Per il fronte unico proletario
La parola d’ordine dell’Internazionale dei Sindacati Rossi
Un appello ai lavoratori
Il n. 4 del Bollettino dell’Internazionale dei Sindacati Rossi contiene il seguente appello dell’Internazionale Sindacale Rossa, nel quale è indicata la tattica che gli organismi operai rivoluzionari debbono seguire per fronteggiare l’offensiva dei padroni:
Il capitale prende l’offensiva su tutta la linea. Non esiste attualmente nessun paese del mondo, nessuna branca industriale dove gli operai non siano in lotta contro l’offensiva della borghesia. Da Stoccolma a Tokio, da Parigi a Melbourne, dappertutto le organizzazioni padronali sostenute da tutto l’apparecchio dello Stato e dagli organismi controrivoluzionari creati a spese di quest’ultimo, compiono tutti i loro sforzi per rigettare addietro la classe operaia. Il prolungamento della giornata di lavoro, la diminuzione dei salari, l’aggravamento generale delle condizioni degli operai, sono queste le parole d’ordine che guidano il combattimento del nemico che muove contro di noi. Basta gettare un rapido colpo d’occhio sulla carta del mondo contemporaneo per comprendere tutta la potenza dell’offensiva scatenata dal padronato. Ogni giorno ed ogni ora ci portano notizie relative alle vittorie degli imprenditori ed alle sconfitte dei gruppi operai che combattono isolati. Che cosa avviene attualmente nel mondo? Qual è l’estensione di questa offensiva? Una breve raccolta schematica delle informazioni che abbiamo ricevuto in questi ultimi tempi ci offre il seguente quadro della crociata dei capitalisti contro le conquiste elementari della classe operaia. Ecco infatti che cosa ci si comunica per telegrafo e per radiotelegramma da tutte le parti del mondo.
(Segue a questo punto una rassegna dei grandi movimenti operai che erano in corso nei paesi civili dell’Europa e dell’America all’inizio del mese di ottobre, quando l’appello è stato scritto. Indi esso prosegue così:)
Questi fatti attestano che noi ci troviamo di fronte ad un'offensiva generale. Gli industriali si affrettano ad approfittare della crisi per gettare sulle spalle della classe operaia il peso di essa. La classe ha perduto numerose grandi battaglie. Basta ricordare lo sciopero dei minatori inglesi.
Perché gli operai sono sconfitti
La ragione essenziale degli scacchi sta nel fatto che gli operai si lasciano battere separatamente senza organizzare una controffensiva generale in risposta alla politica offensiva della classe industriale. La situazione viene ancora aggravata dal fatto che anche quando tutta la classe operaia di un paese è in movimento, l’esercito operaio internazionale resta inattivo e inerte. Quando erano in lotta i minatori inglesi, i ferrovieri e gli operai dei trasporti non hanno preso parte al movimento. Mentre i minatori inglesi scioperavano si importava nell’Inghilterra il carbone tedesco. In minatori tedeschi e francesi continuavano a lavorare e in questo modo essi spezzavano l’eroica resistenza dei loro fratelli d’Inghilterra. D’altra parte i minatori inglesi hanno agito allo stesso modo quando erano in sciopero i minatori di altri Stati. Questo spirito corporativo e nazionale ha necessariamente per risultato la disfatta. Nel momento attuale noi assistiamo alla lotta eroica degli operai del Nord della Francia. La lotta limitata ad una sola regione non darà però probabilmente i risultati desiderati. Tutto il resto della Francia tace, gli operai dei pubblici servizi non sognano nemmeno di entrare in azione, mentre gli operai di altre nazioni, i quali pure sono stretti dai vincoli delle loro Federazioni nazionali, si sono ritirati nel loro guscio e non vedono che la disfatta degli operai di un paese significa una disfatta degli operai di tutti i paesi. Mai come oggi è stato così importante per la classe operaia il fatto di avere una guida e una direzione unica e di agire in modo unitario. I fatti che si svolgono attualmente attestano meglio di ogni altra cosa quanto è antioperaia, quanto è contraria alla politica di classe la tattica dei dirigenti del movimento sindacale.
I traditori del proletariato
Che cosa fanno oggi coloro che nel corso di numerosi anni hanno promesso la pace sociale, il miglioramento delle condizioni degli operai, la riduzione della giornata di lavoro, ecc., ed hanno promesso che tutto ciò sarebbe stato ottenuto grazie alle buone cure della Società delle Nazioni? Che cosa fanno tutti quei socialriformisti che predicavano la collaborazione di classe? Dove sono i luogotenenti operai della Società delle Nazioni? Essi continuano il loro lavoro? Essi cercano oggi di convincere la borghesia che non le conviene prendere l’offensiva e turbare la pace sociale. Ma la borghesia cerca di sbarazzarsi di essi e continua il suo lavoro. Oltre a ciò è più forte che mai nel momento presente l’attività delle bande degli spezzatori di scioperi. In molti paesi (America, Spagna, ecc.) si assassinano i militanti in pieno giorno. In Italia le organizzazioni fasciste continuano le loro "spedizioni repressive" contro le organizzazioni operaie. La giustizia borghese continua ad infierire. Le prigioni borghesi sono piene di operai.
Le organizzazioni gialle e cristiane sono diventate sempre più arroganti. Il mondo borghese scatena l'offensiva sopra un fronte unico. Le sue organizzazioni politiche, economiche, di cultura, religiose, ecc., hanno costituito un solido blocco che lotta contro la classe operaia e contro la rivoluzione. Ma il blocco antioperaio e antirivoluzionario non è costituito soltanto di organismi borghesi. La borghesia ha saputo attirare a sé una grande quantità di capi e di funzionari sindacali, i quali, con molto entusiasmo e con molta convinzione, soffocano i sentimenti rivoluzionari e la coscienza rivoluzionaria delle grandi masse. Quando la borghesia si sente debole essa mette avanti a sé, per difendere i suoi interessi, questi sciagurati rappresentanti della classe operaia. Ma quando si sente forte essa caccia via i suoi luogotenenti operai e pensa da sé alla repressione del proletariato.
La borghesia ama assai sentire i capi operai predicare la moderazione alle masse, ma non può sopportare di sentir rivolgere a sé stessa il richiamo alla moderazione. Essa passa all’ofensiva fidandosi della sua coscienza di classe e della sua coesione e dell'incoscienza e della disorganizzazione della classe operaia.
Occorre lottare su tutto il fronte
Che cosa si deve fare nel grave momento presente? Il nemico avanza da ogni parte e il primo dovere che incombe ad ogni operaio, qualunque sia il partito politico cui egli appartiene, è di organizzare la resistenza e di lottare energicamente contro ogni minimo tentativo dei capi sindacali di accettare spontaneamente il ribasso dei salari. I voti di protesta non avranno nessuna efficacia. Nessun congresso sindacale ha mancato di formulare simili voti. I congressi nazionali (Lilla, Cardiff, ecc.) hanno protestato, egualmente hanno protestato i congressi internazionali (metallurgici, minatori, trasporti, Internazionale di Amsterdam, ecc.). Non si è andati però oltre la protesta. Ma la borghesia non si lascia convincere.
Essa non capisce se non quando la si prende alla gola. Occorre lottare su tutto il fronte, e in nessun caso la lotta deve avere carattere corporativo. Quando ciò avviene la sconfitta è assicurata.
Bisogna organizzare la controffensiva d’accordo con le altre leghe di mestiere attirando a sé – è l’essenziale – gli operai delle imprese pubbliche per costringere la società borghese a sentire tutta la serietà della resistenza. Pur difendendo con tenacia le condizioni di lavoro e i salari, è necessario in pari tempo gettare le basi delle organizzazioni per la difesa del proletariato, per mettersi in grado di lottare contro le bande e le organizzazioni padronali di spezzatori di scioperi. Alla chiusura delle fabbriche e alle serrate bisogna opporre il controllo sulla produzione e l'occupazione della fabbrica e delle officine da parte degli operai. Soltanto l'adozione di una simile tattica energica da parte di tutta la massa operaia potrà ricondurre la borghesia al sentimento della realtà e ricacciare addietro i suoi distaccamenti d'avanguardia. In questa lotta, l'unità assoluta del fronte proletario è necessaria. Gli operai rivoluzionari non hanno nessun conto personale da regolare con gli operai dei partiti riformisti iscritti all’Internazionale di Amsterdam. Essi lottano contro i partiti riformisti e contro i sostenitori di Amsterdam perché costoro hanno una politica il cui risultato è di cacciare la classe operaia in una via senza uscita.
Ma quando gli operai iscritti nei sindacati riformisti affiliati alla Internazionale di Amsterdam entrano in lotta, i sostenitori dell'Internazionale rossa sono i primi a tendere loro una mano fraterna e a dir loro: "Siate benvenuti nelle nostre file, per lottare contro il nemico di classe". Fraternità e intesa aperta degli operai di tutte le tendenze per la lotta offensiva e difensiva comune, critica logica e spietata di ogni azione che tenda ad attutire i contrasti di classe ed a sabotare la lotta.
Alla gogna coloro che volontariamente accettano la riduzione dei salari e l'aggravamento delle condizioni di lavoro!
Lottiamo, la mano nella mano, insieme a coloro che qualunque siano le loro opinioni politiche, sinceramente e da veri proletari vanno al combattimento contro il nostro nemico di classe. Per respingere l'attacco del nostro nemico, i sindacati rivoluzionari devono prendere l'iniziativa di creare dei "comitati generali di azione" nei quali debbono entrare tutti gli organismi, indipendentemente dalle loro tendenze, che sono animati dal desiderio reale di lottare contro il ribasso dei salari e contro l'aggravamento delle condizioni di lavoro.
L'attacco deve sorgere sul terreno della lotta, e in nessun caso deve essere realizzato sul terreno della collaborazione con le organizzazioni borghesi, qualunque esse siano.
Alla gogna i disertori di classe favorevoli alla collaborazione con la borghesia!
Avanti! verso la creazione di un fronte unico, potente, incrollabile contro il nostro nemico di classe!
L’Ufficio Esecutivo dell’Internazionale Sindacale Rossa:
A. Losovsky, segretario generale
Tom Mann (Inghilterra)
Mayer (Germania)
Arlandis (Spagna)
Andreitchin (America)
Noghiv (Russia)
Fonte | Il Comunista n. … del 5 novembre 1921 | ||
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Autore | Uff. Esecutivo Centr. dell'Internazionale Sindacale Rossa | ||
Archivio n+1 | Copia dattiloscritta | Rif. | |
Livello di controllo | Rilettura X | Confr. Orig. | Rev. critica |