Lettera del fiduciario di Pavia al giornale contro le discussioni disgregatrici

24 luglio 1925

Contro ogni disgregazione.

Non mi sono mai permesso di occuparti nemmeno una riga essendo state le tue colonne così preziosissime e così scarse per fare quella propaganda che è stata, e che sarebbe sì tanto necessaria alla massa che guarda con sì tanta simpatia per la lotta che si conduce contro ogni nemico di ogni veste.

Ma poiché vedo che giornalmente dal 7 giugno ad oggi è occupata una pagina sulla disgregazione del partito che a dire la verità mi urta molto da vicino in modo tale che sono costretto intervenire con queste semplici e convinte parole ma scritte proprio con quella mentalità che una [persona] compie proprio quando ora è estremamente colpito nella parte più interessante.

Dico parte interessante perché l'attività che ho dato al partito mi ha indotto spesse volte a trascurare il lavoro che giornalmente devo compiere per vivere da onesto lavoratore.

Mentre invece mi vedo dall'alto minare le fondamenta che si è costruito con sì tanta fatica sotto la più bieca reazione. Io in questo caso voglio essere un ingenuo e voglio domandare se realmente questo Comitato d'Intesa esisteva come frazione che internamente lavorava per scopi suoi finali; oppure se è una tendenza di sinistra che fino alla pubblicazione del prossimo congresso è stata disciplinata al partito e che ha lavorato per la ricostruzione del partito stesso, e che oggi alla vigilia del congresso intende di avvalorare le sue linee - che a me specialmente non mi sono note - che ha sacrificate per l'omogeneità del partito.

Se nel primo caso, da osservatore fedele della causa comunista condanno apertamente [due parole illeggibili] di organizzazione. Se invece si tratta del secondo caso, non era il caso di fare sì tanta campagna per mezzo del giornale, campagna che non servì altro che portare la disgregazione nelle file del partito, e in più ha demoralizzato quella massa di simpatizzanti che era ansiosa di vedere in noi la sua redenzione; perché solo in noi vede la possibilità di schiantare in un momento o nell'altro quelle formidabili catene che ci mantiene al giogo.

E ditemi un po': che cosa dobbiamo dire noi a questa massa che ci vede sì tanto in disgregazione? che forse questa è una purificazione? che forse questa ridarà al partito l'omogeneità? Ma questo non lo potremo mai: perché la massa non è inesperta e tanto meno noi gregari; anzi io sono dell'avviso di spiegarmi in questo senso: che se alla notificazione di questo Comitato d'Intesa lo si è giudicato frazionista non era più il caso di fare questa campagna per mezzo dell'Unità essendo stati essi esonerati da ogni incarico di partito, perciò ritengo la Centrale del partito responsabile al pari del Comitato d'Intesa di questa disgregazione portata tra il partito e la massa che ci segue.

E vorrei dire, che se la Centrale del partito fosse nelle mani di operai e contadini invece di professori che non sanno fare altro che della demagoga filosofia, noi forse avremmo un partito che marcerebbe su una rettilinea senza incontrare molte difficoltà, e non avremmo a verificare di quelle polemiche che a me mi sembra proprio di assistere ad una accademia di tal genere.

Ma se sapessero quali difficoltà troviamo noi organizzatori di campagna che dopo il quotidiano lavoro montiamo su di una bicicletta percorrendo vari Km. per trovare elementi isparsi, e tante volte trovare l'avversario in manganello; non vi verrebbe la volontà di fare del partito una accademia di polemiche, ma sareste contro ogni disgregazione.

Mi firmo

Fiduciario della 1a zona di Pavia

Organizzatore Oltre Po.

Grazie della pubblicazione

Da APC, 306/46-48

Prima di copertina
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