Attività sindacale e organizzazioni di massa
1. Dovunque e comunque sorgano organismi economici del proletariato, in cui tutti i lavoratori, indipendentemente dalla loro fede politica, abbiano il diritto di essere inquadrati, il partito deve partecipare alla loro organizzazione per mezzo di tutti i suoi membri che possano farne parte.
Per dirigere e disciplinare l’attività dei compagni si formeranno nelle diverse organizzazioni gruppi direttamente collegati all’organizzazione politica del partito. Sarà così possibile divulgare tra le masse le parole d’ordine del partito, compiendo sempre opera critica dell’attività svolta da altre correnti politiche, avvalorando le affermazioni teoriche con l’esame dei risultati pratici, da cui gli operai organizzati trarranno istruttiva esperienza.
2. Nella Repubblica Sociale Italiana non esistono attualmente organismi sindacali liberi, ma solo i sindacati fascisti coatti in cui non è possibile al proletariato esprimere i propri interessi.
Il tentativo di dar vita alle Commissioni interne fa parte della demagogia del fascismo e del suo esperimento, miseramente fallito, di rifarsi una verginità politica e sociale di fronte alle masse lavoratrici. Le Commissioni Interne possono anche essere liberamente elette dalle maestranze operaie, la la loro attività ha necessariamente i limiti segnati dall’inquadramento nei sindacati fascisti e dall’autorità dei Capi della provincia alla quale devono sottostare.
Parola d’ordine del partito per la nomina o il rinnovo delle commissioni interne è quindi: astensione. Astensione dei membri del partito e loro intensa propaganda in tal senso, in modo da svalutare completamente tali organismi che dovranno risultare eletti da un’infima minoranza e per di più la meno cosciente.
3. Finché dura lo stato di guerra, affermiamo recisamente che nessun problema di carattere economico esiste per il proletariato, ma che tutti gli interessi particolari o parziali della classe operaia sono vincolati alla cessazione del conflitto la cui natura classista imperialistica deve essere illustrata alle masse.
Un’unica lotta può combattere il proletariato presentemente, lotta di natura squisitamente politica: la lotta contro la guerra, secondo la formula leninista-bolscevica della trasformazione della guerra capitalistica in una lotta civile per la conquista del potere.
Se strati più o meno vasti del proletariato, in una sola località o più estesamente, spontaneamente o spinti da altri partiti politici, iniziassero agitazioni per ottenere miglioramenti salariali, i compagni non dovranno tuttavia disertare un’azione che non approvano, ma parteciperanno attivamente al movimento, criticandone gli scopi ed il metodo e dimostrandone l’assurdità.
Infatti anche un successo non potrebbe essere che illusorio, perché gli eventuali benefici, sarebbero sommersi dalla marea avanzante della inflazione e il partito dovrà saper sfruttare tale nuova prova della sua giusta linea di condotta.
4. Quando la valle del Po sarà occupata dalle truppe tedesche, qualunque sia l’ulteriore durata del conflitto, dopo un periodo di rigoroso controllo da parte delle nuove truppe occupanti, l’influenza del governo dal Fronte Nazionale di Liberazione si estenderà a tali territori.
Durante il periodo che chiameremo di governo strettamente militare, il partito limiterà la sua azione alle possibilità del momento, non rinunciando mai a svolgere un’attività contrastante quella degli altri partiti. Con l’entrata in iscena del governo monarchico-democratico avranno una sia pur limitata possibilità di esprimersi e di palesare, dopo un primo momento di inevitabile confusione, il loro orientamento.
Allora il partito dovrà dimostrare la sua capacità di realizzazione. La situazione non avrà certamente i caratteri della stabilità. La grave crisi economico-finanziaria, la deficienza di materie prime e di generi di prima necessità, la mancanza o la scarsità di energia elettrica, la disoccupazione, la difficoltà dei trasporti, la crisi istituzionale, la confusione burocratico-amministrativa, l’esplosione di odio contro i residui del fascismo, il problema partigiano, tutto contribuirà a determinare uno stato di profondo malcontento, di disordine e di agitazione.
La situazione sarà obiettivamente rivoluzionaria.
Tale affermazione risponde implicitamente alla domanda: quale attività sindacale dovrà svolgere il Partito?
L’esperienza storica dimostra che una situazione rivoluzionaria gli organismi sindacali sono superati dalla necessità del momento.
Scompare o passa in seconda linea, il problema economico, ed il proletariato, superati gli interessi particolari, realizza la sua unità di classe in organismi che ne dirigono la lotta in tutti i settori, anche in quello sindacale, finalmente considerato come mezzo di agitazione per spingere sul terreno della lotta politica anche gli strati più arretrati delle masse operaie.
Tali organismi sorgono spontaneamente perché ne è sentita profondamente la necessità, e nessuna importanza ha il fatto che la prima idea sia partita da un gruppo piuttosto che da un altro, ed anche da un partito, come nessuna importanza ha il nome che viene loro imposto.
Si chiamino soviet, consigli o comitati, l’essenziale si è che in essi il proletariato si organizzi come classe del tutto autonoma e per mezzo di essi lotti per arrivare all’assolvimento del proprio compito storico.
Il Partito parteciperà in prima linea alla formazione ed alla attività di tali organismi, rivendicando in essi per sé e per qualunque partito o movimento proletario la più ampia libertà di propaganda e di parola, e al fine di conquistarne la maggioranza e la direzione.
5. Tale prospettiva non deve però impedire di esaminare seriamente la possibilità che altri movimenti politici tentino di inquadrare le masse sindacalmente.
In tal caso, il partito prenderà attiva parte a tale opera di organizzazione, affermando e tentando di far prevalere, attraverso la propaganda la sua tesi fondamentale, che cioè gli organismi sindacali e di massa devono essere unitari, cioè comprendere tutti gli operai che si trovano in una determinata situazione economica e liberi, sia nel senso che garantiscano a tutti gli operai, qualunque sia la loro fede politica, il diritto di esprimere e difendere liberamente le loro idee e non pongano alcuna condizione restrittiva di carattere politico al loro accesso ai posti dirigenti, sia nel senso che sia garantita l’indipendenza totale dal potere statale e non siano perciò ammesse nomine per via gerarchica o per imposizione dall’alto. Gli organismi in questione devono dunque essere libera espressione della classe operaia nella sua totalità. A tal fine il partito sosterrà questi fondamentali punti:
1) Tutti gli organismi (sindacati, camere del lavoro, commissioni interne, consigli di fabbrica, ecc.) devono essere unitari;
2) Nessuna persona e nessun gruppo hanno il diritto di autonominarsi fiduciari, comitati elettorali o dirigenti, qualunque sia la denominazione che intendono assumere;
3) Tutte le cariche devono essere elettive ed esprimere quindi l’orientamento e la volontà della base organizzata;
4) Nelle elezioni deve essere adottato un sistema proporzionale che garantisca amche alle minoranze di essere rappresentate;
5) Le nomine eventualmente già avvenute a cariche dirigenti non selettivamente, anche da parte dell’autorità governativa, non devono essere riconosciute;
6) In caso di constatata impossibilità di procedere immediatamente all’elezione di tali cariche, deve esigersi che, provvisoriamente, la direzione sia affidata non a singole persone, ma a comitati in cui siano rappresentate tutte le correnti sindacali.
7) A tutti gli organizzati deve essere riconosciuta melle assemblee piena e assoluta libertà di parola.
L’affermazione di questi punti tende a sventare il pericolo di un arbitrario monopolio degli organismi sindacali e di massa da parte di determinate correnti politiche.
6. In tutti i settori dell’organizzazione sindacale, il partito deve combattere strenuamente il concetto di apoliticità dei sindacati.
Qualsiasi conquista di carattere economico ha effettivo valore solo in quanto è garantita dalla forza politica della classe operaia.
In regime capitalistico l’attività sindacale deve essere concepita come mezzo di addestramento del proletariato alla lotta rivoluzionaria per la conquista del potere politico.
Il Comitato Centrale del Partito
1 gennaio 1945 [Circolare dattiloscritta]