Bordiga al Comintern
28 settembre 1923
Cari compagni,
ho avuto qui la grave notizia dell'arresto dei membri dell'Esecutivo e comprendendo che essa deve provocare altre vostre decisioni sul partito italiano, obbedisco ad un impulso della mia coscienza scrivendovi la presente che ha valore strettamente personale. Sebbene nessuno più dei compagni italiani abbia desiderato la massima cordialità di rapporti col Comintern, pur da tempo gli interventi di questo hanno un carattere che non ne fa, come dovrebbero essere, delle occasioni liete di feconda collaborazione. Non solo il tono di certi dibattiti e decisioni (ed il loro contenuto) appaiono di opportunità molto discutibile, ma anche la legittimità statutaria dell'ultima misura di organizzazione si presta a grave dubbio, pur essendo essa stessa stata accettata senza reclami per il senso nostro di disciplina. Ma il confronto coi precedenti di altri partiti starebbe a dimostrare che in tanto le sezioni del Comintern sono trattate con certo privilegio, in quanto si tengono lontane dalla vera disciplina comunista ed anche in quanto sono meno impegnate nella lotta contro gli avversari: strano capovolgimento di quello che dovrebbe essere in una comune fraterna azione rivoluzionaria!
L'artificiosità della misura "fatta inghiottire" al nostro partito è una delle cause anche degli insuccessi tecnici: e posso dire questo con tanta più obiettività in quanto nella ultima occasione non era in gioco la mia personale capacità.
Confesso - pur avendo letta la recente decisione del Presidium comunicata alla Centrale del Partito - che considero con timore le misure che siete per prendere. Sia perchè questa arriverà quando saranno già prese, sia perchè le mie opinioni hanno sempre molte "chances" di divergenza dalle vostre, questa mia riserva ha scarso valore, ma io la faccio ugualmente. Il mio pensiero è che sarebbe ingiusto, oltre che arbitrario, ammettere nella direzione del partito elementi che fossero al di fuori del suo inquadramento, o comunque creare ingerenze di estranei al partito.
Io temo che voi non vogliate sotto specie della solita tattica d'alleanza nei momenti difficili (che sono quelli in cui le alleanze sono più pericolose) uscir fuori dalla base attuale del partito - come temo che non consideriate col necessario grado di disprezzo il metodo grazie al quale i massimalisti ottengono di essere tollerati dal governo fascista.
Per quel che vale la mia parola, vi invito a non stabilire fatti compiuti che compromettano la fisionomia autonoma del partito comunista in Italia. Se la mia vi pare diffidenza, considerate che tacendo avrei aggiunto ad essa la dissimulazione, e dato prova di una definitiva sfiducia sulla vostra azione verso il nostro partito, a cui spero di non dover arrivare.
Saluti comunisti
APC 207/19