Bordiga a Ceglia
Napoli, 25 novembre 1964
Carissimo Romeo,
La tua del 17 si incrociò con la mia a te e a Romeo di Forlì e mi ero riservato di rispondere a certe tue giuste considerazioni.
E' vero che il partito non è omogeneo se per tenerlo insieme bisogna far ricorso alla ammirazione per il grande Amadeo. Dato che io sia un capo geniale, è proprio senza capo geniale che deve funzionare il partito quale sempre lo abbiamo pensato. Dei capi geniali della storia solo una esigua minoranza è morta prima di passare all'opportunismo, e almeno i tre quarti della virulenza di questa malattia sociale vanno ravvisati nell'effetto sulle disgraziate masse dei nomi di tanti che avevano un grande passato, avevano date prove di eroismo, avevano fatto galera etc. etc. Erano stati utili alla rivoluzione per dieci, la fregano per cento.
E' vero anche per i puri e anche per i morti. La mitologia su Lenin ha fatto gioco enorme all'opportunismo peggiore, il più recente, quando gli è riuscito di speculare su quella ammirazione giustissima. Quindi tante volte mi sentite dire che il male che ha fatto il nome di Lenin è più grande del bene.
Quindi basta coi nomi e coi miti fatti di nomi.
Male quindi che i compagni non siano educati a capire che non è un argomento decente quello che dice: Amadeo pensa così.
L'altro male è che la disciplina al centro sia condizionabile dalle opinioni o dalla stima del compagno singolo sulla persona di quello che al centro è addetto. Se il centro è Bruno o Pinco Pallino non si obbedisce quando si pensi che Bruno è in gamba, ma si obbedisce e stop. Questo è il centralismo. E quello di Vladimiro pesava una tonnellata se il mio pesa un grammo, stanne sicuro.
Fuori da questo non vi è che pagliacciata e convinzione che il partito sia una specie di concorso letterario a premi.
Con stupore sento che sei stato in via Tavazzano e che quel gruppo ha tentato di entrare alla riunione di Casale e minaccia di non fare uscire il giornale con gli Appunti.
Tronca subito, perdio. Con Calogero liquidai la partita in 15 parole, per quel gruppo ne ebbi tali che si dovevano commuovere, e non mettere come condizione che io deglutissi gli appunti e che rientrasse Calogero a bandiere spiegate. In due ore di commossa discussione se non hanno capito non capiranno mai, e o sono incretiniti o hanno dietro qualcosa non confessabile.
A parte Calogero, in certe cose migliore, hanno tutti una responsabilità che hanno sancita staccandosi ed eccedendo. Ormai so che da mesi, forse da due anni (lo sa Bruno!) tirano calci intrigando dappertutto, e sempre tacendo con me in tutte le innumeri occasioni di incontri perfino qui a Napoli e a casa mia, per indebolire il legame col Centro e togliere stima a Bruno. Solo da quindici giorni so che lo stesso odio investiva Giuliano.
Nessuno ha mai detto: il tale o i tali possono fare meglio quello che fa Bruno o Giuliano, e non hanno provato a darne la prova sia come quantità di lavoro che come qualità. Quello che io dico tirare la carretta.
Gente che segue questi metodi è benissimo che non ci stia più tra i piedi. Come dissi a Calogero io deciderei in tal senso anche col mezzo di restare solo a fare il poco che sarebbe possibile a uno solo.
Quindi per la lettera non meriti strigliate, dato che tu sia dei pochi che me ne attribuiscono facoltà, ma sei andato oltre nel tentare di salvare quei disgraziati. Già Natino era andato a Milano a far un tentativo disperato. Da quel limite in poi chi tenta di fare da paciere si mette con loro.
Ammesso che Bruno o anche Giuliano abbiano fatto fesserie per uno, il danno fatto al partito è stato uno, contro dieci di buono che avranno fatto. Non hanno bisogno di mie debolezze o assoluzioni, né di altri.
Gli autori premeditati di questa balossada hanno fatto alcuni bene per uno forse in passato, e danno ora per mille. Specie se il taglio che forse non pensavano immediato, per allargare l'intrigo ignobile, non fosse avvenuto subito, per la sfrontatezza di Calogero, forse meno insincero.
Non piangerci sopra alcuna altra lacrimuccia.
Continuiamo la nostra strada, e impariamo a trovarla con chiarezza anche senza Amadeo.
Un caro saluto.
Amadeo
Il battilocchio nella storia
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Contro la concezione della storia come opera della volontà di individui e di capi geniali o criminali.