Circolare del CC per i rappresentanti dei voti congressuali della Centrale
[...] Bolscevizzazione del Partito
I caratteri essenziali di un partito bolscevico sono: unità ed omogeneità ideologica assoluta che fa del partito un blocco di acciaio; solidità organizzativa e sua capacità di restare a contatto con le più vaste masse in qualsiasi situazione e di mantenere con esse dei legami profondi e tenaci; grande capacità di agitazione delle masse in qualsiasi situazione e loro direzione in ogni momento ed in tutte le lotte; capacità strategica e tattica per saper ben guidare la classe operaia nella lotta politica rivoluzionaria; rigida disciplina nelle sue file, ecc.
Basta prendere il primo elemento (unità ideologica) per comprendere il compito più immediato che si pone al nostro partito sul terreno della bolscevizzazione. Nel nostro partito manca un'unità ideologica: alla corrente leninista rappresentata dalla Centrale e dall'Internazionale si oppone la tendenza estremista che fa capo a Bordiga.
La permanenza di tale dissenso rende impossibile la bolscevizzazione del partito ed il suo sviluppo in relazione al processo di bolscevizzazione che si svolge in tutta l'Internazionale. Il contrasto deve perciò essere definitivamente superato e risolto unificando ideologicamente il partito intorno alla dottrina fondamentale dell'IC: il leninismo.
Gli errori estremisti debbono essere combattuti ed eliminati dall'ideologia del partito. Anche debbono essere severamente colpite tutte le manifestazioni che indicassero tendenze di destra, che seppur non esistono come corrente di opinione nella massa dei compagni, possono ancora sopravvivere nel pensiero di singoli compagni.
La tendenza di estrema sinistra per un complesso di ragioni ha avuto, ed ha in misura molto ridotta ancora un po' oggi, delle adesioni nel partito: perciò essa si pone in prima linea come l'ostacolo più immediato da superare.
Punti di dissenso ed errori dell'estrema sinistra (Ricordare i Punti della sinistra)
1. Concezione del Partito
Il dissenso su tale punto si è manifestato concretamente nel contrasto sulla questione dell'organizzazione del partito per cellule, cioè sulla forma organizzativa del partito.
Ogni problema di organizzazione è anche un problema politico perciò è strettamente collegato con l'ideologia del partito.
Il carattere dell'ideologia leninista è quello di considerare tutti i problemi di partito in relazione sempre con le masse ed ai problemi reali del movimento della classe operaia. Così si concepisce il partito come parte integrante della classe operaia, la sua avanguardia, la sua forza direttiva costante e continua, in ogni momento ed in ogni situazione. È chiara anche la funzione del partito che guida non soltanto la classe operaia ma anche le altre classi anticapitalistiche che si mobilitano intorno al proletariato per la lotta contro la borghesia capitalistica.
Il problema organizzativo del partito è in sostanza il problema dei rapporti del partito con le masse. Esso comprende tre elementi: 1) organizzazione dell'avanguardia della classe; 2) organizzazione della classe e rapporti fra il partito e classe operaia; 3) organizzazione di tutte le forze anticapitalistiche intorno al proletariato, e quindi rapporti organizzativi fra la classe operaia ed il suo partito e queste categorie non proletarie ma alleate del proletariato nella lotta rivoluzionaria (contadini). La forma di organizzazione che meglio risponde alle esigenze poste da questi problemi è quella preferibile.
Non v'è dubbio che questa è l'organizzazione per cellule (spiegare praticamente questi concetti con esempi della vita pratica del partito: cellule di officina e suoi rapporti con le Commissioni Interne; organismi di massa e Comitati di Agitazione; le cellule di villaggio fra le imprese agricole e fra i contadini, ecc.). È chiaro che l'organizzazione per cellule è in relazione a tutta l'ideologia leninista.
La caratteristica dell'ideologia dell'estrema sinistra è quella di considerare tutti i problemi del partito indipendentemente dalle masse, dai rapporti con esse e dal compito della direzione delle loro lotte quotidiane in tutti i periodi di sviluppo del movimento.
Così si sviluppa una concezione del partito che si avvicina più a quella di una associazione di propaganda che a quella leninista di avanguardia del proletariato, di parte integrante di esso. Nei periodi di transizione compito del partito non è quello di dirigere le masse in tutte le loro lotte quotidiane, ma prevalentemente quello della propaganda in attesa che le masse vengano al partito. La vita del partito è resa quasi indipendente dalle correnti ed influenze che si sviluppano in seno alla classe operaia (valutazione delle correnti di sinistra che si formano in determinate situazioni politiche nei partiti opportunisti; opposizione alla tattica del fronte unico; ecc.). I rapporti con essa sono concepiti come rapporti di collegamento e non di contatto vivo ed organico (le cellule volute come mezzo di collegamento e non come base costitutiva del partito). Così come i rapporti fra partito e classe risentono del vizio di considerare il partito quasi come una unità a sé, i rapporti del proletariato con le altre classi non proletarie sono viziati dall'errore di considerare nel processo rivoluzionario la classe operaia in sé e non in rapporto con le altre forze non proletarie (contadini) alleate ad essa nella lotta contro il capitalismo. Mutano così gli elementi che il leninismo pone alla base del problema organizzativo. In corrispondenza alle caratteristiche dell'ideologia estremista più sopra rilevata meglio si adatta la forma organizzativa a base territoriale che è proprio quella voluta dall'estrema sinistra.
Queste sono le vere ragioni dell'opposizione estremista su tale questione. Le critiche di degenerazioni corporativiste, burocratiche e di funzionarismo, di federalismo sono insussistenti e non servono che a mascherare le ragioni reali del dissenso.
2. Funzione del Partito
Il leninismo, considerando il partito come avanguardia della classe in ogni momento della sua esistenza, afferma che esso deve guidare in ogni situazione la classe operaia, sforzandosi di non perdere il contatto con essa e cercando di conquistarne in modo permanente la direzione in tutte le lotte anche in quelle parziali e per obiettivi immediati.
L'estrema sinistra afferma invece che nei periodi di transizione la funzione del partito è quella di rimanere fedele ai principii preparando se stesso alla lotta rivoluzionaria (Punti della sinistra). Solo quando questa sarà matura e si pone il problema della lotta definitiva per la conquista del potere, le masse verranno al partito e questo si porrà alla loro testa guidandole nella lotta.
In questa concezione si rilevano i seguenti errori: 1) La conquista delle masse avviene in modo meccanico e spontaneo, mentre nella realtà essa è il prodotto di tutta l'opera quotidiana del partito a fianco delle masse, in tutti i momenti ed in tutte le loro lotte. La concezione estremista non consente di conquistare le masse, la politica leninista sì. La semplice critica esteriore e la propaganda sono insufficienti alla conquista delle masse. Ciò è confermato dall'esperienza. Esempio: la posizione della socialdemocrazia e la sua influenza sulle masse. 2) L'estrema sinistra si basa sul fatto che in momenti di crisi acuta del capitalismo la massa operaia si orienta verso il partito di classe. Si trascura così il fatto che oggi non v'è un solo partito che ha la sua base in seno alla massa operaia, ma in Italia ad esempio ve ne sono tre, e di questi uno conserva la fraseologia e le apparenze di un partito rivoluzionario agli occhi delle masse. I legami fra questi partiti e le masse non si distruggono con la semplice critica, ma smascherandoli, ponendo in contraddizione le loro parole con i loro fatti (tattica del fronte unico). A questo si oppone la estrema sinistra perciò la sua politica è favorevole agli opportunisti (i massimalisti sostengono, per il PC, la politica di Bordiga. Atteggiamento del PSI sulla crisi interna del nostro partito). 3) Una situazione è veramente rivoluzionaria quando tutti gli elementi di essa sono maturi. Uno dei più importanti di questi elementi è che la maggioranza degli strati decisivi della classe operaia siano conquistati dal PC Se manca questo elemento, anche se le condizioni oggettive (la crisi del capitalismo) sono mature, la Rivoluzione non può vincere. Ma se il PC attende che le masse vengano ad esso spontaneamente e non si preoccupa di strapparle all'influenza degli opportunisti ancor prima che la crisi rivoluzionaria maturi, al momento opportuno la maggioranza del proletariato sarà ancora sotto l'influenza e la direzione dei partiti controrivoluzionari e mancherà così la condizione essenziale alla vittoria rivoluzionaria. Così una situazione rivoluzionaria, matura in tutti i suoi elementi, con la politica estremista non si avrà mai. Esempio storico: nel 1918 in Germania, nonostante la situazione generale fosse matura per la rivoluzione operaia, per il fatto che le forze comuniste (Gruppo Spartaco) non avevano con sé la maggioranza degli operai che era ancora influenzata dagli opportunisti, la rivoluzione fallì. 4) Una situazione rivoluzionaria non matura completamente da sé: nella sua determinazione concorre l'azione della classe operaia e quindi del suo partito. Ma se questo considera come suo compito nei periodi di transizione di restar fedele ai principii e non di mettersi alla testa delle masse in tutte le sue lotte ed in tutte le fasi di sviluppo del movimento, viene a mancare il suo contributo nella formazione della situazione rivoluzionaria e questa potrebbe anche non determinarsi con tutte le condizioni necessarie alla vittoria. Esempio: la situazione attuale in Italia. Se noi ci limitassimo alla propaganda delle nostre dottrine, delle parole d'ordine finali della nostra lotta, alla critica esteriore degli opportunisti attendendo che la situazione rivoluzionaria maturi da sé, commetteremmo un gravissimo errore perché il formarsi di quella situazione dipenderà anche dall'azione che noi riusciremo a far compiere alla classe operaia anche con parole d'ordine limitate e parziali, non solo sul terreno economico ma anche politico. Oggi più che mai è evidente in Italia che non si può scindere la lotta di classe in lotta economica ed in lotta politica, l'una e l'altra essendo strettamente connesse. D'altra parte se nei confronti dei partiti opportunisti noi ci limitassimo alla critica esteriore come vorrebbe l'estrema sinistra e non cercassimo con un'azione concreta (tattica del fronte unico) di strappare ad essi le masse, la loro influenza rimarrebbe sempre sulla classe operaia e così noi non arriveremmo mai alla Rivoluzione. 5) È errore credere, come fa l'estrema sinistra che nei periodi di depressione non vi siano possibilità di successi politici per il partito. In qualsiasi situazione il Partito Comunista., con una giusta politica, può strappare le masse all'influenza degli opportunisti: e questo è un successo. Esempio: rafforzamento del nostro partito durante il periodo di depressione. Successo comunista nelle ultime elezioni di Berlino. Grande successo in Cecoslovacchia.
3. Tattica del Partito
Per il leninismo la tattica deve adattarsi sempre alle condizioni obbiettive in cui deve applicarsi e deve seguire lo sviluppo delle situazioni in tutti i suoi mutamenti. Perciò essa deve e può mutare di volta in volta che ciò sia necessario: deve mutare cioè le parole d'ordine del partito. Per l'estrema sinistra invece la tattica deve essere immutata ed indipendente dalle situazioni (contro il situazionismo). Bordiga dichiara apertamente di non accettare il metodo tattico di Lenin.
Bordiga accetta quelle parole d'ordine politiche che hanno valore per tutto un periodo storico o di sviluppo del movimento (Comitati operai e contadini); che hanno un valore attuale di propaganda ed acquisteranno il valore di parole d'ordine d'azione solo nella fase ultima di quel periodo. Egli rifiuta quegli atteggiamenti tattici, quelle manovre che si riassumono in parole d'ordine politiche limitate che hanno valore d'azione immediata e limitata nel tempo (Antiparlamento). Questa è la causa della passività della sua politica.
La tattica seguita dal nostro partito nel corso della crisi Matteotti si è ispirata integralmente ai principi leninisti: ad ogni svolto della situazione ed a ogni mutamento di essa il partito ha dato la sua parola d'ordine adattando la sua tattica a quei mutamenti. Secessione parlamentare, azione e parole d'ordine del partito: sciopero generale; via il governo degli assassini; disarmo della guardia bianca; a novembre Antiparlamento; proposta alla sinistra dell'Aventino al momento della legislazione fascista; azione di fronte unico al momento del distacco dei massimalisti.
A questa politica l'estrema sinistra oppone: restare in parlamento, parola d'ordine: dittatura del proletariato fissa ed immutabile indipendentemente dai mutamenti della situazione.
Rilevare come la necessità del Governo operaio (dittatura proletaria) non sia mai stato taciuto dal partito. Ma dire soltanto che questo era insufficiente per smascherare l'Aventino e gli opportunisti.
4. Politica dell'Internazionale
Le critiche essenziali dell'estrema sinistra alla politica del Comintern possono riassumersi nelle seguenti questioni:
I) politica del partito francese nelle elezioni amministrative;
II) questione elezione Hindenburg in Germania;
III) nuova tattica;
IV) politica sindacale internazionale.
Primo punto. La critica al partito francese si riassume in questo: constatata l'impossibilità di una vittoria della lista comunista, trovandosi in lotta il Cartello delle sinistre ed il blocco reazionario di destra, il partito, non modificando in nulla il proprio atteggiamento e la propria indipendenza politica, ha seguito in alcune località una politica che favoriva la vittoria della sinistra socialdemocratica piuttosto che la destra reazionaria.
L'estrema sinistra afferma che ciò significa scendere sul terreno dei blocchi elettorali e illudersi che i socialdemocratici daranno libertà di sviluppo alla lotta di classe. Questa critica è insussistente e nasconde ben altro errore, ma da parte degli estremisti. Innanzitutto essa non significa affatto fare il blocco elettorale. Poi nessuno si attende la libertà dai socialdemocratici. La ragione vera è la seguente: per lo sviluppo del processo rivoluzionario è preferibile un governo di sinistra perché così è più facile distruggere le illusioni democratiche che i socialdemocratici mantengono fra le masse.
Secondo punto. In Germania, nella lotta per il Presidente, si impegna una lotta politica fra tutte le forze del paese. Contro i monarchici ed i reazionari di destra la socialdemocrazia (i suoi capi) tendono ad allearsi alla borghesia facendo una lotta solo di parole mentre le masse sentono che il pericolo monarchico si concreta per esse nei fatti: diminuzione di salari, aumento della giornata di lavoro, restrizione della libertà, ecc. e perciò sono portate istintivamente contro ogni alleanza con le forze borghesi e per l'unità di classe. Il primo scrutinio dimostra che la socialdemocrazia ha con sé la stragrande maggioranza degli operai. Per conservare questa influenza e mascherare la loro dedizione alla borghesia sedicente repubblicana e democratica essi assumono verbalmente ed esteriormente un atteggiamento sempre più accentuato di lotta contro i monarchici. Bisogna smascherarli: in che modo? Proponendo ad essi la lotta in comune, indicando i mezzi concreti di lotta e gli scopi da raggiungere che apparentemente essi dichiarano di voler perseguire. Il loro rifiuto rivelerebbe a molti operai cosa si nasconde dietro le loro parole. L'IC invita il partito tedesco a proporre ai socialdemocratici di fare un blocco di classe per un solo candidato alla presidenza, alle seguenti condizioni: in caso di vittoria attuare i seguenti postulati: a) amnistia generale alle vittime politiche; b) otto ore di lavoro; c) licenziamento di tutti gli impiegati di Stato ed ufficiali monarchici e reazionari.
Questi punti erano fortemente sentiti dal proletariato ed in quel momento essi avevano certamente valore rivoluzionario ed era il minimum che si potesse richiedere per dimostrare di voler realmente lottare contro la reazione. Ma per le stesse ragioni era prevedibile che i capi della socialdemocrazia avrebbero rifiutato alleandosi con la borghesia. Ma ciò avrebbe certamente spinto un gran numero di operai verso il PC. Questi non seguì l'invito del Comintern e fece male: se ne accorse per la reazione che incontrò in seno alle masse dopo le elezioni. L'estrema sinistra afferma che con questa politica i comunisti avrebbero dovuto votare per il candidato borghese. Ciò è falso. Essa era una manovra che tendeva unicamente ad estendere l'influenza del Partito Comunista fra le masse influenzate dalla socialdemocrazia.
Terzo punto. Queste critiche, insieme a quelle fatte alla politica del nostro partito, vengono dall'estrema sinistra riassunte nella formula della nuova tattica del Comintern, e si cerca di far apparire come una direttiva politica che porta fino all'appoggio dei governi borghesi di sinistra ed al fronte unico coi partiti borghesi di sinistra. Ciò è falso. Il Comintern ha dato sempre una base ed un contenuto di classe alla tattica del fronte unico: nessuno ha mai sostenuto che si debba fare il fronte unico con la borghesia ed i suoi partiti. Gli estremisti portano a giustificazione delle loro asserzioni le critiche alla tattica seguita dal nostro partito e particolarmente alla nostra proposta dell'Antiparlamento. La realtà è che con questa proposta noi non facevamo nessuna proposta di fronte unico perché nell'Antiparlamento noi avremmo sostenuto il nostro programma di lotta contro il fascismo ed avremmo combattuto gli altri partiti dell'Aventino e la loro tattica che è un inganno delle masse.
Rileviamo qui alcuni importanti punti di dissenso con l'estrema sinistra:
a) L'estrema sinistra considera in modo errato i partiti opportunisti perché tiene conto di un solo elemento, cioè del fatto che essi fanno una politica controrivoluzionaria e perciò favorevole alla borghesia. Si dimentica il secondo aspetto che caratterizza questi partiti: il fatto che essi hanno una base operaia. Questo deve richiamare la nostra attenzione e ci impone una determinata tattica (fronte unico).
b) L'estrema sinistra valuta a zero le lotte interne della borghesia. Per essa ha lo stesso valore che al potere vi siano partiti reazionari di destra oppure i socialdemocratici, cioè partiti che esercitano una influenza sulle masse operaie. Per noi e per il leninismo, questo è invece di grande importanza per lo sviluppo del processo rivoluzionario: un governo reazionario di destra non consente di smascherare i partiti opportunisti come quando questi stessi partiti sono al potere e non all'opposizione. Esempio: sviluppo delle forze rivoluzionarie del movimento operaio inglese dopo il governo di Mac Donald.
c) L'estrema sinistra è contraria alla politica che tende a spingere i partiti opportunisti ad un'azione reale contro la reazione, per il semplice fatto che la considera illusoria. Noi affermiamo la grande utilità di questa politica perché essa dimostra praticamente gli errori, le incertezze, le debolezza di questi partiti e si finisce per svergognarli di fronte alle masse. (Tattica bolscevica: con Kerensky contro Kornilov).
5. Politica unità sindacale internazionale
(Vedere tesi situazione internazionale).
L'opposizione estremista a questa politica deriva dalle divergenze già rilevate. L'estrema sinistra dimostra così praticamente come col suo metodo tattico, immutabile ed estraneo al mutar delle situazioni si finisca spesso col fare la politica più gradita ai controrivoluzionari. Su questo problema l'atteggiamento dell'estrema sinistra corrisponde a quello della destra di Amsterdam. L'estrema sinistra afferma che questa politica segna una ritirata dell'IC. È strano che i riformisti si addolorino, combattano perché la ritirata comunista non avvenga! In realtà gli estremisti dimostrano di essere incapaci di valutare una situazione politica nei suoi elementi reali. La politica dell'unità sindacale non significa neanche cessazione della lotta contro i riformisti e perciò espressione di una tendenza di destra. In realtà è essa stessa un mezzo più efficace di lotta contro gli opportunisti.
6) Riserve sulla questione agraria e nazionale
L'estrema sinistra afferma di accettare le tesi di Lenin e fa le sue riserve sulle loro applicazioni pratiche. La realtà è molto diversa. Non si è avuto finora nessuna precisazione di tali riserve. In realtà si tratta di riserve alle stesse tesi di Lenin: ciò appare chiaro da quanto abbiamo detto più sopra.
A cosa porta la politica estremista
Lenin poneva tre condizioni perché una situazione rivoluzionaria fosse matura: 1) crisi e lotte acute nel seno stesso della borghesia, tali che essa stessa sia incapace a superarle; 2) smascheramento completo dei partiti opportunisti e dei politicanti piccolo-borghesi; 3) unità del proletariato e sua decisa volontà alla lotta più risoluta e decisa.
Evidentemente una giusta politica del PC deve contribuire a creare almeno in parte questi elementi della situazione. Abbiamo visto che la politica estremista:
1) non dà nessun valore alle lotte interne della borghesia e di esse non tiene conto nella sua politica;
2) di fronte agli opportunisti si limita alla semplice critica, mezzo insufficiente. Si ostacola cosi l'unificazione della classe operaia;
3) non suscitando all'infuori della classe operaia tutte le forze mobilitabili contro il capitalismo esso mantiene la classe operaia quasi in una situazione di isolamento che non dà al proletariato la coscienza della sua forza e perciò quella risolutezza necessaria alla lotta rivoluzionaria.
La politica estremista è contraria agli interessi della lotta rivoluzionaria. Da quanto abbiamo qui esposto risulta chiaro che l'estrema sinistra si allontana dal Leninismo ed ha una propria ideologia che si vorrebbe sostituire al Leninismo. Esigendo che i suoi principii siano stabiliti a base del Comintern, l'estrema sinistra tenta in realtà di fare una revisione del leninismo. A questo si deve opporre la bolscevizzazione sulla base del leninismo. Bolscevizzazione significa lotta contro la destra e contro l'estrema sinistra. Chi ha commesso degli errori di destra o di sinistra non deve per questo solo fatto essere espulso dall'Internazionale. Ciascuno deve avere la possibilità di correggersi. Ciò che non si deve ammettere è che in nome di una falsa democrazia si pretenda di aver la libertà di diffondere nel partito gli errori di principio che hanno dato origine a quelle deviazioni e di arrivare persino a cristallizzarle in una frazione. Chi fa ciò dev'essere messo fuori del partito. La critica è ammessa nell'Internazionale. L'autocritica è una delle caratteristiche del Bolscevismo. Ciò che non si può ammettere è che sotto le vesti apparenti della critica si distrugga il prestigio dell'Internazionale fra le masse. L'estrema sinistra ha commesso l'una e l'altra mancanza.
Nel nostro partito non vi sono delle correnti di destra nella massa dei compagni: può esservi qualche singolo che può cadere in qualche deviazione di destra. Bisogna impedire che tali deviazioni si diffondano nella massa dei compagni. Nella situazione attuale una forma possibile e caratteristica di destra sarebbe quella che tendesse ad attenuare la lotta contro gli opportunisti del movimento operaio in nome di una falsa concezione dell'Unità di classe.
Si impone invece la liquidazione ideologica dell'estrema sinistra per dare al partito la possibilità di assolvere appieno i suoi compiti. Contro ogni revisione - Per il leninismo - Per la bolscevizzazione del partito e dell'Internazionale: questa la parola d'ordine del nostro Congresso.
Compiti del III Congresso
Il III Congresso deve fissare la politica generale del partito, le sue direttive ed i suoi principii di organizzazione (cellule) il programma generale; ed i compiti attuali nella situazione generale e nei vari campi di lavoro.
Oltre a tutto ciò esso dovrà risolvere la crisi interna del partito e gettare le basi della sua bolscevizzazione. Per tale scopo esso deve:
1) Condannare i principi ideologici dell'estrema sinistra e le tesi da essa sostenute, poiché in essi soltanto risiede la causa della crisi del partito e di quanto si è svolto in esso in questi ultimi tempi.
2) Condanna di ogni frazionismo e dell'iniziativa del Comitato d'Intesa, della sua opera e della dichiarazione con la quale si è sciolto che riafferma in sostanza la politica frazionista e di tutti i principii affermati in merito dall'estrema sinistra, che potrebbero dar vita a nuovi tentativi frazionisti.
3) Condanna del principio che per rimanere nel partito basti garantire la disciplina esecutiva come gregari. Ciò significa accettare la disciplina come gregari e non come capi. La disciplina deve essere ristabilita nel partito integralmente per tutti i gradi della sua gerarchia: per capi e gregari. Nessuno potrà rifiutarsi per ragioni politiche di far parte di un qualsiasi organo dirigente al quale venisse chiamato dal partito o dal Comintern.
4) Condanna del principio affermato dall'estrema sinistra che non si possa esigere una disciplina comunista finché il partito e l'Internazionale non siano divenuti perfetti. Per contribuire a perfezionare l'Internazionale bisogna incominciare a non violare coscientemente le norme che regolano la vita di un partito comunista. La disciplina deve essere attiva e non passiva, reale e non formale.
5) Ristabilire la normalità dei rapporti fra il PCI e l'Internazionale. Nessuna sfiducia di principio deve sussistere nel partito contro l'IC. Il Partito non deve considerarsi come una unità a sé che può contrapporsi al Comintern, ma come una parte di uno stesso organismo, parte integrante di esso. Deve essere severamente condannato l'atteggiamento dell'estrema sinistra contro l'IC: si afferma di essere per l'Internazionale ma di essere contro la sua direzione, i suoi metodi di lavoro, la sua tattica, le sue direttiva politiche, ecc. Si accetta cioè soltanto il programma generale. Questa è la stessa posizione dei massimalisti. In realtà l'estrema sinistra è contro l'IC perché è contro tutto ciò che la caratterizza e la definisce, contro gli organi che la rappresentano. Questo atteggiamento deve aver fine perché non potrà essere tollerato a lungo nel partito.
6) Nessuna sanzione disciplinare sarà proposta al Congresso, ma questo deve dire chiaramente che nel partito non saranno più tollerati degli atti simili a quelli commessi dall'estrema sinistra con la creazione clandestina della frazione. (Sono in possesso del centro documenti che testimoniano la gravità dell'attività frazionistica del Comitato d'Intesa. Tutto questo materiale sarà portato a conoscenza dei compagni al Congresso di fronte all'apposita Commissione).
7) Tutte le tendenze intermedie che dovessero manifestarsi fra la Centrale e l'estrema sinistra devono essere severamente combattute, perché erronee, causa di equivoco e di confusione, mentre è necessario portare nel partito il massimo di chiarezza. Su questa base la crisi rimarrebbe insoluta. Il leninismo è un sistema integrale: o si accetta in blocco o si respinge. Le tesi intermedie non hanno quindi ragione di sussistere.
8) Condanna del principio manifestato dall'estrema sinistra che la direzione del Partito possa essere esposta ad un avvicendamento di gruppi in lotta fra di loro. Questo criterio parlamentare è proprio dei partiti socialdemocratici. Il Partito deve formare una direzione omogenea e compatta che abbia la piena fiducia della massa dei compagni e che garantisca la continuità direttiva del partito e l'opera continua di selezione dei compagni per la costituzione di un forte nucleo dirigente.
9) Col Congresso si deve ritenere chiusa la discussione sui principii fondamentali del Partito che sono alla base della sua costituzione. Le discussioni avvenire riguarderanno soltanto la migliore applicazione pratica di quei principii che il Congresso deve ritenere come acquisiti alla dottrina del partito contro i principii dell'estrema sinistra. Possibilmente illustrare l'atteggiamento antifrazionistico seguito dalla Centrale e quello frazionistico dell'estrema sinistra dal V Congresso in poi.
[...]
Da ACS PS 1926, busta 119 fascicolo Firenze. Estratto
La Sinistra Comunista e il Comitato d'Intesa
Quaderni di n+1.
Un volume utile per meditare sui ricorrenti collassi politici di fronte alle situazioni sfavorevoli nella storia.