Bordiga a Maffi

Napoli, 2 gennaio 1952

Caro Bruno,

la tua del 30 a Faber dimostra che l'esecutivo ha bisogno di essere maltrattato, e mi accingo a farlo io stesso perché non si pensi che Faber quando estende ciò che gli dico calchi la mano.

Non sono affatto contento di doverlo fare io. Non mi preoccupo un attimo della questione di investitura; se sia proprio compito mio il farlo. Non vedo quale compagno od organo lo farebbe e poiché della cosa interessa l'arrivo e non la partenza, e poiché non ci si deve dormire sopra mi accingo io a tale bisogna.

Premetto che ognuno può avere varianti da proporre alla redazione del catechismo e non solo come stile ma anche come distribuzione dei punti e loro comprensibile esposizione, o rimedio a possibili equivoci di lettura. Ad esempio accolsi subito il rilievo di Onorato sul tendere della Russia al capitalismo e vi dedicai lavoro chiarificatore: vedi riun. Napoli settembre.

Il catechismo come elaborato è tutt'altro che perfetto, e sarebbe fatto meglio se si fosse creduto che c'era tempo da dormirci sopra. Non si tratta dunque di respingere piccole varianti a poche parole. Ciò che esponete, come del resto vi osservai subito a Firenze senza ottenere - è evidente - utile effetto, scarta di molto dalla linea. Non potete negare che da tempo vado facendo una rilevante somma di lavoro per riordinare tutto in modo che può trovare dissenso, come è avvenuto nei Damen, Maruca ed altri, ma non può non essere riconosciuto unitario ed organico.

Su certi punti del sistema - certo non mio, chè come sempre dico e ora ridirò altro non sono che un ripetitore di prima forza - trovo ora che sia il caso di strabattere, considerandoli principalissimi e di portata non minore di quelli che condannano le deviazioni del gruppo Damen, come il teatralismo, il capitalismo di stato, la burocrazia terza classe, l'economia di guerra e via.

Tra questi punti che ora urgono uno, che colpisce anche quel gruppo, è l'antirevisionismo, l'altro è l'antinegativismo sindacale.

Su questi punti il catechismo dovrebbe essere rafforzato ed illuminato, non intermezzato di ombre. Vanno affrontati da tutti senza riguardi.

Ho molto scritto e molto seguiterei a scrivere investendo il novanta per cento dello spazio nostro tra Fili, Prometeo, Bollettini, riunioni, ecc. Chi ha esitazioni deve spifferarle.

La vostra esitazione sul punto 6 è gravissima. Ho proprio voluto dire che, dopo aver ben chiarito in cento occasioni che senso ha il lavoro teorico del partito, fondamentale, incessante, collettivo, ma non intellettuale e personale, si VIETA ai singoli militanti di trovare fatti che contrastano con la teoria che da un secolo possediamo. Questo lavoro lo facciano i nemici.

La nostra teoria è un'arma della classe e non una esplicazione della ciarlatanesca corsa verso il Vero del pensiero dell'uomo. Essa si forgia integrale per servire a tutta un'epoca storica, ad un ciclo di classe.

A 9999 su diecimila militanti non tocca aggiungere nulla e nemmeno controllare nulla, ma diffondere i canoni e risultati comuni. Nessuno deve avere la velleità di elaborare da dati nuovi nuovi capitoli e peggio correzioni a versetti dei vecchi.

Vediamo calibri come Engels, Lenin, Trotzky avere dedicato lunghe pazienti redazioni a ripetere e riesporre la dottrina di partenza scartando ogni diritto di altri cercatori borghesi ed opportunisti a contrapporre nuovi dati storici economici, non possiamo ammettere che qualche pivelloide di 20 o 80 anni pretenda di scoprire del nuovo.

Prima di tutto ciascuno di noi è uomo di parte. Io non solo non mi atteggio a teorico e scopritore, ma dichiaro che se almeno mi trovassi ad essere un caporale della guerra di classe non esiterei a dire falsi scientifici e di fatto (sempre nel senso antirevisionista) se fosse per ottenere che cento operai rompano il culo a un capitalista.

Dove sono dunque queste velleità di scienza analizzativa confrontativa e filosofante a nuovo? Se ci sono vengano fuori. Dove gli elaborati, i materiali, le ricerche, le redazioni di esse? Che canchero avete trovato che non va con i versetti della dottrina di San Marx? Sputate fuori per cristo.

Il partito cerca fatti solo per confermare la giustezza della sua teoria, e se un fatto un militante non si sente di interpretarlo lo ignori tranquillamente e seguiti nella prassi del partito, in attesa che vengano i denti per quel pane che non sa mordere, e se ne freghi delle letture borghesi.

A queste velleità di ricercatori di nuovo ho voluto dare un colpo. Appunto non essendo sacerdoti dell'augusto vero ma marxisti dialettici sappiamo su ogni punto soprattutto in quale senso è necessario non sbagliare: poco male sbagliare in senso rivoluzionario. Oggi bisogna battere su questo intellettualismo peripatetico che è uno dei palesi sintomi della situazione generale antirivoluzionaria ed opportunistica. Non potendo dosare la stretta al milligrammo, irrigidire senza pietà piuttosto che correre il rischio di allentare.

Dove sono questi compagni così sapienti che non si sentono di dire una fesseria? Davvero scaglino la prima pietra!

Non credo di dover ripetere qui tutta la spiegazione. Batterò nei Fili o dove potrò questo chiodo ribelle.

Secondo punto viene in certo modo ad esemplificare il primo. Spinta economica e coscienza politica, sindacato e partito, legame tra partito e classe: tutto il materiale andato nel Bollettino di Roma aprile e Napoli settembre era o no pacifico? Era stato dato tutto col cucchiaino come dicono a Napoli. Non il solo Onorato non ha scritto il suo intervento, ma nemmeno Bruno o altro del CE. Solo a sgobbare il fesso che scrive. Ma queste riunioni le facciamo per turismo o per arrivare a punti fermi?

L'accenno che lasciate cadere lì sbadatamente ai wild strikes o scioperi che non conducono ad organizzazione ma solo a svuotare le vecchie contiene in sé tutto l'errore del falso sinistrismo: estremismi americani, scozzesi, spagnoli, olandesi, ordinovismo italiano. Da che partì Gramsci? Togliere alla Confederazione il controllo delle masse fondando un organo nuovo nelle lotte: la rete dei consigli. Come agirono i sinistri? Portando perfino organizzazioni della Unione sindacale nelle camere confederali e a Buozzi. Fu detto giustamente un modello di tattica marxista.

Bisogna tendere ad arrivare alla rete generale economico sindacale: se no niente, nemmeno lontana futura affermazione del partito e niente probabilità rivoluzionaria. Quale che sia la prassi e le influenze nei sindacati che sono oggi in ballo, bisogna "essere presenti nelle lotte" non per fare un poco di chiasso ogni tanto, ma per costruire la rete; e siamo di accordo sul versetto che non ci diamo a costruire reti per conto nostro. La lotta è il mezzo, la rete è il fine, fine mediato per arrivare alle condizioni in cui la più squisita rete politica entra in azione.

Ribadisco il mio pensiero: non dobbiamo rinunziare mai a guadagnare la rete di associazioni economiche per conquista dall'interno. Le condizioni sono: primo, che il partito sia numericamente apprezzabile in cifre assolute e relative ed è quello che non si surroga con la blague Damen-Maruca. Secondo, che vi sia quel tale minimo di autonomia. Ma autonomia reale, politica? La confederazione di D'Aragona non era affatto autonoma dalla borghesia nel senso politico mentre lo era la Unione Sindacalista, eppure tendemmo a prendere la rete della prima. L'autonomia di cui mi appago è formale, statutaria, burocratica nel senso che è sancita dagli statuti scritti. Cade se in questi è detto: "l'organizzato va alla messa la domenica, o subordina i suoi interessi alla produzione nazionale e alla potenza della patria". Non cade se lo statuto dice nudamente: "ogni lavoratore salariato è ammesso nel sindacato". E soprattutto se gli operai lo credono e se in massa sono lì, non altrove.

Finiamola. Avete su questo punto un sistema di idee sbagliate su punti di principio e vi siete dimostrati impotenti ad esporlo: tentandolo vedreste la profondità dello scarto tra la vostra posizione e quella marxista.

"Politicamente" finite col farvi dire che su questo punto il CE a Roma, Napoli e Firenze ha avuto torto definitivo e non corto per voti ma per la organica solidità del materiale di lavoro. "Politicamente" non avete evitato la rottura con Damen e gli altri e la possibilità di neutralizzare i diversi loro sgarri. Offertovi con il lavoro dell'Appello e del Catechismo la possibilità di mettere in primo piano le essenziali divergenze e fare una selezione utile, accettando il passo sgradevole di sacrificare gli effettivi alla omogeneità, non avete avuto altre decisioni che rinvii e dilazioni, ed avete fatto danno all'uno e all'altro requisito. Che razza di esecutivo che non sa che proporre di rinviare le esecuzioni, che ha dubbi e non li espone né sviluppa?

Ora che succede? Seguitate a lavorare a pubblicazioni che riempio io di enunciazioni che non vi convincono? Io ho un piano di lavoro; come da sempre, e ai due punti che ho detto: teoria immutabile - giusta valutazione dell'azione economica - aggiungo il terzo: rifiuto a cedere alla lusinga (immancabile nei pre-degringolanti di 40 anni); siate comprensibili da tutti con un lavoro teorico di grado ancora più elevato su marxismo e conoscenza scientifica, diretto sempre a ritornare al 1848.

Preferisco un Marucoide che dice sono tutte balle inutili e inchiostro sciupato quel che conta non è il marxismo perfetto distillato da Amadeo chiuso in cantina ma quattro girate di natiche sulla bigoncia a raccontare cose che arrivano al cuore della folla: a voialtri che esitate, tentennate, ponzate, sembrate avere in corpo chi sa che cosa e in fondo varate tutto un mio materiale che non condividete né assimilate.

A chi rifarsi? Il CE non va, allora dice Damen il CO, il Congresso e tra poco si chiamerà Costituente con tanto di verifica dei poteri, ed io sarò si capisce defenestrato.

Penserei con molti ad un CU. Non vi offendete, intendo un Commissario Unico. In fondo Bruno è l'unico esecutore sul serio che si ammazza di fatica; gli altri sono come il tacchino. Ancora non vi offendete e sentite la storiella. Il villano vide che al mercato un tale vendeva pappagalli ad alto prezzo e chiese la stessa cifra per il suo tacchino. Indignato disse l'acquirente: ma il pappagallo parla. Ed il villano: il mio tacchino pensa. Pappagalli chiedonsi di urgenza.

Insomma il piano è chiaro: io posso dire come chiunque altro fesserie, ma se si va avanti coi fili, le riunioni, i catechismi, gli appelli, la rivista e il lavoro superteorico come da me tracciati, si può dire tutto fuori che si compra la gatta nel sacco. I miei chiodi sono noti e non mutano mai. Vi va tale lavoro? Se finisce col non andare a nessuno vorrà dire che il fesso sono io, ma allora avanti la nuova scuola e cominciamo a vedere almeno il sussidiario per la prima elementare. O fondate il nuovo edificio, o mettetevi a posto nel vecchio e funzionate senza tentennare e raffreddare tutto.

Soprattutto tu Bruno sii più esplicito e caccia fuori tutto quando non sei d'accordo, a voce, per iscritto, per corrispondenza, e fottiti un poco di più delle precise competenze, senza tenere tutti e tutto sospesi.

Ancora non ho visto Faber né parlato ad altri. Il 7 ho occasione di essere a Cosenza.

Cari saluti.

Amadeo

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