Trotsky ad Alfonso Leonetti (5 febbraio 1931)

Büyükada, 5 febbraio 1931

Caro compagno,

è da molto tempo ormai che non avete risposto alla mia ultima lettera, e questo, lo confesso, mi stupisce non poco.

Mi affretto a rispondere alla vostra del 28 gennaio. Avete assolutamente ragione nel dire: "Il Bullettin tirato al ciclostile potrebbe uscire regolarmente ogni 15 giorni senza richiedere un apparato stabile. Con un po' di buona volontà e di iniziativa, potrebbe uscire in varie edizioni (francese, tedesco, inglese, italiano)". Da parte mia, per esempio, mi stupisco del fatto che l'edizione italiana a tutt'oggi non abbia an cora visto la luce. Non ho nemmeno trovato (ma forse mi sbaglio) vostri articoli sul Bollettino n°3. Nella mia lettera indirizzata a voi ho insistito sulla necessità per la Nuova Opposizione Italiana di impegnarsi nella nostra organizzazione internazionale. Ora non riesco bene a comprendere, lo confesso di nuovo, che cosa intendete con la vostra richiesta di "un po' di buona volontà e di iniziativa" in proposito. Io non d4esidero altro che la più stretta collaborazione con voi ed il vostro gruppo nell'ambito della nostra organizzazione internazionale. I compagni di Prinkipo sono pronti a collaborare efficacemente ad un Bollettino quindicinale (con articoli, traduzioni, informazioni ecc.). Sarebbe anche molto importante rafforzare il Segretariato Internazionale con compagni capaci di rappresentare, almeno da un punto di vista morale, questa o quella sezione nazionale e di contribuire validamente al lavoro collettivo. Che ne pensate del compagno archiomarxista che non conosco personalmente? Comunque si potrebbe coinvolgere questo o quel compagno provvisoriamente solo con un voto consultivo, per dargli la possibilità di formarsi e di essere meglio conosciuto dagli altri. Fateci sapere la vostra opinione in proposito e soprattutto mettetevi personalmente al lavoro nel Segretariato, di cui siete membro!

La composizione sociale della Ligue non è soddisfacente, avete assolutamente ragione. Io stesso ho molto insistito nella mia corrispondenza con i compagni francesi sulla necessità di applicare una linea politica e dei metodi realmente in grado di aggregare degli operai attorno alla Ligue. Ma credo che occorra anche orientarsi, con la massima energia, verso i giovani operai. Il fatto che essi non siano passati attraverso il Partito, non è un ostacolo: noi dobbiamo formarli. Ciò deve essere attuato parallelamente al nostro lavoro verso il Partito.

Anch'io non vedo la salvezza della Ligue nell'"epurazione". Bisogna fare di tutto per stabilire la possibilità di un lavoro collettivo, ma su una base migliore di prima. Malgrado la mia brutta esperienza con il gruppo Naville, non mi precipito affatto a definire "incorreggibile" questo gruppo. Ma, in realtà, non basta "riconoscere in questa o quella occasione gli errori compiuti sulla questione sindacale perché tutto rientri nell'ordine. Non è questo il solo errore, anche se è forse il più gravido di conseguenze. Sulla base formale dell'opposizione di sinistra, la politica di Naville non è stata altro che una serie di errori. Una valutazione di questi errori, molto superficiale, del resto, è presente nelle mie lettere a Naville. Poiché Naville si è lamentato ufficialmente della brutalità delle mie lettere, ingiuste nei suoi confronti, ne ho inviato alcune copie per quei compagni della Ligue che volessero interessarsene. Se volete, potete rivolgervi a mio nome al compagno Molinier , affinché vi procuri queste lettere. Il fatto stesso di aver speso il mio tempo in questa abbondante corrispondenza, dimostra quanto mi sia stato a cuore, per un anno e mezzo, persuadere Naville e i suoi amici, senza ricorrere alla discussione aperta. Mi sono scontrato costantemente contro orecchie sorde ed una mentalità ancora molto lontana da quella che considero come la mentalità rivoluzionaria. La "pace di Prinkipo" è stato il mio ultimo tentativo di regolare amichevolmente perlomeno una parte del problema . Questo tentativo non è riuscito per colpa di Naville. Ora è necessario che la Ligue comprenda a fondo la concatenazione degli errori commessi e che chiarisca al suo interno che cosa è una mentalità politica che permette di "riconoscere" tutto, per fare poi il contrario, o quasi.

Naville "riconosce" gli errori compiuti sul terreno sindacale (del resto li aveva già riconosciuti ne mio studio a Prinkipo -per poi fare tutto il contrario), ma nella Ligue e negli altri paesi egli appoggia i compagni che ostacolano la linea politica giusta e combatte i compagni che si sono opposti ai suoi errori. L'ultima dichiarazione scritta dalla sottofrazione di Naville su "La situazione nella Ligue" è un documento veramente penoso: nessuna idea politica, pettegolezzi, un'"opposizione" semiparlamentare, semisouvariinista. Gourget difende le sue idee che sono sbagliate. Ma che cosa difende Naville? Egli schiva i colpi, manovra, fa un gioco "parlamentare" in un'organizzazione che dev'essere rivoluzionaria. Riconoscendo formalmente il suo sbaglio, si precipita a dimostrare che non ha appreso niente. Ma questo è molto pericoloso per lui. Dovrebbe perlomeno capire che il suo giudizio sugli altri compagni è stato non solo arrogante, ma del tutto sbagliato.

Quanto ala vostra critica dei due articoli de La Verité, credo che abbiate individuato un punto realmente debole. Ho già scritto alla redazione in proposito. Credo che potremmo forse formulare la nostra linea politica per questa fase transitoria nel modo seguente: a) difesa del livello di vita precedente alla crisi (almeno) attraverso la politica di fronte unico; b) utilizzazione della politica di fronte unico per un'offensiva contro i riformisti -la cui situazione sta diventando precaria a causa della crisi- e che restano i principali pilastri del regime capitalista; c) agitazione e propaganda sistematica, militante e aggressiva contro il regime capitalista, per preparare l'offensiva nell'azione, quando le circostanze lo permetteranno. È un po' troppo generale, astratto, ma come punto di partenza, può andare.

Allo stesso tempo, non sono sicuro che abbiate scelto la strada giusta, dando alle vostre obiezioni immediatamente la forma di un articolo polemico. Io penso che, perlomeno i compagni più responsabili, debbano polemizzare tra loro solo quando non c'è più la possibilità di trovare un accordo. Perché non discutere con la redazione verbalmente o per lettera? Tanto più che ora voi avete nel Segretariato un membro della redazione. Io mi sono deciso a criticare apertamente alcuni compagni solo dopo reiterati tentativi, protrattisi nel tempo, di arrivare ad un accordo con loro. Voi siete membro del Segretariato amministrativo che sostituisce per ora il Bureau internazionale, praticamente inesistente. È una posizione di grande importanza. Potete risolvere molte cose con degli interventi tempestivi.

I miei migliori saluti, con la più fervida speranza di intendermi con voi sulla politica da fare.

L. Trotsky

P.S. Quanto a Sforza, potete abbandonarlo al suo destino; dato che non discende dalla famiglia famosa, non è affatto necessario che mi dilunghi in ricerche genealogiche.

Avete ricevuto la copia del libro La III Internazionale dopo Lenin?

L.T.

Note

1) Alfonso Leonetti, nato ad Andria nel 1895, aderì giovanissimo alla gioventù socialista iniziando in quegli anni un'attività giornalistica (nel '14 già collabora al Socialista di Bordiga) che lo porterà dal '18 al '20 all'Avanti!. Nel gennaio del '21 partecipa alla fondazione del PCd'I e nell'agosto dello stesso anno, orami trasferitosi a Torino, è redattore-capo dell' Ordine Nuovo e uno dei più stretti collaboratori di Gramsci. Nel '24 è delegato al V Congresso dell'IC e viene nominato direttore dell'Unità; due anni dopo viene aggredito e ferito gravemente dai fascisti. Quando il PCd'I nel '28 trasferisce all'estero il suo Centro (al quale Leonetti lavora dal '23), anch'egli è a Parigi dove diventa membro dell'Ufficio politico. Nel '29-'30 è protagonista dell'opposizione alla svolta del "terzo periodo", che sotto divergenze organizzative (come e se organizzare il Centro interno clandestino in Italia) nasconde profondi contrasti sull'analisi della fase politica attraversata dall'Italia e più in generale dai paesi europei. Lo scontro nella direzione, già latente sin al settembre del '29, esplode nel CC nel marzo successivo. Leonetti è retrocesso da membro effettivo a membro candidato del CC. Nel giugno del '30 sarà espulso insieme agli altri oppositori. Entrato in contatto con l'OSI entra a far parte del suo Si, dove lavora intensamente dal '30 sino al '37. In quegli anni è animatore della NOI, sezione italiana dell'OSI, poi trasformatasi nel '35 in Lega Comunista Internazionalista, e insieme a pochissimi altri (soprattutto Pia Carena, la sua compagna), cura l'uscita dell'organo di stampa dell'Opposizione italiana, il Bollettino della NOI, poi sostituito nel '34 da due numeri de La Verità. Allontanatosi nel 1937 dal movimento per la IV Internazionale, si riavvicina gradualmente al PCF prima e al PCI poi. Ritornato in Italia nel 1960, è riammesso nel PCI nel '62, all'interno del quale ha proseguito una battaglia critica di sinistra.

2) Büyükada era il villaggio principale dell'isola di Prinkipo, nel mar di Marmara, in territorio turco, dove Trotsky trascorse quattro anni di esilio (dal febbraio del '29 al luglio del '33), dopo il confino di Alma Ata.

3) Le lettere qui riportate sono solo una parte del carteggio iniziato dal momento in cui Leonetti cominciò a lavorare nel SI, nell'estate del '30. Non è stato possibile reperire le risposte di Leonetti, il quale fu costretto a sopprimere i suoi archivi durante l'occupazione nazista. È possibile che parte del materiale in questione sia conservato negli Archivi di Harward.

4) Il Bullettin International dell'OSI aveva in quell'epoca una periodicità discontinua, veniva pubblicato in due lingue (francese e tedesco) a Berlino, a cura del Segretariato, che fino al '33 ebbe ufficialmente sede a Berlino. Il primo numero uscì nel settembre del 1930.

5) La NOI, costituitasi immediatamente dopo l'espulsione dei "tre" nel giugno del 1930, aveva aderito all'OSI. In quel periodo stava preparando l'uscita del proprio organo di stampa, il Bollettino dell'Opposizione Comunista Italiana, che sarebbe uscito dal 10 aprile 1931 al 15 giugno 1933. Lavoravano attivamente per la NOI i due redattori Pia Carena e Alfonso Leonetti, Ravazzoli (Santini) che si occupava in particolare del lavoro tra gli immigrati in Francia, Bavassano e Boero. Tresso (Blasco) lavorava invece nella Ligue Communiste, sezione francese dell'OSI, e si era allontanato dall'impegno diretto nella NOI per divergenze organizzative che potarono anche, a un certo momento, ad una sua espulsione.

6) Questo organismo si era costituito dopo la Conferenza preliminare dell'aprile del '30. Era formato da Pierre Naville, Leonetti e Mill; subentrava al Bureau internazionale, con sede a Berlino, che comprendeva Rosmer, Schachtaman, Landau, Andrés Nin, Markin (pseudonimo di Leon Sedov, figlio di Trotsky) che non aveva mai realmente funzionato per la difficoltà di riunire i suoi membri.

7) L'Organizzazione archiomarxista era il gruppo greco aderente all'OSI, che con i suoi 2000 militanti costituiva la sezione numericamente più forte. Il "compagno archiomarxista" cui si accenna è il dirigente greco Dimitri Yotopoulos (1901-1965). Militante della gioventù comunista ad Atene, nel '21 aveva aderito all'Unione comunista che doveva dar vita, nel '24, alla "Archiomarxisti Organosi", il cui nome derivava dal nome della sua rivista, Gli archivi del Marxismo. Yotopoulos (pseudonimo Vitte) ne era divenuto il principale dirigente e, dopo aver conosciuto Trotsky a Prinkipo, si era impegnato per far aderire la propria organizzazione all'OSI, di cui era divenuto funzionario nel SI nel giugno del '32. Nel momento in cui Trotsky scrive, Vitte non era ancora andato a trovarlo a Prinkipo.

8) In quegli anni la vita interna della Ligue Communiste francese -che è la sezione più importante dell'OSI- è travagliata da profonde fratture, dove elementi di divergenza politica si mischiano a incompatibilità caratteriali. L'organizzazione, frutto dell'unione di vari gruppi (gli intellettuali legati a Naville e provenienti dall'esperienza surrealista, il nucleo raccolto attorno a Rosmer, il cosiddetto "gruppo" uscito dal gruppo omonimo militante nel PCF e il gruppo aggregatosi attorno alla personalità di Raymond Molinier) non è riuscita a portare a termine un effettivo processo di omogeneizzazione fino a comprometterne seriamente l'attività. Sarà questa una costante della vita della Ligue in quegli anni, che avrà pesanti ripercussioni negative su tutta l'OSI. Trotsky interviene direttamente negli affari interni della sezione francese, pur dal suo isolamento di Prinkipo, moltiplicando la propria corrispondenza e appoggiandosi a Molinier, in cui ripone una fiducia giudicata eccessiva dagli altri dirigenti francesi (Rosmer in primo luogo).

9) Pierre Naville era entrato nel PCF nel 1926, dopo aver militato nella gioventù comunista e aver partecipato al movimento surrealista. Aveva aderito immediatamente all'OSI trasformando la rivista Clarté, di cui era direttore, ne La Lutte de classes e facendone la rivista teorica dell'OSI in Francia. Era stato tra i fondatori de La Verité e della Ligue Communiste di cui rimase dirigente fino al momento del suo conflitto con Molinier (1930-31) che lo aveva sostituito alla direzione dell'organizzazione e del giornale. Svolgerà un ruolo importante nella fondazione della Quarta Internazionale nel 1938, ma dopo la guerra romperà col movimento "trotskista" avvicinandosi alla socialdemocrazia. La sua opera teorica costituisce uno dei contributi più vasti al marxismo moderno, per ricchezza di temi e di elaborazione.

10) In quei primi mesi del '31, la questione sindacale era al centro dell'attenzione della stampa francese dell'OSI, e costituiva uno dei principali motivi di polemica tra le varie correnti della Ligue. Il gruppo Molinier, aiutato dal "gruppo juif", accusava Rosmer, Naville e i sindacalisti della Ligue di adottare una politica di destra all'interno della CGTU. In questa battaglia Trotsky era schierato con l'"ala marxista", cioè il gruppo di Molinier.

Nell'aprile del '30 all'interno della CGTU (la centrale sindacale controllata dai comunisti) si era creata una opposizione unitaria, animata anche da membri della Ligue (Gourget, Naville, Rosmer) al fine di impedire la stalinizzazione dell'organismo sindacale. Trotsky, in un articolo pubblicato su La Verité (a. III, n°71, 16 gennaio 1931), polemizza duramente con i cedimenti dei "sindacalisti" nei confronti dell'Opposizione sindacale che a suo avviso è troppo eterogenea politicamente per rappresentare un punto di riferimento per il lavoro rivoluzionario all'interno del sindacato; inoltre egli ritiene che avendo il suo punto di forza negli insegnanti, essa non può costituire una valida base per il movimento sindacale. I "sindacalisti" secondo Trotsky si sono accodati all'Opposizione unitaria (la cui linea non è neppure sempre a sinistra rispetto a quella della direzione sindacale) abbandonando invece il terreno d'intervento che dovrebbe essere privilegiato. Una politica sindacale autonoma, indipendente, gestito in prima persona dalla Ligue stessa.

11) Raymond Molinier, nato nel 1904, aveva aderito alla gioventù comunista e poi al PCF da cui verrà allontanato dal '24 per tre anni. Legatosi al gruppo Souvarine inizia a collaborare ben presto a La Verité. Espulso definitivamente dal PCF, viene allontanato dalla direzione dell'opposizione francese perché ostacolato da Rosmer. Iniziano le lotte intestine nella Ligue. Divenuto dirigente dell'"ala marxista" si allinea col "gruppo juif" e inizia una battaglia vincente contro i "destri" (Naville e Gourget) sulla questione sindacale, riconquistando la direzione della Ligue all'inizio del '31. Recatosi più volte a Prinkipo, conquista la fiducia di Trotsky (di cui organizza il viaggio a Copenaghen nel '32 e il soggiorno in Francia nel '33). Per il suo "fiuto affaristico" e l'ambiguità delle sue numerose imprese commerciali, verrà più volte accusato da Naville, Rosmer ed altri dirigenti dell'epoca, di esser un avventuriero politico e di usare metodi poco chiari e pericolosi per la sicurezza dell'organizzazione. Inizialmente difeso da Trotsky verrà poi sottoposto ad una commissione di controllo che gli imporrà di cessare la sua attività commerciale. Si allontana dall'OSI negli anni dell'entrismo nella SFIO.

12) Si allude ad un soggiorno di Naville a Prinkipo, nell'estate del '30, durante il quale Trotsky cerco una soluzione di compromesso per la situazione interna della sezione francese.

13) Souvarine era lo pseudonimo di Boris Lifchitz, un russo emigrato in Francia che era stato tra i primi socialisti francesi a legarsi all'IC, di cui fu successivamente delegato a Mosca. Dopo l'espulsione dal Partito, nel '24, il suo avvicinamento a Trotsky si interruppe fino a degenerare in una polemica ostile e sterile sulla questione dell'URSS: egli riteneva che ormai in Unione Sovietica si fosse instaurato il "capitalismo di Stato", ma accusava l'opposizione di non difendere sufficientemente l'URSS e di non rendersi conto dei bisogni dello Stato Sovietico e della indiscutibile superiorità rappresentata dal capitalismo di Stato nei confronti del capitalismo imperialista.

14) Pierre Gourget era lo pseudonimo di Barozine, uno dei sindacalisti della Ligue (settore scuola) più impegnato nell'attività dell'Opposizione unitaria creata in funzione antistalinista all'interno della CGTU. Gourget venne accusato da Molinier e Pierre Frank di "deviazione sindacalista", e lo stesso Trotsky polemizza duramente con lui.

15) I due articoli in questione sono: a) "Sur une resolution du Bureau Politique", La Verité, a. III, n°71, 16 gennaio, (siglato F.), una critica alle posizioni del PCF sulla crisi economia mondiale e francese. Le posizioni difese dall'articolista erano state ampiamente sviluppate in "La position de l'economie francaise dans la crise actuelle", un articolo comparso nel numero 69 de La Verité; b) "Organisons la defensive ouvrier", La Verité, a. III, n° 72, 23 gennaio 1931, (siglato F.)

16) L'articolo di polemica (a firma Feroci) "Sur notre tâche dans le periode presente. Il nous faut une politique active et de combat" comparve su La Verité, a. III, n° 74, 6 febbraio 1931, nell'ambito di una discussione aperta sulle pagine del giornale. Feroci criticava duramente soprattutto le posizioni espresse sulle lotte operaie nell'articolo di prima pagina del n° 72 de La Verité. Partendo da un'analisi della situazione economia del periodo, caratterizzata da "un'espansione economica che si va trasformando in depressione", egli attaccava la linea difensiva proposta dal giornale per quella fase di lotte operaie: "l'unica tattica giusta oggi, da cui dipende in gran parte lo sviluppo delle lotte future, è una tattica difensiva", perché "la classe operaia è profondamente disorganizzata di fronte ad una borghesia ben preparata. La classe operaia non ha fiducia oggi nel PCF e nella CGTU (...) Prima di tutto bisogna organizzare la classe operaia: dopo si potrà parlare di offensiva". Al contrario, Feroci rivendica la necessità di riorganizzare la classe operaia chiamandola a lottare per la difesa del proprio livello di vita: "Si deve sottolineare con energia che nella situazione francese attuale, nel momento in cui l'espansione economica è seguita e lo sarà sempre più da una crisi di depressione (questa si manifesterà con una accentuazione degli antagonismi di classe e con segni crescenti di crisi politica che non è ancora una crisi di regime, una crisi rivoluzionaria) il nostro compito deve essere quello di organizzare le masse, guadagnare la loro fiducia nel comunismo attraverso una politica attiva, di lotta sul terreno economico e politico (...) All'attacco padronale bisognerà rispondere chiamando i lavoratori alla lotta rivoluzionaria per difendere il loro livello di vita: difendendo i salari, là dove i salari vengono attaccati;, chiedendo l'aumento dei salari, laddove i salari hanno già subito una riduzione e gli operai sono disposti alla lotta; reclamando sussidi per i disoccupati...".

17) Il membro della redazione de La Verité presente nel SI era Pierre Frank. Ingegnere chimico di origine russa aveva aderito al PCF nel '24 ed era diventato uno dei dirigenti sindacali della CGTU nel settore chimico. Aveva aderito nel '27 all'OSI ed era stato tra i firmatari del manifesto de La Verité nell'agosto del '29. Legato politicamente a Molinier, era uno dei dirigenti dell'"ala marxista" che aveva assunto la direzione della Ligue nel '31 dopo essersi a lungo scontrata con la direzione di Rosmer. In quel periodo Frank era entrato nel SI e l'anno successivo sarebbe stato segretario di Trotsky a Prinkipo.

18) Trotsky aveva incaricato Leonetti di fare alcune ricerche su un italiano, un certo "conte Sforza", che aveva scritto un saggio sui dittatori, in cui definiva Lenin un "sifilitico". Aveva intenzione di polemizzare con lui, sfruttando la sua origine nobiliare. In realtà si trattava di Carlo Sforza, un liberale antifascista, non appartenente al ceppo nobiliare degli Sforza.

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