Trotsky ai compagni della Sinistra Comunista
Costantinopoli, 25 novembre 1929
Cari compagni,
ho preso conoscenza dell'opuscolo "Piattaforma di sinistra" che avete pubblicato nel 1926 ma che mi giunge soltanto oggi. Egualmente ho fatto con la lettera che voi mi indirizzate nel n° 20 di Prometeo e con alcuni titoli di fondo del giornale: ciò mi ha dato la possibilità di rinfrescare le mie conoscenze più che modeste d'italiano. Questi documenti, come pure la lettura di articoli e di discorsi del compagno Bordiga, oltre al fatto che lo conosco personalmente, mi permettono, in una certa misura, di giudicare le vostre idee essenziali e il grado di solidarietà che ci unisce. Benché, per rispondere a questa ultima questione, non solamente le tesi di principio ma anche la loro applicazione politica agli avvenimenti del giorno (il conflitto cino-russo ce lo ha ricordato di nuovo molto chiaramente) ha una importanza decisiva, io credo però che la nostra solidarietà, almeno sulle questioni essenziali, va sufficientemente lontano. Se io non mi esprimo oggi in un modo più categorico, è unicamente perché voglio lasciare al tempo e agli avvenimenti la possibilità di verificare la nostra continuità ideologica e la nostra mutua comprensione. Io spero che esse si dimostreranno complete e durature.
"La piattaforma di sinistra" (1926) mi ha prodotto una grande impressione. Io credo che essa è uno dei migliori documenti emanati dall'opposizione internazionale e che, sotto molti aspetti, essa conserva ancora oggi tutta la sua importanza. È una cosa molto importante, soprattutto per la Francia, che la piattaforma metta in primo piano della politica rivoluzionaria del proletariato, la questione della natura del partito, i principi essenziali della sua strategia e della sua tattica. In questi ultimi tempi noi abbiamo visto in Francia, come per molti rivoluzionari in vista, che l'opposizione è servita semplicemente da tappa dal marxismo, al socialismo, al trade-unionismo o semplicemente allo scetticismo.
Quasi tutti hanno tentennato nella questione del partito.
Voi conoscete, evidentemente, l'opuscolo di Loriot ove questo dà prova di una incomprensione assoluta della natura del partito, della sua funzione storica dal punto di vista dei rapporti di classe, e scivola nella teoria della passività trede-unionista che non ha niente in comune con le idee della rivoluzione proletaria. Disgraziatamente il suo opuscolo rappresenta una reazione molto netta nel movimento operaio, è ancora oggi oggetto della propaganda del gruppo della Révolution Prolétarienne.
L'abbassamento del livello ideologico del movimento rivoluzionario in questi ultimi cinque anni ha lasciato tracce nel gruppo Monatte. Arrivato dal 1917 al 1923 sulla soglia del marxismo e del bolscevismo, questo gruppo ha fatto, da allora, molti passi indietro, nel senso del sindacalismo; ma non si tratta più del sindacalismo combattivo del principio del secolo, il quale costituiva un passo in avanti del movimento operaio francese, si tratta invece di un sindacalismo relativamente tardivo, passivo e negativo che cade, il più delle volte, in un trade-unionismo schietto. E non c'è da meravigliarsi. Tutto ciò che vi era nel sindacalismo di prima della guerra, di elemento di progresso, si è fuso nel comunismo. L'errore principale di Monatte è il contegno che egli adotta nei confronti del partito e, in connessione con questo, un feticismo dei sindacati presi come una cosa a sé, indipendentemente dalle loro idee direttrici; ciononostante, se le due Confederazioni del Lavoro francesi realizzassero oggi la loro unità, e se domani esse conglobassero nei loro ranghi tutta la classe operaia francese, ciò non farebbe per nulla sparire la questione delle idee direttrici della lotta sindacale, dei suoi metodi, del legame che unisce i compiti particolari ai compiti generali; cioè la questione del partito.
La Ligue syndacaliste diretta da Monatte è in se stessa un embrione di partito, essa riunisce i suoi membri non secondo criteri sindacali, ma ideologici, sulla base di una certa piattaforma; e non cerca al di fuori di agire sui sindacati, o se si vuole, di assoggettarli alla sua influenza ideologica. Ma la Ligue syndacaliste è un partito la cui costituzione non è compiuta, che non è interamente formato, che non ha una storia e un programma chiaro, che non ha preso coscienza di se stesso, che nasconde la sua natura e che si priva di ogni possibilità di sviluppo.
Souvarine, lottando contro la burocrazia e la slealtà dell'apparato dell'IC, è giunto egualmente alla negazione dell'azione politica e del partito stesso. Proclamando la morte dell'Internazionale e della sua sezione francese, Souverine considera nello stesso tempo che l'esistenza dell'opposizione è inutile dato che, secondo lui, non vi sono per essa le condizioni politiche volute.
In altri termini, urge la necessità dell'esistenza del partito, sempre, in qualsiasi situazione, in quanto espressione degli interessi rivoluzionari del proletariato.
Queste sono le ragioni per cui io do tanta importanza alla solidarietà che esiste fra noi sulla questione del partito, del suo compito storico, della continuità della sua azione, della sua lotta necessaria per fare prevalere la sua influenza in tutti gli aspetti, qualunque essi siano, del movimento operaio. In questa questione, un bolscevico, cioè un rivoluzionario-marxista, passato per la scuola di Lenin non può fare alcuna concessione. Per molte altre questioni, la piattaforma del '26 dà delle eccellenti definizioni, che conservano ancora oggi tutta la loro importanza.
È così che essa dichiara con una nettezza assoluta che i partiti contadini detti "autonomi" cadono fatalmente sotto l'influenza della controrivoluzione (pag. 36). Si può dire arditamente che nell'epoca attuale non possono esservi e non vi sono eccezioni a questa regola. Laddove la classe contadina non marcia dietro al proletariato, essa marcia con la borghesia contro il proletariato. Malgrado l'esperienza della Russia e della Cina, Radek, Smilga e Preobrazenski non l'hanno fin qui compreso ed è precisamente su queste questioni che essi hanno capitolato: la vostra piattaforma accusa Radek di "concessioni manifeste ai nazionalisti tedeschi". Bisognerebbe aggiungervi adesso le concessioni completamente insostenibili ai nazionalisti cinesi: l'idealizzazione del sunyatsenismo e la giustificazione dell'entrata di un Partito comunista in un partito borghese. La vostra piattaforma sottolinea con giusta ragione (pag. 37), in connessione con la lotta dei popoli oppressi, la necessità dell'indipendenza assoluta del Partito comunista; la dimenticanza di questa regola essenziale giunge alle conseguenze più funeste, come ce l'ha mostrato l'esperienza criminale della subordinazione del Partito comunista cinese al Kuomintang.
La funesta politica del Comitato Anglo-russo, che si è giovato (questo è evidente) dell'appoggio completo dell'attuale direzione del Partito comunista italiano, è uscita dal desiderio di passare al più presto dal Partito comunista inglese alle gigantesche Trade Unions e di installarvisi. Zinov'ev espresse direttamente quest'idea al V Congresso dell'Internazionale; Stalin , Bucharin, Tomsky nutrirono la stessa illusione. Che cosa ne è risultato? Essi hanno rinforzato i riformisti inglesi ed indebolito estremamente il Partito comunista inglese. Ecco ciò che costa giocare con l'idea del partito: questo giochetto non resta mai impunito.
Nella Repubblica Sovietica noi constatiamo un'altra forma di indebolimento e di distruzione del Partito comunista. Al fine di spogliarlo della sua propria autonomia e della indipendenza, lo si diluisce con dei mezzi artificiali nella grande massa amorfa teorizzata dall'apparato governativo. Questo determina il fatto che l'opposizione, la quale ha riunito ed educato dei nuovi quadri rivoluzionari che raggiungono solamente la cifra di qualche migliaio, è (nei ranghi del partito) il partito bolscevico, mentre la frazione stalinista che agisce formalmente nel nome di un partito di un milione e cinquantamila membri e di giovani comunisti, forti di due milioni di aderenti, falcia e distrugge il partito.
Io constato con piacere, basandomi sulla vostra lettera pubblicata in Prometeo, che voi siete completamente solidali con l'opposizione russa nella questione relativa alla definizione della natura sociale dello Stato sovietista. In questa questione, gli ultra-sinistri (vedi l' Operaio Comunista, n° 1), dimostrano in un modo particolarmente netto la loro rottura con i fondamenti del marxismo. Per risolvere la questione del carattere di classe del regime sociale, essi si limitano alla questione della sua struttura politica, riportandola a sua volta al suo grado di burocrazia nell'amministrazione, e così di seguito. Per essi, la questione della proprietà dei mezzi di produzione non esiste. Nell'America democratica, come pure nell'Italia fascista, si imprigiona, si fucila, si mettono sulla sedia elettrica quelli che sono accusati di preparare l'espropriazione delle officine, delle fabbriche e delle miniere appartenenti ai capitalisti. Nella Repubblica Sovietica, anche oggi (sotto la burocrazia staliniana) si fucilano gli ingegneri che tentano di preparare la restituzione delle fabbriche, delle officine, delle miniere ai loro ex-proprietari. Come non si può vedere questa differenza fondamentale che in realtà definisce il carattere di classe di un regime sociale?
Ciononostante io non mi fermerò molto su questa questione (alla quale è consacrato il mio ultimo opuscolo "La difesa della Russia Sovietista"), diretta contro certi ultra-sinistri teschi e francesi, che -è vero- non vanno così lontano come i vostri settari italiani, ma che, a causa precisamente di questo, possono essere più pericolosi. A proposito di Termidoro, voi fate delle riserve quanto alla giustezza delle analogie fra la rivoluzione russa e la rivoluzione francese. Io credo che quest'osservazione dipenda da un malinteso. Per giudicare della giustezza o della falsità di un'analogia storica, bisogna determinarne chiaramente la sostanza ed i limiti. Non ricorrere alle analogie con le rivoluzioni dei secoli passati, sarebbe semplicemente privarsi dell'esperienza storica dell'umanità. L'oggi si distingue sempre dalla giornata di ieri. Ciò non di meno non ci si può istruire sulla giornata di ieri se non procedendo con delle analogie.
Il rimarchevole opuscolo di Engels sulla guerra dei contadini è costruito, da un punto all'altro, sull'analogia fra la Riforma del XVI secolo e la rivoluzione del 1848. Per forgiare la nozione della dittatura del proletariato, Marx ha arroventato il suo ferro al fuoco del 1793. Nel 1909 Lenin ha definito il socialdemocratico rivoluzionario come un giacobino legato al movimento operaio di massa. Io gli ho obiettato in un modo accademico che il giacobinismo e il socialismo scientifico si appoggiano su classi differenti ed impiegano dei metodi differenti. Considerato in sé, questo era evidentemente giusto. Ma neanche Lenin identificava i plebei di Parigi con il proletariato moderno e la teoria di Rousseau con la teoria di Marx.
Egli non prendeva come decisivi i caratteri generali delle due rivoluzioni: le masse popolari le più oppresse che non hanno altro da perdere che le loro catene; le organizzazioni le più rivoluzionarie che si appoggiano su queste masse, e che nella lotta contro le forze della vecchia società istituiscono la dittatura rivoluzionaria.
Questa analogia era legittima?
In che cosa è costituito il carattere distintivo del Termidoro francese? Nel fatto che Termidoro è stata la prima tappa della controrivoluzione vittoriosa. Dopo Termidoro i giacobini non potevano più (se essi l'avessero potuto in un modo generale) riprendere il potere con l'insurrezione. In questo modo, la tappa di Termidoro, ebbe, sotto un certo aspetto, un carattere decisivo. Ma la controrivoluzione non era ancora finita, cioè, i veri padroni della situazione non erano ancora installati al potere: per questo ci volle la tappa seguente, il 18 Brumaio. Infine la vittoria integrale della rivoluzione trascinante la restaurazione della monarchia, l'indennizzazione dei proprietari feudali ecc., fu assicurata grazie all'intervento estero ed alla vittoria su Napoleone.
In Ungheria, dopo un certo periodo sovietista, la controrivoluzione vinse con le armi in un sol colpo ed a fondo. Si può escludere per l'URSS un periodo di questo genere? Sicuramente no. Ma tutti sapranno riconoscere una controrivoluzione aperta. Essa non necessiterà di commenti. Quando noi parliamo di Termidoro, noi abbiamo di vista una controrivoluzione arrampicantesi che si prepara sotto il mantello e che si compie in varie tappe. La prima tappa che noi chiamiamo condizionatamente Termidoro significherebbe il passaggio del potere nelle mani di nuovi possidenti, "sovietisti" delle frazioni mascherate del partito dirigente, come fu per i giacobini. Il potere dei nuovi possidenti, soprattutto dei piccoli possidenti, non potrebbe resistere a lungo o la rivoluzione ritornerà sotto le condizioni internazionali favorevoli alla dittatura del proletariato, ciò necessiterebbe forzatamente l'impiego della forza rivoluzionaria, oppure si compirà la vittoria della grande borghesia, del capitale finanziario, può darsi anche della monarchia, ciò che necessiterebbe una rivoluzione supplementare e può anche darsi due rivoluzioni.
Tale è la sostanza dell'analogia con Termidoro. Va da sé che se si oltrepassano i limiti concessi dall'analogia, se ci si orienta secondo il meccanismo puramente esterno degli avvenimenti e secondo degli episodi drammatici rispetto alla sorte di certe figure, ci si può facilmente sperdere e smarrire gli altri. Ma se si prende il meccanismo del rapporto di classe, l'analogia non diviene meno istruttiva di quella che ad esempio fa Engels fra la Riforma e la rivoluzione del 1848.
In questi giorni ho letto il numero 1 del giornale l' Operaio Comunista, pubblicato, visibilmente, da un gruppo di ultra-sinistri che si sono staccati dalla vostra organizzazione. Se non ci fossero stati altri sintomi, questo numero sarebbe stato di per se stesso una prova sufficiente che noi viviamo in un'epoca di decadenza e di scompiglio ideologico, di quelle che si producono sempre dopo le grandi disfatte rivoluzionarie. Il gruppo che pubblica questo giornale sembra essersi assegnato il compito e il fine di riunire in un tutto le copie del sindacalismo decaduto, dello spirito d'avventura, della frase di sinistra, del settarismo, del confusionarismo teorico, dando a tutto questo un carattere di disinvoltura da studenti e di litigi rodomonteschi. Due colonne di questa pubblicazione bastano a far comprendere il perché questo gruppo abbia dovuto rompere con la vostra organizzazione marxista, benché sia abbastanza divertente il vedere come questo gruppo si sforzi di coprirsi di Marx e di Engels.
Per ciò che concerne la direzione ufficiale del Partito italiano, io non ho avuto la possibilità di osservarla che dall'Esecutivo dell'Internazionale, nella persona di Ercoli. Dotato di uno spirito adattivo e di una buona parlantina, Ercoli è adatto (non si potrebbe dire meglio) per i discorsi di un procuratore o di un avvocato, su un soggetto ad ordinazione, ed in modo generale, per eseguire degli ordini. La casistica sterile dei suoi discorsi, sempre tendenti in definitiva verso la difesa dell'opportunismo, è l'opposto, molto netto, del pensiero rivoluzionario vivente, muscoloso, abbondante di Amedeo Bordiga. A proposito, non è Ercoli che tenta di adattare all'Italia l'idea della "dittatura democratica del proletariato e dei contadini" sotto forma di una parola d'ordine di assemblea costituente appoggiantesi su "un'assemblea operaia e contadina"?
Nelle questioni dell'URSS, della rivoluzione cinese, dello sciopero generale in Inghilterra, della rivoluzione in Polonia e della lotta contro il fascismo italiano, Ercoli, come pure gli altri capi di formazione burocratica, adotta inevitabilmente una posizione opportunista per poi, eventualmente, in seguito rettificarla per mezzo di avventure ultra-sinistre. Sembra che, attualmente, si tratta precisamente della stagione di queste avventure.
Avendo così su un fianco dei centristi del tipo di Ercoli, e sull'altro dei confusionari ultra-sinistri, voi siete chiamati, compagni, a difendere, sotto le dure condizioni della dittatura fascista, gli interessi storici del proletariato italiano e del proletariato internazionale. Con tutto il cuore, io vi auguro buona fortuna e successo.
Vostro
Leone Trotsky
Note
1) Dopo il Congresso di Lione (1926) che sancisce all'interno del PCI la definitiva sconfitta politica della sinistra bordighiana, quest'ultima viene drasticamente emarginata all'interno del Partito. L'isolamento si acuisce nel periodo successivo: Bordiga è al confino a Ponza e il resto della Frazione, in parte già espulsa, emigra all'estero, come gli altri quadri del partito. A Bruxelles la maggior parte della Frazione si riorganizza attorno ad un organo di stampa, il Prometeo, che vedrà la luce, con varia periodicità, dal 1928 al 1938.
Il gruppo, detto "Prometeo", si riaggrega attorno alla figura di Ottorino Perrone (Vercesi) che già nel 1925 aveva fatto parte del Congresso d'Intesa che aveva dato vita alla Frazione bordighista. È a questo gruppo che Trotsky si rivolge dopo la sua espulsione dal PCR per avere notizie sulla sua attività e sulle sue azioni politiche.
La Frazione risponde alle sollecitazioni di Trotsky con una lettera del giugno 1929 (in Prometeo n°20) il cui testo, "puramente documentario" (come tiene a precisare una breve nota informativa), è un riassunto delle vicende del gruppo a partire dal '26. Dopo aver ricordato la solidarietà espressa da Bordiga verso Trotsky, in particolare all'epoca del VI Esecutivo allargato, la lettera mette in luce l'esistenza, all'interno della Frazione, di posizioni divergenti sulla natura dello Stato russo, divergenze che avevano portato nel maggio del '27 ad una scissione del gruppo raccolto attorno al giornale Le Reveil Communiste, secondo il quale lo Stato sovietico non poteva più essere considerato proletario. Quindi la lettera elenca alcune acquisizioni politiche proprie della Frazione (rafforzamento crescente della borghesia; necessità di una lotta esterna all'Internazionale -e organizzata in frazione- per risolvere la crisi del movimento operaio; natura proletaria dello Stato sovietico; impossibilità, per quanto riguarda l'Italia, che la socialdemocrazia conduca una lotta armata contro il fascismo; avventurismo dell'attuale "svolta ultrasinistra" dell'IC e del PCI; destrismo opportunista dell'ipotesi politica precedentemente adottata dalla direzione italiana, quando difendeva la possibilità di una "rivoluzione popolare condotta insieme da operai e contadini, con la benevolenza della borghesia progressista e che avrebbe potuto svilupparsi in rivoluzione proletaria").
2) La "Piattaforma di sinistra" era il documento politico presentato dalla Frazione di sinistra al III Congresso del PCd'I, tenutosi nel gennaio del '26.
3) Il documento della Frazione affermava che il Partito rappresentava l'organo della classe "che sintetizza e unifica le spinte individuali" e si pronunciava contro la suddivisione in cellule d'officina (che rientrava strumentalmente nel quadro della "bolscevizzazione"), ma favorevole a quelle territoriali.
4) Fernand Loriot era stato uno dei dirigenti della corrente di sinistra della SFIO (partito socialista francese) durante la prima guerra mondiale. Divenuto uno dei leader del PC francese lo abbandonò per militare nel gruppo "Contre le Courant". Successivamente era tornato su posizioni sindacaliste rivoluzionarie (quelle degli anni giovanili) collaborando alla rivista Révolution Prolétarienne.
5) Questa rivista era stata fondata nel 1925 da Pierre Monatte. Inizialmente su posizioni sindacaliste-comuniste, essa difese poi le tesi del sindacalismo rivoluzionario, seguendo l'itinerario politico del suo principale animatore.
6) Pierre Monatte, sindacalista rivoluzionario militante nella CGT, nel 1909 era stato tra i fondatori de La vie ouvrière. Legatosi a Trotsky durane la prima guerra mondiale, aveva aderito al PC francese solo nel '23, dopo l'uscita di Frossard7, ma ne venne espulso l'anno successivo per la solidarietà espressa verso Trotsky. Fondatore della rivista Révolution Prolétarienne e animatore de gruppo omonimo, ruppe con Trotsky e col comunismo nel 1930, per tornare alle sue originarie posizioni sindacaliste rivoluzionarie.
7) Luois-Oliver Frossard, socialdemocratico pacifista durante il conflitto mondiale, divenne nel '14 segretario generale del Partito socialista francese (SFIO). Si reca a Mosca nel '20; al suo ritorno dà battaglia per l'adesione all'Internazionale. Dopo la scissione di Tours è segretario generale del PCF, ma non è d'accordo sull'accettazione delle 21 condizioni di adesione all'IC e si dimette dalla carica all'inizio del '23. Esce dal partito e ritorna nella SFIO.
8) La CGT (Confédération Général du Travail) era la centrale sindacale francese. Subì una scissione nel '21 ad opera dei riformisti, quando la frazione legata a Mosca stava per divenire maggioritaria. Si ebbero dunque due organizzazioni: la CGT riformista legata alla socialdemocrazia e la CGTU (Confédération Général du Travail Unitaire) controllata dai comunisti. Le due Confederazioni si riunificheranno nel '36.
9) Dopo esser passato a posizioni sindacaliste rivoluzionarie, Monatte diede vita alla "Ligue syndacaliste" in Francia.
10) Boris Souvarine (il cui vero nome era Boris Lifchitz), era un gionalista di origini socialiste che aveva diretto il Bulletin Communiste e aveva aderito al PCF, di cui rappresentava l'ala sinistra. Delegato del PC a Mosca, dopo il 1923 aveva pubblicato in francese una serie di articoli di Trotsky e preso le sue difese al XIII Congresso del PCR. Espulso dal PCF nel giugno del '24 per la sua solidarietà con Trotsky, aveva continuato la pubblicazione del Bulletin Communiste e fondato il circolo "Marx-Lenin" continuando a mantenere rapporti politici con Trotsky. Nel '29 si consumava la rottura tra i due, e Souvarine trasformava il suo gruppo in "circolo comunista democratico" spostandosi su posizioni di destra, vicine a quelle del gruppo tedesco di Brandler (espulso dall'IC).
11) Il testo bordighista affermava: "Il contadino reso cosciente del programma dei comunisti, divenuto suscettibile di organizzazione politica, deve divenire un membro del Partito comunista; solo in questo senso si combatterà il sorgere di partiti di soli contadini influenzabili inevitabilmente dalla controrivoluzione".
12) Una delle polemiche più accese tra Trotsky e il PCR, immediatamente prima dell'espulsione dal partito, fu infatti quella relativa alle sorti della rivoluzione cinese. Già nel '26 Trotsky metteva in guardia la direzione del partito sulla natura pericolosamente controrivoluzionaria dell'appoggio dato dal PC cinese (in pieno accordo con Stalin e Bucharin) al Kuomintang di Sun-yat-sen: l'organizzazione a base contadina, diretta dalla borghesia nazionale cinese, all'interno della quale il PC cinese (compreso il giovane Mao) a partire dal '23 aveva cercato un'integrazione sempre più avanzata. Quando Trotsky risponde alla Frazione bordighista, la tragedia della rivoluzione cinese si è ormai consumata col massacro del movimento operaio di Shangai (aprile del '27), rivelando le pesantissime responsabilità della direzione comunista cinese, fedele esecutrice delle direttive del Comintern stalinizzato.
13) Questo Comitato aveva legato, a partire dal '25 fino al '28, i dirigenti sindacali russi (nei fatti la politica estera sovietica verso la Gran Bretagna) ai settori riformisti delle Trade Unions inglesi e aveva contribuito in maniera determinante al soffocamento dello sciopero generale del '26 e di quello dei minatori che aveva scosso l'Inghilterra alla fine degli anni '20. Agli occhi di Trotsky la politica di alleanza con i sindacati riformisti in Inghilterra e con il Kuomintang in Cina rappresentava l'espressione più evidente dell'opportunismo della direzione staliniana negli anni '26-'27.
14) Giornale di una frazione bordighista dissidente, nell'emigrazione.
15) È l'articolo "La difesa dell'URSS e l'Opposizione" (7 settembre 1929), diretto contro le critiche ultrasinistre sulla questione dell'URSS, provenienti da Robert Louzon (uscito dal PCF con Monatte e fondatore con questi della Révolution Prolétarienne e della Ligue Syndacaliste), da Hogo Ubrahns (dirigente del KPD espulso nel '27 e fondatore del Leninbund, il cui organo era Die Fahne des Kommunismus). Il 30 settembre la polemica di Trotsky proseguirà sullo stesso argomento, con "Il conflitto sino-sovietico e la posizione degli oppositori belgi", diretto in particolare contro Edouard Van Overstraeten, fondatore del PC belga, espulso ed esponente dell'opposizione di sinistra belga con il giornale Le Communiste.
16) Nell'analizzare la situazione interna russa nel periodo di affermazione del potere staliniano, Trotsky aveva più volte fatto riferimento agli eventi della rivoluzione francese del 1789. In particolare riteneva che la sconfitta dell'Opposizione di sinistra russa nel '23 avesse dato il via in Russia ad un processo termidoriano (intendendo per "Termidoro" l'affermarsi della controrivoluzione borghese) che però non aveva concluso completamente il suo ciclo. In sostanza Stalin aveva appena avviato un processo controrivoluzionario di cui non si poteva ancora prevedere l'esito finale. Più tardi, dopo la vittoria di Hitler e alla luce del ruolo svolto dalla burocrazia staliniana per l'affermazione nazista, Trotsky arrivò alla determinazione della necessità di una nuova Internazionale e della rivoluzione politica nello Stato sovietico; egli rielaborò la sua analisi rettificandola e affermando che già da tempo l'Unione sovietica era entrata in una fase post-termidoriana. Ciò non voleva dire che vi si era attuata completamente la controrivoluzione borghese. Infatti il Termidoro in Francia non aveva rappresentato la controrivoluzione, ma solo "una fase reazionaria nell'ambito della rivoluzione" (i termidoriani non avevano distrutto i rapporti di produzione borghesi instaurati dalla rivoluzione dell'89, ma solo costituito un governo antipopolare): ed era proprio sulla base delle conquiste sociali dell'ottobre che Stalin aveva instaurato il proprio potere antiproletario.
17) F. Engels, "La guerra dei contadini in Germania", 1850.
18) Togliatti si era recato per la prima volta in URSS in occasione del V Congresso dell'IC (giugno del '24). Successivamente, nel 1926, venne delegato dal III Congresso del PCd'I a rappresentare il Partito al CE dell'IC.
19) La parola d'ordine generale attorno alla quale ruotava la linea politica del PCd'I all'indomani dell'assassinio di Matteotti era quella dell'"Assemblea repubblicana basata sui comitati operai e contadini". Questi ultimi venivano concepiti come strumenti di mobilitazione delle masse, come embrioni di soviet. Era proprio questa loro natura proletaria a contrastare, secondo Trotsky, con i contenuti democratico-borghesi dell'Assemblea repubblicana. Tale parola d'ordine sarà oggetto nel '27 della polemica che contrappose la direzione del PC ai giovani della FGCI, i quali la criticarono duramente contrapponendole estremisticamente l'agitazione diretta per il "governo operaio e contadino". Anche Trotsky criticò questa posizione che era comune a tutta la direzione del Partito.