Mozione comunista nel Consiglio nazionale straordinario dei metallurgici
Il Consiglio nazionale metallurgico straordinario, riunito in Roma per discutere le proposte degli industriali metallurgici alla scadenza del concordato nazionale:
afferma che l'agitazione dev'essere impostata con direttive e con tattica unica su tutto il fronte delle organizzazioni nazionali affiliate alla FIOM;
stabilisce i seguenti postulati dell'agitazione nazionale:
a) mantenimento dei concordati vigenti sia nelle clausole morali che in quelle economiche; se dovessero avvenire modificazioni, dovrebbero esserlo nel senso di un aumento e non di una diminuzione, dato il rialzo del costo della vita;
b) rispetto degli attuali minimi di salario e loro applicazione per qualunque nuova assunzione di mano d'opera;
c) garanzia che nessun boicottaggio dettato da ragioni sindacali o politiche sarà praticato nell'assunzione di operai licenziati da altre officine;
d) controllo sui licenziamenti indipendentemente dai postulati per il trattamento agli operai licenziati di cui più oltre.
Dichiara che questi punti sono elevati a questione di principio, per la difesa dei quali l'organizzazione impegnerà tutta la sua forza, tutti i mezzi d'azione;
nello stesso tempo, convinto che la lotta nazionale dei metallurgici per i suddetti motivi avrebbe limitate possibilità di successo se non collegata alle lotte analoghe delle altre categorie impegnate o in procinto d'impegnarsi;
dà mandato al Consiglio direttivo di chiedere l'immediata, convocazione del Consiglio nazionale della Confederazione Generale del Lavoro per sostenervi la proposta di agitazione fin'allo sciopero generale nazionale di tutto il proletariato contro l'offensiva capitalistica economica e politica e per la conquista del diritto all'esistenza dei disoccupati.
Da "L'Ordine Nuovo" del 4 ottobre 1921.