Circolare del Comitato Esecutivo sulle modalità della discussione interna

CIRC. N. 9 - MARZO 1925 - RISERVATA

A TUTTE LE FEDERAZIONI E SEZIONI

Cari compagni,

Avrete certamente letto la Mozione sulla bolscevizzazione dei Partiti comunisti che il Comitato Centrale ha approvato nell'ultima sua riunione che è stata pubblicata dalla nostra stampa.

Gli argomenti ai quali la mozione si riferisce, soprattutto per quanto riguarda la situazione interna del Partito italiano sono di grande importanza e noi dobbiamo quindi darvi su di essi spiegazioni e informazioni esaurienti. È vostro dovere portare queste spiegazioni a conoscenza di tutto il Partito. Perciò la presente circolare sarà comunicata agli iscritti nelle regolari riunioni delle cellule e dei gruppi. Sarà anzi bene che, anche senza che si venga ad un voto, i compagni discutano su di essa, in modo che il valore della posizione che il Comitato Centrale ha assunto risulti a tutti pienamente chiaro, e siano posti a disposizione di tutti i primi elementi per il giudizio che in merito dovrà essere espresso, dopo la necessaria discussione generale, dal prossimo Congresso di Partito.

IL CASO TROTZKY E LA "BOLSCEVIZZAZIONE".

Innanzi a tutto alcune spiegazioni sul caso Trotzky necessarie perché la Mozione sulla bolscevizzazione venne votata a conclusione di un dibattito svoltosi attorno ad esso.

Voi sapete che una prima discussione fra Trotzky e il Comitato Centrale del Partito russo ebbe luogo prima del V Congresso. I termini di essa furono soprattutto i seguenti:

1) Modo di intendere la democratizzazione del Partito, e di conseguenza questioni della possibilità di esistenza di frazioni nei Partiti comunisti, rapporti tra le diverse generazioni, funzione della vecchia guardia leninista, ecc.;

2) Modo di applicazione della politica economica dello Stato dei Soviet nell'attuale fase del periodo di transizione, e di conseguenza questioni della maggiore o minore estensione del piano economico, rapporti tra industria e agricoltura e tra classe operaia e contadini, valore rispettivo della riforma finanziaria e della sistemazione dell'industria e così via.

Su questa prima discussione il Partito italiano ricevette una buona informazione prima del V Congresso. La discussione venne chiusa da un voto del XIII Congresso del PC russo la quale condannò la posizione di Trotzky e fece sua quella del CC.

Già in questa prima discussione erano toccati non tanto problemi di interesse russo quanto questioni di indole generale, attinenti alla dottrina e alla tattica comunista. Perciò le Sezioni dell'Internazionale si pronunziarono sopra di essa. In Italia, un giudizio esplicito di approvazione dell'atteggiamento della Centrale russa venne espresso dalla maggioranza del Comitato Centrale di allora. Nel V Congresso mondiale le decisioni del XIII Congresso del PC russo furono approvate con un voto col quale il Comintern fece sua la mozione conclusiva di quel Congresso.

La discussione venne riaperta dal compagno Trotzky con la pubblicazione di una prefazione polemica a una riedizione di suoi articoli sulla Rivoluzione d'Ottobre. Questa prefazione è lo scritto che porta il titolo Gli insegnamenti dell'Ottobre. Le questioni che in questo scritto vengono sollevate sono state indicate al nostro Partito in una serie di articoli apparsi sull'Unità e nella Mozione del Comitato Centrale. Esse furono dibattute nel Partito russo nei mesi di novembre e dicembre. Il Comitato Centrale russo prese posizione contro Trotzky in modo reciso, il suo atteggiamento fu approvato dai voti delle organizzazioni di base, e la questione fu chiusa dalle sanzioni a carico di Trotzky che voi conoscete.

Purtroppo la situazione del nostro Partito su tutto questo dibattito non poté essere rapida. Proprio nella seconda metà di dicembre e durante il mese di gennaio, cioè mentre veniva dall'Internazionale posto a disposizione dei Partiti il materiale di informazione, la nostra stampa settimanale fu per più di un mese nell'impossibilità di uscire, per le condizioni oggettive che voi conoscete. D'altra parte durante quei mesi tutti gli sforzi sia della Centrale che della massa del Partito erano concentrati in un'opera di difesa e di resistenza alla reazione. È comprensibile che l'informazione internazionale sia stata trascurata e che le misure prese dal Partito russo contro il compagno Trotzky siano quindi state per buona parte del Partito italiano una sorpresa. Per guadagnare il tempo perduto il materiale viene ora raccolto e pubblicato in un volume che avrà senza dubbio nel Partito una buona diffusione. La ritardata informazione del Partito non doveva però ritardare la presa di posizione del nostro Comitato Centrale il quale aveva a sua disposizione ogni elemento di giudizio. È noto del resto che la nostra è l'ultima delle Sezioni dell'Internazionale che si è dichiarata in proposito.

Nella nuova discussione avvenuta in seno al Partito russo si può dire che non vi sia nessun punto il quale non interessi direttamente tutti i partiti comunisti europei. Si comprende perciò il grande interesse che essa ha suscitato e si giustifica il fatto che i risultati della discussione sono stati proposti dall'Internazionale a tutte le Sezioni come oggetto di propaganda e argomento di una campagna che si deve svolgere in tutta la Comintern. Questa campagna si indica sinteticamente con l'espressione bolscevizzazione dei partiti comunisti.

La parola d'ordine della bolscevizzazione venne posta all'ordine del giorno dal V Congresso mondiale. Il dibattito che si è svolto fra il Comitato Centrale russo e il compagno Trotzky è però servito a mettere in una luce particolarmente vivace quali sono gli elementi per i quali un partito comunista diventa un partito bolscevico. Nella nostra Mozione abbiamo indicato due elementi fondamentali:

1) l'esistenza nel Partito di una completa omogeneità ideologica, risultante dal consenso attivo nei principio del marxismo rivoluzionario e del leninismo;

2) l'esistenza e il rispetto da parte di ogni compagno di una ferrea disciplina di lavoro.

Nel partito russo questi due elementi esistono e sono sviluppati al massimo grado, in conseguenza di tutta la storia, di tutta l'evoluzione del partito. Fino a che i partiti europei non si saranno avvicinati maggiormente al modello russo, essi saranno lontani dal poter adempiere il loro compito rivoluzionario, di guida delle masse operaie alla conquista del potere. Nel periodo attuale di preparazione rivoluzionaria e di conquista del proletariato la bolscevizzazione è quindi uno dei compiti essenziali, è, anzi, il compito essenziale dei nostri partiti.

Alla conoscenza e all'adempimento di questo compito, ripetiamolo, il Caso Trotzky è legato in quanto l'esame di esso fornisce un ricchissimo materiale per giudicare che cosa è davvero un partito bolscevico, come si lotta entro di esso per raggiungere e mantenere l'omogeneità ideologica, come si adattano le parole d'ordine alle situazioni oggettive, come si combatte il frazionismo, come si amministra la più rigida disciplina.

Il Comitato Centrale del partito italiano, nell'esprimere il suo giudizio sulla questione Trotzky, poneva quindi automaticamente all'ordine del giorno il problema della nostra bolscevizzazione cioè della nostra situazione interna di partito e della necessità di modificarla, per eliminare ogni forma ed ogni motivo di crisi e rendere il Partito Comunista d'Italia un partito bolscevico.

LA "BOLSCEVIZZAZIONE" DEL PARTITO E LA POSIZIONE DI BORDIGA

È quindi evidente il motivo per cui la questione Trotzky e la questione Bordiga vennero trattate insieme e insieme presentate all'attenzione del Partito. Parleremo tra poco delle opinioni di Bordiga sul caso Trotzky, ma vogliamo bene stabilire che la posizione assunta verso il compagno Bordiga non è stata determinata da queste opinioni, ma dall'atteggiamento che ha Bordiga nel Partito.

Questo atteggiamento è un ostacolo alla bolscevizzazione del nostro partito.

Primo punto - In un partito bolscevico non devono esistere frazioni e non deve esistere nemmeno uno stato di frazionismo nascosto il quale distrugga le basi dell'unità ideologica e di azione che al Partito è necessaria. La permanenza di Bordiga e di tutti i compagni che si dicono suoi amici al di fuori del Comitato Centrale del Partito crea invece tra di noi una situazione tipicamente frazionistica. Esiste nel nostro Partito un Aventino, esiste la frazione dei compagni che non accettano e non dividono le responsabilità del Comitato Centrale, esiste quindi una situazione anormale e non tollerabile. E questa situazione è tanto più grave perché il capo dell'Aventino e della frazione è un compagno il quale gode nel Partito di un singolare prestigio, per il suo passato e per le sue qualità personali. Nel Partito comunista russo una situazione simile non è mai esistita e non sarebbe mai stata tollerata. Essa avrebbe infatti costituito un ostacolo insormontabile alla fusione delle volontà in un solo blocco. E ciò benché nel Partito russo si sia sempre discusso e sempre si siano dibattute idee e questioni controverse. Il dibattito avveniva in seno al Comitato Centrale, da esso usciva la linea politica obbligatoria per tutti e non solo formalmente.

In un Partito dove esiste una situazione frazionistica non è invece nemmeno possibile lo svolgimento di regolari e continue discussioni, perché tanto la Centrale del Partito quanto il Comintern rifuggono dall'aprire dibattiti quando sanno che essi si risolverebbero tutti nell'acuire un contrasto frazionistico.

Secondo punto - Non deve essere permesso a nessun compagno di rifiutare la sua collaborazione al Comitato Centrale per il lavoro che il Partito richiede. Il compagno Bordiga rifiuta invece ogni incarico di lavoro che porti ad una sua collaborazione diretta con il Comitato Centrale. Ultimamente, il Comitato Esecutivo intendeva chiamarlo a dirigere i lavori di una sezione industriale del Partito, la quale doveva avere il compito di studiare sistematicamente la situazione industriale italiana, in relazione con la situazione politica, con la condizione delle maestranze, con la situazione agraria, e dare gli elementi tanto per la convocazione delle conferenze locali di fabbrica e di una conferenza nazionale di tutte le fabbriche d'Italia, quanto per la preparazione di un programma industriale del Partito comunista e dello Stato operaio italiano. Bordiga fece sapere che avrebbe rifiutato l'incarico e questa parte importantissima del nostro lavoro attende oggi ancora di essere iniziata.

Il compagno Bordiga e i suoi amici affermano che tanto per il primo quanto per il secondo punto l'atteggiamento di Bordiga è stato autorizzato dal voto di una Commissione internazionale, cioè dalla Commissione del V Congresso che lo ha posto nell'Esecutivo dell'Internazionale quantunque egli dichiarasse di non entrare nel Comitato Centrale del Partito e di non voler avere incarichi di collaborazione diretta con esso. Questo fatto è vero, ma esso costituisce una giustificazione esclusivamente formale e giuridica del contegno di Bordiga. Un rivoluzionario che ha ragione solo per la forma diceva Lenin - ha sempre torto.

Quello che importa è che, sostanzialmente, l'atteggiamento di Bordiga reca danno al Partito e che di ciò la Centrale e il Partito devono preoccuparsi. La decisione del V Congresso era adeguata alla condizione di allora del Partito, cioè a un Partito organizzativamente debole, appena uscito dalla crisi di un contrasto con l'Internazionale. Oggi il nostro partito si è molto rafforzato, si è sviluppato organizzativamente e soprattutto, dopo gli anni della resistenza alla reazione, sta prendendo coscienza precisa dei suoi compiti politici e delle qualità che gli sono necessarie per adempiere ad essi. Il modo di considerare la sua situazione interna deve quindi cambiare. Non si può permanere in una situazione di anormalità. Si deve porre in tutta l'ampiezza il problema della bolscevizzazione, si deve giudicare insufficiente e intollerabile la situazione uscita dal V Congresso, e preparare il terreno per una nuova situazione in cui i due principii che abbiamo accennati più sopra siano salvaguardati nella sostanza completamente e il nostro partito diventi davvero un blocco omogeneo e compatto di volontà tese in un unico sforzo di azione.

LA POSIZIONE DELLA CENTRALE VERSO BORDIGA

Come i compagni vedono, il modo come la Centrale presenta il problema, esige per la soluzione di esso un dibattito sia davanti agli organismi supremi dell'Internazionale, sia davanti al nostro Congresso.

Una riunione di quegli organismi avrà luogo fra breve, e Bordiga sarà senza dubbio presente. Prima di essa la Centrale ha voluto che sia noto nelle sue grandi linee al Partito il modo come essa considera il problema. Sarebbe quindi non solo inesatto ma tendenzioso affermare che la Centrale voglia creare a carico di Bordiga dei fatti compiuti. Un procedimento simile sarebbe contrario al modo come deve essere amministrata la disciplina nei partiti comunisti e nell'Internazionale. La maggioranza del Comitato Centrale ritiene sempre, come ha dichiarato al V Congresso, che la più felice soluzione delle difficoltà interne del nostro partito sarebbe la collaborazione con Bordiga, sul terreno dell'Internazionale, accettato non per disciplina ma per convinzione. Essa pensa inoltre che il modo di lottare contro Bordiga qualora egli non voglia abbandonare l'attuale sua posizione deve essere definito in un consesso internazionale. La Mozione per la bolscevizzazione vuole significare che il problema è posto, che ne sono stati precisati e verranno ancora chiariti al Partito e all'Internazionale gli elementi, e che la Centrale non si accontenterà di una soluzione formale, ma esigerà che la sostanza della cosa sia decisa, e che la posizione del compagno Bordiga nel Partito sia pienamente conforme ai principio dell'organizzazione e della disciplina bolscevica.

LA "BOLSCEVIZZAZIONE" E IL PERICOLO DI DESTRA

Nello spiegare al Partito queste cose, la Centrale desidera però che il partito tenga ben presente che la bolscevizzazione richiede pure una energica e continua vigilanza contro i pericoli e le deviazioni di destra. Esiste nel partito italiano, oggi, un pericolo di destra? Senza dubbio esso esiste, e la sua importanza è oggi e sarà sempre strettamente connessa con la situazione oggettiva. Le deviazioni a destra sono tanto più possibili quanto più esistono accanto alla classe operaia e al Partito forze che cercano di esercitare sul proletariato una influenza a favore di altre classi. Questo è in generale il proposito della piccola borghesia e delle formazioni politiche che la rappresentano e la dirigono. All'inizio della crisi Matteotti la deviazione di destra era rappresentata da quei compagni i quali pensavano che il Partito dovesse legare la sua tattica a quella delle Opposizioni borghesi.

Contro questa deviazione si combatte senza esitazione ed oggi anche i compagni allora esitanti riconoscono che la tattica seguita era la sola giusta.

Al di fuori di questo pericolo di carattere politico - che potrà risorgere ad ogni ripresa di forze della piccola borghesia e ad ogni suo tentativo di diventare fattore dominante della situazione - noi possiamo affermare che un pericolo di destra non esiste come pericolo di esistenza d'una frazione che metta in forse l'unità e l'omogeneità del Partito. Questo risultato è dovuto alla linea tenuta dalla Centrale, sulla base posta dal V Congresso. Vi possono essere oggi nel Partito degli elementi di destra, riluttanti alla politica nostra, o restii al rigore di disciplina che ci è proprio, ma essi sono individui dispersi, capaci forse di esprimere il loro malcontento in forma di mormorio e di pettegolezzo ma impossibilitati a mostrarsi alla luce del sole. La lotta per l'eliminazione di questi residui sarà resa più facile dalla fine del frazionismo e della situazione anormale che esiste ora a sinistra. Se non vi fosse stata l'analogia con la posizione di Bordiga, la Centrale avrebbe senza dubbio posta al compagno Tasca la questione di disciplina, quando egli rifiutò, subito dopo il V Congresso, di assumere la dirigenza del Comitato Sindacale.

Anche per quanto riguarda la lotta ideologica, la Centrale non ha permesso al compagno Graziadei di diffondere, in un secondo volume della sua critica alla teoria marxista del valore, principii contrastanti con le dottrine dell'Internazionale. Il compagno Graziadei è stato invitato a esporre il contenuto del suo secondo volume a un cerchio ristretto di compagni, in modo che essi possano giudicarne, e il Partito chiede al Comintern la nomina di una commissione internazionale cui la definizione del problema sia rinviata.

La lotta contro la destra dovrà inoltre continuarsi al prossimo Congresso del Partito il quale deve darci una piattaforma che superi le vecchie distinzioni frazionistiche, permetta la formazione di un gruppo dirigente bolscevico omogeneo e compatto e realizzi attorno ad esso l'unità di tutto il partito sulle direttive dell'Internazionale.

LE OPINIONI DI BORDIGA SUL "CASO TROTZKY"

I compagni hanno il diritto di essere informati anche su questo punto per quanto, come si è detto, la Mozione per la bolscevizzazione non sia stata determinata da esso.

Il compagno Bordiga ha espresso la sua opinione sul caso Trotzky in un articolo inviato all'Unità circa otto giorni dopo la riunione del C.C. in cui la Mozione era stata decisa.

La Centrale ha deciso di non pubblicare l'articolo di Bordiga se non dopo averlo comunicato all'Esecutivo della Comintern e aver chiesto ad esso l'autorizzazione alla pubblicazione. Perché questo?

L'articolo di Bordiga è di un contenuto e di una forma tali che la sua pubblicazione sopra l'organo di un partito comunista avrebbe potuto provocare immediatamente un grave conflitto tra il suo autore e la Comintern. E ciò tanto più perché l'autore è membro effettivo dell'Esecutivo della Comintern ed è quindi tenuto al rispetto di regole particolarmente strette di disciplina sostanziale.

Nel suo articolo (scritto dopo la pubblicazione delle decisioni del Comitato Centrale e della Commissione Centrale di Controllo del Partito russo a carico di Trotzky), Bordiga prende le difese di Trotzky ed accentua anzi le posizioni di lui in modo artificioso e a scopo di polemica. L'articolo contiene numerosi errori di valutazione storica (ad esempio l'asserzione che nel partito bolscevico esistesse una destra e che essa, dopo la Rivoluzione d'Ottobre, avesse un programma di governo misto, fosse cioè contro la dittatura del proletariato; - l'asserzione che il dissenso tra Lenin e Trotzky per la pace di Brest-Litowsk abbia avuto una importanza secondaria e possa oggi venire trascurato; e via dicendo). L'intenzione polemica induce inoltre Bordiga ad insistere sopra a un punto accennato da Trotzky solo di sfuggita, cioè sul di lui atteggiamento e giudizio sopra la situazione tedesca nel 1923. È noto che Trotzky, nelle Commissioni internazionali della Comintern, sostenne sempre la destra di Brandler.

Nel mese di agosto del '23 egli si oppose all'introduzione nella Centrale tedesca di elementi della sinistra decisi e convinti della necessità della lotta, affermando che essi... avrebbero disturbato il lavoro rivoluzionario di Brandler. Nel gennaio 1924 Trotzky presentava inoltre un progetto di mozione in cui si afferma che se nell'ottobre 1923 il partito tedesco avesse preso le armi esso avrebbe commesso un errore che lo avrebbe ridotto a terra "con le reni spezzate".

Non si può quindi, come fa Bordiga, fare di Trotzky un assertore della necessità dell'azione rivoluzionaria in Germania nell'ottobre 1923, poiché la verità è il contrario.

Ma a parte queste critiche di dettaglio e le critiche di ordine generale che verranno ampiamente ripetute a suo tempo, l'articolo di Bordiga si risolve in un attacco condotto contro il Partito russo e l'Internazionale, attraverso i loro organi dirigenti. Ora noi riteniamo che un membro dell'Esecutivo dell'Internazionale non può fare una cosa simile senza che prima gli organi dirigenti del Partito russo e dell'Internazionale siano stati avvertiti e abbiano avuto modo o di prendere posizione contemporaneamente alla pubblicazione dell'articolo, o di indurre l'autore a modificare il suo atteggiamento.

Bisogna inoltre che i compagni pensino al valore che ha avuto la discussione Trotzky nel Partito russo e al pericolo che rappresenta ogni discussione aspra per un Partito che tiene il potere che è quindi il solo esistente nello Stato e in seno al quale tendono ad avere una ripercussione gli stati d'animo delle diverse classi sociali sulle quali la dittatura viene esercitata o che vivono ai margini di essa.

Il modo col quale Bordiga mostrava di credere che si potesse riaprire questa discussione, cioè su per giù con le forme di polemica giornalistica in uso nei vecchi partiti della Seconda Internazionale, non può essere considerato se non come una prova di grande leggerezza.

La sospensione della pubblicazione dell'articolo si imponeva quindi per ragioni elementari di disciplina, e ciò tanto più perché Bordiga parteciperà ad una riunione internazionale tra breve e potrà in essa presentare il suo punto di vista.

È ancora da notare che nell'articolo di Bordiga la questione Trotzky viene in sostanza affrontata per ripresentare, con maggiore asprezza, tesi e posizioni che il V Congresso mondiale ha respinte. Anche per ciò una pubblicazione, cioè una ripresa di discussione su questi punti, non era possibile se non dopo una decisione dell'Internazionale.

CONCLUSIONE

A conclusione di questa esposizione la Centrale intende accennare al valore di quel punto della Mozione in cui si parla di sanzioni che dovranno essere prese contro compagni i quali si servissero della questione Trotzky per fare una campagna di diffusione di sfiducia e di scetticismo verso gli organi dirigenti il Partito russo e la Comintern. Questo richiamo è necessario per il fatto che, dove esiste una situazione frazionistica, alle volte, anche inconsapevolmente, i compagni si lasciano trascinare da ogni discussione ad asserzioni di estrema asprezza. Questo noi lo impediremo. Nel Partito comunista non sarà permesso ripetere una campagna del tipo di quella che Serrati condusse nel PSI prima di Livorno. Serrati poi si pentì, ma rimasero le tracce della sfiducia e dello scetticismo da lui seminati, con argomenti di cui alcuni si trovano oggi ripetuti da coloro che si schierano contro la Centrale russa e contro l'Esecutivo dell'Internazionale.

Abbiamo spiegato nella mozione il valore che ha la fiducia nel Partito russo. Essa deve essere illuminata e cosciente, cioè trarre origine dalla conoscenza dei motivi che determinano gli atteggiamenti di questo organismo e soprattutto dall'apprezzamento del processo storico attraverso cui esso si è formato, della tradizione marxista e rivoluzionaria che in esso s'incarna. Nessun partito e nessun proletariato europeo è riuscito fino ad oggi e per molto tempo ancora non riuscirà ad accumulare un patrimonio prezioso come quello rappresentato dall'autorità e dal prestigio che il Partito russo si è conquistati nell'Internazionale dei lavoratori. Non si tratta di un patrimonio russo, ma di tutto il proletariato rivoluzionario. È un nemico del proletariato rivoluzionario chi lo va sperperando o per leggerezza o per favorire la sua lotta di frazione.

Con saluti comunisti

Il Comitato Esecutivo del PCI

Da APC, 303/17-18 bis

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