Trotsky alla redazione de La Verità

Cari compagni,

Sì, il proletariato italiano ha bisogno di un vero giornale marxista. Nulla dimostra con maggiore evidenza la corruzione completa della socialdemocrazia e del Partito socialista, quanto il fato che un'organizzazione come Giustizia e Libertà possa rivendicare un ruolo rivoluzionario e indipendente. Già quasi un secolo fa Marx ha cacciato senza pietà dall'Olimpo rivoluzionario le dee della mitologia democratica: la giustizia, la libertà, ecc. E adesso, nell'anno '34 del secolo ventesimo, gli intellettuali borghesi antifascisti italiani dichiarano, non senza successo: bisogna rimettere sul trono, in tutto il loro splendore, le dee detronizzate. Essi non si peritano di parlare apertamente della necessità del "mito della libertà". Il mito è sempre il contorcimento, la deformazione della realtà, nell'applicazione politica: una menzogna.

Come i preti della chiesa, così gli antifascisti repubblicani, lavorano con delle menzogne che salvano l'anima.

Com'è spiegabile questa ricaduta inaudita? Soltanto attraverso la bancarotta mostruosa dei due partiti operai. Vorrei ricordare qui un episodio interessante. Il 15 e il 16 giugno 1932 il consiglio socialdemocratico di Zurigo ha mitragliato una dimostrazione operaia rivoluzionaria. Per giustificarsi, i socialdemocratici svizzeri dissero: "Lenin e Trotsky non fecero diversamente con i loro nemici".

In una lettera agli operai zurighesi mi sono permesso di ricordare la "bagattella" che noi abbiamo difeso lo Stato operaio e la proprietà socialista, mentre i socialdemocratici difendono lo Stato borghese e la proprietà capitalistica. Il capo della socialdemocrazia italiana, Nenni, rispose allora dicendo che i nostri erano soltanto dei "sofismi": in quanto i bolscevichi difendevano il loro potere nello Stato e i socialdemocratici facevano la stessa cosa nella città di Zurigo; si tratterebbe perciò solo di una differenza quantitativa.

Allora mi dissi: a quale misero livello teorico e politico il signor Nenni si trova! Anche dopo la lezione data da Mussolini, egli pensa che si possa conquistare il potere a fette. Egli non comprende che il capitale tollera il "potere" socialdemocratico nel consiglio comunale e cantonale soltanto fino a che gli amici di Nenni, nell'esercizio di questo potere, sono pronti a mitragliare ogni rivolta contro lo Stato capitalistico e la proprietà capitalistica.

I successi comunali e parlamentari sono una cosa: la conquista del potere statale è una cosa del tutto diversa. La sorte del comune di Vienna costituisce un interrogativo abbastanza importante su questo tema. Il fascismo italiano potrebbe, veramente, guardare senza preoccupazioni verso l'avvenire, se non contasse altri nemici che Nenni e il suo Partito.

Per ciò che concerne il Partito stalinista italiano, si può dire che esso ha fatto tutto quello che gli era possibile, per compromettere i principi, la bandiera e il nome del comunismo. Ai margini della democrazia si può, almeno per un certo tempo, condurre un'esistenza da millantatori, anche con una politica interamente falsa, soprattutto quando si dispone di certi mezzi finanziari. Ma nell'illegalità ciò non basta. In queste condizioni il Partito può essere costituito soltanto nella devozione, la fedeltà, la perseveranza, lo spirito di sacrificio. E queste qualità possono essere suscitate, mobilitate e temprate soltanto quando la politica del Partito ispira fiducia, cioè quando essa si dimostra giusta anche nelle prove più difficili. L'esistenza a lungo di un Partito illegale con una politica falsa, è impossibile; ciò ci è stato dimostrato dall'esempio italiano.

Giustizia e Libertà potrà soltanto riempire l'intervallo che corre tra lo sfacelo dei vecchi partiti operai e la costruzione del nuovo vero Partito bolscevico. Il fascismo potrà essere rovesciato soltanto da una insurrezione proletaria. E, per compiere vittoriosamente questa insurrezione, il proletariato ha bisogno di un vero partito di classe.

L'inizio è difficile perché il terreno è pieno di rottami e di schegge. Ma il lavoro dev'essere fatto. Voi volete raccogliere i veri elementi bolscevichi sotto la bandiera del nuovo Partito. In questo scopo saluto cordialmente il vostro giornale!

Note:

1) La Verità, anno I, n° 1, marzo 1934. Cessata la pubblicazione del Bollettino dell'Opposizione Comunista Italiana nel giugno del '33, la NOI nella primavera del '34 si darà un nuovo giornale:La Verità, organo della sezione italiana della LCI. De La Verità usciranno solo due numeri.

2) Il movimento Giustizia e Libertà era stato fondato nell'emigrazione a Parigi, nel 1927, da un gruppo di intellettuali democratici antifascisti italiani che facevano capo a Carlo Rosselli. Pubblicava il giornale omonimo, edito a Parigi.

3) "A letter to the workers of Zurich", in The Militant, 20 agosto 1932. La lettera reca la data del 25 giugno. Era stata pubblicata anche in francese ne La Verité.

4) Pietro Nenni, era stato tra i più accesi oppositori all'adesione del PSI all'Internazionale. Rimasto nel PSI all'epoca della scissione del '22 (che darà vita al PSIU di Turati e Modigliani) si adopererà negli anni successivi per una riunificazione dei due Partiti. L'intento verrà raggiunto nel '30, quando la maggior parte del PSI si ricongiungerà con i "destri" del PSU, mentre la minoranza di sinistra continuerà a dar vita al Partito socialista italiano (massimalista).

Carteggi