Gramsci a Scoccimarro

U. 9. Vienna, 5 gennaio 1924
N. P. 76

Caro Negri,

ho ricevuto la tua lettera del 25 dicembre e la lettera di Palmi del 29 stesso mese. Rispondo a tutti e due insieme. Comunica a Palmi questa mia lettera e, se è possibile, anche a Lanzi e a Ferri.

Ti dirò sinteticamente perché persisto nel ritenere impossibile che io firmi il manifesto, anche dopo averne letta la seconda redazione. Per il manifesto non esistono né l'Esecutivo allargato del febbraio '22, né quello del giugno '22, né il Quarto Congresso, né l'Esecutivo del giugno '23. Per il manifesto la storia si conclude col Terzo Congresso e al Terzo Congresso bisogna riattaccarsi per continuare. Tutto ciò può essere plausibile come opinione personale di un singolo compagno e come espressione di un piccolo gruppo; è pazzesco semplicemente come direttiva di una frazione di maggioranza che ha amministrato dal Terzo Congresso in poi il partito e che continua ad amministrarlo. È pazzesco ed assurdo perché in tutti gli Esecutivi allargati e al Quarto Congresso i rappresentanti della maggioranza hanno fatto sempre le più ampie dichiarazioni in favore del centralismo, del partito unico internazionale ecc. Al Congresso di Roma era stato dichiarato che le tesi sulla tattica sarebbero state votate a titolo consultivo, ma che esse, dopo la discussione del Quarto Congresso, sarebbero state annullate e non se ne sarebbe parlato più. Nella prima metà del marzo 1922 l'Esecutivo del Comintern ha pubblicato uno speciale comunicato in cui le tesi sulla tattica del partito venivano confutate e rigettate e un articolo dello Statuto dell'Internazionale dice che ogni deliberazione dell'Esecutivo deve diventare legge per le singole sezioni. Ciò sia detto per la parte formale e giuridica della questione. La quale ha una sua importanza. In verità dopo le pubblicazioni del manifesto la maggioranza potrebbe essere squalificata del tutto e anche esclusa dal Comintern. Se la situazione politica dell'Italia non si opponesse a ciò io ritengo che l'esclusione avverrebbe. Alla stregua della concezione di partito che deriva dal manifesto la esclusione dovrebbe essere tassativa. Se una nostra federazione facesse solo la metà di ciò che la maggioranza del partito vuol fare verso il Comintern, il suo scioglimento sarebbe immediato. Non voglio, firmando il manifesto, apparire un completo pagliaccio.

Ma io non sono neppure d'accordo nella sostanza del manifesto. Ho un'altra concezione del partito, della sua funzione, dei rapporti che devono stabilirsi fra esso e le masse senza partito, fra esso e la popolazione in generale. Non credo assolutamente che la tattica che si è sviluppata attraverso gli esecutivi allargati e il Quarto Congresso sia sbagliata. Né per l'impostazione generale, né per dettagli rilevanti. Così credo sia anche per te e per Togliatti e non posso comprendere perciò come voi, a cuore così leggero, vi imbarchiate in una galera così pericolosa. Mi pare che voi vi troviate nello stesso stato d'animo in cui mi sono trovato nel periodo del Congresso di Roma. Forse perché nel frattempo sono stato lontano dal lavoro interno di partito, questo stato d'animo è svanito; in realtà esso è svanito anche per altre ragioni. E una delle più importanti è questa: non si può assolutamente fare dei compromessi con Amadeo. Egli è una personalità troppo vigorosa ed ha una così profonda persuasione di essere nel vero, che pensare di irretirlo con un compromesso è assurdo. Egli continuerà a lottare e ad ogni occasione ripresenterà sempre intatte le sue tesi.

Penso che abbia torto Palmi nel ritenere che il momento non sia propizio per iniziare una nostra azione indipendente e per dar luogo a una formazione nuova che solo "territorialmente" apparirebbe come di centro. È innegabile che la concezione che finora è stata ufficiale intorno alla funzione del partito ha portato a cristallizzarsi nelle sole discussioni di organizzazione e quindi a una vera e propria passività politica. Invece del centralismo si è ottenuto di creare un morboso movimento minoritario e se si parla coi compagni emigrati perché più attivamente partecipino all'azione esterna del partito si ha l'impressione che per essi il partito è in realtà ben poca cosa e che ben poco sarebbero disposti a dare per esso. L'esperienza della Scuola di Pietrogrado è molto espressiva. In realtà io mi sono persuaso che la forza maggiore che tiene insieme la compagine del partito è il prestigio e l'idealità dell'Internazionale, non già il legame che l'azione specifica del partito sia riuscita a suscitare e abbiamo creato una minoranza a fregiarsi della qualifica di vera rappresentanza dell'Internazionale in Italia.

È proprio oggi, quando si è deciso di portare la discussione dinanzi alle masse che bisogna assumere un posto definitivo e la propria esatta figura. Fino a quando le discussioni avvenivano in una cerchia ristrettissima e si trattava di organizzare cinque, sei, dieci persone in un organismo omogeneo era ancora possibile, sebbene non fosse neppure allora totalmente giusto, venire a dei compromessi individuali e trascurare certe questioni che non avevano una immediata attualità. Oggi si va dinanzi alla massa, si discute, si determinano delle formazioni di massa che avranno una vita non solo di poche ore. Ebbene, è necessario che questo fatto avvenga senza equivoci, senza sottintesi, che queste formazioni abbiano una organicità e possano svilupparsi e diventare tutto il partito. Perciò io non firmerò il manifesto. Non so ancora con esattezza che fare. Non è la prima volta che mi sono trovato in queste condizioni e Palmi deve ricordare che nell'agosto 1920 io mi sia staccato anche da lui e da Umberto. Allora ero io che volevo mantenere dei rapporti piuttosto colla sinistra che colla destra, mentre Palmi e Umberto avevano raggiunto Tasca, che si era staccato da noi fin dal gennaio. Oggi mi sembra che avvenga il contrario. Ma in realtà la situazione è molto diversa e come allora nell'interno del partito socialista bisognava appoggiarsi agli astensionisti, se si voleva creare il nucleo fondamentale del futuro partito, così oggi bisogna lottare contro gli estremismi se si vuole che il partito si sviluppi e che finisca di essere niente altro che una frazione esterna del partito socialista. Infatti, i due estremismi, quello di destra e quello di sinistra, avendo incapsulato il partito nella unica e sola discussione dei rapporti col partito socialista, l'hanno ridotto a un ruolo secondario. Probabilmente rimarrò solo. Come membro del CC del partito e dell'Esecutivo del Comintern, scriverò una relazione in cui combatterò contro gli uni e contro gli altri, accusando gli uni e gli altri di questa stessa colpa e ricavando dalla dottrina e dalla tattica del Comintern un programma d'azione per l'avvenire della nostra attività. Ecco quanto volevo dire. Vi assicuro che qualsiasi vostro ragionamento non riuscirà a smuovermi da questa posizione. Naturalmente voglio continuare a collaborare strettamente con voi e penso che l'esperienza di questi anni abbia servito a tutti almeno per insegnarci che si possono nell'ambito del partito avere opinioni differenti e continuare tuttavia a lavorare insieme col massimo di reciproca fiducia.

Sollecita i compagni che sono a tua portata di mano perché affrettino l'invio degli articoli da me domandati. Palmi dovrebbe farmi immediatamente una "Battaglia delle idee" di almeno tre colonne (tutta l'ultima pagina). Non so quale libro o serie di libri o di altre pubblicazioni indicargli. Potrebbe fare una critica del punto di vista sostenuto dalla Rivoluzione liberale del Gobetti dimostrando come in realtà il fascismo abbia posto in Italia un dilemma molto crudo e tagliente: quello della rivoluzione in permanenza e della impossibilità non solo di cambiar forma allo Stato, ma semplicemente di mutar governo altro che con la forza armata. E potrebbe esaminare la nuova corrente nata in seno agli ex combattenti e cristallizzata intorno all'"Italia libera". Io penso che il movimenti degli ex combattenti, in generale, essendo stato in realtà la formazione del primo partito laico dei contadini specie dell'Italia centrale e meridionale, abbia avuto una immensa importanza nel capovolgere la vecchia struttura politica italiana e nel determinare l'indebolimento estremo dell'egemonia borghese parlamentare e quindi il trionfo della piccola borghesia fascista reazionaria e inconcludente e piena tuttavia di aspirazioni e sogni utopistici di palingenesi. La nascita del movimento "Italia libera" quale significato esatto ha in questo quadro generale? Ciò mi sfugge e sarei veramente lieto che Palmi illuminasse anche me a proposito.

Naturalmente Palmi dovrà essere uno dei pilastri della rassegna e inviare articoli generali che rendano possibile anche sostanzialmente la rinascita del vecchio Ordine nuovo. Ho sempre trascurato di dare indicazioni per la collaborazione di Valle perché penso che egli vorrà avere via libera in proposito. Digli che però vorrei avere un suo articolo sintetico sulla questione della riforma Gentile della scuola. Sintetico ha naturalmente un significato logico e non metrico decimale. L'articolo potrebbe anche essere di cinque colonne e diventare il nucleo centrale di un numero.

E Lanzi cosa fa? Anche egli deve collaborare. Specialmente sulla questione sindacale. Scrivigli e avvertilo che desidero sapere qualche cosa sulla attività e sulle sue opinioni dei fatti che si svolgono.

Saluti.

Gramsci

Arch. Felt.

Note

[1] Pietro Tresso.

[2] Alfonso Leonetti.

[3] Tasca.

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