Per il Primo Maggio
Compagni lavoratori!
Per la prima volta da che si è costituito, il Partito comunista d'Italia solennizza la festa internazionale del lavoro: il primo di maggio.
La grave ora che volge, nella quale tanto tragicamente sono in gioco le sorti della vostra classe, e gli avvenimenti degli ultimi tempi, che tanto da presso riguardano i vostri interessi e le vostre aspirazioni, fanno sì che non vi giunga ignota o indifferente la voce del nostro partito, che è il vostro partito: poiché, sorto attraverso episodi della vita politica del paese che hanno richiamato tutta l'attenzione delle masse proletarie italiane, rappresenta l'organismo che collega l'azione, il sentimento, la coscienza di queste alla grande famiglia dei lavoratori rivoluzionari del mondo: la Terza Internazionale Comunista.
Anche quella parte del movimento proletario internazionale, che non è organizzata nelle file dell'Internazionale Comunista, celebra oggi, in forza di una trentennale tradizione, la ricorrenza del Primo Maggio, e rivolge alle moltitudini parole che suonano giustizia, eguaglianza, emancipazione. Ma l'Internazionale Comunista viene a voi, compagni lavoratori, in questa occasione, come in tutte le altre, per prospettarvi la necessità urgente di dare alle vostre aspirazioni verso un migliore regime una precisa coscienza ed un sicuro indirizzo di azione, conseguiti utilizzando le esperienze, per tanta parte doloranti e sanguinose, delle lotte passate e presenti dei lavoratori di tutti i paesi per la loro redenzione.
Lavoratori delle città e delle campagne!
L'Internazionale Comunista ed i partiti che a nome di essa vi parlano non si stancano di additarvi le grandi verità che formano il contenuto essenziale del metodo rivoluzionario propugnato dai comunisti.
Se negli anni antecedenti alla grande guerra mondiale il movimento della classe lavoratrice smarrì molte volte la via sicura, già segnata nella divinatrice dottrina dei nostri maestri; se lo svolgimento stesso della vita del mondo capitalistico ebbe per necessaria ripercussione le incertezze e gli errori dei partiti che rappresentavano il proletariato, fino al tradimento quasi universale dei capi delle masse nel 1914; la crisi tremenda della guerra, e di questo travagliato e sconvolto periodo di dopoguerra, va sospingendo le masse sulla strada che le condurrà alla vittoria rivoluzionaria in tutti i paesi. Una parte gloriosa del proletariato mondiale ci ha su questa via luminosa magnificamente preceduti; ed è il proletariato russo, che ha conquistato e difende a prezzo di sacrifici eroici la sua emancipazione dal giogo degli oppressori. E attorno ad esso, nelle file appunto dell'Internazionale sorta nello slancio meraviglioso che la Rivoluzione di Russia ha suscitato dovunque tra i diseredati e gli oppressi, si serra il proletariato degli altri paesi, che con maggiore o minore sicurezza, con successo più o meno contrastato dalle forze della reazione capitalistica, ha ingaggiato o sta per ingaggiare la lotta suprema.
E gli obbiettivi di questa sono contenuti nelle parole, che lancia a tutti i lavoratori del mondo la Terza Internazionale, e che, ad opera dei suoi militanti, echeggiano anche in questo Primo Maggio al di sopra delle frontiere, al di là dei continenti e degli oceani.
L'inferno, che è costituito dalla vita sociale del dopo guerra, non può presentare altra via d'uscita che la rivoluzione sociale internazionale, il rovesciamento del regime capitalistico da parte del proletariato.
Questo non può iniziarsi che con la conquista del potere politico da parte della classe lavoratrice, strappandolo con la violenza alla classe borghese, incapace ormai di amministrare la società, ma risoluta ad abbandonarne la dirigenza solo dopo averla difesa con tutti i mezzi in suo potere.
Il proletariato, il cui avvenire dipende dalla sua capacità d'infrangere l'assurdo ed iniquo sistema economico borghese, deve considerare le istituzioni politiche della borghesia, anche dove più sono rivestite delle forme democratiche e parlamentari, come una macchina costruita per la sua oppressione e per la difesa del privilegio degli sfruttatori. Il proletariato rivoluzionario non può trovare una via per la sua emancipazione negli istituti elettivi del regime attuale, nella conquista dei Parlamenti borghesi: esso, anche quando vi invii suoi rappresentanti, deve prefiggersi di spezzarli insieme a tutta la rete dell'apparato statale, nei suoi organi burocratici, polizieschi, militari, per realizzare l'effettivo potere della classe produttiva, della sola classe produttiva, nella dittatura del proletariato, nella repubblica dei Consigli proletari.
Queste le linee direttive dell'azione propugnata, in seno al proletariato italiano, dal nostro partito; questo il compito che, attraverso la preparazione ideale e materiale delle forze proletarie, esso si propone di assolvere affratellato ai partiti comunisti degli altri paesi, pronto ad assumere il posto di battaglia che la storia rivoluzionaria gli assegnerà.
Se vi sono nella situazione attuale italiana degli indizi che questo compito fanno presumere più difficile e gravoso, non per questo noi ammettiamo che un metodo, che anche di poco dimentichi tali capisaldi, possa avere utile effetto per l'emancipazione dei lavoratori.
Compagni lavoratori d'Italia!
Questo è l'atto di fede che noi comunisti, continuatori di quella parte del Partito Socialista che ne fu tra voi banditrice, rivendichiamo e riconfermiamo, contro tutto e contro tutti, con una coscienza e convinzione che gli eventi non hanno fatto che rafforzare.
La borghesia italiana, che nell'immediato dopoguerra si addimostrava sbigottita e quasi incapace di contrastare il passo alla marea rivoluzionaria, organizza oggi, senza alcuno scrupolo e con ferocia inaudita, una sua difesa controffensiva assalendovi apertamente. Questo non è che la riconferma che tutta la situazione ci conduce verso un urto supremo, nel quale il proletariato non può che ricorrere alle stesse armi che oggi la reazione bianca brandisce contro di lui.
Dopo le facili vittorie elettorali del 1919 e 1920, che assicurarono numerosi seggi negli istituti politici borghesi ai rappresentanti del proletariato, usciti allora da un partito che alle declamazioni rivoluzionarie dimostrò di non saper far seguire che l'impotenza nell'azione, il Governo si prepara ad inscenare elezioni, in cui i posti dei rappresentanti proletari saranno contesi con tutte le arti della prepotenza e della frode. Ciò dimostra a luce meridiana che gli istituti del parlamentarismo non possono riservarvi che la delusione e l'inganno.
Il grande partito, che sostenne per voi la lotta contro la guerra e vi apparve, a guerra finita, come l'artefice della totale vostra vittoria di classe, e che sembrò anche intendere la grandezza della Rivoluzione russa e la forza della nuova Internazionale, si è rivelato in realtà malato dello stesso male che minò i partiti socialpatriottici della Seconda Internazionale; inetto ad agire sul piano della preparazione e dell'azione rivoluzionaria, e abbandonato da noi comunisti, è caduto nel più deplorevole opportunismo; diffama la Russia dei Soviet, irride la disciplina dell'Internazionale Comunista, marcia a gran passi verso la collaborazione borghese e vi predica il disarmo dinanzi alla prepotenza della reazione. Ciò viene a riconfermare come la lotta contro i falsi amici del proletariato debba esseri spietata e severa, e come si debbano instancabilmente snidare dalle loro posizioni i capi che con la loro demagogia asserviscono le masse per poi tradirle.
La tracotanza audace dell'avversario borghese, la canea bestiale della reazione, il turpe gioco del ciarlatanismo parlamentare della borghesia e degli astuti suoi governanti, la vergognosa defezione dei massimalisti di ieri e la sottile opera loro avvelenatrice e ottenebratrice delle coscienze, non ci sbigottiscono o ci scuotono, ma ci ritemprano nella fede e nella volontà di vincere. Sì, o proletari: è tutto un mondo che con le sue sinistre risorse si leva e si arma contro di voi; ma è tutto questo mondo che voi dovete distruggere per passare oltre, verso un radioso avvenire. La violenza, la rabbia, la perfidia nemica, vi inducano solo a meglio temprare alla lotta tutte le vostre energie, a fare eco potente all'appello che noi vi lanciamo, levando più che mai alta quella nostra bandiera che tanto più rosseggia tra i turbini e i baleni della tempesta; a gridare, al d là dei confini, come al di là di questo tetro periodo di agonia di un infame regime, l'evviva travolgente alla vittoria del comunismo nella rivoluzione mondiale.
Il Comitato Centrale
Da "Il Comunista" del I maggio 1921.