Il rovesciamento della prassi nella teoria marxista
Teoria e azione nella dottrina marxista (2)

1. Disordine ideologico nei molti gruppi internazionali i quali condannano l'indirizzo stalinista e affermano di essere sulla linea del marxismo rivoluzionario. Incertezza di tali gruppi su ciò che essi chiamano analisi e prospettiva: svolgimento moderno della società capitalistica; possibilità di ripresa della lotta rivoluzionaria del proletariato.

2. Appare chiaro a tutti che l'interpretazione riformista del marxismo è caduta con le grandi guerre, i grandi scontri interni ed il totalitarismo borghese.

3. Frattanto, poiché all'inasprirsi della tensione sociale e politica si accompagna non la potenza ma la totale degenerazione dei partiti ex-rivoluzionari, sorge il quesito se non vi sia da fare una revisione nella prospettiva marxista ed anche in quella leninista che poneva a sbocco della prima guerra mondiale e della rivoluzione russa il divampare in tutto il mondo della lotta proletaria per il potere.

4. Una teoria del tutto errata è quella della curva discendente del capitalismo che porta a domandarsi falsamente come mai, mentre il capitalismo declina, la rivoluzione non avanza. La teoria della curva discendente paragona lo svolgersi storico ad una sinusoide: ogni regime, come quello borghese, inizia una fase di salita, tocca un massimo, poi comincia a declinare fino ad un minimo; dopo il quale un altro regime risale. Tale visione è quella del riformismo gradualista: non vi sono sbalzi, scosse o salti (vedi: Appendice, Tavola I).

5. La visione marxista può raffigurarsi (a fine di chiarezza e brevità) in tanti rami di curve sempre ascendenti fino a quei vertici (in geometria punti singolari o cuspidi) a cui segue una brusca caduta quasi verticale; e dal basso un nuovo regime sociale, un altro ramo storico di ascensione (vedi: Appendice, Tavola II).

6. Conformemente a questa, che è la sola visione marxista, fin da un secolo sono perfettamente scontati tutti i fenomeni dell'attuale fase imperialistica: in economia trusts, monopoli, dirigismo statale, nazionalizzazione; in politica stretti regimi di polizia, strapotenza militare, ecc.

7. Non meno chiara è la posizione per cui il partito proletario non deve contrapporre rivendicazioni gradualiste e di ripristino e rinascita delle forme liberali e tolleranti in questa moderna situazione.
L'errore opposto del movimento proletario e soprattutto della Terza Internazionale ha determinato un mancato contrapporsi all'altissimo potenziale capitalistico di una comparabile tensione rivoluzionaria.
La spiegazione di questo secondo crollo del movimento di classe, più grave di quello del socialpatriottismo 1914, conduce alle difficili questioni del rapporto tra spinte economiche e lotta rivoluzionaria, tra le masse e il partito che deve guidarle.

8. Come sono da scartare le posizioni di quei gruppi che svalutano il compito e la necessità del partito nella rivoluzione e ricadono in posizioni operaiste o, peggio, hanno esitazioni sull'impiego del potere di stato nella rivoluzione, così devono ritenersi fuori strada quelli che considerano il partito come il raggruppamento degli elementi coscienti e non ne scorgono i necessari legami con la lotta di classe fisica, ed il carattere di prodotto della storia, come di suo fattore, che il partito presenta.

9. Tale questione conduce a ristabilire l'interpretazione del determinismo marxista quale è stata costruita dalla prima enunciazione, ponendo al loro posto il comportarsi del singolo individuo sotto l'azione degli stimoli economici e la funzione dei corpi collettivi come la classe e il partito.

10. Anche qui è utile delineare uno schema che spiega il marxistico rovesciamento della prassi. Nel singolo si va dal bisogno fisico all'interesse economico, all'azione quasi automatica per soddisfarla; soltanto dopo, ad atti di volontà ed all'estremo alla coscienza e conoscenza teorica. Nella classe sociale il processo è lo stesso: solo che si esaltano enormemente tutte le forze di direzione concomitante. Nel partito, mentre dal basso vi confluiscono tutte le influenze individuali e di classe, si forma dal loro apporto una possibilità e facoltà di visione critica e teorica e di volontà d'azione, che permette di trasfondere ai singoli militanti e proletari la spiegazione di situazioni e processi storici e anche le decisioni di azione e di combattimento (vedi: Appendice, Tavola VIII).

11. Quindi, mentre il determinismo esclude per il singolo possibilità di volontà e coscienza premesse all'azione, il rovesciamento della prassi le ammette unicamente nel partito come il risultato di una generale elaborazione storica. Se dunque vanno attribuite al partito volontà e coscienza, deve negarsi che esso si formi dal concorso di coscienza e volontà di individui di un gruppo; e che tale gruppo possa minimamente considerarsi al di fuori delle determinanti fisiche, economiche e sociali in tutta l'estensione della classe.

12. È quindi priva di senso la pretesa analisi secondo cui vi sono tutte le condizioni rivoluzionarie ma manca una direzione rivoluzionaria. È esatto dire che l'organo di direzione è indispensabile, ma il suo sorgere dipende dalle stesse condizioni generali di lotta, mai dalla genialità o dal valore di un capo o di una avanguardia.
Tale chiarificazione di rapporti tra fatto economico-sociale e politico deve servire di base ad illustrare il problema dei rapporti fra partito rivoluzionario e azione economica e sindacale.

Appendice

Premessa

Alla Riunione di Roma del 1° aprile 1951 la relazione sul tema Il rovesciamento della prassi nella teoria marxista fu completata con la presentazione ed il commento di otto tavole delle quali, per ragioni connesse con le difficoltà e le strettoie in cui versava allora il Partito, solo tre (tavole I, II e VIII) videro la luce nel "Bollettino interno", n.1 del 10 settembre 1951, nell'apposita Appendice. Ognuna delle tre tavole fu corredata di un breve, ma sufficiente commento che andava a fondersi con quanto già detto in sede di relazione scritta.

Nell'attuale Appendice sono state inserite per la prima volta le altre cinque tavole (III, IV, V, VI e VII) alle quali si è fatto seguire, senza alterare l'equilibrio complessivo, un unico commento che si discosta di poco da una lettura dei cinque schemi, secondo lo spirito che informò la stesura degli altri tre commenti.

Le considerazioni che seguono valgano per una più incisiva utilizzazione di dette cinque tavole che espongono la raffigurazione della dinamica sociale giusta le fondamentali ideologie con cui il movimento rivoluzionario del proletariato ha fatto i conti in via definitiva sul piano teorico e che deve purtroppo farli ancora sul piano delle lotta pratica.

Scrivono Marx ed Engels ne L'ideologia tedesca, 1846, I, A:

"La coscienza non può mai essere qualche cosa di diverso dall'essere cosciente, e l'essere degli uomini è il processo reale della loro vita. Se nell'intera ideologia gli uomini e i loro rapporti appaiono capovolti come in una camera oscura, questo fenomeno deriva dal processo storico della loro vita, proprio come il capovolgimento degli oggetti sulla retina deriva dal loro immediato processo fisico. Esattamente all'opposto di quanto accade nella filosofia tedesca, che discende dal cielo sulla terra, qui si sale dalla terra al cielo. Cioè non si parte da ciò che gli uomini dicono, si immaginano, si rappresentano, né da ciò che si dice, si pensa, si immagina, si rappresenta che siano, per arrivare da qui agli uomini vivi; ma si parte dagli uomini realmente operanti e sulla base del processo reale della loro vita si spiega anche lo sviluppo dei riflessi e degli echi ideologici di questo processo di vita. Anche le immagini nebulose che si formano nel cervello dell'uomo sono necessarie sublimazioni del processo materiale della loro vita, empiricamente constatabile e legato a presupposti materiali. Di conseguenza la morale, la religione, la metafisica e ogni altra forma ideologica, e le forme di coscienza che ad esse corrispondono, non conservano oltre la parvenza dell'autonomia. Esse non hanno storia, non hanno sviluppo, ma gli uomini che sviluppano la loro produzione materiale e le loro relazioni materiali trasformano, insieme con questa loro realtà, anche il loro pensiero e i prodotti del loro pensiero. Non è la coscienza che determina la vita, ma la vita che determina la coscienza. Nel primo modo di giudicare si parte dalla coscienza come individuo vivente; nel secondo, che corrisponde alla vita reale, si parte dagli stessi individui reali viventi e si considera la coscienza soltanto come la loro coscienza. Questo modo di giudicare non è privo di presupposti. Esso muove dai presupposti reali e non se ne sposta per un solo istante. I suoi presupposti sono gli uomini, non in qualche modo isolati e fissati fantasticamente, ma nel loro processo di sviluppo, reale ed empiricamente constatabile, sotto condizioni determinate. Non appena viene rappresentato questo processo di vita attiva, la storia cessa di essere una raccolta di fatti morti, come negli empiristi che sono anch'essi astratti, o una azione immaginaria di soggetti immaginari, come negli idealisti".

II materialismo storico-dialettico, contrapponendosi alle concezione di stampo illuministico ed idealistico, non vede quindi nell'ideologia, cioè nella rappresentazione mistificata e capovolta dei rapporti reali, il frutto di un errore da correggere per aprire gli occhi ai ciechi, ma la risultanza indispensabile di un processo reale corrispondente a rapporti; materiali, quelli stessi che l'ideologia proietta nella sua distorsione. Tale distorsione deriva a sua volta necessariamente dalla situazione storica delle forze sociali che nell'ideologia si esprimono e che la impongono all'insieme sociale, essendo sempre ideologia dominante quella della classe dominante. La concezione marxisti respinge parimenti l'idea illuministica del "cosciente inganno" dei capi-ideologi (gli "astuti sacerdoti"), giacché la stessa rappresentazione dell'ideologia - necessariamente fantastica perché sublimazione di uno stato di cose storicamente caduco - si impone appunto come programma e sovrastruttura necessaria di fattori e trapassi sociali necessari. Cosi per esempio l'ideologia borghese si fonda sull'effettiva conquistata libertà dei lavoratori dai vincoli giuridici e microproprietari feudali: né la borghesia può ripudiarla, perché con ciò ripudierebbe se stessa.

Ma come il ruolo delle classi, cosi quello dell'ideologia subisce la dialettica trasformazione antiformismo-riformismo-conformismo illustrata nel nostro Tracciato d'impostazione. Unica classe (ed ultima), il proletariato ha il ruolo storico di eliminare se stesso con tutte le altre classi. La sua non è pertanto ideologia che possa assumere carattere riformistico e conformistico, dando luogo ad una fissazione sovrastorica del suo dominio - ma scienza rivoluzionaria ed anzi già scienza di specie, non solo perché il proletariato (come in passato altre classi) rappresenta l'avvenire, ma perché questo avvenire non potrà non dar luogo ad una società di specie, priva di classi e dei relativi conflitti - salto di qualità dalla preistoria classista alla piena storia umana.

La contrapposizione del marxismo alle ideologie che si sono succedute nel passato e che oggi ancora in varia misura tengono il campo è, quindi, rigorosamente storica e dialettica, il che non esclude, ed al contrario implica, che la scienza globale con cui esso si identifica, possa essa solo ricostruire i reali processi sottostanti all'incastellatura ideologica, svelando come l'ideologia mistifichi la realtà sussistente a prescindere da ogni "conoscenza" individuale e collettiva. Detto questo molto sommariamente, passiamo ad illustrare il senso ed il corretto modo di impiego dei cinque schemi.

Tavola III - Schema trascendentalista (autoritario)

Tipico delle religioni rivelate, del feudalesimo e dell'assolutismo teocratico; fatto proprio anche dalla moderna società capitalistica. Questa concezione fa appello ad una divinità che nell'atto stesso della creazione ha infuso negli uomini uno spirito, che, ritrovandosi in ogni singolo, assicura l'uguaglianza "davanti a Dio" - e quindi per lo meno nel mondo ultraterreno - e garantisce un comportamento ispirato a comuni principi di origine divina. Lo Stato a sua volta, controllando coscienza ed attività dei singoli, permette l'esplicarsi della vita spirituale e fisica nel suo ordine gerarchico, che rispecchia il piano "divino" rivelato nelle sacre scritture.

Tavola IV - Schema demoliberale

Comune ad espressioni ideologiche assai differenziate quali l'illuminismo con le sue varie sfumature (empirismo, sensismo, materialismo meccanicistico), il criticismo kantiano, l'idealismo oggettivo e dialettico di Hegel, il positivismo, il neoidealismo, l'immediatismo libertario (Stirner, Bakunin) e riformistico. Si tratta della più pura assolutizzazione del "principio democratico", basato sull'Io, che, sia come singolo individuo, sia come "spirito di popolo", "volontà collettiva", ecc., possiede in sé, nel suo profondo, le norme del suo comportamento (ciò può condurre, come negli anarchici, a negare lo Stato, come non-rappresentativo della volontà collettiva, ed a sostituirlo con la "opinione sociale" o simili astrazioni che hanno la stessa funzione dello Stato "etico" nel pensiero borghese classico, di cui sono, d'altra parte, dirette filiazioni). Vita etica, vita economica, volontà di agire nell'ambiente esterno, sono l'esplicazione delle forze di coscienza e razionalità proprie allo "spirito umano" presente in tutti i singoli ("uguaglianza di fronte alla legge"). Lo Stato, e l'organizzazione sociale in genere, e quindi concepito quale proiezione ed al contempo quale garanzia della libertà dei singoli, "è la realtà etica dell'Idea".

Tavola V - Schema volontaristico-immediatistico

Tipico della visione corporativa piccolo-borghese, quindi di forme opportunistiche (proudhonismo, anarcosindacalismo, operaismo, ordinovismo, socialismo dei Consigli) e riformistiche (laburismo, ecc.); evidentemente si inserisce entro la concezione liberale di cui rappresenta una variante. Qui l'individuo, sempre alla base del processo, prende coscienza delle spinte fisiche ed economiche che sono sostrato della sua esistenza : tale presa di coscienza condiziona la volontà, e questa a sua volta l'azione. L'organizzazione economica e politica risulta dal confluire delle singole prese di coscienza: la classe è a sua volta risultato dell'assommarsi e connettersi in rete di organizzazioni immediate (è quindi nozione avulsa da ogni senso di indirizzo storico - non mai di classe in sé e per sé nel senso marxistico della espressione).

Tavola VI - Schema staliniano

Schema dell'ideologia conseguente alla controrivoluzione staliniana. Anche per essa è il singolo individuo che giunge alla coscienza, dopo però che la sua azione è stata determinata da libera "scelta", decisione. Caratteristica l'assimilazione partito-Stato: ma poiché le spinte e gli interessi economici pervengono, dal singolo attraverso la classe, allo Stato-partito e sono utilizzati da questo pseudo "binomio" per i compiti di decisione e di guida al fine di determinare orientamenti pratici ed indirizzi teorici, è chiaro che di fatto nel "binomio" il partito vien meno, e sussiste solo a "giustificazione dello Stato".

Tavola VII - Schema fascista

Il fascismo è per definizione eclettico, non ha una dottrina propria, tuttavia esprime ideologicamente il suo ruolo di unificazione delle forze capitalistiche (imperialistiche), di realizzazione del programma riformista, e di mobilitazione delle "mezze classi" in una concezione non a caso analoga a quello dello stalinismo. Come lo stalinismo, il fascismo non può abbandonare alcuni postulati ideologici borghesi essenziali, quali l'equivalenza giuridica degli individui, la "volontà del popolo", il carattere "popolare" del suo dominio. Al soggetto individuo come punto di partenza è però sostituita la "nazione", il "popolo" ed anche la "razza", che recepisce le motivazioni fisiche in prima istanza (vedasi la concezione nazional-socialistica del "sangue e suolo") e si esprime nello Stato. Il singolo è concepito come "passivo recettore" di spinte etiche dal popolo-nazione, di impulsi volontaristici ed attivistici dallo Stato-partito.

 

Tavola I
Schema della falsa teoria della "curva discendente" dello svolgimento storico del capitalismo
Tavola I

Tavola I - Schema della falsa teoria della "curva discendente" dello svolgimento storico del capitalismo

L'abituale affermazione che il capitalismo è nel ramo discendente e non può risalire contiene due errori: quello fatalista e quello gradualista.

Il primo è l'illusione che, finito il capitalismo di scendete, il socialismo verrà di per sé, senza agitazioni, lotte e scontri armati, senza preparazione di partito.

Il secondo, espresso dal fatto che la direzione del movimento si flette insensibilmente, equivale ad ammettere che elementi di socialismo compenetrino progressivamente il tessuto capitalistico.

Tavola II
Interpretazione schematica dell'avvicinamento dei regimi di classe nel marxismo rivoluzionario
Tavola II

Tavola II - Interpretazione schematica dell'avvicinamento dei regimi di classe nel marxismo rivoluzionario

Marx non ha prospettato un salire e poi un declinare del capitalismo, ma invece il contemporaneo e dialettico esaltarsi della massa di forze produttive che il capitalismo controlla, della loro accumulazione e concentrazione illimitata, e al tempo stesso della reazione antagonistica, costituita da quella delle forze dominate che è la classe proletaria. Il potenziale produttivo ed economico generale sale sempre finché l'equilibrio non è rotto, e si ha una fase esplosiva rivoluzionaria, nella quale in un brevissimo periodo precipitoso, col rompersi delle forme di produzione antiche, le forze di produzione ricadono per darsi un nuovo assetto e riprendere una più potente ascesa.

Differenza fra le due concezioni

La differenza fra le due concezioni, di cui alle tavole I e II, nel linguaggio dei geometri si esprime così: la prima curva o curva degli opportunisti (revisionisti tipo Bernstein, stalinisti emulativisti, intellettuali rivoluzionari pseudomarxisti) è una curva continua che in tutti i punti "ammette una tangente", ossia praticamente procede per variazioni impercettibili di intensità e di direzione. La seconda curva, con cui si è voluta dare una immagine semplicatrice della tanto deprecata "teoria delle catastrofi", presenta ad ogni epoca delle punte che in geometria si chiamano "cuspidi" o "punti singolari". In tali punti la continuità geometrica, e dunque la gradualità storica, sparisce, la curva "non ha tangente" o, anche, "ammette tutte le tangenti" - come nella settimana che Lenin non volle lasciar passare.

Occorre appena notare che il senso generale ascendente non vuole legarsi a visioni idealistiche sull'indefinito progresso umano, ma al dato storico del continuo ingigantirsi della massa materiale delle forze produttive, nel succedersi delle grandi crisi storiche rivoluzionarie.

Schemi della dinamica sociale secondo le ideologie della classe dominante

Sono riprodotti qui di seguito gli schemi di raffigurazione della dinamica sociale giusta le fondamentali ideologie con cui il movimento rivoluzionario del proletariato ha dovuto e deve, su piani diversi, fare i conti (secondo quanto esposto nella Premessa), per poi contrapporre ad essi lo schema marxista del capovolgimento della prassi.

Tavola III
Schema trascendentalista (autoritario)
Tavola III

Tavola III - Schema trascendentalista (autoritario)

Tavola IV
Schema demoliberale
Tavola IV

Tavola IV - Schema demoliberale

Tavola V
Schema volontaristico-immediatistico
Tavola V

Tavola V - Schema volontaristico-immediatistico

Tavola VI
Schema staliniano
Tavola VI

Tavola VI - Schema staliniano

Tavola VII
Schema fascista
Tavola VII

Tavola VII - Schema fascista

Commenti alle tavole III, IV, V, VI e VII

Le Tavole III e IV (come pure le Tavole V, VI e VII) sono presentate insieme in quanto, pur nella loro diversità, si riconducono a comuni denominatori.

Per gli schemi trascendentalista e demoliberale, pur andando nell'uno il senso dell'autorità dallo stato verso il singolo, mentre nell'altro il senso della libertà va dal singolo alla società e allo stato, per entrambi è l'idea (nell'uno promanante dalla divintà, nell'altro diffusa in tutti i singoli componenti la collettività umana) che condiziona e determina le azioni umane. In entrambi si va logicamente dalla coscienza (intesa nel primo come fede, nel secondo come razionalità) alla volontà (per entrambi intesa come eticità), all'attività, economia e vita fisica.

Per gli schemi volontaristico-immediatista, staliniano e fascista le spinte fisiche ed economiche sono alla base della loro costruzione; ed in questo carattere comune si contrappongono ai due precedenti schemi idealistici. Ma hanno in comune con essi la precedenza e preminenza che la volontà ha sull'attività per quanto riguarda il singolo e la classe (per il fascismo il popolo o la nazione). Altro carattere comune a questi tre schemi volontaristici (quello condiviso da Proudhon, Sorel, Bernstein, Gramsci, ecc. anche individualistico; e in ciò è deteriore rispetto agli altri due): la successione parallela di spinte economiche, volontà, attività e coscienza che si riscontra tra il partito e lo stato (l'organizzazione immediata) da una parte e il singolo e la classe (il popolo o la nazione per il fascismo) dall'altra, che comporta l'impossibilità per il partito di una teoria scientifica dei fenomeni sociali.

Solo nello schema marxista la successione di attività volontà e coscienza del singolo e della classe trovasi completamente rovesciata nel partito, la cui conoscenza dei fatti sociali investe passato presente e futuro, elevandosi al livello di teoria scientifica, con possibilità quindi di esercitare una volontà ed un'azione, come è mostrato nella seguente Tavola VIII.

Tavola VIII
Schema marxista del capovolgimento della prassi
Tavola VIII

Tavola VIII - Schema marxista del capovolgimento della prassi

Commento alla tavola VIII

Lo scopo dello schema è soltanto di semplificare i concetti del determinismo economico. Nel singolo individuo (e quindi anche nel singolo proletario) non è la coscienza teorica a determinare la volontà di agire sull'ambiente esterno, ma avviene l'opposto, come mostra lo schema con frecce dirette dal basso verso l'alto: la spinta del bisogno fisico determina, attraverso l'interesse economico, un'azione non cosciente, e solo molto dopo l'azione ne avviene la critica e la teoria per intervento di altri fattori.

L'insieme dei singoli, posti nelle stesse condizioni economiche, si comporta analogamente (come mostra lo schema con frecce dirette dal basso verso l'alto), ma la concomitanza di stimoli e di reazioni crea la premessa per una più chiara volontà e poi coscienza. Queste si precisano soltanto nel partito di classe, che raccoglie una parte dei componenti di questa ma elabora, analizza e potenzia l'esperienza vastissima di tutte le spinte, stimoli e reazioni. È solo il partito che riesce a capovolgere il senso della prassi. Esso possiede una teoria ed ha quindi conoscenza dello sviluppo degli eventi: entro dati limiti, secondo le situazioni e i rapporti di forza, il partito può esercitare decisioni ed iniziative e influire sull'andamento della lotta (come mostra lo schema con frecce dirette dall'alto verso il basso).

Con frecce dirette da sinistra a destra si sono volute rappresentare le influenze dell'ordine tradizionale (forme di produzione); e con frecce dirette da destra a sinistra le influenze antagonistiche rivoluzionarie.

Il rapporto dialettico sta nel fatto che in tanto il partito rivoluzionario è un fattore cosciente e volontario degli eventi, in quanto è anche un risultato di essi e del conflitto che essi contengono fra antiche forme di produzione e nuove forze produttive. Tale funzione teorica ed attiva del partito cadrebbe però se si troncassero i suoi legami materiali con l'apporto dell'ambiente sociale, della primordiale, materiale e fisica lotta di classe

Note

[1] In Appendice, alla Tavola VIII fanno da premessa altre cinque tavole che comprendono gli schemi di concezioni in netta antitesi con il marxismo (Tavole III e IV) o, peggio, aberranti rispetto al marxismo per l'equivoca pretesa di richiamarsi non a tutti, ma solo ad una parte od a qualcuno dei suoi postulati di base (Tavole V, VI e VII).

Dal "Bollettino Interno", n. 1 del 10 settembre 1951.

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