Lettera di un vecchio compagno sul Comitato d'Intesa

[...] Cademmo come degli ingenui nella trappola tesaci dai bolscevizzatori. Il Comitato d'Intesa, costituito dai compagni in Italia, era definito come il primo passo per la rottura completa della sinistra italiana con la Internazionale; [fu approntata] una campagna asfissiante sia attraverso la stampa che attraverso i rappresentanti ufficiali all'interno del partito, influenzati anche dall'oscena e brutale opera contro l'opposizione russa. In Francia costituimmo, a similitudine dei compagni d'Italia, un "Comitato d'Intesa" per mantenere i contatti con tutti i compagni della sinistra emigrati ed essere pronti a rispondere all'eventuale appello, che ormai ritenevamo inevitabile dai compagni italiani. Fu a questo punto che ricevemmo un invito a delegare un compagno a prendere contatti a Milano per avere un resoconto del III Congresso del partito che nel frattempo aveva avuto luogo a Lione, senza che alcun esponente della sinistra italiana in Francia, che pur tanto rappresentava oltre l'ottanta per cento di tutti i membri del partito sul posto, fosse stato delegato al congresso.

A Milano il nostro rappresentante, che al ritorno portò una copia della dichiarazione di Bordiga al Congresso di Lione, da voi pubblicata nell'apertura delle note sulla storia della Sinistra, ebbe una profonda delusione. Si attendeva che dietro le [notizie] pubblicate dal centrismo a proposito del Comitato d'Intesa si trovasse il comitato direttivo di una solida organizzazione che, malgrado gli sforzi del centrismo, riuscisse a controllare la maggior parte del partito; ma al posto di trovare una rete organizzativa di collegamento tra il Comitato d'Intesa e tutti i gruppi della sinistra sparsi attraverso l'Italia, trovò un vuoto ed una disorganizzazione completa. Di fronte alla sorpresa del nostro inviato il compagno Vercesi sorridente ci spiegò che tutto quello che aveva pubblicato la nostra stampa ed i rappresentanti ufficiali del neocentrismo era un bluff e che la funzione del Comitato d'Intesa alla sua costituzione era esclusivamente quella di regolare gli interventi dei compagni della Sinistra nella discussione precongressuale e che nessuno, tanto meno Amadeo pensava ad atti di forza o di rottura con il partito e con l'Internazionale [...]. Con obiettività i compagni italiani informarono i nostri rappresentanti che Repossi dissentiva dalla linea della maggioranza della sinistra ed aveva compilato una circolare per la rottura che aveva deposto personalmente al domicilio dei compagni della sinistra di Milano.

Al suo ritorno a Parigi il nostro compagno fece una estesa relazione dei colloqui di Milano e di fronte ai fatti reali la quasi totalità dei compagni accettò adeguandosi alla posizione dei compagni italiani. Fu in questo frangente che una mezza dozzina di compagni capeggiati da Pappalardi e da Rossi si ribellarono e ruppero con la sinistra italiana in modo definitivo e presero contatti con gli operaisti tedeschi e notoriamente con Korsch.

Bruno Bibbi

Da "Rivista internazionale" n. 3 del 1978. Estratto.

Prima di copertina
La Sinistra Comunista e il Comitato d'Intesa

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