L'attentato di Guido Beiso
Venerdì 9 agosto, nel Métro di Belleville a Parigi, Guido Beiso ha tirato sul centrista Camillo Montanari il quale soccombeva l'indomani all'ospedale. La Difesa del 17 agosto pubblicava il "Saluto del Comitato Centrale del Partito Comunista d'Italia" ed un commento di L. Gallo al "nostro Agostino". In detti documenti il centrismo presenta l'attentato del "provocatore trotzkista-bordighista" come dovuto "ai trotzkisti e bordighisti, i responsabili politici e morali dell'assassinio: le loro campagne di calunnie, di istigazioni, di odio contro l'URSS, contro il comunismo ed i suoi uomini migliori".
Quello che la stampa centrista passa accuratamente sotto silenzio sono le circostanze che hanno determinato l'attentato di Beiso. Quest'ultimo era stato diffidato nel n. 32 di Azione Popolare che lo presentava quale provocatore sospetto, ed i pochi elementi di cui disponiamo nel momento attuale, ci permettono di affermare categoricamente che la diffida era la conclusione che dava il centrismo ad una divergenza politica sorta in seguito alle recenti manifestazioni della politica dei partiti comunisti e dell'URSS. Beiso aveva cercato invano di ottenere una smentita al comunicato che lo infamava e quando per caso egli incontrò Montanari, in un eccesso di indignazione, tirò su di uno di quelli che egli considerava come il responsabile della diffida.
Questi elementi di fatto che il centrismo cerca di offuscare, se non addirittura di nascondere, sono i moventi diretti del gesto di Beiso, e fanno parte del metodo che è stato introdotto nel seno dell'emigrazione politica. È impossibile al centrismo di provare che la politica che esso applica e che rappresenta una rottura totale con i programmi su cui furono fondati i partiti comunisti, l'Internazionale, su cui vinsero gli operai russi nel 1917, che la politica di sanzione agli armamenti dell'imperialismo francese, di difesa della patria, della democrazia borghese, del tricolore, sia una politica comunista. Ma pertanto ai fini stessi della funzione di tradimento che esso svolge nel seno del movimento proletario, il centrismo deve spezzare con tutti i sistemi qualunque voce si levi fra i proletari per combattere la sua opera di corruzione, di degenerazione, di annientamento delle basi della lotta del proletariato.
Laddove, come il Russia, il centrismo possiede tutti i poteri dello Stato, esso non esita a fare ricorso alle peggiori forme delle repressione e schiaccia con la violenza, la prigione e la deportazione ogni opposizione che sorge nelle fila operaie. Fuori di Russia il centrismo non ha che un sistema di identificare centrismo e comunismo e questo consiste nell'identificazione al fascismo di tutte le posizioni politiche che si oppongono ad esso. Ed il dirigente del partito crede che l'evoluzione che lo ha portato dai programmi del 1917-20 al loro tradimento aperto rappresenta un corso 'naturale', spontaneo e si dice dunque che chiunque deve accettare tranquillamente la qualifica di fascista. Dire al proletario che esso è un provocatore, è cosa normale per il centrista che ha di già raggiunto il campo nemico. Presentare alle masse come provocatore il membro del partito che si solleva contro la politica imposta al partito, questo è il metodo che ha avuto largo impiego e che ha condotto all'attentato di Beiso. Chi ha armato le mani di quest'ultimo è giustamente il centrismo, il quale ha potuto mantenere la sua influenza fra le masse grazie anche all'impiego di questi sistemi, mentre il fascismo poteva largamente profittare dei risultati che poteva ottenere.
Non uno ma mille casi di provocazione si son verificati nell'emigrazione ed ogni volta il provocatore bruciato si eclissava dopo avere potuto ottenere largo credito nelle sfere dirigenti del partito, fra le quali egli si presentava come il prototipo dell'antibordighismo e dell'antitrotzkismo. Per completare la nostra informazione diciamo subito che il trotzkismo è di già caduto nel gioco centrista e si è affrettato a dichiarare che non ha nessun rapporto con Beiso. Quanto a noi, noi non abbiamo da rispondere di nulla, né sentiamo il dovere di rispondere di un fatto la cui responsabilità ricade unicamente sul centrismo: se la diffida non vi fosse stata, Montanari non sarebbe stato ucciso e le prigioni borghesi non sarebbero state arricchite di una nuova vittima.
Le nostre posizioni sono chiare, come inequivocabili sono anche i sistemi della lotta che riteniamo idonei alla lotta contro il centrismo, strumento della controrivoluzione mondiale, del capitalismo. Non di un millimetro noi li cambieremo, non di un velo noi ricopriremo le nostre rivendicazioni politiche, anche se lo scandalismo centrista profitta di un cadavere per accreditare il suo gioco fra le masse. La responsabilità morale e politica dell'attentato appartiene in modo inequivocabile alla direzione del Partito Comunista d'Italia che deve ritrarre da questo fatto la sola significazione che esso comporta: cessare dall'impiego di metodi che i proletari non sopportano, considerare che se è "normale" per un centrista di evolvere verso il capitalismo, l'accusa di 'provocatore' lanciata a dritta e a manca non appare "normale" per un proletario, che trascinato dall'indignazione, vedendosi nell'impossibilità di ottenere la prova dell'accusa infamante o la smentita della diffida, in faccia al sorriso sardonico di chi può insultare ma anche rifiutare una giustificazione, si sente trasportato ed esplode in un atto di vendetta.
Ma il centrismo vuole porre l'attentato di Beiso sul terreno della politica generale e Montanari sarebbe caduto "vittima di un feroce assassinio, preparato alla sua missione omicida nei gruppetti trotzkisti e bordighisti emigrati, agenti della reazione fascista, che cerca con tutti i mezzi di pugnalare il partito comunista che lotta eroicamente per salvare l'Italia dalla catastrofe a cui la porta il fascismo particolarmente in questo momento con la guerra in Abissinia". All'ultima seduta della Società delle Nazioni, il suo emerito presidente, il signor Litvinof ebbe a felicitare Laval di avere fatto approvare il compromesso che sanziona lo sviluppo degli armamenti fascisti diretti a sostituirsi al regime del Negus nello sfruttamento delle masse abissine. Laval aveva potuto contenere l'opposizione degli strapotenti oppressori inglesi al piano del capitalismo italiano ed ottenere, per questo, le felicitazioni del 'compagno Litvinof'. Il congresso di Basilea e di Bruxelles? Polvere negli occhi delle masse, narcotico che si somministra perché i proletari non scorgano la terribile realtà attuale e che vede tutti gli Stati imperialisti legati insieme allo Stato sorto dalla vittoria del 1917, e stretti in una solidarietà infrangibile per preparare la nuova guerra mondiale. La nostra Frazione combatte da anni contro la politica che, come essa lo previde fin dalla sua fondazione, non poteva che condurre al tradimento degli interessi del proletariato. Questa politica è oggi in atto. Noi sappiamo benissimo che la lotta per il comunismo non è la lotta per la serie degli atti terroristi, che la lotta per il comunismo la si realizza attraverso la difficile opera della costruzione delle frazioni di sinistra, le eredi del programma della rivoluzione russa tradita dal centrismo. Ma questo il centrismo lo sa quanto noi, esso che può starnazzare quanto vuole: di contro al suo precipizio nel fango della controrivoluzione, la nostra Frazione tempra i suoi quadri per cercare di mostrarsi degna dell'eredità che le spetta: mantenere fede agli impegni che Bordiga prese nel 1921, a Livorno, nei confronti del proletariato italiano ed internazionale.
Ma il centrismo tenta la diversione, vuole commercializzare il cadavere di Montanari, vuole farne una bandiera per la lotta contro il comunismo. In questa manovra il centrismo può riferirsi a precedenti insigni: ogni volta che un attentato si è verificato i boia del capitalismo hanno tentato sempre di profittarne per scatenare ondate di repressioni crudeli contro le masse. Per un morto migliaia di caduti proletari, come d'altronde si è visto recentemente in Russia, dopo l'uccisione di Kirov.
La nostra Frazione ha delle responsabilità politiche ben precise che nessuna manovra potrà alterare. Essa non accetta il dilemma che il centrismo le porge: per o contro Beiso. Il gesto di quest'ultimo non può essere spiegato con criteri moralistici o giuridici, ma unicamente politici e la sua responsabilità – lo ripetiamo – ricade unicamente sul centrismo. Ma il fatto è là. Noi che non possiamo identificarci che con i proletari i quali applicano i ben noti sistemi della nostra lotta politica, non diremo una sola parola che possa indebolire la posizione di Beiso che ha creduto dovere seguire altra via da quella da noi indicata. Nelle prigioni capitaliste Beiso è l'oggetto della campagna velenosa del centrismo che ha un finto rimpianto su Montanari mentre vuole servirsi di questo cadavere per fare fruttificare la sua azione controrivoluzionaria fra le masse. Beiso è altresì respinto dai trotzkisti che vogliono lavarsi da una accusa che il centrismo aveva lanciato a scopo di manovra. Il centrismo vorrebbe forse che, per tema di cadere nella sua manovra, noi si lasci Beiso alla mercé della reazione borghese? Si sbaglia. La nostra Frazione contribuirà a fare risultare la verità dai dibattimenti del processo e questo senza fare ricorso ai sistemi dello scandalismo così cari al centrismo. Il centrista Di Modugno che uccise il console fascista di Parigi ha potuto essere strappato alla prigione borghese, noi ci auguriamo vivamente che Beiso possa uscire libero dalle tenaglie di avvenimenti nei quali il centrismo lo aveva gettato. Dipenderà unicamente da Beiso di prendere posto nell'avvenire nelle lotte del proletariato per il trionfo della sua liberazione.
Da "Prometeo" del 25 agosto 1935.