Una lettera di Bordiga
Napoli, 24 marzo 1924
Caro Stato Operaio,
con vero rammarico devo pregare di pubblicare una lettera che potrebbe forse essere considerata di natura personale: ma i chiarimenti che intendo dare sono indispensabili, non nell'interesse di questo o quel compagno (che a mio avviso non è un elemento da prendere in considerazione tra comunisti, che non siano e non vogliano essere "uomini politici" nel senso borghese), bensì nell'interesse del chiaro andamento della discussione che si apre.
Occorre che i compagni sappiano quale fu il contegno di coloro che dirigevano il Partito fino alle decisioni dell'Esecutivo allargato del giugno 1923.
Dal momento in cui fu chiaro che la I.C. ci domandava non solo certe rettifiche della tattica, ma anche di dare una base diversa alla formazione costitutiva del Partito attraverso la fusione coi massimalisti o una politica che la avesse come obiettivo, noi, in ripetute occasioni, alcune delle quali risultano anche da documenti qui pubblicati, dichiarammo: che sarebbe stata incondizionata la disciplina non solo nostra ma di tutti gli iscritti al Partito; che fino a quando fossimo stati ai nostri posti di dirigenti avremmo senz'altro poste in atto le determinazioni degli organi internazionali, ma, nello stesso tempo, che, conservando la nostra completa convinzione sulla bontà della linea da noi sostenuta per il Partito e per la Internazionale, potevamo seguirne una diversa con la massima obbedienza come gregari, ma né ci sentivamo né credevamo utile al movimento di essere noi i realizzatori di questa diversa tattica come dirigenti di una sezione dell'Internazionale.
Con questo spirito noi accogliemmo la modifica del Comitato Esecutivo del nostro Partito come una misura, che non solo è giustificata in un Partito internazionale veramente centralizzato, ma che nelle date circostanze era anche da noi ritenuta necessaria, proposta e desiderata.
In conseguenza a questo ordine di idee io ed alcuni nostri compagni ritenemmo non avere più ragione di far parte, dopo la sostituzione del vecchio Esecutivo del Comitato Centrale del nostro Partito.
Tanto chiedo che sia reso noto, non in omaggio alla verità che è un luogo comune come un altro, ma solo perché i compagni che debbono discutere e pronunziarsi possano orientarsi sui termini essenziali delle questioni.
Saluti comunisti,
Amadeo Bordiga
"Lo Stato Operaio" n. 9 del 1924