Il CE a bordiga su una riunione - 12 luglio 1923

Cifrata ad Amadeo

Per esaminare la situazione creata dalle decisioni dell'Esecutivo Allargato si sono riuniti il 12 sera i comp. Umberto [Terracini], Bruno [Fortichiari], [Alfonso] Leonetti, [Camilla] Ravera, Palmiro [Togliatti].

Si riconosce pregiudizialmente che la riunione non può essere considerata se non come una riunione di un gruppo di compagni della maggioranza, e non di un organismo del partito (comitato centrale o vecchio comitato esecutivo).

I delegati espongono il modo come si sono svolte le discussioni a Mosca Le cose essenziali dette da essi su questo punto risultano da un breve allegato che ti uniamo e che è stato steso dai delegati stessi.

Si apre quindi la discussione sopra l'atteggiamento da tenersi e in prima linea viene posta da tutti la necessità che il contegno che verrà assunto di fronte alla Internazionale sia la conseguenza di un accordo tra tutti i compagni che fanno parte del gruppo politico che ha fino ad ora tenuto la direzione del partito. Si è d'accordo in linea di massima che la peggiore delle soluzioni sarebbe quella di lasciare che ognuno di noi decida personalmente sull'atteggiamento da tenere e che bisogna invece giungere a porre le basi di una azione politica la quale sia la continuazione di quella che il nostro gruppo ha svolto fino ad ora.

Il compagno Bruno fa osservare che a suo modo di vedere la questione non è affatto pregiudicata dal fatto della votazione favorevole alle proposte dell'Internazionale data dalla delegazione nostra.

Umberto crede che si debba pregiudizialmente stabilire di accettare le decisioni della Internazionale, che si debba in seguito iniziare un lavoro di frazione il quale sia diretto allo scopo di trarre da esso il maggior utile possibile per il nostro gruppo. Si tratterà quindi di esaminare tutte le questioni tecniche di organizzazione e di prendere una serie di decisioni le quali abbiano come risultato di garantire che il lavoro del nuovo comitato esecutivo si svolgerà in modo conforme alle nostre direttive e che a noi saranno conservate posizioni tali da assicurarci il dominio del partito e della situazione politica. Di queste posizioni ci si dovrà servire per svolgere del lavoro organico di frazione.

Bruno tiene a precisare che a Mosca si è fatta a lui una posizione singolare, considerando la sua opposizione quasi come personale e superabile quindi dando delle disposizioni particolari per una specie di sua autonomia tecnica dal nuovo esecutivo. Egli è invece per la non accettazione.

Palmiro vuole che non si faccia una questione tecnica di organizzazione ma una questione politica. Ritiene che, se non si precisa, con una serie di atti aperti, la posizione del gruppo politico " maggioranza ", l'accettazione è impossíbile anche se accompagnata da un accordo di gruppo nel senso accennato da Umberto. Una accettazione di quelle condizioni ci porrebbe al livello stesso della minoranza cioè sarebbe l'inizio della trasformazione del nostro gruppo politico in una coterie personale, di cui le masse ignorerebbero e non comprenderebbero la esistenza e le posizioni e che sarebbe condannata presto o tardi ad andare dispersa. È necessario invece che anche se si accetta questo si faccia in modo da garantire che noi continuiamo ad essere quello che siamo stati fino ad ora, cioè un gruppo riconoscibile dalle masse per la sua fisionomia teorica e per il suo contegno tattico. Noi abbiamo commesso l'errore di non prendere prima una posizione di polemica aperta con l'Internazionale di fronte a tutto il partito e alle masse operaie. Nessun espediente organizzativo è capace di metterci di fronte al partito e alle masse, in una posizione corretta, se non si viene ad una simile polemica aperta. Pone due condizioni: 1) che il gruppo si organizzi in modo che ogni responsabilità sia comune e che i membri degli organi misti ad esso siano responsabili; 2) che si inizi una polemica aperta con la Internazionale e con la minoranza del partito, attraverso una od una serie di dichiarazioni di principio e polemiche che non debbono solo essere comunicate alla Internazionale ma diffuse tra le masse. Se su questa base o su una base sostanzialmente non diversa si verrà ad un accordo o ad una conclusione concreta egli accetterà, altrimenti no.

Umberto e Leonetti non sono completamente d'accordo sulle proposte di Palmiro.

Ravera è d'accordo con Palmiro.

Anche Bruno crede che l'accettazione possa avvenire solo a patto di una dichiarazione o polemica in cui la posizione del gruppo sia precisata.

Dopo discussione risulta che un accordo tra tutti i presenti può essere trovato la questione tua e di def è intesa in questo senso: riteniamo che voi pure comprenderete che la necessità del momento è di evitare una dispersione la quale riduca la questione ad una serie di casi personali, come pare che voglia la Internazionale. La accettazione condizionata del modo indicato e seguita dalla polemica evita le conseguenze estreme di una rottura immediata, rende possibile di fare semmai risalire direttamente alla Internazionale e alla minoranza la responsabilità di essi, in modo chiaro a tutti, crea un fatto compiuto in modo aperto e comprensibile, rende tra le altre cose possibile una dilazione per l'attesa imposta dalle vostre condizioni. Nel rispondere valutate subito tutto in modo che si riduca al minimo lo scambio di missive tra di noi. Gli atti polemici saranno compiuti collettivamente ma tu dovrai avere gran parte soprattutto nella estensione della dichiarazione fondamentale. Riteniamo che essa debba essere fatta lasciando da parte le questioni contingenti del momento (fusione, esecutivo misto ecc.) o almeno trattandole solo in relazione e in conseguenza delle posizioni teoriche e tattiche che il nostro gruppo ha preso e mantenuto fin dalle sue origini.

Fonte ACS/PS
Autore CE del PCd'I
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