Risultati della lotta elettorale
Preme moltissimo al Comitato Esecutivo del Partito Comunista d'Italia presentare un "bilancio" dello svolgimento della recente campagna elettorale politica, non già come fanno tutti gli altri partiti dal punto di vista del semplice risultato e del numero di voti e di mandati conseguito, ma da quello ben più organico della prova di compattezza e di disciplina data dal Partito.
Non premetteremo le note considerazioni intorno alle enormi difficoltà tra le quali la campagna elettorale è stata condotta, a poche settimane dalla costituzione del Partito e tenendo fronte a molteplici avversari all'astensionismo istintivo di parte del proletariato rivoluzionario, alla subdola velenosità socialdemocratica, all'ostruzionismo governativo, alla violenza reazionaria borghese.
Esporremo apertamente i casi d'indisciplina, i provvedimenti adottati e quelli in corso contro tutti indistintamente quegli iscritti al Partito che hanno mancato al loro dovere di comunisti, non temendo le critiche avversarie alle misure disciplinari che da noi inflessibilmente si adottano, anzi rivendicandole come doverosa preparazione di una sempre maggiore saldezza organizzativa del partito, condizione, insieme alla chiarezza di principii programmatici, di ogni successo duraturo nella lotta rivoluzionaria.
I. Preparazione delle liste
Il Comitato Esecutivo per delega del Comitato Centrale, riunito a metà di aprile, presiedette alla presentazione delle liste in tutte le circoscrizioni. Esso decise l'astensione del Partito nelle circoscrizioni seguenti: Benevento, Bolzano, Padova, Potenza, Salerno, Trieste, Zara (7 su 40).
Invece la lista non venne presentata in altre 5 circoscrizioni: Cagliari, Palermo, Parma, Perugia, Udine. Su queste mancate presentazioni di liste sono in corso inchieste per accertare se siano dovute a trascuranza delle organizzazioni locali del Partito o a casi di forza maggiore. Particolarmente deplorevole è stata la non presentazione delle liste di Udine e Parma, ove il Partito aveva considerevoli forze.
Un caso speciale si è presentato a Caserta. Ivi la lista è stata presentata con appena 8 nomi su 13 posti, ed in circostanze che hanno indotto l'Esecutivo a ritirarla senz'altro, aprendo un'inchiesta sulle responsabilità. Sono così 27 collegi su 40 quelli in cui il Partito Comunista ha lottato.
Per ragioni indipendenti dalla volontà dei Comitati elettorali, alcune liste rimasero aperte, ma il CE ritenne di non ritirarle, disponendo che in tali circoscrizioni si dovessero scrivere tutte le schede coi nomi di preferenza designati dall'Esecutivo: e ciò avvenne per Ancona (16 su 17), Bari (15 su 18), Bologna (18 su 20), Catania (18 su 24), Catanzaro (21 su 23), Firenze (11 su 14), Pisa (14 su 15). In 20 circoscrizioni le liste erano bloccate, in altre 2 (Ancona e Pisa) furono depositate tali e vi fu cancellazione di un nome da parte della Commissione competente.
Ai molti rifiuti di candidatura fu provveduto con dirette intimazioni del Comitato Esecutivo, che ebbero esito in massima favorevole. Un severo provvedimento fu preso contro Enrico Hoenning che rifiutò la candidatura nella lista di Genova con lettera ai giornali avversari.
A Milano si verificò il caso di un candidato incluso all'ultimo momento, ma non ratificato dall'Esecutivo, il Passalacqua, che firmò una dichiarazione di ritiro della candidatura, ed in seguito, dopo apposita inchiesta, è stato espulso insieme ad altro responsabile dell'irregolarità grave.
II. Svolgimento della lotta
Alcune manifestazioni di astensionismo pratico furono energicamente represse, conducendo alla espulsione di Carlo Godina di Istria e alla radiazione di detta sezione, nonché della sezione di Casorate Primo (Milano).
Nelle circoscrizioni, dove il Partito non scendeva in lotta, talune sezioni non fecero la dovuta propaganda astensionista o addirittura appoggiarono i socialdemocratici. Vennero per tale ragione radiate la sezione di Brienza (Potenza) nonché quella di Cittadella (Padova). Nel collegio emiliano, ove già si era constatata cattiva volontà di taluni compagni nella presentazione della lista soprattutto dopo il netto rifiuto deI1'Esecutivo di includervi estranei al Partito, s'è anche verificato l'appoggio larvato alla lista socialista comprendente, com'è noto, un sindacalista detenuto. L'Esecutivo ha deciso di inviare nella zona un suo incaricato, che accerterà le responsabilità e provvederà a riorganizzare il movimento, riservandosi i provvedimenti del caso.
Nella circoscrizione di Caserta non venne lanciato il manifesto per l'astensione. Anche per questo si accerteranno le responsabilità e si provvederà a riorganizzare il movimento, riservandosi i provvedimenti del caso.
Incaricati dell'Esecutivo già sono stati sul posto.
In genere la lotta fu dovunque condotta con grande slancio e disciplina.
III. Esito delle elezioni
Nelle 27 circoscrizioni nelle quali il partito lottava si sono raccolti, secondo le cifre ufficiali, 305.000 voti, divisi secondo un prospetto già pubblicato. Gli eletti sono stati 15, e l'elenco ne è anche stato pubblicato.
Nel piano elettorale del Comitato Esecutivo, compilato al momento della presentazione delle liste (seconda metà di aprile) erano previsti ventuno mandati come sicuramente conquistabili. In seguito avvenimenti politici resero evidente l'impossibilità di conquistare il posto preveduto a Bari (contegno dei sindacalisti che ostentavano di simpatizzare col nostro Partito, e che, dal nostro rifiuto ad equivoche combinazioni, furono spinti a compromessi coi socialisti) e almeno uno, dei due preveduti a Mantova-Cremona. La non presentazione della lista eliminò qualche altro quoziente preveduto a Parma e Udine. L'andamento delle elezioni nel collegio di Siena tolse un altro posto, mentre solo per decine di voti si perdevano taluni quozienti (il terzo a Torino, il secondo a Pisa, il primo a Mantova). Si tenga conto dei posti non preveduti e conquistati ad Ancona e Alessandria (secondo quoziente), e si vedrà come il numero si sia ridotto a quindici senza che il Partito abbia perduto la sicura direttiva del maneggio delle forze elettorali dì cui disponeva. La composizione del gruppo parlamentare è quindi, con grande approssimazione, quella preveduta dall'Esecutivo attraverso l'organizzazione delle preferenze.
L'esito dei voti preferenziali è stato oggetto di attento esame da parte nostra, conducendo alle seguenti conclusioni.
Ben 17 circoscrizioni su 27 hanno dato esattissimamente le preferenze come stabilite dall'Esecutivo, e le citiamo a titolo d'onore per i compagni che hanno diretto la lotta, e che spesso erano candidati relegati agli ultimi posti: Alessandria, Ancona, Aquila, Bologna, Como, Cuneo, Genova, Gorizia, Lecce, Mantova, Napoli, Novara, Parenzo, Pisa, Siena, Trieste, Venezia.
In altre 6 circoscrizioni gli spostamenti sono stati tali da escludere qualunque ipotesi di indisciplina. Il criterio indicato nella circolare dell'Esecutivo per la scritturazione delle schede stabiliva, come l'esperienza ha dimostrato, uno spostamento lieve tra i preferiti, temendosi che i voti di elettori meno disciplinati potessero portarsi su qualcuno dei non preferiti. Invece ciò non è avvenuto quasi in nessun posto, mentre lievi masse di voti hanno potuto invertire tra loro taluni dei candidati indicati per le preferenze, che si seguono a poche decine e centinaia di voti di distanza, mentre i non preferiti sono grandemente distanziati dall'ultimo dei preferiti. Questo è avvenuto a Brescia, Catania, Milano, Roma, Torino, Verona. Spostamenti tra i preferiti più marcati, ma che sono risultati non dovuti a lavoro indisciplinato, sebbene a poca accuratezza di qualche compagno, si notano a Firenze e Bari, senza che però avvenga che i non preferiti abbiano sorpassato i preferiti.
In talune delle circoscrizioni già citate, però, pur non essendo avvenuto quanto or ora abbiamo detto, alcuni candidati, non designati alle preferenze, hanno avuto tale numero di voti, ed in tali località, che ne risulta evidente una preparazione voluta. Ciò si è verificato a Siena, Bari, Aquila e Roma, ma le responsabilità sono in corso di accertamento.
I casi d'indisciplina in cui candidati non preferiti sono stati votati più dei preferiti, e per i quali sono in corso inchieste che daranno luogo a severissimi provvedimenti, sono stati due: Catanzaro, dove Gullo è riuscito primo, sorpassando tutti i candidati prescelti dall'Esecutivo, e Girgenti, dove il candidato Castellino ha sorpassato i preferiti ed è stato fatto un evidente lavoro personale per Guadagnino e Giuliana. Se casi simili avessero dato luogo ad elezioni, l'Esecutivo avrebbe provveduto con le immediate dimissioni degli eletti.
In conclusione, 20 circoscrizioni su 27 non danno luogo al minimo appunto; e di ciò la Centrale del partito vivamente si compiace, valutando tale risultato, che da taluni avversari potrà essere ritenuto irrilevante, al disopra di qualunque clamoroso successo numerico. Il Partito Comunista dimostra di essere, malgrado l'ancor recente separazione dal partito socialdemocratico affetto da ogni sorta di malattia elettoralistica, libero dal gioco dei personalismi e degli arrivismi, esiziali ad ogni movimento politico. E questa dimostrazione viene data nel campo della più delicata e difficile forma di azione, affrontata in circostanze inverosimilmente penose.
Può anche notarsi, con soddisfazione, che nessuno dei compagni eletti deputati è fra quelli che, pur essendo ritenuti degni di rappresentare il Partito nella lotta, non erano indicati alle preferenze.
Infine si deve aggiungere che il numero delle schede scritte dai comitati elettorali per ragioni pratiche è stato, in molti posti, molto esiguo, e ciononostante il risultato delle preferenze non ha subito spostamenti, ciò che dimostra che non solo i militanti, ma anche gli elettori del Partito Comunista sentono la disciplina del partito. Ad essi il Partito invia il suo saluto, non per ringraziarli del voto dato alle proprie liste, ma per augurare di poterli impegnare in ben altre lotte e di poter registrare, in campi più alti sempre più fervido concorso del proletariato intorno alla sua bandiera, che, se anche dovesse conoscere la sconfitta, ignorerà sempre la bassezza dei compromessi e delle transazioni.
Restano ad espletare talune inchieste disciplinari, che saranno probabilmente seguite da provvedimenti. Man mano che i suoi lavori lo consentiranno, il CE si riserva di renderli noti. Il Partito comunista procede con inflessibile fedeltà alla severità della sua milizia. Esso sa che la perfezione non è qualità raggiungibile nel mondo reale; ma nello stesso tempo è orgoglioso di non celare quelli che possono essere i propri difetti residuali, ma di affrontarli con cure radicali, che possono suscitare sciocche ironie, ma in realtà fanno sentire agli avversari di tutti i colori quanta sia la superiorità immancabile che i nostri metodi ci garantiscono, e quanto maggior diritto di loro noi abbiamo di contare sull'avvenire, sul responso finale della storia. La stragrande maggioranza dei comunisti italiani constata oggi di aver fatto, tra gli scogli della tattica elettorale, tutto il proprio dovere. Essa procederà su questa via con fede pari alla decisione di attaccare a fondo tutti gli avversari del comunismo e della rivoluzione, su tutti i campi e su tutti i fronti della battaglia.
Fonte | Il Comunista del 3 luglio 1921 | ||
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Autore | CE del PCd'I | ||
Archivio n+1 | Copia dattiloscritta | Rif. | |
Livello di controllo | Rilettura X | Confr. Orig. | Rev. critica |