La filosofia del rimedio
Giovanni Papini s'è messo in testa di rifare gli italiani, anziché la Camera dei mattatori, così definisce il Parlamento, e con bello stile saltella in qua e in là in cerca di rimedi, ma siccome questi mancano, egli, lo scrittore materialista per eccellenza, fa dell'ascetismo, va incontro a Cristo, ed in nome dell'umanità e del cristianesimo, vuol riportare tutti gli uomini alla pace idilliaca; conciliare il boia con la sua vittima; il ricco col povero; l'ozioso con chi fatica. Le teorie della lotta di classe le sgnacca sotto differenti e provvisorie montature, per cavarvi fuori un uomo solo con un'anima unica. E la pace così sarà ed il rimedio è trovato con la stessa facilità di un cavadenti da fiera. Papini è in vena di scherzare, è un filosofo ed oggi la vita non va presa con filosofia. Il più forte si crea il diritto. La violenza messa in atto dalla borghesia va ripagata con egual moneta da coloro che tutti i giorni gemono sotto il torchio dello sfruttamento capitalistico. Il fragore di guerra civile, lo scempio delle carni e delle anime, i bagliori degli incendi, i lutti dolorosi, sono meno dolorosi e meno violenti della eterna violenza che con i suoi ingranaggi esercita la civiltà borghese sulle carni di chi è condannato al lavoro senza un giorno di bene, sempre schiavo, sempre obbediente, sempre vittima...
Se il filosofo Papini con la sua predica di Pasqua, ha creduto di aver molto filosoficamente trovato il rimedio, pensano a disilluderlo gli uomini politici i quali stanno dimostrando che tutto ciò che accade è pura competizione di classi.
Si leva distinto, sul clamore della speculazione di parte, sui fatti di sangue di questi giorni, la voce, il monito di coloro che rappresentano lo Stato, organo parassitario di una classe che violentemente vuol tenere sottomessa un'altra più numerosa e necessaria. Le invocazioni alla concordia civile nascondono le intenzioni degli invocatori. Con la violenza non si riproduce che la violenza e l'istituto economico borghese fallisce, nel giuoco delle competizioni internazionali, se nello Stato non riesce ad ottenere la tranquillità necessaria delle classi. Per ritardare sempre più la fine, le classi parassitarie si accingono, in ogni momento difficile della loro storia, a corrompere i partiti più rappresentativi delle classi popolari. Questo espediente, che si chiama arte di governo, sta giuocando con satanica voluttà il vecchio di Dronero. Costui, ritornato al potere, dopo essere stato mandato a disposizione per tradimento, ha voluto prima vendicarsi di quella stessa borghesia che lo aveva bollato "traditore della patria" intimorendola con l'invasione delle fabbriche e l'armamento palese del proletariato, riuscendo così a sgomentare borghesia e... socialisti. Il controllo fu la farsa geniale dopo il dramma cui si prestò la leggiadrissima Confederazione del Lavoro ed il giuoco riuscì a perfezione.
Bisognava scindere le forze politiche per il famoso divide et impera ed incontrò il fascismo, che a sentire i suoi fondatori, è un'idea che ha partorito forze fresche, ed è "superamento" dell'uomo, come dice Libero Tancredi.
Questo fascismo ha incontrato il denaro dei pescicani di guerra, e diventato perciò dinamico ed operante e per il bene delle classi lavoratrici spezza le organizzazioni operaie e senz'altro dichiara la guerra civile, con accenni a veri e propri pogrom. Il Governo s'è servito del fascismo come si è servito della miseria per reclutare le guardie regie ed oggi, dopo un seguitarsi di violenze, sbanda i partiti, annichila gli uomini politici con le elezioni. Figuratevi questi parlamentari senza programmi, con nostalgie repubblicane, tipo Modigliani, che minacciano, strepitano, si offrono e non si offrono, rinnegano e non rinnegano, gridare in coro al vecchio labbrone: Siamo ai tuoi piedi, signore, comanda.
E Giolitti comanda: Abdicate ai vostri principii e ritornate nella legalità.
I socialisti non hanno inteso a sordo, e senz'altro, con molta filosofia, corrono ai rimedi, rientrando nella legalità che comporta ingoiamento dei principii, annaffiamento di tutte le sacre fiamme dell'Ideale.
A prendere l'abbrivio ha incominciato un deputato riformista di Mantova, che si fece l'onore di diffamare la Russia. Costui, mentre l'Avanti! striglia il fascismo e lo rivela qual è avanguardia di punta della reazione capitalistica, costituisce, in quel di Poggiorusco, uffici misti di collocamento fra socialisti e fascisti.
Fa eco a lui l'angiolo di pace di Reggio Emilia con l'invocazione all'osservanza della legge riscotendo, naturalmente, l'applauso della borghesia e non quello del proletariato, che piglia quotidianamente carrette di bastonate dai fascisti.
E così mentre il Partito Socialista, gloriosamente corre ai rimedi, andando sempre più a destra, col votare in maggioranza un ordine del giorno collaborazionista, i giornali che van per la maggiore perché ispirati, se non addirittura redatti al Ministero degli Interni, riconoscono come la Tribuna, che col distacco del Partito Comunista da quello socialista, il primo ha raccolto attorno a sé la materia umana più inconsapevole rigettata dal Partito socialista, Malagodi è contento di essere in compagnia dei "consapevoli"!
Per il Tempo questo fervore di guerra civile è delinquenza, sadismo sociale, pazzia criminale cui dovrebbero far argine i socialisti ben pensanti bandendo ogni paura ad aiutare i borghesi nella repressione che... - guarda combinazione! - il gruppo parlamentare socialista già aveva detto di tutte le violenze, perché solo così si salvano le conquiste proletarie dalla rovina che... - guarda altra combinazione! - fu preoccupazione anche dell'on. Casalini. Il giornale borghese ha molta fiducia, non dispera del senno politico del socialismo italiano e con un dolce crescendo di "vieni meco" fa capire che... le elezioni non si faranno se i socialisti saranno meno stolti e collaboreranno con la borghesia.
A scoprire poi maggiormente il giuoco interviene Mussolini per riconoscere che il socialismo, che s'era a poco a poco straordinariamente abbrutito e imbruttito, sta riassumendo un volto umano e possibilmente italiano; trovasi in una situazione crepuscolare di coscienza cui egli, il rinnegato, che di queste cose se ne intende, sembra scorgere la intenzione a liberarsi della massacrante zavorra russa ed a rientrare nella vecchia strada. Il rinnegato a tal prezzo offre la tregua, proponendosi di spostare il bersaglio per dare addosso ai comunisti ed agli anarchici. I socialisti, sempre per trovare un rimedio, non respingono queste offerte, queste carezze che tendono a farlo diventare più umano, più italiano, ecc. ecc. Noi comunisti ci onoriamo degli attacchi di Mussolini, noi non accettiamo consigli da lui, ci gloriamo dei suoi disprezzi e dei suoi bersagli perché non siamo abituati a rinnegarci, a tradire la classe lavoratrice che ha da superare questo doloroso scendere del suo calvario che, sempre più doloroso, lo rende la filosofia dei rimedi che va escogitando la socialdemocrazia.
Goda il Partito socialista, nella profonda filosofia dei suoi uomini benpensanti, delle carezze che vanno dal giornale di Malagodi, che rinnegò il socialismo per trenta denari, a Pippo Naldi, a Benito Mussolini. Le carezze somigliano a quelle che la borghesia faceva a Bissolati e compagni che finirono per indossare la livrea dei servi del re ed intristirono come ramoscelli secchi. I socialisti accettino la tregua al prezzo di Giuda, si presta loro l'occasione del Congresso dei Comuni a Rimini, sconfessino solennemente tutte le violenze, strappino i testi del socialismo laddove, con spirito profetico, affermano: che la violenza ha un'altra funzione storica (oltre a quella d'essere una potenza diabolica) e cioè di levatrice di ogni antica società incinta di una nuova; che sia il mezzo, col quale il movimento sociale progredisce e frantuma le forme politiche irrigidite e morte. Chiami folle Marx che queste orribili verità scrisse, resti con questa civiltà che ha ucciso tutto quanto di spiritualmente buono era nell'animo degli uomini, leghi con altro giro di catene il proletariato al carro dello sfruttamento, pur che superi, questo Partito Socialista, le preoccupazioni elettorali e parlamentari, e con ciò avrà fatto risolvere a Giolitti l'arduo problema che tendeva a dimostrare come qualmente la filosofia dei rimedi sta... nel tradimento. Eja, eja, massimalisti unitari, rivoluzionari in panne, eja, eja, vendete ancora una volta la vostra coerenza e tradite ancora una volta il proletariato d'Italia.
Da "L'Ordine Nuovo" del 3 aprile 1921. Firmato: Alfa.