Bordiga a Togliatti

19 agosto 1923

eel a Palmiro – sera domenica uno nove – Ave anche alle fenicottere (lo sono poi ancora?) = avute tue sette e undici con mozione centrale. Vuoi continuare discussione. Considera dunque questa come personale. La lettera di def previene il ... capitolo di storia che volevo esporti. Il nostro impegno a collaborare alla fusione e la idea del "controllo" sono "trovate postume". Cito solo ancora: la mia risposta alla lettera del partito russo che ci forzò a votare la risoluzione del quarto congresso; il fatto che lottai per non far porre nella commissione di fusione nessuno dell'esecutivo; il voto del CC in gennaio che ad essa rimetteva ogni direttiva politica e convocato il congresso, ecc.

Io stavo preparando i dati per la consegna: vedi lettera a Mosca.

Poi vengono le dimissioni da voi decise, e il mandato di cui ben dice def.

Ma se anche volevamo (dato e non concesso) controllare; restare all'Esecutivo; tutto cadeva pel sol fatto della esecuzione di alcuni di noi in quel bel modo – se ci fosse stato quell'impegno, ad un atto che ci accusava di malafede, doveva rispondere una elementare solidarietà. Bisogna proprio dirvele, certe cose? Ora non si deve dire: il vecchio esecutivo si è dimesso; ma una parte di esso è stata cacciata, e l'altra col suo contegno ha mostrato di essere solidale... col provvedimento. Se non sentite questo, almeno non tirate fuori la storia dell'impegno e del controllo che è il rovescio di quanto sempre tutti abbiamo pensato! Dopo ciò, il mio giudizio sulla mozione: è dato.

Inutilmente essa è bellicosa contro Mosca e la minoranza! La linea non è più la nostra "classe". La formula del "controllo" è inaccettabile.

Tu dici che tieni a una nostra azione comune: approvo tale desiderio e non mi oppongo a priori. Ma una dichiarazione comune è possibile? Dubito che si possa essere d'accordo anche sulle premesse generali.

Sto pensando a un tal documento. Esso deve partire da questo: si deve investire il partito di una quistione che finora non è stata trattata che tra gli organi direttivi. La quistione si pone per noi: conservare la piattaforma del programma e "costituti" di Livorno, e il metodo (tattico) dei primi anni di vita del partito. Questo bagaglio è accusato come causa di insuccesso: bisogna (dire) soltanto che non è vero: la sconfitta generale proletaria non si poteva evitare; il partito poteva essere migliore oggi senza ostilità del comintern ai nostri propositi.

Voglio dire questo: la dichiarazione deve squadernare (?) questi tre problemi nel loro rapporto = disfatta del proletariato; è rettifica di tiro di questa azione del partito comunista; azione voluta dal comintern. È una esposizione del dissidio che conclude: non è bene fare come dice il comintern.

E ancora: spiegare perché non si è prima rimessa la cosa alla massa del partito; poi dire: il partito si pronunziò per "scongiurare" il comintern di non imporre la attuale linea. Ne viene logicamente che il gruppo che col partito [sic], e riapre un periodo di lavoro critico, non potrà dirigere il partito che quando un punto di vista concorde tra partito e comintern uscisse dal dibattito. Voi, perciò:

  • a) forse non accettate questo che ho nudamente accennato;
  • b) non potete sostenerlo nell'esecutivo.

Cercherò di meglio definire la traccia del documento. Ma vi deve essere la storia del dissidio e la critica dell'indirizzo del Comintern. Non possiamo limitarci a un programma teorico e questioni tattiche, che già abbiamo. (Ho orrore inchiostro!).

APC 190/11 e verso, cifrata manoscritta. In "Storia Contemporanea" ottobre 1980.

Carteggi