Ai lavoratori italiani dopo il Consiglio Nazionale ella Confederazione generale del lavoro
Compagni!
Il Consiglio nazionale della Confederazione Generale del Lavoro ha respinto la proposta del Consiglio sindacale comunista per la costituzione del fronte unico del proletariato organizzato contro l'offensiva padronale, che tanto consenso aveva trovato nelle vostre file.
Tutti gli organizzati inscritti al Partito socialista, e in prima linea quelli che si dicono ancora intransigenti, rivoluzionari, massimalisti, hanno sostenuto la politica dei riformisti che dirigono la Confederazione, che vogliono portare l'organizzazione operaia fuori della via maestra della lotta di classe, verso la collaborazione della borghesia. E collaborazione effettiva con la borghesia è l'aver negato il movimento generale, che affasciasse in una lotta unica tutte le organizzazioni dei lavoratori, rimettendo ad un'equivoca Commissione di agenti della borghesia diretti e indiretti la sorte dei proletari, che già hanno ingaggialo o stanno per ingaggiare la lotta disperata contro le imposizioni dei capitalisti.
Compagni lavoratori!
Il Partito comunista è convinto che il voto di Verona, ottenuto attraverso una procedura falsa ed equivoca, se dimostra che nessun assegnamento potete fare sui funzionari attuali delle organizzazioni asservite alla politica riformista, col fatto che i comunisti hanno malgrado tutto potuto portare allo scrutinio l'adesione di quattrocentomila lavoratori, e più ancora gli innumerevoli voti di adesione alla loro proposta di adunate proletarie realmente pronunziatesi, prova che l'idea del fronte unico e della battaglia contro l'offensiva padronale si fa strada sicuramente nelle vostre file.
La campagna in questo senso non s'interrompe per un istante dinanzi al pronunziato di Verona; essa anzi continua più decisamente, poiché riesce più evidente al proletariato che essa sboccherà nel successo solo a condizione d'abbattere la influtenza degli uomini e dei partiti, che a Verona si sono posti contro l'aspirazione dei lavoratori ad un'energica difesa di classe, e tentano d'imporre al proletariato il disarmo da ogni posizione di lotta e di resistenza.
Lavoratori!
La situazione creata dal voto di Verona conferma l'atteggiamento fin qui tenuto dal nostro Partito nel movimento sindacale. La lotta deve continuare entro i quadri della Confederazione del Lavoro; non deve nemmeno essere affacciata l'idea di uscire dalle file di essa, il che sarebbe il più gran servigio che si potrebbe rendere ai controrivoluzionari che ancora la dirigono. Noi ben sappiamo come lo stato di animo di molti lavoratori, che già sono disgustati dell'atteggiamento confederale, sarà aggravato dai risultati del Consiglio nazionale, e molti di essi saranno spinti ad allontanarsi indignati e sfiduciati dall'organizzazione. Ebbene, nell'interesse della causa rivoluzionaria questo non deve essere. Il Partito comunista usa tutta la sua influenza per persuadere gli operai che in questo momento abbandonare l'organizzazione e assentarsi dalla sua vita equivale a tradire il dovere dei proletari comunisti di concentrare tutte le loro forze nella liberazione dei sindacati dalla dittatura dei funzionari socialdemocratici.
Dal punto di vista dell'effettiva azione dei Sindacati, le organizzazioni dirette dai comunisti subiranno l'applicazione del deliberato confederale, e non prenderanno l'iniziativa di azioni isolate, tanto più che questo metodo contrasterebbe col nostro indirizzo di tendere all'azione generale e simultanea di tutti i lavoratori. Ma se esso intende riversare sui capi confederali e sui loro sostenitori di Verona – e quindi sul Partito socialista – tutta la responsabilità del loro inqualificabile metodo, che equivale al rinnegamento di ogni principio non solo rivoluzionario e socialista, ma altresì classista e sindacale; non intende né vuole con questo evitare di prendersi tutta la responsabilità di continuare a dirigere la sua lotta sulla stessa via, verso l'azione generale del proletariato nelle riscosse contro la prepotenza del patronato, che si realizzerà nella stessa misura in cui i pronunziati delle masse organizzate demoliranno il deliberato di Verona, dimostrando ch'esso non riflette il pensiero della maggioranza, ma un'inaudita falsificazione perpetrata dai riformisti.
Questo vuol dire che il Partito comunista e le organizzazioni che ne seguono le direttive continuano con maggiore convinzione e con maggiore vigore a sostenere in tutte le occasioni tra le masse operaie la valutazione della situazione e le proposte tattiche dei comunisti, e a chiedere che tutte le adunate operaie si pronunzino sulla loro accettazione.
La tattica dei capi confederali condurrebbe alla rovina e alla disfatta, come i fatti purtroppo si incaricheranno di provare ben presto, poiché le manifestazioni molteplici della offensiva borghese non si arresteranno, anzi riprenderanno vigore dopo la decisione imbelle di Verona. I proletari avranno agio di constatare ulteriormente che solo nella proposta comunista è la salvezza, e che deve essere compiuto ogni sforzo per imporla, malgrado la resistenza degli opportunisti del movimento operaio, prima che la loro opera comprometta maggiormente le forze dell'organizzazione proletaria.
Compagni lavoratori!
Con un altro colpo di mano la fittizia maggioranza del Consiglio confederale ha cercato di disfarsi della campagna comunista per l'unificazione delle forze proletarie organizzate in Italia, e per l'adesione all'Internazionale dei Sindacati rossi di Mosca. Ma il voto dato a tal proposito è arbitrario, poiché soltanto il Congresso confederale, dopo ampio dibattito di questi problemi in seno alle organizzazioni, può decidere su così gravi questioni.
I comunisti proclamano che è assurdo che il proletariato italiano nella sua maggioranza possa essere ritenuto aderente all'Internazionale gialla di Amsterdam, agenzia della reazione internazionale e accozzaglia dei peggiori traditori della causa proletaria; un abile trucco dei capi evitò che al Congresso di Livorno fosse senz'altro approvata l'adesione a Mosca, come era nello spirito del mandato conferito dai lavoratori ai loro delegati, e una sopraffazione dovrebbe adesso seppellire la questione. Ma così non sarà. I comunisti provocheranno la convocazione del Congresso nazionale della Confederazione e porteranno le due questioni dell'Internazionale e dell'unità proletaria innanzi alle grandi masse, e dichiarano che malgrado le manovre dei capi della Confederazione, non solo gli organismi sindacali che seguono le direttive del Partito comunista, ma anche la stragrande maggioranza di tutti i lavoratori italiani organizzati, sono incondizionatamente per Mosca e levano la bandiera dell'Internazionale sindacale rossa.
Lavoratori d'Italia!
Queste le direttive generali, che la corrente comunista organizzata nel seno della Confederazione del Lavoro, seguiterà a sostenere. Dinanzi a questa nostra vigorosa azione si delineano vaghe minacce dei dirigenti socialdemocratici, che accennano a provvedimenti disciplinari sindacali contro i comunisti. Sia risposto a costoro che non li temiamo su questo terreno, che nessuna forza toglierà agli operai comunisti d'Italia il diritto di militare a fronte alta nelle file dell'organizzazione che abbraccia tutti i loro fratelli di lavoro, e che essi vi resteranno come una compatta falange fino al giorno in cui invece ne dovranno essere espulsi coloro che, con un metodo che rinnega la lotta di classe e svolge il sabotaggio dell'organizzazione, si sono resi indegni di farne parte. Quel giorno tutte le masse saranno intorno alla bandiera comunista, in linea per la suprema battaglia, libere finalmente dalle pastoie che fino oggi hanno posto alla loro azione i complici della borghesia.
Viva l'unità del proletariato per la riscossa rivoluzionaria!
Viva l'Internazionale dei Sindacati rossi di Mosca!
Viva l'organizzazione rossa del proletariato italiano!
Il Comitato Esecutivo e il Comitato Sindacale del Partito Comunista d'Italia
Da "Il Comunista" del 16 novembre 1921.