Bordiga a Gramsci

Ustica 4 marzo 1927

Carissimo Antonio,

la tua prima lettera è giunta oggi, dunque con molto ritardo; era del 19 febbraio. Da essa soltanto apprendiamo che sei non al carcere militare ma a quello giudiziario; la notizia errata ci veniva da Sraffa con cui siamo tuttora in corrispondenza.

Siamo stati enormemente contenti delle tue notizie dirette tanto attese, sebbene impressionati dai particolari della tua traduzione, tanto più pensando che vi era l'ordine che fosse straordinaria... Il commento consiste nell'abituale esclamazione... Siamo almeno lieti di saperti almeno a posto e fornito di quanto può materialmente mitigare le condizioni del detenuto. Ci auguriamo tutti che la tua questione possa risolversi presto e bene. Quasi nessuno di noi ti ha scritto non sapendo se si poteva farlo e come: ma questo non toglie che, come puoi ben pensare, ti ricordiamo continuamente.

Scrivo a tua mamma come desideri, spiacente solo del ritardo. Mi ero posto il quesito se farlo subito, ma lo risolsi negativamente: mancavo anche del preciso recapito. Ti unisco copia della lettera. Ti ho oggi telegrafato per confermarti tutto questo.

Quanto ai libri la situazione risulta dall'unito prospetto. Ci teniamo l'Economia che stiamo studiando insieme alla storia della filosofia; si intende che attendiamo tua approvazione, e se credi deciderai tu o che te la mandiamo, o... che si debba chiederne un'altra al tuo amico. Veramente costa 40 lirette... Ti facciamo un pacco coi libri che indichiamo nella lista apposita. Non spediamo ancora nè Croce nè le riviste: dicci se vuoi anche questo materiale. Le riviste non vengono troppo regolarmente nè corrispondono bene alle fatture: abbiamo scritto dettagliatamente di ciò alla libreria. Come vedrai dagli elenchi vi sono altri arrivi e anche qualche altra ordinazione dopo la tua partenza, che abbiamo fatto dietro graziosa autorizzazione del tuo amico.

I libri che tratteniamo sono distribuiti tra gli insegnanti di varie materie tra cui Lauriti che fa la storia. Per questo riguardo le cose vanno benino. Credo poterti dire che sono ora qui Maffi e Srebrnic. Io dovevo infatti cambiare sede ma si ottenne la revoca del trasferimento, come per altri 15. Siamo quindi rimasti qui. La nostra vita è sempre uguale e va benino, in modo che tu potresti esserne contento in tutto. Che peccato che tu non sia più con noi... Non mi dilungo nel dirti le novità, che del resto sono scarse e di poco peso. In genere stiamo benissimo in salute. I miei non se la passano molto molto bene, ma ora pare che le cose si calmino un poco.

Non so se è opportuno dilungarmi: ti riscriverò presto e avvertirò che è possibile scriverti. Tu cerca di farci avere buone notizie. Sta bene per tutte le altre cose che ci dici.

La notizia su Picelli non era vera e a Lampedusa le cose sono migliorate in seguito a superiori disposizioni. Picelli è a Lipari.

A nome di tutti ti abbraccio affettuosamente.

Amadeo

Da "Studi Storici" n. 1, 1975

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