Bordiga alla Centrale
Prima parte delle Tesi della sinistra per il III Congresso con biglietto di accompagnamento
Napoli, 2 gennaio 1925 [ma evidentemente 1926]
Cari compagni della Centrale,
unisco la prima parte delle tesi che ho preparato di accordo col gruppo di compagni a voi ben noto. Le nostre tesi formano un tutto unico e non seguono la ripartizione delle vostre, pur considerando in complesso gli stessi argomenti. La parte attuale può però apparire pubblicata come un tutto a sé sotto il titolo che vi è premesso: " I - Quistioni generali".
Sapendo che il ritardo è stato colpa mia, vi prego tuttavia di pubblicare quanto mando appena possibile.
Saluti cordiali
A. Bordiga
APC 340/1
[N.d.r.: la prima parte cui il biglietto si riferisce sarà pubblicata da L'Unità a puntate dal 12 al 26 gennaio 1926. Il III Congresso si svolgerà a Lione dal 21 al 26 gennaio.]
1 - La valutazione della situazione
Il fascismo, in tutta la ampiezza del suo sviluppo, rappresenta un tentativo di unificare l'azione politica dei diversi gruppi sociali delle classi privilegiate (capitalismo industriale, finanziario, commerciale, grande proprietà fondiaria) allo scopo della conservazione del regime borghese e della lotta contro le forze rivoluzionarie.
Nel suo primo periodo, sfruttando il successo della manovra antirivoluzionaria dei governi borghesi di sinistra, il fascismo ha avuto il carattere di una mobilitazione delle classi medie appoggiata dallo Stato e dalla borghesia, e di un inquadramento a tipo militare degli effettivi sociali di queste classi per l'azione violenta e terroristica contro il proletariato e le sue organizzazioni rosse.
Dopo la disfatta della classe operaia, dovuta alla manovra combinata della democrazia e del fascismo e alla impotenza del vecchio partito socialista, il fascismo, avendo sviluppato una organizzazione politica molto vasta, ma priva di alcun programma di rinnovamento sociale, si installò al potere a mezzo di un compromesso con la classe dirigente tradizionale, pur sbarazzandosi brutalmente della maggior parte delle personalità e delle cricche politiche tradizionali.
La conquista del potere e il suo esercizio da parte del fascismo si sono effettuati mediante lo schiacciamento e la dispersione del proletariato il quale tuttavia, nella sua enorme maggioranza è rimasto sul terreno dell'odio per il fascismo. Le classi medie e probabilmente una parte dei contadini hanno conservato durante il primo periodo l'illusione che il movimento fascista fosse la realizzazione dei loro interessi sociali, ma l'opera del governo fascista ha respinto progressivamente queste classi verso un atteggiamento di delusione e malcontento e opposizione.
L'affare Matteotti ha rilevato in modo improvviso, per l'intervento di riflessi sentimentali, il grado raggiunto da questo malcontento tra le classi medie e ha determinata una spinta della massa operaia verso la ripresa coraggiosa della lotta aperta di classe. Il governo fascista ne esce indebolito e il processo di decadenza del fascismo ne risulta singolarmente accelerato.
E' possibile che il fascismo il quale conserva quasi intatta la sua organizzazione politica e militare si lasci trascinare a una violenta reazione, ma è molto più probabile che esso sia ricondotto da una grande parte della opinione pubblica borghese all'impiego del metodo politico di sinistra. In questo caso ci si deve attendere una ulteriore evoluzione della politica di Mussolini verso un governo di coalizione borghese il quale finirà per comprendere il partito riformista.
Le classi medie resteranno in una posizione di incertezza tra il malcontento provocato dalle loro cattive condizioni materiali e la apparente soddisfazione, e le piccole concessioni che loro potrà fare un governo di questo genere. Il proletariato il quale, in caso si produca una nuova ondata reazionaria vedrà rinviato, ma non definitivamente impedito il suo ritorno offensivo, riuscirà probabilmente d'ora in avanti a imporre la sua libertà di organizzazione e di azione in misura sempre crescente.
Tutto lascia supporre che le possibilità di azione del Partito comunista saranno sensibilmente allargate.
2 - Atteggiamento del P.C.I. di fronte al fascismo
Il Partito comunista appoggerà sopra una critica marxista approfondita la sua propaganda, la sua polemica e la sua agitazione contro il fascismo al potere.
Esso non dissimulerà mai di essere il Partito che si propone di abbattere con la violenza rivoluzionaria la dittatura borghese, sia che essa si organizzi nella forma fascista, sia che essa si nasconda dietro la maschera della democrazia. Ciò si riferisce non solo alla critica teorica, ma ad ogni manifestazione politica e (...) di lotta del partito.
Il Partito affermerà sempre che è col concorso della grande massa (...) di giungere a questa battaglia rivoluzionaria, ma in pari tempo, non appena la situazione lo permetterà, esso cercherà di prendere nelle sue mani il controllo organizzato dei conflitti armati parziali che sono sempre scoppiati e scoppieranno sempre contro le forze fasciste. Fin d'ora è possibile (il testo che è a disposizione della centrale reca "impossibile" ma si ritiene sia un errore di copia) tecnicamente porre le basi di questo lavoro per ciò che concerne il livello organizzativo e l'armamento.
3 - Atteggiamento verso i Partiti di opposizione
Dividiamo questi partiti in tre gruppi:
- a) l'opposizione borghese (democratici liberali, come Nitti, Amendola, Albertini, Agnelli, Meda, ecc.) che bisogna attaccare e smascherare come una forza di conservazione borghese che vuole ripetere, ai danni del proletariato, la manovre controrivoluzionarie del Giolittismo classico;
- b) i partiti e gruppi delle classi medie e contadine (sinistra e centro-sinistra del Partito popolare, Partito dei contadini, movimento di D'Annunzio, della Italia Libera, della "Rivoluzione liberale", destra del Partito repubblicano, ecc.) in confronto dei quali bisogna sostenere la incapacità assoluta e la viltà quasi senza eccezioni degli stati maggiori nella lotta contro il fascismo e nella difesa degli stessi interessi che a loro sono confidati. Bisogna perciò appoggiarsi, soprattutto per i movimenti più antichi, ai loro precedenti di collaborazione, durante la guerra e dopo la guerra, con la politica dei governi borghesi. Mediante la critica diretta e aperta bisogna mettere in luce le cause della delusione degli strati sociali che si raccolgono attorno a questi gruppi e denunciare la loro impotenza in quanto essi non osano portare la loro opposizione al fascismo fuori del terreno della legalità e del pacifismo sociale. Lottando contro questa funesta illusione e il pericolo che essa contagi la classe operaia, si presenterà sempre apertamente la necessità che la lotta antifascista rivoluzionaria sia guidata dal proletariato e dominata dalla prospettiva dello sbocco nella sua dittatura, sola alternativa che si possa opporre alla dittatura borghese fascista la quale soffoca pure gli elementi meno fortunati delle classi medie;
- c) i partiti che si richiamano alla classe operaia pur mancando di un programma e di una tradizione rivoluzionaria (sinistra dei repubblicani, socialisti unitari, massimalisti e anche sindacalisti anarchici). Anche nei confronti di questi partiti la critica e la polemica comuniste dimostreranno che essi non potranno mai condurre il proletariato alla vittoria e che tutta la storia delle lotte sociali in Italia è una condanna e liquidazione della loro tradizione borghese e piccolo borghese, non meno che della tradizione della democrazia alla quale essi sono più o meno collegati. Questa critica e questa polemica dovranno essere incessanti e molto energiche. Bisogna approfittare di tutte le occasioni e di tutte le esperienze per combattere quella tendenza a una falsa unità che consiste nel preconizzare la formazione di un grande partito operaio il quale raccolga le differenti scuole politiche, oppure un blocco di questi partito costituito allo scopo di creare uno stato maggiore del proletariato.
Ogni "cartello" politico con i partiti dei tre gruppi è assolutamente escluso, sia che si tratti di organi centrali nazionali, sia che si tratti di organizzazioni locali. Il Partito comunista impiegherà, approfittando di tutte le possibilità, la tattica del fronte unico facendo appello alla unità delle forze proletarie e semiproletarie sul terreno delle organizzazioni di ogni genere, esistenti o nascenti, nei quadri delle quali si trasporti la lotta dei partiti politici. Questa azione, allo stesso modo dell'appello diretto ai lavoratori militanti e simpatizzanti con altri partiti, si applicherà nell'avvenire immediato nei confronti delle masse che seguono i partiti del (...) gruppo e (dopo una certa preparazione) anche la sinistra del Partito popolare e il Partito dei contadini. In uno sviluppo acuto della situazione verso la instabilità del regime, una tattica di questo (...) dovrà prendere in considerazione anche gli strati sociali che sono attualmente raccolti dietro i partiti del secondo gruppo. Questa tattica (una riga illeggibile...) sotto il controllo del Partito comunista, e il successo di essa è in relazione con la liquidazione e demolizione progressiva dei partiti opportunisti e semiborghesi di cui si tratta.
4 - Problemi particolari relativi ai rapporti col Partito massimalista
Tra i gruppi opportunisti, il Partito massimalista è il più pericoloso soprattutto in un periodo di situazione incerta perché esso si basa sopra la combinazione della demagogia con la poltroneria. Questo partito deve essere apertamente denunciato come un nemico della causa proletaria. La tradizione del suo nome e del suo giornale deve essere spinta verso una liquidazione definitiva. A questo scopo non lo si accetterà come un partito simpatizzante nella Internazionale, non si formerà e non si appoggerà né ufficialmente né ufficiosamente il pericoloso equivoco di una frazione di sinistra nel suo seno.
5 - Lavoro nei Sindacati
Allo scopo fondamentale di estendere rapidamente e solidamente la sua influenza sopra le masse, il Partito comunista dovrà condurre una agitazione intensa per la riorganizzazione del movimento operaio, e ricostituire parallelamente la rete delle sue frazioni sindacali, dal gruppo comunista di officina (composto di comunisti e di operai senza partito che non siano membri di altri partiti), fino al Comitato sindacale nazionale comunista, il quale non deve essere un ufficio di partito, ma la Centrale di una frazione comunista del movimento operaio.
Per le elezioni nelle officine, il Partito praticherà il blocco con i partiti del terzo gruppo (nel senso che esso appoggerà delle liste comuni della organizzazione rossa) fino a che la lotta sindacale non ritrovi la possibilità di uno sviluppo più libero. Il Partito coglierà un momento favorevole per proporre sia l'unità sindacale rossa nazionale, sia una alleanza dei Sindacati sovra un piano di rivendicazioni comuni. La situazione dirà, in relazione con la influenza che conserveranno i capi riformisti della Confederazione del Lavoro, se è necessario applicare la tattica delle "sinistre sindacali" allo scopo di rovesciarli.
Se le possibilità del lavoro sindacale saranno minori di ciò che è supposto nelle proposizioni precedenti, il Partito dovrà concentrare la sua attenzione e il suo lavoro sul legame sistematico con le officine allo scopo di formare non solo un apparecchio interno, ma anche una rete per la manovra delle grandi masse.
6 - Lavoro tra i contadini
Dato che la organizzazione, la propaganda, la stampa e la influenza elettorale e politica del Partito si estendono già tanto ai centri urbani che nelle campagne, si tratta di intensificare il nostro lavoro di agitazione del programma agrario comunista con i mezzi di cui già noi disponiamo, esigendo che questo lavoro venga compiuto da ogni organo e membro del partito. Per giungere a estendere in maniera conveniente questa attività, occorre contare sulla riorganizzazione dei sindacati di salariati agricoli e delle Leghe dei mezzadri e dei piccoli fittavoli.
Nelle regioni in cui la pressione fascista è dominante, si penetrerà illegalmente nelle organizzazioni agricole fasciste. Per ciò che concerne i piccoli proprietari, la questione del Partito dei contadini deve essere posta all'ordine del giorno. Non si deve in nessun modo incoraggiare la formazione di un partito politico autonomo dei piccoli proprietari, ma la organizzazione di una associazione di difesa degli interessi economici contadini, a carattere non elettorale, e verso questa associazione si adotterà la tattica della penetrazione e del fronte unico.
7 - Questioni di organizzazione
Il lavoro di organizzazione interna legale e illegale continuerà secondo la esperienza già acquisita dal partito. Verrà studiato un sistema di collegamento interno che permetta una rappresentanza almeno consultiva delle organizzazioni del Partito alla periferia, (...) dell'apparato di esecuzione che parte dalla Centrale. Verrà riorganizzata la Sezione agraria del Partito. Occorrerà sistemare la stampa e assicurarle maggior risonanza nella politica e nella agitazione del Partito. Verrà meglio organizzata la raccolta dei fondi per la stampa e per la propaganda, eccellente mezzo di collegamento con la massa anche là dove le possibilità di azione sono estremamente limitate. Verrà data maggior attenzione al soccorso ai perseguitati politici.
I terzinternazionalisti entreranno subito nelle organizzazioni locali. Una revisione generale dei membri del Partito avrà luogo immediatamente e sarà fatta con particolare attenzione nel confronto con i nuovi entrati, ma con la loro collaborazione alla revisione stessa.
I terzini non occuperanno alcun posto negli organi centrali. Essi parteciperanno soltanto agli organismi elettivi e saranno nominati funzionari soltanto per coprire posti i quali non abbiano carattere individuale.
APC 340/2-5
Il compagno Amadeo Bordiga ha inviato alla Centrale, come materiale per la
discussione precongressuale e del Congresso la seguente "MOZIONE
SULL'OPERATO DEL COMITATO CENTRALE DEL PARTITO":
Ricordato che il Partito non ha modo di pronunziarsi sull'indirizzo e
l'attività dei suoi organi dirigenti dal II Congresso Nazionale (Roma,
marzo 1922) e che la Centrale attuale non è stata mai eletta né giudicata
da un pronunziato del Partito essendo stata sostituita nel giugno 1923 a
quella eletta dal Congresso di Roma e quindi rimaneggiata molte volte per
deliberazione della Internazionale (come da indiscutibile diritto di
questa);
ricordato altresì in via di fatto che i mutamenti e rimaneggiamenti della
Centrale sono stati spesso e per notevoli periodi di tempo ignorati dalla
massa del Partito; e che la unica consultazione avutasi, ossia la
Conferenza nazionale del maggio 1924 si pronunziò a schiacciante
maggioranza contro la politica della nuova Centrale, e per le direttive del
Congresso di Roma;
il Congresso esprime il giudizio che l'opera politica dell'attuale Centrale
sia stata ben lontana dal corrispondere alle esigenze della lotta
rivoluzionaria del proletariato italiano e dall'utilizzare in senso
rivoluzionario e comunista le possibilità delle successive situazioni, sia
per la preparazione e consolidazione delle forze del nostro movimento che
per la lotta e la resistenza contro le forze avversarie, per modo che lo
svolgimento, attraverso le esperienze della lotta di classe in Italia,
delle energie inquadrantesi in modo sempre più efficace in una matura e
potente organizzazione politica di classe, tradizionalmente portata innanzi
fino alla destituzione della vecchia Centrale, risulta indiscutibilmente
interrotta e compromessa - nel periodo che oggi il Congresso è chiamato a
giudicare - dal modo col quale il Partito è stato condotto e giudato dai
nuovi dirigenti;
ritenendo poi ancora che nell'opera della Centrale abbiano fatto
sistematicamente difetto la omogeneità, la coerenza, la decisione; che il
lavoro pratico e organizzativo siano siano stati in generale disordinati e
caotici con la preminenza dei metodi funzionaristici e burocratici da una
parte, e dall'altro del più violento settarismo interno contro una parte
notevole del Partito, settarismo che ne ha avvelenato la convivenza, non
esitando dinanzi al alcun mezzo anche pernicioso alla compagine del Partito
e contrastante con ogni residuo di serietà in quelle garanzie statutarie
che una Centrale è invece chiamata a tutelare;
ritenendo pure che il perseverare nelle direttive seguite dalla Centrale
attuale significherebbe inoltrarsi sulla via che conduce in maniera più o
meno diretta al ripresentarsi del pericolo della ricaduta
nell'opportunismo, negli errori teorici e nelle degenerazioni tattiche
proprie della socialdemocrazia e disastrosi per le sorti della lotta
proletaria;
il Congresso passa ad affrontare la più dettagliata valutazione delle
esperienze del passato e la risoluzione delle quistioni di principio e di
metodo dalla quale deve emergere l'indirizzo per l'azione avvenire del
Partito e il contributo della Sezione italiana alla risoluzione degli
analoghi problemi nel campo internazionale.
"L'Unita" 28 dicembre 1925