e l'importanza dell'organizzazione uscita da questa conferenza e che prese in seguito il nome di Proletcult, sotto una forma ben differente da quella che essa ha oggi.

In quest'epoca, il potere era puramente borghese, ed era su di un terreno estraneo ed anche in parte ostile al governo che il proletariato, abbandonato alle proprie forze, doveva cercare la sua via verso una propria civiltà.

Elevare il livello intellettuale, morale ed estetico del proletariato, aiutarlo a creare in tutti questi domini una coltura originale e propria alla sua classe, ecco il duplice compito che incombeva alla nuova organizzazione.

Fin dall'inizio, io attirai l'attenzione sul parallelismo perfetto esistente fra il Partito Comunista nel campo politico, i Sindacati nel campo economico, e il Proletcult nel campo morale.

Attualmente tutto è cambiato: noi dobbiamo porci di nuovo la questione dei rapporti che devono esistere fra il Partito Comunista ed il Governo soviettista: ricercare le leggi che devono regolare le mutue relazioni fra le associazioni professionali da una parte, il Consiglio Economico Nazionale e gli altri organi economici dello Stato soviettista dall'altra, definire il confine da stabilire fra il Proletcult ed il Commissariato dell'Istruzione pubblica.

Non mi soffermerò ora sulle due prime questioni, se non per dire che non viene in mente a nessuno di dichiarare superfluo il Partito e di sopprimerlo con il pretesto che i membri del suo Comitato Centrale sono quasi identicamente gli stessi di quelli del Consiglio dei Commissari del popolo o del Bureau del Comitato Centrale esecutivo o ancora di qualche altro organo dello stesso genere; non viene in mente ad alcuno di dire che il Partito ed il Potere dei Soviet fanno due volte lo stesso lavoro.

Tutti comprendono che tutto ciò va bene così, poiché il lavoro è fatto in realtà dal proletariato comunista cosciente, di cui il Partito ed il Potere dei Soviet non sono attualmente che gli organi.

Il proletariato, dopo aver messo le mani sul potere governativo, e preso possesso di tutta l'eredità culturale del paese, doveva bene inteso creare gli organi necessari alla trasformazione delle scuole di ogni specie, biblioteche, musei, teatri, concerti, esposizioni, riviste, ecc. ecc., in strumenti di educazione proletaria.

Cosa significano queste parole: educazione proletaria? Significano in primo luogo che il proletariato deve assimilare i valori umani della scienza e delle arti senza di che è impossibile essere un uomo istruito, senza di che il proletariato resterà un barbaro, e non potrà mai usufruire veramente né del potere, né degli strumenti di produzione dei quali s'è impadronito. Questo è un compito gigantesco.

Ad esso dobbiamo aggiungerne un altro: l'educazione proletaria deve comprendere egualmente l'espansione delle pure idee proletarie prima nei centri meno rischiarati del proletariato stesso, in secondo luogo fra le masse contadine ed in generale fra tutti i lavoratori manuali, infine fra gli intellettuali.

Il proletariato possiede già un tesoro d'idee che si possa considerare come indiscutibile?

In alcuni campi, sì: le parti più elaborate del marxismo, in particolare nel dominio della sociologia e dell'economia politica, in minor grado in quelli della storia e della filosofia, possono attualmente pretendere in modo ben determinato ad un posto legittimo, ad un primo posto nelle università, biblioteche, ecc.

I fondamenti del nostro programma politico e pratico sono un meraviglioso tesoro che la nostra propaganda politica deve riuscire a far conoscere a tutti ed a ciascuno. Ecco perché essi devono essere diffusi a cura di tutti gli organi del potere governativo.

Ma se consideriamo questi puri elementi proletari assimilati dall'apparecchio governativo e portati da lui nella coscienza delle masse, noi vediamo ch'essi occupano un posto relativamente piccolo in ciò che costituisce il lavoro dello Stato in materia culturale.

Chi può negare ad esempio che nell'insegnamento delle scienze noi dobbiamo approfittare oggi di tutta l'esperienza accumulata? Forse riusciremo a modificare in una certa misura i metodi di'nsegnamento, ma ciò non avverrà che con un processo estremamente lungo.

Nel dominio delle arti, noi non dobbiamo in nessun caso lasciare il proletariato estraneo a tutte le mirabili opere accumulate dal genio dell'umanità.

Qui incontriamo due opinioni estreme contro le quali bisogna accuratamente mettere in guardia il proletariato che entra nella carriera del lavoro culturale.

Vi sono alcuni i quali dicono che diffondere la scienza e l'arte antica, è servire i gusti borghesi e contaminare il giovane organismo socialista col sangue d'un vecchio mondo in decomposizione.

I rappresentanti estremi di questo errore sono poco numerosi, ma il male che essi potrebbero fare può esser grande. È notevole che alcuni partigiani della coltura proletaria, pieni più di zelo che di buona ispirazione, cantano qui all'unisono con i futuristi, i quali di quando in quando confessano il loro desiderio di distruzione fìsica di tutta la civiltà antica e vorrebbero chiudere il proletariato nelle esperienze fino ad oggi assolutamente non convincenti alle quali si riduce per essi l'arte.

No, lo ripeto per la millesima volta, il proletariato deve rivestire l'armatura completa, della coltura umana. Esso è una classe storica, deve andare avanti senza romperla con tutto il passato. Rigettare le scienze e le arti del passato sotto il pretesto che sono borghesi è così assurdo come il rigettare sotto lo stesso pretesto le macchine o le ferrovie.

L'altro estremo consiste nel dire, tuffandosi nell'eccesso di questa universale coltura scientifica o artistica: ecco il vero lavoro che s'impone al proletariato, basta migliorare tutto ciò, rivestirlo per così dire d'uno strato esteriore di sociologia marxista, ricoprirlo del programma comunista, e noi non abbiamo bisogno d'altro.

Non ci si opporrà mai troppo a questa concezione. La grande classe proletaria rinnoverà progressivamente tutta la civiltà dall'alto fino al basso. Essa si costruirà uno stile degno di lei, che si manifesterà in tutti i domini dell'arte e vi metterà un'anima nuova. Il proletariato modificherà la struttura stessa della scienza: fin d'ora, si può prevedere il senso nel quale si svilupperà la sua metodologia.

Se noi vogliamo attualmente imporre allo Stato ed ai suoi organi di diffondere unicamente ciò che è nuovo, ciò che è proletario, noi condanneremmo il proletariato alla, barbarie, gli taglieremmo le radici, e non avremmo da meravigliarci se i frutti del suo lavoro creatore nel dominio della scienza e delle arti sarebbe tardo e debole.

II compito dello Stato, è quello di diffondere le conoscenze assolutamente indiscutibili che il proletariato non ha conquistato che in qualche dominio immediatamente legato alla sua campagna politica, in seguito poi si tratta di spargere largamente nel campo proletario tutti i materiali infinitamente ricchi e fecondi di cui egli è l'erede.

Ma se dopo ciò si dichiarasse che si può restare indifferenti alle ricerche originali del proletariato, al lavoro dei rappresentanti della classe operaia che cercano di elaborare nuove forme d'arte e metodi scientifici originali, si cadrebbe di nuovo nell'errore più grossolano.

Così le due funzioni sono nettamente e chiaramente fissate; il Proletcult non deve in nessun caso considerare le prime manifestazioni dell'arte e del pensiero proletario, ad eccezione dei dati del socialismo scientifico, senz'altro come un valore, né cercare di sostituirle ai valori delle civiltà delle epoche precedenti. Non è nemmeno suo compito quello di cercare di diffondere la conoscenza di tutte le branche della coltura umana per mezzo dei suoi organi: nel primo caso esso dimostrerebbe la più imprudente presunzione, che bisogna lasciare interamente ai futuristi; nel secondo s'ingerirebbe in un lavoro che non è il suo e che il proletariato compie con un'altra mano, con gli organi dello Stato.

Ma il Proletcult deve concentrare tutta la sua attenzione sui lavori di laboratorio, sulla scoperta ed il sostegno dei talenti originali del proletariato, la creazione di circoli di scrittori, d'artisti e di giovani sapienti d'ogni sorta tolti dalla classe operaia, la creazione di laboratori multiformi e d'organizzazioni viventi in tutti i campi della coltura fisica e morale, con l'intenzione invariabile di sviluppare con questo mezzo il seme libero e fecondo nascosto nell'anima proletaria.

Lo Stato proletario, più esattamente lo Stato operaio e contadino, non può non mostrare la pia grande fiducia e la più grande sollecitudine per le giovani organizzazioni di questa specie, destinate a diffondere poco a poco quella luce e quel calore che un giorno sorpasseranno infinitamente tutta l'eredità di cui godiamo attualmente, ed edificheranno nel campo della civiltà il nuovo mondo che noi abbiamo fondato in quella della vita economica.

È per questo che io considero come assolutamente illegittime le tendenze della Sezione d'Istruzione pubblica del Soviet di Mosca a sopprimere il Proletcult, senza pensare che esse non possono essere coronate da successo, poiché tutti gli altri Soviet della Russia hanno un'altro punto di vista.

Sarebbe assolutamente assurdo interdire al proletariato di Mosca d'avere un'organizzazione per elaborare nuovi valori colturali, quando quasi ogni città ha già la sua.

Ora, sopprimere dappertutto i Proletcult che hanno preso un'enorme estensione e danno dei frutti estremamente preziosi, il Soviet di Mosca, fortunatamente, non lo può fare.

 

Pubblicando nel numero precedente l'articolo di Lunaciarskij La cultura proletaria ed il Commissariato dell'Istruzione pubblica, omettevamo di render noto ai nostri lettori che fin dal 1 dicembre 1920 il Proletcult (coltura proletaria) è divenuto un organo del Commissariato del popolo per l'istruzione.

L'esperienza dirà quali saranno le conseguenze pratiche di tale riforma e se essa sia stata utile o no. Certo è che, a nostro modo di vedere, non sono da temersi gli effetti dannosi paventati dal Lunaciarskij nel suo articolo, poiché effettivamente non si tratta della soppressione di un organo e conseguentemente dell'assorbimento della funzione da esso esplicata da parte di altro organo non idoneo a tale compito, bensì di una più stretta fusione di due organi speciali (Proletcult e Sezione dell'I.P.), l'attività dei quali sebbene diversa (l'uno laboratorio di studio rigorosamente destinato al proletariato per aiutarlo a creare una coltura originale e propria; l'altro apparato di insegnamento destinato a diffondere la conoscenza di tutte le branche del sapere umano) pure si svolge nello stesso campo d'azione: l'istruzione pubblica.

Con la trasformazione del Proletcult in organo del Commissariato dell'I.P., le funzioni di due organismi differenti ma simili, sono maggiormente avvicinate e tutte e due subordinate ad un unico centro direttivo.

Rimane pur sempre vero però il concetto di educazione proletaria quale lo espone il Lunaciarskij, concetto che non viene affatto intaccato dalla riforma su indicata. E che tale sia il pensiero dominante tra i più autorevoli compagni che oggi dirigono le sorti della Russia soviettista, lo prova anche un discorso di Lenin pronunziato al Congresso Panrusso delle Organizzazioni per l'educazione politica, il 5 novembre 1920; dal quale risulta come lo stesso presidente del Consiglio dei Commissari del Popolo sia contrario a quelle due concezioni estreme che il Lunaciarskij enuncia come due pericolosi errori in tale campo d'attività. Infatti in un primo momento, dopo aver notato come si evidente che il regime capitalista opprime ogni "libera manifestazione" della volontà popolare, afferma essere opera necessaria ed urgente della dittatura proletaria quella di incrementare ed aiutare lo sviluppo di tutte le peculiarità e capacità classiste del proletariato. Con tale affermazione evidente Lenin viene a porsi contro coloro che limitano l'azione del proletariato in questo campo, ad una verniciatura comunista delle scienze e delle arti del passato.

Ed accennando alla necessità di allevare un vero esercito di lavoratori pedagogici con un'educazione veramente comunista, da sostituirsi a quel corpo insegnante vissuto fra i pregiudizi borghesi, Lenin non esita ad affermare che tale fine si può raggiungere solo "acquistando tutto il tesoro di scienza e di cognizioni che gli insegnanti hanno ricevuto in eredità della borghesia". Anzi egli va ancora più in là quando dice: "le centinaia di migliaia di insegnanti costituiscono un apparato che deve spingere innanzi la nostra opera. Il fatto che la massa degli insegnanti è ancora schiava della eredità e della coltura capitalista, non può impedirci di metterli al servizio della educazione comunista".

Da queste parole appare chiaro il contrasto con l'altra opinione estrema che si oppone alla diffusione delle scienze e delle arti del passato sotto il pretesto che sono borghesi e limita il proprio campo d'azione soltanto a ciò che è in nuovo, a ciò che è esclusivamente proletario.

Fonte Rassegna Comunista nn. 4 e 5 del 31 maggio e 30 giugno 1921
Autore Anatolij Lunaciarskij
Archivio n+1 Copia dell'originale Rif.
Livello di controllo Rilettura Confr. Orig. X Rev. critica

Archivio storico 1921 - 1923