Solo la rivoluzione proletaria può abbattere il mostro statale americano
La Marina militare, strumento indispensabile dell'imperialismo, sopravvive alla condizione di adeguarsi alle esigenze dell'Aviazione. Sta a provarlo il fatto che la portaerei ha soppiantato la corazzata. La Seconda Guerra Mondiale ha detto l'ultima parola in materia di corazzate, questi colossi del mare che costituiscono ora una prova di debolezza, non più di supremazia navale. Oramai, i cantieri non costruiscono più corazzate, divenute inutili nella moderna guerra delle flotte aeree usate a terra o sui ponti delle portaerei.
Il continuo sconvolgimento nella tecnica produttiva si ripercuote necessariamente nella tecnica militare secondo un principio espresso, centocinquant'anni fa, da Napoleone: "La natura delle armi – egli disse – decide la composizione dell'esercito, degli itinerari delle campagne, delle marce, delle posizioni, degli ordini di battaglia, del tracciato e del profilo delle piazzeforti, ciò che stabilisce una costante opposizione tra i sistemi di guerra degli antichi e quello dei moderni".
Principio materialista che fa onore a Napoleone, il quale con molta maggiore verosimiglianza che non i tronfi generali dei tempi nostri, avrebbe potuto attribuire al suo genio le sfolgoranti vittorie sulle coalizioni capitanate dall'Inghilterra contro la Francia rivoluzionaria. Ma la "natura delle armi" si trasforma e muta, talvolta radicalmente in breve tempo, per forza di quali cause? E qui interviene il marxismo a chiarire e risolvere la questione.
Negli scontri militari, nelle guerre locali o generalizzate, condotte da singole nazioni, oppure da coalizioni di Stati, a chi tocca la vittoria finale? La risposta che trova tutti d'accordo è facile quanto lapalissiana: al più forte.
Ma quando si va ad approfondire il concetto della forza militare degli Stati, nove volte su dieci si tirano in ballo le "innate" qualità morali della nazione, le abitudini dei popoli, la sagacia e l'astuzia dei governanti, il genio dei comandanti. Senza dubbio, le condizioni soggettive e l'abilità con cui i Governi riescono a sfruttare le particolari tendenze o pregiudizi dei loro sudditi, che del resto sono determinate dal materiale svolgersi dello sviluppo sociale, costituiscono un fattore importante. Ma, alla stretta dei conti, è sulla minore o maggiore disponibilità di armi e di apparecchiature che riposa la forza militare degli Stati.
"Il potere – scrive Engels nell'Anti-dühring – non è un semplice atto di volontà, ma richiede per la sua attuazione molte circostanze preliminari reali, particolarmente strumenti, il più perfetto dei quali (nel nostro caso: la portaerei) vince il meno perfetto (la corazzata, l'incrociatore pesante, il cacciatorpediniere ); inoltre questi strumenti devono essere fabbricati, prodotti, con il che è detto pure che il possessore di strumenti più perfetti, vulgo armi, vince il possessore di strumenti meno perfetti; e che, in una parola, la vittoria del potere si fonda sulla produzione in genere, sulla potenza economica, sulla condizione economica, sul potere di disporre dei mezzi materiali esistenti".
Per rimanere entro l'epoca imperialista, due guerre mondiali hanno confermato la tesi marxista che la vittoria militare degli Stati si fonda sulla strapotenza economica, sulla capacità di produzione di strumenti (armi) più perfetti. Per due volte, Stati Uniti e Inghilterra, alleati della Russia nella seconda fase della Seconda Guerra Mondiale, hanno messo con le spalle a terra potenze economicamente inferiori, nonostante la maggiore combattività delle truppe e la superiore preparazione tecnica degli Stati maggiori che avvantaggiavano l'avversario. Come si presenta oggi il quadro dei rapporti di forza tra i probabili contendenti della eventuale terza guerra mondiale?
Secondo il principio napoleonico, gli Stati maggiori di tutte le potenze militarmente importanti stanno operando radicali mutamenti nella tecnica della strategia e della tattica, informandosi alla riconosciuta verità della superiorità dell'aviazione sulla marina di antico tipo. Succede infatti che le funzioni di protezione dei convogli dall'insidia sottomarina, di bombardamento contro bersagli costituiti da forze navali nemiche o da apprestamenti difensivi o industriali, o di comunicazione, di difesa antiaerea contro gli assalti nemici, che fino a pochi anni fa venivano espletate da corazzate, incrociatori pesanti e cacciatorpediniere, oggi siano definitivamente trasferite alle portaerei. Maggiore velocità, raggio d'azione enormemente più vasto (recentemente è stato annunziato che le portaerei americane dislocate nel porto di Napoli possono trasportare bombe atomiche per oltre 770 miglia equivalenti a 1232 Km e tornare alla base di partenza). I più grossi calibri delle vecchie corazzate avevano una gittata che sta con quella degli aerei nello stesso rapporto che un tiro di fucile sta ad un tiro di freccia; superiore volume di fuoco (le portaerei da 45.000 tonnellate della classe "Coral Sea" e "Franklin Roosevelt" appartenenti alla Sesta Flotta basata a Napoli, sono dotate di 120 aerei "atomici"); maggiori capacità offensive e difensive (velocissimi aviogetti da intercettazione e di assalto, turboelica da pattuglia antisommergibili, bimotori da bombardamento atomico, razzi elettronici antiaerei ed antinave, missili radiocomandati a testa atomica, e l'imponente numero di bocche da fuoco a tiro rapido di piccolo e medio calibro) sono caratteristiche che fanno della portaerei un'arma formidabile, di una capacità distruttiva spaventosa e pressoché invulnerabile. Sicuramente, nella guerra dei mari e dei continenti, essa rappresenta lo strumento bellico più perfetto che la tecnica produttiva sia stata capace finora di fabbricare. Chi possiede le portaerei domina i mari e le vie di comunicazione tra i continenti.
In considerazione della superiorità delle portaerei di fronte all'armamento navale tradizionale, il primo posto nella scala delle potenze navali del mondo è detenuto dagli Stati Uniti: 4 corazzate, 29 portaerei, 19 incrociatori, 248 cacciatorpediniere, 149 sommergibili. Al secondo posto non figura, come si crede comunemente, l'Inghilterra, bensì la Russia, che possiede un maggior numero di navi da superficie e di sottomarini. La Russia dispone di 3 corazzate (tra cui la ex Giulio Cesare italiana), 20 incrociatori, 100 torpediniere, 370 sottomarini. Ma la Russia non ha portaerei, mentre l'Inghilterra può disporne di cinque di vecchio tipo, 1 corazzata, 11 incrociatori, 31 torpediniere. Nel 1955, gli Stati Uniti potranno varare due super- portaerei a propulsione nucleare da 60.000 tonnellate, la Saratoga e la Forrestal.
Se gli Stati Uniti possiedono le armi più perfette del mondo, come risulta dai raffronti tra le flotte delle massime potenze mondiali, ciò significa che dispongono della maggiore potenza economica esistente. La pretesa che il principio fissato da Engels non si applichi alla interpretazione dei rapporti di forza tra l'economia russa e quella americana, perché il Governo di Mosca utilizzerebbe il preteso margine di superiorità produttiva allo scopo di opere pacifiche, urta contro il fatto che il Governo di Mosca ha fatto l'impossibile pur di ottenere la bomba atomica. A riprova le recenti misure dirette ad aumentare la produzione di beni di consumo dimostrano che la "corsa all'atomica" doveva prendere l'avvio dalle restrizioni economiche imposte alle grandi masse lavoratrici. Ciò nonostante, la Russia non possiede finora portaerei, e quando ne produrrà non potrà annullare il vantaggio iniziale, veramente enorme, goduto dagli Stati Uniti. La supremazia aeronavale dell'America significa che nella prossima eventuale guerra mondiale, i Russi, anche divenendo probabilmente padroni dei continenti di Europa e Asia, non potranno giammai tentare l'invasione dell'America, mentre questa, dopo di aver assoggettato l'avversario ad un duro sforzo di logoramento che fiaccherà la più debole potenza economica euro-asiatica, potrà far pesare costantemente la minaccia, e ripetere l'esperienza dei giganteschi sbarchi sulle coste, che decisero la Seconda Guerra Mondiale.
Non abbiamo riscritto citazioni e dati per proporre un pronostico... da totoguerra, né per compilare un articolo interessante. Essi ci sono serviti per addurre altre prove dell'esattezza della nostra tesi sulla strategia della rivoluzione dedotta dialetticamente dalla strategia della guerra imperialistica. Potenza economica, potenza politica, potenza militare, fanno dello Stato di Washington il centro mondiale del capitalismo, le spalle di Atlante della conservazione borghese. Il capitalismo americano non può essere preso né per fame né per assalto armato, come pretende l'alterna propaganda pacifista e guerresca, e l'uno e l'altro insieme, alimentata da Mosca e dai suoi satelliti politici. In una eventuale guerra mondiale le probabilità di vittoria sono tutte per lo schieramento capitanato dagli Stati Uniti. Le pretese superiorità razziali non contano un fico nello scontro di potenze materiali.
Perciò, anche se fossimo certi, per ipotesi astratta, del carattere socialista del regime russo e degli obiettivi anti-borghesi della politica internazionale del Cremlino, anche in questo ipotetico caso noi rifiuteremmo di seguire la politica dei partiti stalinisti. Lo Stato imperialista americano – e nominandolo si chiama in causa il capitalismo mondiale – ha un solo nemico che possa abbatterne la potenza oltracotante: la Rivoluzione. Viceversa, la Rivoluzione potrà trionfare di tutti i nemici, ma fino a quando avrà di fronte il colosso americano non potrà dire di averlo fatto.
Non sarà stata ribadita invano la nostra posizione nei riguardi della futura strategia rivoluzionaria, nel momento attuale, che ci offre lo spettacolo quanto mai istruttivo per le masse (e quindi "costruttivo") di una Russia che, smesso l'abituale linguaggio minatorio, ricerca ansiosamente le vie di un accordo con gli Stati Uniti.
Da "Il programma comunista" n. 2 del 1954.
Fonte | Il programma comunista n. 2 | |||
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Data | 1954 | |||
Autore | Non firmato | |||
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