Lettera a oppositori russi sull'espulsione dei "tre" compagni italiani
(...) Anche nel Partito italiano si sono verificati di recente seri mutamenti. Voi siete già a conoscenza dell'espulsione dal Partito, sotto l'accusa di solidarizzare con Trotsky, del compagno Bordiga, che era recentemente tornato dal confino. I compagni italiani ci hanno scritto che Bordiga, essendo venuto a conoscenza delle nostre ultime pubblicazioni, ha fatto una dichiarazione, sembra, in accordo con le nostre posizioni. Allo stesso tempo, nel Partito ufficiale si è verificata una spaccatura, in gestazione ormai da vario tempo. Dei membri del Comitato Centrale, che erano di alcuni dei più importanti settori di lavoro del Partito, hanno rifiutato di accettare la teoria e la pratica del "terzo periodo". Essi sono stati dichiarati "deviazionisti di destra", ma in realtà non hanno nulla in comune con Tasca, Brandler e i suoi amici. Il loro disaccordo sul "terzo periodo" li ha indotti a riprendere in considerazione tutte le discussioni e le differenze degli ultimi anni, ed essi hanno dichiarato il loro pieno accordo con l'Opposizione di sinistra internazionale. Questo è un ampliamento delle nostre file di eccezionale valore! (...)
Note
1) Bordiga venne espulso formalmente dal Partito comunista nel 1930, su proposta di Togliatti. La mozione, votata all'unanimità dal CC, richiedeva l'espulsione per: "avere Bordiga preso posizioni politiche le quali non sono conciliabili con la permanenza nell'IC, per precisa decisione del IX Plenum dell'IC e del VI Congresso mondiale; b) aver condotto un lavoro di frazione e di disgregazione del Partito; c) aver tenuto alla fine del suo periodo di deportazione un atteggiamento non conciliabile con la permanenza nel Partito".
2) Contrari alla linea avventurista della "svolta" si erano dichiarati oltre ai "tre", che facevano parte dell'Ufficio Politico, anche altri militanti: Teresa Recchia, un'operaia membro candidato del CC; Antonio Gigante, funzionario e responsabile italiano del Soccorso Rosso Internazionale; Mario Bavassano; Barbara Tresso (Ghita), che aveva lavorato al Centro interno clandestino negli anni '26-'27; Pia Carena, segretaria di redazione all'Ordine Nuovo.