Ciurmeria autolesionista
Dei giovani pare che abbiano chiesto a "Programma" di essere edotti sul "Comitato d'Intesa" del 1925 senza sapere che quelli di "Programma" conoscono queste pagine della storia non recente del nostro movimento solo per sentito dire, ed hanno avuto una risposta che avrebbero potuto ottenere negli stessi termini dalla redazione dell'Unità, tanto è stata acritica, approssimativa e apertamente provocatoria.
Questi giovani hanno così appreso che il Comitato d'Intesa, che noi avevamo e con ragione definito per la sua importanza intrinseca e per i suoi riflessi internazionali quale campanello d'allarme di tutta una situazione montante dell'opportunismo lanciato alla conquista delle leve di comando del primo Stato operaio, dell'Internazionale e dei partiti ad essa affiliati, era risultato senza un peso specifico nel partito ormai in mano allo apparato centrista di Gramsci, Terracini e Togliatti; era stato deleterio nelle conseguenze perché avrebbe dato facile pretesto agli opportunisti di consolidare il loro potere annientando le ultime e scarse resistenze della sinistra; un attacco insomma così irresponsabilmente condotto che avrebbe favorito proprio coloro contro i quali era stato sferrato. Va da sé che i compagni che ne erano stati iniziatori avrebbero agito tanto inconsideratamente da essere divenuti gli strumenti inconsapevoli di una diabolica provocazione.
Questi, in sintesi, i termini della risposta data a dei giovani che avevano espresso il desiderio e il diritto, diciamo noi, di essere informati su avvenimenti che hanno impegnato, e non anonimamente, non solo il prestigio personale di non pochi compagni, ma la validità d'una tradizione, quella della sinistra italiana, e soprattutto quella della sua giusta linea di condotta ideologica e politica.
E allora perché questo sporco tentativo di minimizzare e di porre il sospetto, e perché questo richiamo ad un momento non indifferente della nostra storia vengono fatti propri da Programma in termini e con mentalità che va riconosciuta a certi spregevoli storici che tentano di ricostruire gli avvenimenti affondando le mani in certi archivi giudiziari o di certe parrocchie piuttosto che nel cuore delle vicende vissute della storia politica di questi ultimi decenni da condursi criticamente, secondo i canoni d'una autentica storiografia marxista?
La risposta a questa grave domanda è da parte nostra quanto mai precisa: è in atto il basso servizio di gettare manate di discredito e di sospetto nella storia della sinistra posteriore alla sua defenestrazione dalla direzione del partito nato a Livorno per l'ovvia constatazione che l'eventuale ricostruzione della storia della sinistra italiana, che non finisce col Comitato d'Intesa, che non finisce con il crollo della III Internazionale, che non finisce con lo scoppio della seconda guerra imperialista e di fronte ai compiti della ricostruzione del partito rivoluzionario, non può più annoverare tra i suoi esponenti chi prima di allora aveva dato la parte migliore del suo ingegno e della sua personalità di teorico e di combattente.
E che cosa pensava allora il compagno Bordiga che del Comitato d'Intesa era stato se non l'iniziatore certo l'estensore più qualificato dei documenti più impegnativi e polemici contro la politica della Internazionale basata sulla bolscevizzazione, divenuta questa il cavallo di battaglia del nuovo Comitato Centrale del partito italiano costruito su misura in fatto di accondiscendenza, servilismo e di livore contro le idee e gli uomini della sinistra?
Scriveva Bordiga: "Anche se noi avessimo voluto deliberatamente ignorare i metodi della Centrale, questo non avrebbe eliminato il malessere nel partito e la reazione che suscita questo insieme di compressioni e di condiscendenze dipendente non da una regola unica e stabile, e quello sarebbe il vero centralismo e unitarismo comunista, ma dalla simpatia e antipatia frazionistiche. La pretesa omogeneità fatta di inconsapevolezze e di assenze, foderata di silenzio e di sospetto, rivendicata dalla Centrale ci porterebbe un giorno dinnanzi ad amare sorprese. A questo si oppone la costituzione del Comitato d'Intesa, che è, nella situazione dolorosa di fatto ora descritta, la sola garanzia seria contro la degenerazione del partito. La nostra Intesa non vuole essere una frazione organica nel seno del partito ma un veicolo di informazione di tutti i soci del partito, fatta in maniera non clandestina. In definitiva poi, i limiti che separano la nostra attività da quella di una frazione non sono segnati dal nostro capriccio o dalla nostra buona o cattiva condotta, ma sono determinati dalla situazione reale dell'Internazionale e del partito e dalla 'politica interna' della Centrale italiana".
Questa l'esatta analisi della situazione fatta allora da Bordiga mentre oggi uno dei bordighisti inaciditi riduce la funzione del Comitato d'Intesa nientemeno che ad una... creazione del centrismo.
Certo, il ruolo giocato dai compagni dell'emigrazione è stato considerevole nella battaglia ingaggiata dal Comitato d'Intesa e chi scrive sa la consistenza e l'ampiezza della nostra influenza tra i vecchi compagni costretti all'emigrazione che erano in definitiva i quadri migliori e più combattivi del partito. Ed è sulla linea storica dell'iniziativa presa dal Comitato d'Intesa, della sua analisi e delle sue denunce che sorgerà di lì a poco la frazione di sinistra all'estero che salverà il salvabile della nostra ideologia e tradizione dal baratro dello stalinismo ed è per questa linea storica se nei luoghi di confino e nelle carceri fasciste i comunisti si divideranno in due schieramenti politici opposti, configurando così la reale divisione tra le forze del compromesso e quelle della rivoluzione.
Bisognerà spiegare ai giovani che cosa ha significato per il movimento operaio il nuovo corso detto della bolscevizzazione, che doveva distorcere l'ideologia e la tattica del comunismo dal loro alveo originario per indirizzarle lungo i rigagnoli melmosi del tradimento.
Da qui la necessità della ricostruzione storica di questo periodo così poco conosciuto e nel contempo così misconosciuto, ricostruzione che dovrà essere fatta con i dati obiettivi e subbiettivi di cui la storia è intessuta. E sarà suo compito di far rivivere gli avvenimenti compresi nell'arco di tempo che sta a cavallo delle due guerre imperialiste e rispondere anche al perché del crollo politico-morale di compagni che pure avevano una preparazione e una tradizione di sinistra, riallacciando questi episodi umani al maturarsi di nuove situazioni a livello internazionale in cui il funzionarismo di potenti apparati doveva offuscare ogni libera iniziativa di classe, l'internazionalismo operaio e gli stessi obiettivi storici dell'azione rivoluzionaria.
Da Battaglia comunista n. 6 del 1964
La Sinistra Comunista e il Comitato d'Intesa
Quaderni di n+1.
Un volume utile per meditare sui ricorrenti collassi politici di fronte alle situazioni sfavorevoli nella storia.