Manifesto per le elezioni politiche

Ai proletari italiani

Proletari!

Il Partito Comunista d'Italia scende sul terreno elettorale per riaffermare, in mezzo alle grandi masse del popolo lavoratore, la parola d'ordine, più che mai storicamente attuale e vigorosa, dell'Internazionale Comunista e della rivoluzione mondiale.

Un grande lavoro dev'essere compiuto dall'avanguardia proletaria, dai militanti più fedeli e devoti della classe operaia, lavoro di riorganizzazione delle file rivoluzionarie, di ricostruzione delle fedi e della volontà, di riassettamento delle forze necessarie per la difesa e per l'attacco.

Il Partito Comunista, ispirandosi agli insegnamenti della storia delle rivoluzioni proletarie moderne e al corpo di dottrine elaborate dal II Congresso mondiale dell'Internazionale Comunista, è persuaso della necessità e dell'utilità di servirsi del periodo elettorale per realizzare questi fini, e chiama a raccolta i migliori elementi del proletariato e della classe contadina perché mobilitino intorno alle sue bandiere tutti coloro che hanno conservato, nel caos e nell'angoscia del momento presente, un carattere saldo e il proposito tenace di lottare incessantemente per gli ideali delle classi oppresse e sfruttate, perché rincuorino gli avviliti e i dispersi, perché da questa immane decomposizione delle armate rivoluzionarie italiane si creino le armate nuove della riscossa, e alla Caporetto del massimalismo demagogico e poltrone facciano succedere la Vittorio Veneto proletaria. Questo grande lavoro dev'esser compiuto e sarà compiuto coraggiosamente, con spirito di sacrificio e di disciplina, senz'infatuazione per immediati successi, senza scoraggiamenti per le difficoltà da affrontare con la serenità e la perseveranza che devono essere proprie del rivoluzionario comunista, il quale valuta il momento storico da superare, riconosce la necessità dell'opera specifica da fornire, foggia e salda un nuovo anello della catena storica che conduce all'emancipazione della sua classe e alla liberazione dell'umanità.

Compagni operai!

Da queste elezioni deve risultar con esattezza e precisione qual grado di consapevolezza politica e di chiarezza spirituale abbiano raggiunto le grandi masse popolari italiane. Le elezioni del 1919 sono state il processo della classe dirigente la società italiana, del personale politico borghese che nel 1915 aveva in mano le sorti del popolo e ne fece scempio, che al popolo aveva domandato tutti i sacrifici, promettendo benessere e libertà, e mantenne la promessa accumulando disastri e vergogne, miserie e tirannie. Le elezioni del 1921 devono essere il processo del Partito Socialista, del personale politico che le classi popolari, dopo le disillusioni patite nella guerra, avevano scelto nel Partito Socialista per farsi rappresentare in Parlamento, per amministrare le istituzioni sindacali, cooperative, municipali.

Alle promesse fatte dalla borghesia durante la guerra, corrispondono le promesse fatte dal Partito Socialista dopo l'armistizio: a un fallimento corrisponde un altro fallimento. Le grandi masse popolari avevano affidato le loro sorti al nuovo personale dirigente, avevano costituito un immenso esercito in campo per la lotta suprema, si mostravano disposte ad affrontare tutti i pericoli e tutte le sofferenze pur di uscire dall'inferno dello sfruttamento capitalista e d'iniziare, protette da un forte Stato proletario, l'opera di elaborazione e di costruzione di una nuova civiltà su basi comuniste. Le incertezze, le esitazioni, le paure del Partito Socialista, hanno portato allo sfacelo dell'esercito proletario. Il Partito Socialista si è rivelato, specialmente dopo che dalle sue file uscì la minoranza comunista, nient'altro che un partito piccolo-borghese, sprovvisto di spirito internazionalista, senza fede nelle energie rivoluzionarie del proletariato, pervaso d'una grande ammirazione per la democrazia borghese e per la capacità tecnica e politica del capitalismo e dei suoi staffieri, incapace d'organizzare le masse non solo per le supreme vittorie rivoluzionarie, ma anche per la difesa e la conservazione delle conquiste già realizzate e degli istituti di classe. Ogni operaio consapevole del processo storico delle rivoluzioni proletarie deve ormai essere persuaso che la sua classe non riuscirà a procedere oltre in Italia se non passando sul cadavere del Partito Socialista, deve ormai essersi persuaso che non è possibile vincer la borghesia se prima non sgombra il campo della lotta da questo cadavere in putrefazione, che svigorisce e spesso annienta le energie proletarie, ritardando il risveglio e l'organizzazione delle grandi masse popolari. Il Partito Comunista, senza esitazioni, senza amarezze sentimentali, sicuro di compiere così una non trascurabile parte della sua missione storica, imposta la sua propaganda per il periodo elettorale, aprendo il fuoco su due fronti: contro l'imperialismo capitalista, ormai capace di soddisfare le esigenze vitali delle masse proletarie solo col piombo e con la mazza ferrata delle guardie bianche – e contro il Partito Socialista, che ha rinnegato l'Internazionale Comunista pur d'esimersi dall'aspro dovere di preparar la rivoluzione, che, per non aver voluto sistematicamente preparare la classe operaia alla rivoluzione, è incapace oggi d'infrenare qualsiasi attacco reazionario, e deve assistere paralizzato dallo stupore e dal panico all'incendio e alla distruzione degli edifici proletari e al sistematico massacro dei militanti rivoluzionari.

Proletari comunisti!

La propaganda illuminatrice dei valorosi teorici del comunismo internazionale aveva preparato i vostri spiriti agli avvenimenti che si stanno svolgendo anche nel nostro paese. Perciò voi non siete intimoriti, né avete mai pensato di emendare e correggere il vostro indirizzo e i vostri programmi. Gli stessi avvenimenti in corso sono la prova migliore del come continuino a sussistere implacabilmente e anzi si generalizzino e si approfondiscano le premesse economiche e sociali per l'avvento dello Stato operaio. Se lo Stato parlamentare non riesce più a garantire a nessun cittadino le libertà fondamentali; se l'arbitrio e il sopruso dilagano; se ogni privato può impunemente sostituirsi all'autorità legale nell'arrestare, nel giudicare, nel condannare; se le popolazioni sono torturate e interrorite; se la pena di morte è ristabilita di fatto contro i militanti operai; tutto ciò significa che il controllo delle forze produttive sfugge ormai completamente ai vecchi gruppi dirigenti, che le gerarchie sociali costituite si spezzano irreparabilmente, e che non è lontano il giorno di un'irresistibile, immensa sollevazione fin dagli strati popolari più profondi contro un regime che sussiste solo come escrescenza infetta della società. È ormai evidente che il capitalismo non può riorganizzarsi e ricostruire le sue basi essenziali altro che determinando la morte e l'imbarbarimento delle grandi masse popolari. È evidente anche come sia ormai divenuto impossibile uno sviluppo ulteriore dell'organizzazione proletaria nei vecchi schemi sindacali, cooperativi, municipali. Le leghe contadine, disseminate in un vastissimo territorio, non possono resistere all'assalto sistematico delle bande armate.

I grandi sindacati degli operai industriali vanno in pezzi, poiché la serrata e la disoccupazione disarticolano le vecchie maestranze, e i licenziamenti allontanano dalle fabbriche e dalle città gli elementi migliori proletari, privando le organizzazioni dei loro agenti e dei loro viventi legami connettivi. Nei municipi si rivela con evidenza clamorosa una delle tesi fondamentali dell'Internazionale Comunista: quando la lotta di classe giunge alla sua fase più acuta, diventa inutile e ridicolo ogni duello oratorio tra oppressi ed oppressori nelle assemblee elettive, e si rende improrogabile il dominio di una sola classe, o della borghesia o del proletariato.

In Italia la borghesia caccia, con le armi in pugno, i rappresentanti operai dai Comuni, costringe le amministrazioni socialiste a dimettersi, ed afferma la volontà di monopolizzare con la violenza i poteri locali. La borghesia stessa insegna, dunque, alle masse la via da seguire per mantenere il livello di organizzazione raggiunto e per creare le condizioni di uno sviluppo ulteriore fino alla totale emancipazione: la conquista di tutti i poteri statali, la dittatura di classe, l'uso della forza armata proletaria per schiacciare il terrorismo borghese e per imporre alla borghesia, in preda alla dissoluzione e al disordine, il rispetto delle leggi e la legge del lavoro produttivo.

Compagni operai!

Esistono le premesse economiche e sociali per la rivoluzione proletaria e per la fondazione dello Stato operaio. Mancano ancora le premesse spirituali: un preciso orientamento politico delle grandi masse, un indirizzo concreto per l'azione, il riconoscimento da parte delle grandi masse di un organismo politico centrale, che sia capace di lanciare parole d'ordine che risuonino nella coscienza universale proletaria come inderogabili comandi della storia. Voi dovete, compagni, lavorare attivamente, in questo periodo d'agitazione delle idee e dei programmi, per far conoscere il Partito Comunista, per renderlo vivente e operante nelle coscienze proletarie, per sfatare le leggende e le calunnie che la stampa prezzolata diffonde astutamente sul suo conto, voi dovete lavorare perché il Partito Comunista diventi la più grande potenza italiana, così come l'Internazionale Comunista è già diventata la più grande potenza del mondo.

Compagni, voi dovete, con orgoglio e fierezza, sostenere il vostro partito e i suoi programmi; dovete trasfondere nelle masse la vostra persuasione e la vostra assoluta fiducia che solo attuando questi programmi può ottenersi la salvezza del popolo lavoratore dalla barbarie e dalla degenerazione fisica e morale. Sì, solo nel proletariato rivoluzionario è da ricercarsi oggi il principio d'ordine, che può riorganizzare le forze produttive disperse e sperperate dall'imperialismo capitalista; solo negli ordinamenti soviettisti, propri della civiltà proletaria, può trovare una compressione l'atroce guerra che dilania la società; solo nell'Internazionale Comunista, divenuta governo mondiale delle forze produttive e delle masse lavoratrici di tutto il mondo, l'umanità può riprendere il suo sviluppo unitario verso forme sempre più alte di convivenza e di cultura.

Compagni, con la fede incrollabile nei destini della vostra classe e nell'energia dell'avanguardia proletaria di attuarli, che voi diffonderete in questo periodo tra le masse demoralizzate e disorientate, voi dovete ricostituire le armate italiane della rivoluzione mondiale e dell'Internazionale Comunista; è un lavoro rivoluzionario quello al quale vi chiama il Partito Comunista, è un lavoro che deve essere compiuto e che voi compirete, mobilitando tutte le vostre energie, concentrando tutta la passione e la volontà di cui sono capaci i soldati fedeli e devoti di una grande idea.

Operai italiani!

L'Internazionale Comunista, che domanda il vostro entusiasmo, è il movimento della vostra riscossa e della vostra emancipazione. Il Partito Comunista deve diventare, per opera vostra, l'unico partito politico della classe operaia italiana.

Evviva il proletariato italiano, liberato definitivamente dagli opportunisti e dai rinnegati!

Evviva l'Internazionale Comunista!

Evviva la rivoluzione mondiale!

Il Comitato Centrale

Da "Il Comunista" del 21 aprile 1921

Archivio storico 1921 - 1923