Viva la rivoluzione proletaria!
Operai, contadini, soldati!
Dopo quattro anni di guerra il bilancio del più spaventoso massacro della storia vi si spiega d'innanzi nella sua tremenda crudezza. Gigantesco rullo compressore, la guerra è passata e ripassata su ogni lembo d'Europa, distruggendo quello che generazioni intere di lavoratori avevano costruito. E per alimentarla, la borghesia ha mobilitato quelle gigantesche ricchezze di cui era tanto avara quando chiedevate del pane, ha sacrificato quella civiltà che le strappava lacrime cocenti quando lo spettro della rivoluzione turbava i suoi sonni, ha santificato quella violenza che suscitava lo sdegno ipocrita dei suoi moralisti quando il proletariato minacciava di usarla, con ben altro spirito e in ben altre proporzioni, per difendere coi propri diritti della società intera. A tutto si è ricorso per conservare i privilegi di classe: si è fatto appello alle risorse più raffinate di una intelligenza che sembrava così povera d'inventiva nel compito ben più fecondo di assicurarvi condizioni umane di vita; si è giocato con diabolica raffinatezza sugli istinti più bestiali, sui più torbidi odi di razza e di nazione sul pervertimento dei sentimenti più nobili; si è invocata la protezione di un dio pronto a benedire i cannoni di tutti gli eserciti; non si è esitato, per legittimare la carneficina, ad agitare quelle stesse bandiere che in tempo di pace riempivano di sgomento l'onesto borghese - libertà, giustizia sociale, socialismo...
E intanto, mentre la guerra sta per concludersi, voi intravedete i lineamenti di una pace che vi si era promessa liberatrice da tutti i giochi e rivendicatrice di tutti i vostri diritti. La stessa "pace" di sangue, che avete sperimentato sotto i vessilli dell'Asse nei territori "protetti" dalla Germania, la vedete delinearsi in altre forme nei paesi che gli eserciti alleati rapidamente "liberano". Vedete gli appelli imperialistici disputarsi questo o quel pezzetto di terra (salvo poi a riconciliarsi tutti contro di voi); i popoli vinti, che non la loro volontà ma l'insaziabile ingordigia della classe dominante ha trascinato nel conflitto, ridotti a strumenti dei vincitori, (vedete) gli armistizi accumulare su nazioni già stremate taglie e riparazioni; risorgere ancor più accese quelle ideologie nazionaliste contro le quali si è preteso di combattere, e gli eserciti trasformarsi in tutori dell'"ordine" - di quell'ordine che solo dalla vostra classe può esser minacciato per costruire col socialismo una società più degna.
Operai, contadini, soldati!
Molti di voi hanno creduto che questa guerra fosse la loro guerra. O non vi si era promesso da una parte e dall'altra che i frutti del conflitto sarebbero stati vostri? Oggi - dopo di aver provato la durezza del bastone nazista e la rabbia feroce di un fascismo ribattezzatosi repubblicano sociale - voi sapete di chi questi frutti saranno. Per legarvi alla guerra e alle sue vicende immediate e lontane, due partiti operai hanno diviso col nemico di classe la responsabilità della guerra stessa e del potere. "Si combatte uniti contro il fascismo" hanno dichiarato nell'atto di mettere le forze proletarie al servizio della democrazia borghese, come se mai potesse esservi, fra proletariato e borghesia, nemico comune e a una frazione della borghesia fosse lecito affidare il compito di sradicare per sempre un bubbone che ha le sue origini nel dominio di classe della borghesia medesima.
Avete visto i partiti che si vantano eredi di due Internazionali predicare non la lotta di classe, ma la caccia al tedesco, l'unione nazionale, l'ideologia della patria; li vedete fare di operai e contadini inquadrati in formazioni partigiane non l'armata della rivoluzione, ma uno strumento della guerra; spingervi al terrorismo individuale quando l'apparato repressivo è ancora in grado di "vendicare i suoi martiri" col massacro di un numero venti volte maggiore di vostri fratelli; preparare come a Varsavia e come a Parigi, l'insurrezione proletaria non già per assicurarvi il potere politico, ma per spianare la via al trionfale ingresso degli eserciti, e permetter alla belva nazi-fascista di esercitare ancora una volta sull'avanguardia proletaria, ultimo servigio reso in punto di morte al capitalismo, il tanto agognato mestiere di boia. Li vedete infine, nel momento in cui il declino della guerra schiuderebbe alle vostre energie combattive possibilità infinite, accettar di collaborare coi partiti borghesi alla... restaurazione della pace!
Operai, contadini, soldati!
Il crollo imminente degli esecrati regimi totalitari e la fine ormai prossima della guerra segnano l'inizio di un periodo di crisi della società borghese e di grandi agitazioni sociali. La borghesia può, con l'appoggio dell'opportunismo socialcentrista, vincere la guerra: ma vincerà essa la pace? Dominerà essa le forze di un dopoguerra di miseria e di fame, con un apparato statale in sfacelo, con eserciti stanchi di combattere e aperti al contagio rivoluzionario, con masse popolari che esigeranno a giusta ragione il compimento delle promesse sulle quali si è costruita la propaganda di guerra? Così, nel rapido maturare di giganteschi conflitti sociali, l'avanguardia operaia potrà trascinare nel vortice della rivoluzione tutti i ceti minori che la guerra ha proletarizzato. Giacché questo sarà allora il dilemma: o una nuova era borghese, foriera di nuovi e ancor più spaventosi conflitti, o, con la vostra rivoluzione, il socialismo.
Ma perché questo avvenga, perché le vostre forze non si consumino ancora una volta a vantaggio della classe dominante, occorre che la lotta senza quartiere contro la guerra, alla quale noi non abbiamo cessato di convocarvi, dilaghi in guerra civile; che, contro l'ideologia malsana che contrappone nazione a nazione, si levi in voi la coscienza dell'antitesi fondamentale che oppone classe contro classe; che il proletariato si stringa compatto sulla via maestra della conquista del potere attorno a un partito che non tema di additargli la meta; e che, infine, al disopra delle frontiere, si ristabiliscano fra le classi operaie di tutti i paesi quei vincoli di solidarietà rivoluzionaria, che un lungo periodo di opportunismo e di propaganda bellicista e cinque anni di guerra hanno fatalmente spezzato.
Per questo noi ci rivolgiamo a voi, e, attraverso voi, agli operai che lavorano oltre confine; a quegli stessi proletari che vestono oggi, in mezzo a voi, l'odiata casacca del militarismo nazista, e a quelli che verranno con voi, con l'odiata casacca del militarismo anglosassone o russo a difendere l'"ordine nuovo", perché non vi prestiate al gioco del capitalismo inseguendo i fantasmi della "guerra di liberazione" e della "democrazia progressiva" o cedendo agli allettamenti dell'insurrezione filodemocratica, e tendiate tutte le forze verso quell'unica meta che la vostra coscienza di classe vi addita: la conquista rivoluzionaria del potere. Su questa dura via, saldamente uniti negli organismi di massa che dal travaglio della vostra lotta nasceranno, liberi dalla pesante catena del compromesso, guidati da un partito rivoluzionario al quale voi darete l'inestimabile apporto delle vostre energie più sane, c'è tutto un mondo da distruggere - il vecchio mondo della vostra servitù e del vostro massacro - c'è tutto un nuovo mondo da costruire.
Operai, contadini, soldati!
L'edificio della vecchia società capitalista barcolla. Chi v'invita a combattere per una democrazia che solo la rivoluzione proletaria può darvi l'aiuta a risorgere: chi v'invita a combattere non solo per l'abbattimento del fascismo ma per la conquista rivoluzionaria del potere le dà l'ultimo colpo di piccone. Scegliete!
Una dura lotta attende il proletariato. Si tratta di costruire i quadri ideologici e pratici della rivoluzione che un quindicennio di errori e di tradimenti ha sfasciato, di riprendere la via intrisa di sangue proletario della Rivoluzione di Ottobre. Ma questa lotta, il proletariato d'Italia e del mondo, deve se vuol vincere, saperla coraggiosamente affrontare.
La guerra imperialista non può essere vinta che dalla rivoluzione proletaria: solo la conquista rivoluzionaria del potere può conquistare la vera pace, la pace di una società senza classi. Questa è la vostra bandiera: serrate intorno ad essa le vostre file!
Per l'unità internazionale del proletariato!
Per la distruzione della società capitalistica e la conquista rivoluzionaria del potere!
Contro la guerra borghese, contro la pace del capitalismo, viva la rivoluzione proletaria.
Il Partito Comunista Internazionalista
Settembre 1944.
Da: Biblioteca dell'Istituto Gramsci, Fondo Gaetano Perillo. Genova.